[AIB] AIB notizie 18 (2006), n. 10
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Professione e deontologia, binomio inscindibile

Fausto Rosa

La nostra Associazione ha intrapreso un coraggioso ma necessario percorso che dovrebbe portarla, qualora i soci lo vorranno, verso l’assunzione di un ruolo e di uno status più direttamente finalizzati a dare visibilità e forza ai diritti, ma anche ai doveri, della professione dei bibliotecari italiani.
Questo percorso si sta muovendo su due fronti: la riforma statutaria, sottoposta in questi mesi allo studio di un’apposita Commissione; e l’adesione, con tante altre associazioni professionali non riconosciute, alle iniziative tenacemente portate avanti dal Colap (Coordinamento delle libere associazioni professionali), al fine di pervenire anche in Italia al riconoscimento "giuridico" delle professioni non ordinistiche.

È all’interno di queste aspettative che va a collocarsi una tematica che la nostra professione ha tenuto finora piuttosto in ombra, quella legata alla deontologia professionale, ma che ora è opportuno debba avere maggiore visibilità e considerazione.
Richiamo al riguardo due recenti iniziative che hanno contribuito a far emergere questo aspetto dell’agire bibliotecario: il recente 53° Congresso nazionale AIB "Le politiche delle biblioteche in Italia. La professione"; e l’interessante seminario organizzato nel dicembre 2006, in collaborazione con la Sezione Emilia-Romagna dell’AIB, dalla Fondazione Collegio San Carlo di Modena, sul tema "In principio: l’etica della biblioteca".
L’apparente poca attenzione di noi bibliotecari italiani al codice etico non significa poca sensibilità all’aspetto deontologico dell’agire professionale, né tanto meno può essere considerata prova che noi siamo professionisti di dubbia preparazione. Purtroppo invece una sicura causa della messa in secondo piano di questo aspetto professionale trova radice negli storici problemi presenti nel settore delle biblioteche, a partire dalla scarsa attenzione che esse trovano nella classe politica che non considera i servizi bibliotecari strumenti essenziali per la cosiddetta "società dell’informazione", con la quale anche l’Italia deve necessariamente fare i conti.
Questo però non deve indurci ad attenuare un approccio di tipo autocritico al tema proposto, nella convinzione che tendere, anche sul piano operativo, a sviluppare un corretto comportamento professionale, attento e rispettoso dei principi deontologici, può essere un modo utile e concreto per proporre alle migliaia di persone che quotidianamente entrano come utenti nelle biblioteche, due cose precise: l’importanza e il ruolo dei servizi bibliotecari; la serietà e la preparazione professionale dei suoi operatori.
L’AIB, la cui origine risale al 1930, è arrivata all’approvazione di un codice deontologico solo recentemente, nel 1997. Ciò è avvenuto a seguito di una non facile scelta di riforma statutaria, sancita nel 1996 in occasione del 42° Congresso nazionale AIB, nel corso del quale fu approvato uno statuto associativo che, finalmente, tentava di affondare le proprie radici non solo nelle istituzioni bibliotecarie, ma anche nel lavoro e nella professionalità dei bibliotecari che decidevano di associarsi.

Il Codice etico, rimasto sostanzialmente in ombra anche dopo la sua approvazione, deve ora diventare anche per la nostra Associazione uno strumento necessario e indispensabile per sostenere e vedere affermato il diritto alla professione. Lo vuole anche l’impianto complessivo della riforma delle professioni, rimessa in moto dal Governo con un disegno di legge del dicembre scorso, in merito al quale si dovrà raffrontare anche l’AIB per proporsi, se lo vorrà, come associazione professionale di riferimento dei bibliotecari italiani
Il codice etico non è altro che uno strumento di "moral suasion" e di autocontrollo, vincolante per gli iscritti e la loro condotta professionale. Le ragioni per cui le professioni, soprattutto riconosciute, si danno codici etico-deontologici possono essere così sintetizzate:
- per contemperare l’autonomia professionale con gli interessi dei fruitori delle prestazioni; da sottolineare come l’autonomia è una delle caratteristiche costitutive delle professioni, insieme al sapere specialistico;
- per promuovere alti standard di pratica professionale;
- per fornire ai membri della professione punti di riferimento ai fini dell’autovalutazione;
- per stabilire un quadro di comportamenti e responsabilità che aiutino a costruire l’identità professionale e aumentare il senso di appartenenza alla comunità professionale.
Il codice è ormai ritenuto uno strumento irrinunciabile soprattutto nei paesi ad alto sviluppo socio-economico, ove l’etica del lavoro è ricercata e voluta, quale garanzia per la continuità e il radicamento delle prestazioni messe in atto.
La risposta, non facile, ai problemi della professione bibliotecaria in Italia deve partire quindi da un’Associazione che, motivata da una revisione statutaria che la proietti più decisamente nella rappresentatività professionale, dia il via a una coraggiosa e costante azione di sostegno dei propri soci in quanto professionisti del settore.

A conclusione di questo intervento mi permetto di suggerire alcune proposte che, opportunamente integrate, possono contribuire a una rinnovata azione finalizzata al riconoscimento della professione bibliotecaria:
- agire su una riforma statutaria coraggiosa, tesa all’obiettivo primario di dare all’AIB il vero status di associazione professionale;
- promuovere e costituire autonomi organismi ed efficaci strumenti di controllo deontologico sull’attività professionale, dando quindi al Collegio dei Probiviri effettiva autonomia operativa sempre nell’ambito dei principi statutari;
- diffondere e promuovere il Codice deontologico non solo al proprio interno, ma anche verso gli utenti delle biblioteche, verso i cittadini in genere e verso gli amministratori pubblici;
- predisporre linee-guida che orientino comportamenti professionali deontologicamente coerenti nei settori del management e della gestione in generale dei servizi bibliotecari, quali l’esternalizzazione del lavoro, l’espletamento di appalti, il reclutamento del personale, la somministrazione di lavoro atipico, l’effettuazione di attività di stage, di tirocini formativi e di volontariato;
- infine, essere operativamente sempre in prima linea per impostare, stimolare e gestire le difficili ma irrinunciabili rivendicazioni a favore dei diritti di accesso, libero e incondizionato, degli utenti delle biblioteche agli strumenti della conoscenza e della lettura.

fausto.rosa@provincia.padova.it


ROSA, Fausto. Professione e deontologia, binomio inscindibile. «AIB notizie», 18 (2006), n. 10, p. 3.

Copyright AIB 2007-01, ultimo aggiornamento 2007-01-02 a cura di Zaira Maroccia
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n18/1003.htm3

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