[AIB]AIB Notizie 10-11/2005
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Un viaggio all'IMEC: alla ricerca delle memorie del libro

Giuliana Zagra

L’Institut Memories edition contemporaine (IMEC) viene fondato a Parigi nel 1988 per iniziativa privata di ricercatori e professionisti del libro, con il sostegno del Ministero della cultura e della comunicazione e sotto la direzione di Olivier Corpet. A ottobre una delegazione italiana ha visitato l’Istituto.

L’IMEC nasce nel 1988 con lo scopo di raccogliere, conservare e valorizzare fondi d’archivio e bibliografici relativi alle principali case editrici, alle riviste e ai differenti attori della vita del libro e della creazione contemporanea: editori, scrittori, artisti, ricercatori, critici, grafici, librai, stampatori, traduttori, giornalisti. L’obbiettivo è appunto quello di costituire un centro che conservi le “memorie” del libro, dell’edizione contemporanea e della creazione letteraria, e renda fruibile un patrimonio culturale, per lo più inaccessibile e largamente inedito, contribuendo allo sviluppo della ricerca sulla vita letteraria, artistica e intellettuale contemporanea, dei suoi creatori e mediatori, delle sue istituzioni e della sua economia .
Nel 1995 il Consiglio regionale della bassa Normandia invita l’Istituto a impiantarsi nella regione, all’interno del complesso abbaziale di Ardenne, un monumento storico fondato nel XII secolo, situato a tre chilometri dal centro città di Caen, che si estende per 4,5 ettari all’interno di un muro di cinta di oltre due chilometri. Il Consiglio regionale della Bassa Normandia si affianca al Ministero nel finanziamento dell’Istituto.
Nel 2004, completati i lavori di restauro dell’Abbazia, l’IMEC vi trasferisce definitivamente le sue collezioni: oltre 120 fondi di archivio e una ricca biblioteca di documentazione. L’Ufficio patrimonio e ricerche rimane a Parigi occupandosi sopratutto del rapporto con i depositari degli archivi, dello sviluppo delle risorse e dei partenariati scientifici. Qui i ricercatori possono consultare gli inventari delle collezioni e preparare il loro soggiorno all’abbazia di Ardenne.
Ad Ardenne hanno trovato posto gli archivi dei più grandi autori e filosofi francesi del Novecento: Jean Genet, Alain Robbe-Grillet, Michel Foucault, Jacques Derrida, Roland Barthes, Marguerite Duras, Colette, Celine, editori come Flammarion, Hachette, Larousse e Le Seuil, uomini di teatro come Jerzij Grotowskij. I fondi sono a disposizione di studenti e ricercatori di tutto il mondo, e l'istituto organizza numerose attività culturali legate agli archivi e all'attualità letteraria.
La politica delle acquisizioni si fonda su un principio generale estremamente interessante e innovativo nel suo genere: infatti utilizza prevalentemente quello del deposito mediante accordo privato, decennale e reversibile, che lega l’Istituto al proprietario o agli eredi di archivi personali, di imprese o di istituzioni.
In questo modo l’IMEC fa si che un patrimonio privato – che spesso è destinato a rimanere tale o per volontà dei proprietari o per insufficienza dell’istituzione pubblica – possa ugualmente essere aperto alla ricerca mediante un progetto di carattere pubblico e d’interesse scientifico, ponendosi come mediatore tra la comunità dei ricercatori e quella dei depositari e degli eredi.
L’istituto propone inoltre alle case editrici e alle istituzioni culturali un insieme di servizi e di prestazioni (valutazioni, consulenze, acquisizioni) e offre ai suoi depositari un’assistenza scientifica e giuridica per la gestione del patrimonio dei loro archivi.
La valorizzazione delle collezioni viene assicurata poi attraverso una politica editoriale propria e un programma di co-edizioni, si realizzano inoltre – secondo un programma originale o su commissione – mostre tematiche o monografiche destinate al largo pubblico.
Uno degli assi portanti della politica documentaria dell’Istituto è la realizzazione di programmi di cooperazione professionale e scientifica con le principali istituzioni nazionali e internazionali specializzate nello studio e nella conservazione del patrimonio letterario e artistico.
In questo quadro di riferimento si è resa possibile la visita di una delegazione italiana composta da specialisti e addetti ai lavori avvenuta nei giorni 17 e 18 ottobre, sulla base di un programma di studio messo a punto da Francesca di Mattia borsista dell'ACCR (Association des centres culturels de rencontre) presso l’IMEC il cui obbiettivo era quello di favorire e promuovere il nuovo centro presso studiosi, bibliotecari e archivisti italiani al fine di avviare iniziative di cooperazione.
L’interesse che da alcuni anni l’Associazione italiana biblioteche manifesta nei confronti delle tematiche sulla conservazione e il trattamento del patrimonio documentario contemporaneo – di cui espressione è l’iniziativa ferrarese “Conservare il Novecento” – ha fatto sì che l’AIB rappresentasse il partner ideale per realizzare questo programma.
Infatti, una delegazione italiana guidata dall’AIB e composta dai rappresentanti di quegli stessi enti che concorrono alla realizzazione degli incontri ferraresi ha avuto la possibilità di soggiornare e visitare con attenzione il suggestivo complesso ristrutturato dell’Abbaye d’Ardenne. Hanno fatto parte del gruppo, per l'Istituto centrale per la Patologia del libro (ICPL) la direttrice Armida Batori e Paola Munafò, Isabella Orefice, Presidente dell'ANAI (Associazione Archivistica italiana) e Diana Toccafondi direttrice dell’archivio di Stato di Prato, Rosaria Campioni, Soprintendente per i beni librari e documentari dell’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, Pierangelo Bellettini, Direttore della Biblioteca Archiginnasio di Bologna e della Casa Carducci, Simona Cives della Biblioteca nazionale centrale di Roma e la scrivente che ha curato l’organizzazione e i contatti con l’Istituto per conto dell’AIB.
Il 17 ottobre, dopo una presentazione generale del personale dell'IMEC e un rapido passaggio alla farinier – ampia e accogliente foresteria dove i ricercatori possono soggiornare e ricevere i pasti e dove il gruppo ha trovato ospitalità nei due giorni in cui è durata la visita – il direttore delle collezioni, Philippe Charrier, ha guidato la delegazione italiana attraverso gli ampi e suggestivi spazi in cui si distribuisce il Centro.
La biblioteca, situata nella chiesa, costituisce un luogo di straordinaria suggestione dove è possibile accogliere fino a 80.000 volumi.
Essa è collegata attraverso un sotterraneo ad un edificio di nuova costruzione dove vengono conservati gli archivi. Qui si trovano i laboratori per la selezione, il ricondizionamento e l’inventariazione, e 11 magazzini rispondenti alle più moderne norme di conservazione e di sicurezza, in grado di contenere 20 chilometri lineari di archivi.
Luogo di conservazione e di ricerca l’IMEC è anche uno spazio di scambi e di incontri: letture, dibattiti, conferenze, colloqui e manifestazioni sono organizzati attorno alle collezioni. Un programma di azioni culturali che tiene conto dei diversi pubblici associando la scoperta di un monumento storico come l’abbazia con l’approccio pedagogico degli archivi. A questo scopo sono stati riadattati gli edifici della “pressoir” dove vengono realizzate mostre e seminari e lo spazio della “grange aux dimes” attrezzato con 160 posti a ricevere diverse manifestazioni.
In tutto sono stati restaurati e attrezzati 6000 mq di edifici.
L’incontro con il direttore letterario Albert Dichy ha permesso invece di mettere a fuoco sopratutto gli aspetti che riguardano la mission dell’istituto, i rapporti con i depositari dei fondi e le attività di comunicazione e promozione.
Nella mattinata del 18 si è svolto un briefing in cui sono state presentate la realtà italiana e le problematiche relative alla conservazione del patrimonio documentario contemporaneo. Ne è nato un dibattito costruttivo che ha toccato temi diversi, dal trattamento degli archivi in Italia e in Francia, alla nozione di "documento", fino alla sottile linea di confine tra le competenze degli archivisti e quelle dei bibliotecari.
Inoltre sono state formulate, sul tema delle raccolte pubbliche e private del Novecento, alcune proposte di collaborazione, da cui speriamo possano svilupparsi iniziative concrete: la partecipazione dell'IMEC alla prossima edizione del convegno ferrarese "Conservare il Novecento", la possibilità di trovare forme di convenzione tra l’IMEC e l’Università italiana nell’ambito degli studi di Archivistica, Biblioteconomia, Storia del libro presenti in Italia.
L’IMEC rappresenta un modello di straordinario interesse per chi da anni si interroga sulle strategie di salvaguardia del patrimonio documentario novecentesco italiano. Il confronto con i colleghi francesi, fertile e stimolante, pur nelle strutturali differenze che contraddistinguono le due realtà nazionali, ha gettato i semi per una collaborazione che ci si augura possa dare i suoi frutti già nella prossima edizione di Conservare il Novecento.

zagra.g@aib.it


ZAGRA, Giuliana. Un viaggio all'IMEC: alla ricerca delle memorie del libro. «AIB Notizie», 17 (2005), n. 10-11, p. 8-9.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2006-02-18 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n17/0510zagra2.htm

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