[AIB]AIB Notizie 03/2004
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Lettera aperta dei bibliotecari-documentalisti della sanità

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta che l'Associazione bibliotecari documentalisti della sanità ha indirizzato alle principali cariche dello Stato


Al Ministro della Salute
All'ARAN
Alla UIL
Alla CISL
Alla CGIL

e per opportuna conoscenza

Al Presidente della Repubblica
Al Presidente del Consiglio dei Ministri

e a tutte le istituzioni, sindacati, organi ed agenzie di stampa, organizzazioni, società scientifiche, cittadini


Fondare biblioteche, è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.
Le memorie di Adriano, M. Yourcenar

L'Italia degli ottomila Comuni dovrebbe essere anche l'Italia delle ottomila biblioteche, luoghi che i giovani siano abituino frequentare con spontanea consuetudine. Vi sono gia' molte iniziative per i piccoli comuni, che vedo con favore; in esse dovrebbe sempre trovare spazio la difesa o la nascita di una istituzione, la biblioteca, che puo' davvero rappresentare un presidio per la lettura e un'espressione forte di qualita' della vita
Discorso del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: Bon/Pe/Adnkronos 27 novembre 2003


L'Associazione Bibliotecari Documentalisti Sanità esprime il suo profondo disappunto essendo venuta a conoscenza che nell'attuale stato di rinnovo contrattuale previsto per il Comparto Sanità non è ancora previsto il profilo professionale del Bibliotecario/Documentalista biomedico, pur essendo contemplate nuove figure professionali (massoterapisti, puericultrici specializzate ecc.).
La figura professionale del bibliotecario in ambito biomedico è internazionalmente riconosciuta con compiti di gestione e recupero dell'informazione. Senza i bibliotecari non esisterebbero prestigiose basi e banche dati (es. Medline/Pubmed) che permettono l' aggiornamento in tempo reale delle conoscenze ncessarie per la ricerca scientifica e la cura dei pazienti. Gli standard sviluppati dai bibliotecari per la integrazione e la gestione delle conoscenze sono oggi adottati dai portali internazionali di qualità a livello sanitario.
In Italia i bibliotecari biomedici gestiscono importanti progetti d'informazione rivolti agli operatori ed ai pazienti, alcuni su base volontaria, altri finanziati dal Ministero della Salute o dalle Regioni *.
La figura professionale del bibliotecario, con vari profili e qualifiche, è in realtà già riconosciuta in Italia in altri comparti anche affini, come le Università, ove i nostri colleghi, nelle biblioteche biomediche, svolgono le stesse funzioni del bibliotecario nel SSN (Anche nel SSN sono presenti, "tipicamente" tre o quattro unità, con qualifica di bibliotecario dirigente).
Non comprendiamo, pertanto, il motivo di tante disparità ma soprattutto riteniamo che le strutture di informazione scientifica del Servizio Sanitario Nazionale, Biblioteche e Centri di documentazione (circa 250 secondo il censimento da noi effettuato nel 2000 sotto l'egida dell'allora Ministero della Sanità), dovrebbero essere messe in condizione di funzionare adeguatamente ed il loro numero essere potenziato per garantire la gestione e la circolazione delle informazioni sulla salute. È da circa un anno che abbiamo avviato una campagna nazionale per il riconoscimento della professione dal titolo "La chiave della salute sta in biblioteca". A tale campagna hanno dato rilievo e spazio importanti organi di stampa quali Panorama della Sanità e aderito le due più rappresentative federazioni delle Aziende Sanitarie: FIASO e FEDERSANITÀ-ANCI.
Purtroppo, nonostante le numerose iniziative di sensibilizzazione e le lettere inviate alle istituzioni ed organizzazioni in indirizzo, dall'Associazione BDS e dall'Associazione Italiana Biblioteche (AIB), nessun cenno di riscontro o sia pur di minimo interesse è finora pervenuto. Si è così arrivati all'attuale situazione contrattuale in cui le 250 biblioteche e i circa 500 operatori del settore continuano ad essere condannati a lavorare in "regime di clandestinità", in una sorta di "congiura del silenzio": proprio la professionalità più accreditata per la gestione di sistemi informativi complessi è esclusa da ogni riconoscimento e quindi anche da obbligo di formazione. Questo è il paradosso della situazione italiana: gli operatori di strutture che dovrebbero avere come compito istituzionale la formazione permanente per tutto il personale sanitario, amministrativo e tecnico del SSN non hanno neppure obbligo di aggiornamento (ECM). Dal censimento da noi effettuato nel 2000 risulta che solo il 7% delle circa 500 unità di personale che opera attualmente in biblioteca, con le più disparate qualifiche (infermieri, ausiliari, farmacisti, assistenti sociali ed anche pensionati ad ore ecc. ecc.), ha una formazione bibliotecaria.
Noi speriamo che i massoterapisti e le puericultrici specializzate, riconosciuti con il nuovo contratto, non siano anch'essi mandati a fare i bibliotecari anziché la professione per cui hanno studiato e giustamente hanno ottenuto un riconoscimento
Purtroppo, dobbiamo ancora una volta constatare, con amarezza, che nella società italiana siamo in piena "era di inverno dello spirito" se su importanti quotidiani nazioaneli continuiamo a leggere articoli con questi contenuti: «Perché nel Lazio c'è un'alta percentuale di cittadini con il diploma o con la laurea che partecipa anche a concorsi per fare l'operatore ecologico o il bibliotecario?» (Corriere della sera, 22 ottobre 2003, ed. romana); oppure: «Il presunto assassino respinge un addebito, si improvvisa detective e scrive a Parisi. Appassionato di armi, era stato indicato da un anonimo anche come mostro di Firenze» «stando alle perizie psichiatriche soffre di turbe psichiche e proprio per il suo carattere violento è stato giudicato non idoneo alla professione e relegato al ruolo di bibliotecario dell'ospedale» (Corriere della sera, 10 settembre 1994).
Questa è l'opinione diffusa persino tra giornalisti che dovrebbero essere mediatori di cultura? Le biblioteche, ove si conserva e da dove si diffonde il patrimonio di conoscenze prodotte dall'umanità, sarebbero luoghi cui adibire personale "analfabeta" o, peggio, "relegare" personale "disturbato"? Una sorta di "refugium peccatorum", dunque?
Ma il bibliotecario/documentalista è un professionista altamente qualificato che coniuga le conoscenze umanistiche e scientifiche con la gestione dei più avanzati strumenti tecnologici, una professione essenziale nel settore biomedico laddove l'informazione di qualità ed aggiornata è spesso questione di "vita o di morte (**).
Sfugge, forse, che uno dei motivi per cui i nostri ricercatori sono emigrati all'estero è proprio la condizione delle nostre biblioteche. Essi stessi hanno chiesto circa 15 anni fa - a quanto pare invano - al Ministro Ruberti, tra le quattro condizioni poste per rientrare in Italia, di «dichiarare la situazione delle biblioteche italiane, dove bisogna aspettare fino a 4-5 mesi per leggere gli articoli scientifici più recenti un'emergenza nazionale» (La Repubblica, 1° novembre 1989).
La problematica del riconoscimento professionale non è dunque una rivendicazione corporativa ma riguarda proprio l'ammodernamento del sistema sanitario. Esce da un contesto puramente sindacale e contrattualistico e dovrebbe essere addirittura oggetto di legislazione urgente.
Ma perché allora la stessa importante legge 150/2000, che regolamenta le attività di informazione e contempla uffici stampa e URP ignora completamente le migliaia di biblioteche distribuite sul territorio nazionale, il più importante sistema informativo del paese, che opera attraverso reti volontarie ed istituzionali per lo scambio di informazioni e conoscenze tra vari settori disciplinari.
Soprattutto per porre rimedio all'attuale situazione di sottosviluppo del Sistema Informativo Sanitario chiediamo intanto che, come misura prioritaria e con la dovuta urgenza, i profili bibliotecari siano inseriti ai sensi del DDL 94/2003 nei nuovi profili professionali del Servizio Sanitario Nazionale, con equiparazione a quelli dei bibliotecari universitari. Per tale aspetto si porta a conoscenza che i bibliotecari hanno da molto tempo percorsi di formazione a vari livelli, compreso quello universitario, e da quest'anno è stato anche istituito il Master di primo livello: "Formazione di documentalista delle fonti di informazione biomedica" presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell' Università La Sapienza di Roma.
La lettera è inviata anche al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio affinchè valutino l'opportunità di interventi di carattere generale, oltre che settoriale, tenuto conto che in USA, ove la professione bibliotecaria è riconosciuta in tutti i settori, la Casa Bianca ha ritenuto necessario, insieme con la Major League Baseball (che in Italia sarebbe la nostra Federazione Italiana Gioco Calcio), lanciare una campagna dal titolo @your library per affermare il ruolo unico e vitale delle biblioteche e dei bibliotecari nel XXI secolo. La campagna è divenuta una campagna internazionale, sostenuta dalla International Federation Library Association cui hanno aderito anche vari paesi. Ricordiamo che nel nostro settore, quello dell'informazione sanitaria, nel 1997, addirittura il vice-presidente Al Gore, con una conferenza stampa, rese pubblico lo sforzo del governo americano nel rendere disponibili gratuitamente a tutto il mondo le più importanti basi e banche dati biomediche, prodotte, appunto, da una biblioteca: la National Library of Medicine. Grazie a tale forte intervento istituzionale, che vorremmo fosse anche presente nel nostro paese, circa quaranta prestigiosi archivi, per operatori e pazienti, a partire dalla base dati Medline sono a disposizione di tutti, su Internet.
Sicuramente renderemo noti i contenuti di questa lettera con ogni mezzo, non potendo ulteriormente tollerare l'attuale situazione poco dignitosa per professionisti che sopperiscono con competenza, passione, sacrificio e dedizione alla mancanza di adeguate attrezzature, mezzi e finanziamenti. La battaglia che stiamo conducendo non riguarda infatti solo i bibliotecari ma è la condizione per garantire la buona informazione sulla salute agli operatori ed a tutti i cittadini.
Non vi può essere, infatti, società dell'informazione senza i professionisti dell'informazione.

Il Presidente dell' Associazione BDS
Gaetana Cognetti


*Per i progetti vedi all'indirizzo: http://crs.ifo.it/Biblioteca/Bibliotecaire/ital/Bds1/LaBuonaInformazione2003.htm
**Uno studio condotto su un campione di circa 400 medici ha dimostrato che le informazioni attinte dalla biblioteca ospedaliera avevano evitato: nel 19,2 % la mortalità dei pazienti; nel 22,2% atti chirurgici; nel 45% test o procedure aggiuntive; nel 29,3% il cambiamento della diagnosi e nel 71,6% il cambiamento delle prescrizioni. ( The impact of the hospital libray on clinical decision making: the Rochester study. Bull Med Libr Assoc 1992, 80:169-178; Cit. da: Annals of Internal Medicine a cura di Davidoff e Florance: The informationist a new health profession 2000, 132:996).


COGNETTI, Gaetana. Lettera aperta dei bibliotecari-documentalisti della sanità «AIB Notizie», 16 (2004), n. 3, p. 28-29.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2004-04-13 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n16/0403cognetti.htm

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