[AIB] AIB notizie 18 (2006), n. 9
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Ti prego leggimi...
Un convegno sulla dislessia

Roberta Ceraolo

Il titolo del convegno sulla dislessia, "Ti prego, leggimi…", che si è svolto a Torino presso la Biblioteca civica A. Geisser lo scorso 1° ottobre, organizzato dalle Biblioteche civiche torinesi in collaborazione con l’AIB sezione Piemonte, riprende una richiesta ripetuta nella quotidianità da un bambino dislessico delle elementari che, incontrando serie difficoltà di lettura ma essendo grande appassionato di libri, chiede a sua madre, soprattutto prima di addormentarsi, di leggergli una storia. E la madre lo accontenta, pur essendo anche lei dislessica.

Della dislessia in Italia si sa ancora poco (si incomincia a parlarne a partire dagli anni Settanta), se si eccettuano alcuni ambiti che per obblighi lavorativi e di ricerca (insegnanti, logopedisti, neuropsichiatri infantili) o familiari si trovano costretti a informarsi, a prenderne consapevolezza e a cercare di applicare qualche soluzione, efficace e tempestiva.
Come chiaramente dichiarato, nel corso del primo intervento del convegno, dalla neuropsichiatra infantile del Policlinico universitario di Messina Antonella Gagliano, la dislessia non è una malattia e per questo non si evidenzia con espressioni invalidanti dal punto di vista fisico o psichico, tanto che a volte si rischia di non accorgersene.
A partire dal secondo anno delle elementari, è possibile individuare alcune difficoltà che il bambino incontra nell’esercizio della lettura e della scrittura, difficoltà che se ignorate possono innescare un serio processo di disagio per il bambino e per i genitori che, non comprendendo l’incapacità del figlio a imparare a leggere e scrivere, danno seguito alle note negative di rendimento date dagli insegnati.
È stato ormai appurato che le manifestazioni di insofferenza manifestate dal bambino, attribuite talvolta a cattiva volontà, mancanza di attenzione, non applicazione, atteggiamenti aggressivi e di autoesclusione, sono solo una conseguenza drammatica del mancato riconoscimento della dislessia da parte dei contesti in cui il bambino vive maggiormente, ossia la scuola e la famiglia. L’accertata presenza della dislessia, e il riconoscimento della sua tipologia, data da diagnosi complessa e quanto più possibile esaustiva, solleva il bambino, e di conseguenza i genitori e infine gli insegnanti, da uno stato di insofferenza psichica che talvolta può raggiungere livelli gravi.

Carlo Muzio, neuropsichiatra infantile, psicoterapeuta, docente di neurolinguistica e neuropsicologia dell’età evolutiva presso l’Università di Pavia, ha definito la dislessia «una specifica e significativa compromissione nello sviluppo della capacità di lettura».
Nel primo numero del 2005 della rivista "Dislessia", edita da Erickson, vi è un articolo di Beatrice Bertelli e Giovanni Bilancia, Ruolo del loop fonologico e del sistema esecutivo centrale nella dislessia: studio su un gruppo di soggetti in età evolutiva, che evidenzia, in seguito a osservazioni cliniche, che le parti offese sono il sistema fonologico e il sistema esecutivo centrale, mentre sarebbe esclusa la parte visuo-spaziale del cervello.
L’importanza di tali ricerche consiste nel dare una risposta medica a quanto apparentemente attribuibile a cause comportamentali.
I due punti su cui Muzio si è soffermato sono: in primo luogo, rendere la persona dislessica consapevole che il suo disturbo è reale e superabile mediante a) diagnosi, b) specifici accorgimenti nell’apprendimento scolastico, c) affiancamento di una persona che segua il bambino nello svolgimento dei compiti; il secondo punto, riguarda invece la necessità di trovare riscontri reali da parte dei vari professionisti, neuropsichiatri, psicologi e logopedisti, e informare tempestivamente insegnanti e genitori che in tal modo possono adottare nuove misure di convivenza con questo tipo di difficoltà e sollevare il bambino da pressioni psicologiche pesanti.

Un intervento vivace e di grande comunicabilità è stato quello eseguito da un’altra neuropsichiatra infantile del centro riabilitativo di Cagliari, Luisa Molinas, che con efficace semplicità ha indicato come fondamentale la necessità di creare una rete di persone che sostengano adeguatamente il bimbo. La rete è creata dal bimbo stesso, che ha il diritto di vivere nella maniera più serena possibile, dai genitori, dagli insegnanti, dai sanitari. Quanto più l’intervento è tempestivo e rassicurante per i genitori, tanto più il bimbo potrà avviare un processo di consapevolezza delle proprio difficoltà e viverle con maggior serenità.
Tutti gli operatori professionali, secondo la Molinas, hanno la responsabilità di dare spiegazioni e informazioni immediate e chiare alle famiglie e di trovare insieme a loro la soluzione adatta al bambino.
Così come si parla di dislessie e non di dislessia, allo stesso modo la soluzione non è unica e univoca, ma deve essere adattata alla storia del bambino, alla sua identità, alle sue capacità cognitive e relazionali.

Le testimonianze poi di un’insegnante della scuola secondaria di primo grado, Maria Cristina Gallo Orsi, e di un genitore dislessico, Claudia Cappa, che ha curato il Manuale di sopravvivenza, edito nel 2005 dalla Coop. Editrice consumatori (può essere richiesto presso la sede AID nazionale, la sede di Torino: Claudia tel. 3471484610 e la sede di Frosinone: Jaqueline 3397807627), per aiutare i genitori ad aiutare i figli nello svolgimento creativo dei compiti a casa, hanno calato l’argomento in ambito esperenziale.
Entrambe le relatrici, seppur partendo da ruoli differenti, hanno sottolineato l’importanza di creare condizioni di apprendimento che possono essere alternative a quelle standardizzate della scuola, ma ugualmente efficaci. Non sottoporre innanzitutto il bambino dislessico a esercizi di lettura a voce alta in classe, riconoscere che gli errori commessi di ortografia e disgrafia, nonché, per le materie matematiche, di discalculia, sono tali perché a monte esiste una reale difficoltà di riconoscimento delle lettere o di imparare le tabelline, o di memorizzare i giorni della settimana, o i mesi ecc.
Ecco allora l’attuarsi di metodi di insegnamento e di svolgimento dei compiti utilizzando maggiormente:
1) la creatività, per esempio le lettere dell’alfabeto memorizzate visivamente grazie a immagini e disegni;
2) la ripetizione di storie con filastrocche, rime e canzoni;
3) l’uso del computer con sintesi vocale anche in classe;
e infine, la lettura ad alta voce di romanzi, racconti e storie, a cura dell’insegnante, del genitore, dell’amico, o se fosse possibile, del bibliotecario, che a richiesta dell’utente si rende disponibile (cfr. Guidelines for library service to persons with dyslexia, IFLA, 2001) a fare quanto oggi giorno può eseguire un lettore con sistema computerizzato quale è l’audiobook.

Il convegno si è appunto concluso con la breve spiegazione da parte di chi scrive delle elementari funzioni dell’audiobook, che è in grado di leggere le pagine di un libro ma anche di giornali e riviste. Facilmente e comprensibili le critiche in proposito: la voce metallica del computer rende quasi impossibile godere del piacere di leggere un libro, che necessita invece di voce umana; il costo non è per tutti accessibile (si parla di circa 1400 euro); la non chiarezza di lettura quando la pagina presenta immagini e fotografie, o didascalie, e i libri scolastici contengono molto materiale di questo tipo.
Tuttavia, è stata riconosciuta l’importanza di sostituire il lettore umano nei casi in cui il materiale da leggere non è trasportabile in casa, e dev’essere consultato in biblioteca, parliamo quindi di enciclopedie, testi universitari, libri esclusi dal prestito, numeri di riviste e giornali, fascicoli, atti di convegni ecc. In tali casi, l’audiobook risponde al principio di libera scelta e di autonomia dell’utente in biblioteca, che può continuare il personale aggiornamento professionale e/o culturale, senza sentirsi dipendente da altri.

roberta.ceraolo@comune.torino.it


CERAOLO, Roberta. Ti prego leggimi... Un convegno sulla dislessia. «AIB notizie», 18 (2006), n. 9, p. 17.

Copyright AIB 2006-11, ultimo aggiornamento 2006-11-30 a cura di Zaira Maroccia
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n18/0917.htm3

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