[AIB]AIB Notizie 03/2004
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E la nave va...: impressioni sulla Biblioteca regionale di Aosta

Gaudenzio Nazario

Quella forma delle cose, che nella ragione del creatore precedeva le cose da crearsi, che altro è se non una certa espressione delle cose nella stessa ragione, allo stesso modo allorché un artefice sta per fare qualche opera della sua arte, prima la esprime entro di sé nella concezione della mente?
(Sant'Anselmo d'Aosta, Monologio)

Ah, tutto è simbolo e analogia!
Il vento che passa, la notte che rinfresca
sono tutt'altro che la notte e il vento:
ombre di vita e di pensiero.


Tutto ciò che vediamo è qualcos'altro.
L'ampia marea, la marea ansiosa,
è l'eco di un'altra marea che sta
laddove è reale il mondo che esiste
.
(Fernando Pessoa, Faust)

È veramente il caso di disturbare Santi e Poeti per parlare del capolavoro di Gianni Debernardi, architetto che ha creato una costruzione di alto prestigio. Un capolavoro internazionale, voglio sottolineare, perché ha le caratteristiche di un unicum progettuale anche per il fatto che di questi tempi le grandi opere di architettura portano il nome del leader del progetto, ovvero di colui che coordina un insieme di progetti sviluppati settorialmente, ma a tutti gli effetti "esseri" dalle molte paternità. L'architetto, in questo caso, ha partorito interamente il suo "essere": Progetto integrale (architettonico, strutture, impianti), Progetto architettura degli interni, Direzione dei lavori.
Invocare un Santo per di più nativo di Aosta non sembra esagerato, soprattutto perché nel brano citato estratto dal suo Monologion indica il percorso creativo: «la forma delle cose, che nella ragione del creatore precede le cose da crearsi». Vediamone nello specifico il nesso. Scrive Debernardi: «Fin dai primi passi della genesi progettuale, ho paragonato la biblioteca ad una nave (la nave della cultura) con una chiglia antica (il muro della città romana), lunga 100 m e ormeggiata al molo di via Aubert». Questa metafora della nave mi ha ricordato l'incipit del Faust di Pessoa. E alcune analogie le ho percepite imbarcandomi su questa nave, discutendo con due prodi nocchieri, Richard Villaz, bibliotecario che ha condiviso fin dall'inizio questa avventura con il progettista, e Sabrina Brunodet, Presidente della Sezione Valle d'Aosta dell'AIB. Affascinato da questa metafora dell'architetto Debernardi ho cercato di penetrarne maggiormente l'intensità espressiva:
- Nave che definirei "passeggeri", considerando il numero di persone che annualmente imbarca (circa 270.000 utenti/anno) per condurli in peripli storici, fantastici, poetici, visivi e musicali.
- Nave di grande dimensioni che diventa una specie di guscio di noce se si rapporta alle grandi onde che la sovrastano: la Becca di Nona e il Monte Émilius con i suoi 3.559 metri. Il guscio rimane tale anche se si esplora lateralmente con lo sguardo, perché in lontananza si stagliano i grandi cavalloni di questo imponente mare di montagne, che progressivamente si alzano fino a giungere al Monte Bianco.
- Nave perché offre, come ogni nave passeggeri che si rispetti, una grande libertà. «Libertà di muoversi, di circolare, di leggere, di consultare ciò che si vuole quando si vuole e come si vuole, per il tempo che si vuole» come ha scritto Villaz sul bel catalogo che illustra in dettaglio la Biblioteca.
- Nave di lusso, perché offre molti comfort. Servizi vari d'avanguardia ed efficienti, quali: una Sezione adulti con migliaia di titoli a scaffale aperto, un'Emeroteca con oltre 700 abbonamenti, una Fonoteca e una Videoteca ben fornite, una sezione per il Fondo valdostano, una sala polivalente attrezzata con le più sofisticate apparecchiature, una Sezione ragazzi, spazi espositivi. Il tutto distribuito in ampi spazi luminosi con arredi che favoriscono la fruizione nella massima comodità, potendo accedere ai titoli che interessano, subito a disposizione sugli scaffali e con postazioni a sedere corredate di PC opportunamente collegati a Internet, OPAC ecc.
- Nave in quanto sensibile alle variazioni atmosferiche. Volendo si può leggere in continuità il cielo con le sue nubi, e a sua volta considerare le loro precipitazioni. Si può intuire il percorso del sole nel decorso giornaliero, in quanto si percepiscono le variazioni di luminosità naturale attraverso le sofisticate vetrate modulari di tipo magnetronico a correzione fototermica.
- Nave perché alla sommità è munita di vele (velari) che vengono opportunamente tese per limitare a piacimento la luce che penetra trionfante dall'alto.
- Nave perché ha uno splendido fasciame in legno (rivestimenti vari interni: zoccoli, scale, hall, banchi distribuzione) e ben equilibrate strutture in acciaio.
Ma la lettura di quest'opera può anche effettuarsi secondo altri aspetti, utilizzando come elemento connotativo la chiglia della nave, ovvero i resti evidenti e consistenti delle mura romane. Basandomi su considerazioni di carattere storico, non posso che rilevare come ad Aosta un'epoca finisce e se ne aprono altre nel nome di Terenzio Varrone. Infatti Aulo Terenzio Murena Varrone, console, è colui che vinse i Salassi, popolo celtico residente in Valle. Popolo che, come descrive Plinio il Vecchio, ha resistito nel 143 a.C. agli attacchi dei Romani che tentavano di occuparne i territori subalpini, ma che dopo una lunga serie di scontri fu sconfitto definitivamente nel 25 a.C., appunto da Terenzio Varrone. Nello stesso anno, nel sito dei campi legionari di Varrone, veniva fondata la città di Augusta Prętoria Salassorum (Aosta), che venne difesa dal muro citato, eretto nello stesso anno. Ora va considerato che a distanza di circa due millenni sul muro di cinta, che rappresentava una difesa della romanità, viene eretto un altro tipo di difesa, quello della cultura: la Biblioteca. Anche questa si può ben dire è un retaggio della romanità, come ricorda Isidoro di Siviglia nel suo Etymologiarium sive Originum. Ancora ricorre, nel destino di Aosta, il nome di Terenzio Varrone, non già Murena, bensì Marco, che, contemporaneo al primo (116 a.C.-27 a.C.), fu scrittore prolifico e fondatore delle Biblioteche Romane ai tempi della costruenda Aosta. Nessuno mi può proibire di fantasticare che qualche traccia di biblioteca ci fosse anche all'interno di queste mura, che contenevano, come testimoniano le vestigia, un imponente teatro, e che dopo circa due millenni la biblioteca sia potuta risorgere, quale Araba Fenice, dalle proprie ceneri.
Non posso concludere queste impressioni senza interpellare, ritornando alla metafora della NAVE, il nuovo comandante, il direttore Joseph Gabriel Rivolin, che, essendo archivista, studioso e pubblicista, ben conosce tutti i movimenti avvenuti in epoche diverse in questo mare di montagne. Quindi egli come pilota dell'imbarcazione può indicarci quale sarà la futura rotta della Nave della Cultura aostana.
«Penso - mi risponde Rivolin - che la rotta più idonea da seguire sia quella di una strategia della biblioteca che rifletta la vocazione storica della Regione Valle d'Aosta, ossia la capacità di mediare e coniugare l'identità autonoma, rappresentata dal Fondo valdostano, che annovera documenti relativi a diversi secoli di cultura locale, con altre identità di "apertura" extra locali, di cui la Valle d'Aosta è un riferimento importante. Intendo con questo lo scambio tra le culture italiana, francese e tedesca (rappresentata dalla comunità Walser).
Ed è nello spirito del plurilinguismo e della diversa etnografia che occorrerà incrementare l'interazione, già presente, tra la Direzione archivi e biblioteche e l'Ufficio Regionale di Etnografia Linguistica (BREL), per la grande attenzione che questa istituzione rivolge alle fonti iconografiche e orali, quali mantenimento di memoria facilmente disperdibile».

filo.2001@infinito.it


NAZARIO, Gaudenzio. E la nave va...: impressioni sulla Biblioteca regionale di Aosta «AIB Notizie», 16 (2004), n. 3, p. II-III.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2004-04-13 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n16/0403nazario.htm

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