[AIB] AIB notizie 18 (2006), n. 9
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La biblioteca del monastero di Strahov a Praga

Maria Grazia Cupini

Tra i programmi di viaggi organizzati che tutti gli anni mi vengono inviati da alcune agenzie, di cui sono ormai cliente, mi viene proposto un tour di otto giorni a Praga e a Budapest in pullman, con una sosta a Graz.

Partiamo la mattina presto e dopo molte ore di viaggio arriviamo in una località chiamata Ceské Budejovice dove pernottiamo.
Il giorno dopo, di buon ora, ci rimettiamo in viaggio verso Praga dove ci attende la nostra guida ceca che resterà sempre con noi durante tutto il periodo di permanenza in Cecoslovacchia. Cominciamo la visita della bella capitale cecoslovacca, che non finisce di stupire con le sue bellezze. Tra le visite programmate una è dedicata al Castello (Hrad) e al monastero di Strahov.
Strahov si trova nel quartiere di Hradcany, nella parte alta della città, e venne costruito nel 1148 per volere di re Vladislao I (1140-1173), su un’altura che domina Malá Strana (la città piccola), all’ingresso del Castello.
Il monastero deve il suo nome al verbo "strahovat" che significa "sorvegliare " ed è il secondo per antichità nella città di Praga. Si tratta di un monastero Premonastrense, in quanto il primo convento edificato dal fondatore dell’ordine, Norberto di Xante, si trovava a Premontré (vicino a Laon).

Nel programma vi è anche una visita alla biblioteca del suddetto monastero: lasciamo alle spalle il rumore caotico della città, per entrare in un mondo di silenzio e di studio, dove la "Sapienza " ci viene incontro con fascino e leggerezza.
La guida ci accompagna nelle due magnifiche e austere sale della biblioteca: quella Teologica e quella Filosofica.
Le sale si raggiungono dal chiostro attraverso una scala che termina su un lungo passaggio.
La prima che visitiamo è la sala Teologica costruita tra il 1617 e il 1679 dall’architetto italiano Giovanni Domenico Orsi De Orsini in stile barocco.
La sala, con il soffitto a botte, è sormontata da una serie di magnifici affreschi allegorici sull’amore per la scienza.
Nell’asse centrale troviamo una serie di tondi dipinti: il primo di questi si riferisce all’edificazione della biblioteca con l’iscrizione: "Sapientia aedificavit sibi domum" per terminare poi la serie con uno stemma su cui compare il leone boemo su fondo rosso con un’iscrizione che fa riferimento all’ampliamento della biblioteca nel 1721: "Ampliata atque renovata in zodiaco jubilari fuit"
Inizialmente la sala era destinata ad accogliere libri su ogni settore dello scibile, ma quando il patrimonio librario del convento aumentò, si rese necessaria una ripartizione per argomenti e rimasero in questa sala le opere teologiche, da cui il nome, tra cui diverse Bibbie e alcuni scritti dei Padri della Chiesa. Ad arricchire, poi, la sala vi sono anche 5 grandi globi terrestri.
Successivamente entriamo nella sala Filosofica di stile classicista costruita da Ignaz Palliardi (1782-1784). Le scaffalature provengono dal monastero di Bruck nella Moravia meridionale e sono di Johann Lachhofer. Il busto marmoreo di Francesco I si deve invece a F.X. Lederer e gli affreschi del soffitto sono opera di Franz Anton Maulpertsch.
Le pareti di tinte calde e cupe ricoperte di libri, riguardanti la filosofia e la storia, s’innalzano fino a 12 metri di altezza. Di tonalità invece più chiara e luminosa sono i dipinti della volta sulla storia spirituale dell’umanità.
La Biblioteca conta un patrimonio di oltre 100.000 volumi tra cui preziosi manoscritti medievali miniati, incunaboli e carte geografiche antiche.
Il più prezioso manoscritto medievale della Biblioteca è l’Evangelario di Strahov, considerato anche tra i manoscritti più antichi dell’Europa centrale. È sistemato in una vetrina che si trova nel passaggio che collega la Sala Teologica e quella Filosofica. Si tratta di una copia, in quanto l’originale è nel tesoro.
È un testo del IX-X secolo composto con lettere d’oro su 218 fogli di pergamena. Scritto in onciale, venne redatto intorno all’800 a Tours. La parte più preziosa del codice è costituita dai quattro evangelisti dipinti su fondo porpora che risalgono alla fine del X secolo. Il manoscritto presenta, inoltre, pagine con decorazioni in oro su fondo porpora.
Tra le decorazioni più antiche, vale la pena ricordare quattro grandi dischi in smalto (1180) provenienti dalla bottega di St. Pantaleon di Colonia: in essi compaiono foglie ornamentali romaniche di colore verde, giallo e azzurro.
Altri elementi decorativi verranno aggiunti fino al XVII secolo. La copertina, più recente del manoscritto, è in legno ricoperto di velluto rosso scuro.
Da studi condotti si ritiene che l’Evangelario appartenesse in origine al monastero St. Martin vicino a Treviri. Questa origine verrebbe confermata, secondo lo studioso Nitschke" dalle pergamene degli evangelisti sulle quali sono riconoscibili le stesse rare abbreviazioni ottoniane che compaiono anche sulle tavolette di Notarius nel Registrum Gregorii di Treviri" (prezioso frammento di manoscritto di epoca anteriore al 983 proveniente da Treviri).
Ed è con questo capolavoro che termina la nostra sosta in biblioteca, non prima di esserci fermati un momento al bookshop, dove mi viene assegnata una postazione Internet per una visita virtuale del monastero.

Per chi, invece, si trovasse a Praga e desiderasse visitarlo personalmente, può farlo in qualsiasi giorno della settimana dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 13.00 alle 17.00 (previo pagamento del biglietto d’ingresso).

mariagrazia.cupini@unibo.it


CUPINI, Maria Grazia. La biblioteca del monastero di Strahov a Praga. «AIB notizie», 18 (2006), n. 9, p. 18.

Copyright AIB 2006-11, ultimo aggiornamento 2006-11-30 a cura di Zaira Maroccia
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n18/0918.htm3

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