[AIB]AIB Notizie 6/2005
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Assoluzione: il fatto non sussiste

Rosa Maiello

È andata bene. L'assoluzione «perché il fatto non sussiste», richiesta dallo stesso Pubblico Ministero, della bibliotecaria condannata nel 2003 per aver prestato a una quattordicenne un libro ritenuto osceno ha finalmente reso giustizia alla diretta interessata e riaffermato il principio che «L'impegno per la libertà intellettuale costituisce una responsabilità primaria per le biblioteche». Eppure, per ribaltare totalmente il giudizio e giungere a una sentenza di assoluzione sono dovuti trascorrere anni, come è stata necessaria un'intensa campagna di sensibilizzazione e di pressione che ha visto l'AIB in prima linea.
«Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe tanto da sghignazzare tenendosi la pancia»: questo il commento di uno dei tanti firmatari dell'appello diramato dall'AIB "Per il diritto all'informazione, contro ogni forma di censura". E in effetti la prima reazione di molti alla notizia della condanna era stata di incredulità.
Inizialmente, l'azione dell'AIB si era svolta perlopiù "dietro le quinte", con tutta la cautela necessaria a non turbare la serenità di giudizio della magistratura, occupandosi di procurare all'avvocato difensore la documentazione e gli argomenti di carattere biblioteconomico a sostegno della difesa. Bisognava, in sostanza, dimostrare: che a biblioteche e bibliotecari nelle moderne democrazie è affidato il compito di garantire accesso alla conoscenza; che la loro responsabilità nella selezione dei documenti consiste nell'applicare criteri di valutazione rigorosamente oggettivi (autorevolezza dell'autore, autorevolezza della casa editrice, citazione dell'opera nelle bibliografie specializzate, coerenza con il piano di sviluppo delle collezioni ecc.); che essi possono e devono promuovere percorsi di lettura appropriati alle diverse tipologie di utenti, ma che mancherebbero gravemente ai propri compiti se impedissero la circolazione di opere ritenute non conformi a un qualche determinato e forzatamente soggettivo programma "pedagogico". Era legittimo aspettarsi che un esame più attento del caso da parte dei giudici bastasse a garantire l'assoluzione.
Tuttavia, l'esito della prima udienza del giudizio di opposizione, tenuta l'11 marzo 2005, non era parso affatto incoraggiante: il PM aveva reiterato l'accusa di atti osceni e chiesto che venisse trasmessa alla Procura della Repubblica una deposizione da cui risultava che l'opera "incriminata" era stata prestata da altri due operatori ad altrettanti minori, per la valutazione della sussistenza degli estremi di reato. Il rischio che quello alla bibliotecaria di Fanano divenisse un "processo simbolo" cominciava a essere reale. Qualcuno tra i più timorosi avrebbe potuto decidere, ad esempio, nel dubbio di poter essere accusato di un illecito, di ritirare tutte le opere a suo parere "sospette": con quali tristi ripercussioni sulla libera circolazione dei saperi è facile immaginare.
A poco più di un mese dalle elezioni per il rinnovo delle cariche sociali, il CEN, informato sull'esito dell'udienza dalla direttrice della rete bibliotecaria modenese, ha deciso di avviare un'ampia campagna di sensibilizzazione e di pressione per porre all'attenzione dell'opinione pubblica e delle forze politiche il problema della prevenzione di qualunque forma di censura preventiva nelle biblioteche, anche attraverso interventi legislativi ad hoc. Non si partiva da zero, considerato il precedente lavoro istruttorio e di lobbying sulla questione. Si trattava, in effetti, di serrare le fila e convogliare tutte le attività verso il duplice obiettivo dell'assoluzione della persona coinvolta e, più in generale, della tutela della professione. Nei primi giorni di maggio, il Presidente inviava un comunicato in AIB-CUR, AIB-WEB, AIB notizie e alle agenzie di stampa nazionali. AIDA, Liber Liber e altre associazioni e gruppi professionali aderivano alla campagna di sensibilizzazione contribuendo a diffondere il comunicato. IFLA/FAIFE, che già seguiva la vicenda, diramava una durissima presa di posizione contro la condanna. L'interesse intorno al caso cominciava a crescere, anche grazie alla pubblicazione di articoli e commenti sui principali quotidiani italiani.
Per il coordinamento della campagna il CEN costituiva un gruppo composto da rappresentanti locali e nazionali e da un referente per la comunicazione. Ai lavori del gruppo partecipava il Segretario nazionale, che si teneva in costante contatto con l'avvocato della bibliotecaria. Inoltre, veniva dedicato uno spazio su AIB-WEB per ospitare documenti e iniziative e, su impulso della Presidente della Sezione Emilia Romagna, l'AIB lanciava un appello contro la censura, chiedendo a tutti i bibliotecari di avviare una raccolta firme tra gli utenti delle biblioteche. In poco più di due settimane vi aderivano oltre cinquemila persone. Tra i firmatari, molti studenti, docenti, educatori, alcuni esponenti politici, moltissime donne. Nel frattempo, veniva annunciato alla Camera il progetto di legge n. 5879 per l'esclusione di punibilità del bibliotecario nell'esercizio delle sue mansioni in relazione al reato di osceno, con la precisazione che si considerano ottenute per motivi di studio (e quindi escluse dalla nozione di osceno) le opere reperite presso le biblioteche pubbliche. Lungi dal creare indebiti spazi di immunità, la riforma è finalizzata a chiarire l'ambito di applicazione delle attuali norme e a prevenirne, almeno per il futuro, interpretazioni fuorvianti. L'AIB, che precedentemente aveva promosso e sostenuto l'iniziativa legislativa, ora è impegnata a sostenerla: sarà questa la prossima fase della campagna contro la censura.
Intanto, godiamoci il successo della prima fase e proviamo a trarne qualche indicazione per il nostro lavoro. Molti i fattori dell'esito positivo di questa campagna: la corale partecipazione dell'Associazione, dalle Sezioni ai referenti internazionali; l'attivazione del gruppo di coordinamento che ha facilitato i contatti e le comunicazioni interni ed esterni; la convinta adesione all'appello da parte di molti cittadini di varia estrazione; la disponibilità di AIB-CUR per la diramazione tempestiva delle notizie circa le attività in corso e quella delle pagine d'informazione su AIB-Web; l'impegno dell'Ifla; l'oggettivo sostegno garantito dalla stampa nazionale e locale a una battaglia evidentemente condivisa; il tam-tam avviato dai soci all'interno di diverse comunità, locali e virtuali.
Si è trattato di un impegno coordinato ma in massima parte spontaneo: anche la divisione dei compiti tra i partecipanti è venuta da sé, in base alla posizione e alle possibilità di ciascuno. Tutto ciò ha dimostrato quanto l'AIB possa incidere sugli avvenimenti che riguardano le biblioteche e i bibliotecari italiani, se mette a frutto il notevole capitale umano e professionale di cui è ricca, e grazie al quale può crescere ancora.

rosa.maiello@virgilio.it


MAIELLO, Rosa. Assoluzione: il fatto non sussiste. «AIB Notizie», 17 (2005), n. 6, p. 3.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2005-07-10 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n17/0506maiello.htm

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