[AIB] AIB notizie 19 (2007), n. 7-8
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Patrimoni audiovisivi
accesso e ricerca

Annamaria Abbamonte

Il seminario nazionale “Patrimoni audiovisivi: accesso e ricerca” (Roma, 23 novembre 2006), organizzato dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio democratico, dall’ANAI, da Multimediarchitecture e dal Centro di fotoriproduzione legatoria e restauro degli Archivi di Stato ha rappresentato un’occasione per riflettere e tirare le somme sugli aspetti e i risultati sino a ora raggiunti nel settore degli archivi audiovisivi e presentarne le prospettive future.

Attualmente gli archivi digitali, fino a pochi anni fa considerati ancora “nuovi archivi”, rappresentano al tempo stesso il presente e il futuro del settore archivistico, non solo per l’enorme produzione di audiovisivi che si è registrata nell’ultimo decennio, ma anche per il fatto che la digitalizzazione si prospetta come indispensabile strumento di conservazione e di fruizione di archivi storici e viaggia di pari passo con il progresso dei sistemi di catalogazione, conservazione e gestione di tali tipologie documentali.
Un esempio per tutti è l’acquisto sempre più ampio di archivi fotografici da parte dell’amministrazione archivistica registratosi nell’ultimo decennio, segno del progressivo interesse nei confronti di tutto ciò che fino agli anni ’90 non veniva considerato archivio, ossia la registrazione di immagini fisse e in movimento.
L’ingresso a pieno titolo nel settore archivistico di questi nuovi archivi è testimoniato dall’interesse dimostrato dall’Unesco e dal Congresso internazionale degli archivi, che ha prodotto anche un primo vero progetto relativo alla loro conservazione e gestione.
Dopo il progetto First, che si rivolgeva solo al materiale cinematografico, è nato TAPE (Training for Audiovisual Preservation in Europe) che abbraccia invece l’intero settore audiovisivo.

L’iniziativa, nata dall’Accademia delle scienze di Amsterdam, è finalizzata alla conoscenza dei piccoli archivi audiovisivi conservati nelle varie istituzioni culturali, alla conoscenza del materiale, delle tecniche di produzione, delle modalità di accesso e della loro gestione in termini di prevenzione. I paesi aderenti al progetto TAPE (Finlandia, Polonia e Austria) vogliono quindi cooperare nel censimento e nello studio di tale patrimonio, nell’individuazione di metodi di conservazione per mezzo della digitalizzazione e nella divulgazione tramite pubblicazioni e formazione.
A tale interesse pratico si accompagna, sul piano teorico, un processo di riconoscimento giuridico-istituzionale del patrimonio audiovisivo come bene archivistico e ancora di più come bene culturale, sotto questo aspetto ancora in evoluzione. Il problema principale però, al di là della definizione stessa di bene culturale, è quello del diritto alla privacy e del diritto d’autore, quindi, risolta la messa in discussione dell’oggetto audiovisivo, sorge il problema dell’accesso online allo stesso oggetto, risolvibile tramite la tutela del ruolo dell’editore, ad esempio, con l’utilizzo di limiti di accesso tramite un controllo e un tutoraggio sulla trasmissione dei contenuti.
Un aspetto particolarmente interessante del seminario è stato il resoconto dell’inchiesta svolta dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (AAMOD), tra utenti e operatori del settore, sull’accesso ai patrimoni audiovisivi, che ha non solo evidenziato il favore e l’interesse comune alla fruizione online di tali tipologie documentarie, ma anche la disponibilità alla condivisione di una stessa piattaforma informatica, cosa già adottata dall’AAMOD e dall’Istituto Luce. La condivisione di linguaggi comuni nei sistemi di catalogazione e di indicizzazione, quali l’XML, potrebbe infatti risolvere l’esigenza di una completezza e di una esaustività delle informazioni e degli strumenti di corredo.

È stato però sottolineato quanto si sia ancora lontani dalla messa in rete di tutti i cataloghi, in particolare di quelli cinematografici, per la differenza di standard di descrizione utilizzati dai vari istituti, nonché per il problema dell’accessibilità, ossia degli alti costi di fruizione.
Per non parlare poi della figura del documentalista-archivista audiovisivo, che nell’ambito dei cataloghi online svolge una funzione di mediazione e di reference, tanto nella loro compilazione quanto nell’accesso, ma risulta ancora una figura atipica nello scenario del riconoscimento professionale e ancora a metà strada tra il settore archivistico e quello biblioteconomico.
I temi, le problematiche e le proposte che si sono susseguite nel corso della giornata sono nate dalle testimonianze degli operatori del settore audiovisivo e dei suoi utenti, soffermandosi in particolare, nell’ambito dell’esigenza di una conservazione a lungo termine, sui problemi delle possibilità di accesso, ricerca e fruizione.
Primo elemento critico: la conservazione del materiale. Quando parliamo di materiale audiovisivo la prima caratteristica da sottolineare è che si tratta di immagini in movimento, nel caso di pellicole televisive o cinematografiche, oppure di immagini a colori o in bianco e nero nel caso delle fotografie. L’immagine va dunque conservata e restaurata per recuperarne al massimo l’integrità e va accompagnata da un breve commento o regesto che ne rappresenti il contenuto nella maniera più esaustiva e completa possibile.
Ne consegue la proposta di utilizzare standard descrittivi condivisi da più archivi, in modo da renderne più facile la consultazione e permettere la ricerca incrociata di dati tra più archivi. Proposta che non è stata ancora interamente realizzata, anche se l’archivio AAMOD e l’Istituto Luce utilizzano le norme dettate dalla Federazione italiana associazioni fotografiche (FIAF). In questo caso è stato dunque il settore biblioteconomico a fornire supporti dal punto di vista degli standard descrittivi, mentre il modello scheda MAG dell’ICCU è stato utilizzato per i metadati amministrativi e gestionali del materiale digitale. Il discorso appare diverso per quanto riguarda la descrizione dei contenuti, per i quali risulterebbero più adatti gli standard archivistici, nella separazione tra abstract, descrizione del contenuto e chiavi di accesso.
Secondo elemento critico: la fruizione, cui si collega il problema del diritto d’autore, da cui dipendono gli alti costi di consultazione e di accesso. Nel caso del materiale audiovisivo, il problema della consultazione e dei costi si collega alla possibilità di offrire all’utenza la visione di parti del documento stesso o copie, senza andare ad attingere sempre all’originale rischiandone anche il deterioramento e in modo da porre l’ulteriore questione di un trattamento diverso, a livello economico, della copia rispetto all’originale.

È risultato inoltre scarso, o comunque insufficiente, al fine di assicurare l’accesso e la fruizione del patrimonio audiovisivo, il sostegno da parte delle istituzioni al lavoro di studiosi e ricercatori del settore attraverso un coordinamento tra pubblico e privato.
Alla base dell’intera giornata, e delle discussioni che si sono succedute tra utenti e operatori, è emersa infine l’esigenza di una conoscenza a tutto tondo di quello che è il potenziale degli archivi audiovisivi in Italia. L’esigenza cioè di compiere un censimento del materiale esistente, dei possessori e delle loro possibilità di rendere fruibili i propri archivi.

annamaria.abbamonte@libero.it


ABBAMONTE, Annamaria. Patrimoni audiovisivi: accesso e ricerca. «AIB notizie», 19 (2007), n. 7-8, p. 13.

Copyright AIB 2007-07, ultimo aggiornamento 2007-07-19 a cura di Zaira Maroccia
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