[AIB]AIB Notizie 05/2004
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Google e biblioteche: tra potere e identità

Giuseppe Vitiello

Sul potere di Google e degli altri motori di ricerca si interroga con ansia la professione bibliotecaria. Quando il dibattito divampa nei media, l'ansia si trasforma in agitazione. È avvenuto per l'articolo uscito sulla terza pagina del «Corriere della sera» (20 aprile 2004) Accendi il tuo motore e leggi: una cultura made in Google, con un impietoso richiamo in prima pagina «E Google sconfisse le biblioteche», su cui si è avviata in AIB-CUR una discussione - accesa, come è giusto che sia - che può essere condensata in quattro punti.
Il primo riguarda la questione identitaria. Biblioteche vs. Google?

La domanda non è oziosa, se è vero che il tasso di frequenza alle biblioteche sta calando, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Colpa di Google? Del declino del libro nello spazio mediale contemporaneo? O, come qualcuno insinua, dell'incompetenza stessa dei bibliotecari, invaghiti di tecnologie, ma ormai sempre più incapaci di addentrarsi sul terreno dei contenuti?
Il secondo riguarda la natura del mezzo (anzi del medium), e del suo corollario: l'attendibilità o meno delle fonti citate sui motori di ricerca. Quanto autorevole è l'informazione emessa da Google in relazione al simultaneo, e formicolante di certezze, universo delle raccolte bibliotecarie?
Il terzo ha come oggetto il ruolo delle biblioteche nella comunicazione contemporanea e il loro diverso posizionamento in rapporto al passato.
Il quarto, infine, è focalizzato sulle competenze degli infomediari nella loro generalità e su quali tra di esse siano ritenute pertinenti al campo proprio della formazione bibliotecaria, se esse facciano parte, insomma, del nucleo duro di conoscenze o di quelle addizionali rispetto al sapere tradizionale.
La questione identitaria è la più sentita e coinvolge bibliotecari, documentalisti, cybrarian..., ma anche, nel gioco di relazioni e di intersezioni professionali, giornalisti e esperti dell'infocomunicazione: un messaggio circolato in lista afferma che questo processo di "ibridazione" potrebbe produrre in futuro degli "splendidi mostri professionali". A condizione che, naturalmente, tali "mostri" sappiano conoscere e valutare i contenuti. Si tratta del problema dell'autorevolezza della fonti d'informazione, importante almeno quanto quello della loro selezione, su cui si sofferma tra gli altri Igino Poggiali, già presidente dell'AIB, in un'efficace intervista al «Corriere della Sera» (21 aprile 2003). Eppure l'uso sempre più diffuso dei motori di ricerca sta di fatto marginalizzando le biblioteche, percepite come «muri e mattoni contenenti dei libri»; d'altra parte, nelle biblioteche reali si insegna spesso a consultare l'altra biblioteca, la virtuale. Sarebbero i bibliotecari delle massaie, con il «complesso delle donne di casa», che rimpiangono l'ordine sovrano nelle loro stanze e deprecano il contemporaneo disordine dei motori di ricerca nella società dell'informazione? Forse è cosė, ma i piagnoni bibliotecari ereditano una tradizione, che dalla biblioteca di Alessandria in poi, li vede come professionisti di sicuro valore e di esperti nel settore della mediazione di conoscenze. Futuro brillante, dunque, sul fronte della biblioteconomia?
Non direi, se si passa in rivista un dibattito parallelo di AIB-CUR, acceso al punto da sembrare scomposto, incentrato sulla nomina di Gorman a presidente dell'ALA (American Library Association). Si tratta peraltro di una carica poco più che onorifica (dura appena un anno), che è in qualche modo il coronamento della carriera di un bibliotecario di indiscutibile valore. Per le sue prese di posizione tecnofobe tuttavia tale nomina appare, agli occhi di alcuni osservatori italiani e internazionali, un arroccamento della comunità professionale su posizioni conservatrici, a somiglianza di quanto sta avvenendo - sempre secondo gli stessi osservatori - in casa IFLA o al Centro internazionale dell'ISSN. Al di là delle considerazioni che interessano la personalità di Gorman, la posta in gioco è elevata: si tratta di comprendere quali delle abilità entrate oggi nella routine del lavoro bibliotecario - le tecnologiche, le editoriali, le gestionali - dovranno entrare a far parte stabilmente della formazione professionale iniziale perché la biblioteca possa agire da protagonista nell'universo dell'infocomunicazione. La riconversione non è peraltro indolore, perché comporta una ristrutturazione della scala gerarchica delle diverse discipline biblioteconomiche e finirà col provocare spaccature inevitabili nella professione. Si spera solo che esse non siano tanto drammatiche quanto quella che, un secolo fa, determinò la mascita di un profilo nuovo - il documentalista - e un assetto istituzionale correlato - associazioni, pubblicistica, riti congressuali ecc.. Solo oggi, com'è noto, quella frattura storica si sta ricomponendo.
Dire Gorman significa parlare di catalogazione, alla quale un manuale di biblioteconomia, forse troppo fortunato, pubblicato nel 1981 e ristampato ancora nel 1997, dedicava addirittura la metà del suo contenuto. Se negli anni Ottanta la catalogazione corrispondeva a un'esigenza del mercato del lavoro bibliotecario e a una stagione di intensa attività catalografica nel campo dei beni culturali, oggi si ritiene che possa passare in secondo piano a vantaggio di nuove competenze in un mondo di infocomunicatori che vede, in concorrenza tra loro, informatici, editori, bibliotecari, divulgatori e altri mediatori. Insomma è adeguata la cultura bibliotecaria che è oggi egemone? Il frettoloso dibattito in AIB-CUR, però, non consente di valutare se le scelte su cui oggi è costruito l'impianto istituzionale biblioteconomico in Italia siano valide o non stiano già relegando il bibliotecario ai margini dell'universo dell'informazione e della comunicazione.

giuseppe.vitiello@iss.it


VITIELLO, Giuseppe. Google e biblioteche: tra potere e identità «AIB Notizie», 16 (2004), n. 5, p. 7.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2004-06-27 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n16/0405vitiello.htm

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