[AIB] AIB notizie 19 (2007), n. 11
AIB-WEB   |   AIB notizie   |   Sommario n. 11/2007


World library and information Congress: 73rd IFLA general conference and council “Libraries for the future: progress, development and partnerships”
Durban, Sudafrica, 19-23 agosto 2007

Il programma del Congresso IFLA 2007 è disponibile a http://www.ifla.org/IV/ifla73/Programme2007.htm


FAIFE, Committee on Free Access to Information and Freedom of Expression

Igino Poggiali

Il Comitato FAIFE si è riunito a Durban il 18 agosto per l’ultima sessione del mandato 2003-2007 e il 24 agosto per la prima seduta del nuovo Comitato che resterà in carica dal 2007 al 2011. Nella sua nuova composizione, seguita alla riforma della sua struttura e delle sue modalità di funzionamento, approvata dal Governing Board nel giugno scorso, il Comitato è composto da nove membri riconfermati per due anni e scelti tra i più attivi dei 27 componenti del precedente mandato.
Ad essi si aggiungono sette nuovi membri che avranno un mandato di quattro anni e termineranno quindi nel 2011.
Nel 2009 decadranno i membri di durata biennale e si eleggeranno altri nove membri di durata quadriennale. In questo modo il Comitato avrà sempre una parte dei membri pienamente operativi. Io sono tra quelli riconfermati per il 2007-2009. Paul Sturges è stato riconfermato chair fino al 2009.

Questa nuova struttura centrale ristretta deve fare da perno a un network di stakeholders diffuso in tutti i Paesi che in modo capillare tenga monitorate le situazioni locali, denunciando le eventuali violazioni alla libertà di accesso all’informazione e alla libertà di espressione, e soprattutto faccia formazione e informazione verso gli operatori e gli utenti circa gli aspetti etici della professione e dei servizi che essa gestisce.
È evidente che le associazioni dovranno individuare le persone da accreditare costituendo dei focus group nazionali.
Tutto ciò sarà la base di una nuova stagione nella produzione del World report che raccoglie la descrizione della situazione nei singoli Paesi.

L’edizione del 2007 vedrà la presenza di 116 paesi e sarà pubblicata prioritariamente sul web del FAIFE, articolata per singole schede nazionali. Sarà così molto più facile fare attività di advocacy, fare confronti tra i nostri Report e quelli di altre organizzazioni simili come Amnesty International o Reportes san frontières.
Con queste organizzazioni siamo chiamati a collaborare e a scambiare informazioni a livello nazionale e a costruire iniziative comuni su temi condivisi.
Nel caso dell’AIB, l’organizzazione regionale consente di dare vita a questa rete di referenti locali in modo capillare.

Nella seduta del 18 si sono esaminati i primi punti dell’agenda che riguardavano in particolare le attività da proseguire nei settori trattati in Sudafrica, e cioè le attività che le biblioteche possono promuovere contro la corruzione e l’illegalità e i temi toccati nella sessione tenuta a Durban sulle attività di sostegno all’informazione in materia di HEV/AIDS. Per chi è interessato al tema si segnala, oltre alle relazioni tenute nella sessione 107 del 21 agosto, la consultazione dell’Annual Report 2006 che è in linea sulle pagine FAIFE del sito IFLA.
La maggior parte della riunione è stata però dedicata al rapporto di Stuart Hamilton e Frode Bakken sulla situazione dei diritti di accesso all’informazione e della libertà di espressione in Israele e Palestina.
La materia è molto complessa, come si può immaginare.
Ho suggerito di inserire queste problematiche nell’agenda politica dell’Unione Europea e del nostro Ministero degli Esteri perché la materia entri a far parte dei pacchetti e delle risoluzioni sul conflitto nell’area. È stato inoltre proposto per le stesse ragioni di investirne l’ex premier inglese Tony Blair per gli speciali compiti che si è assunto in questa strategia su mandato del cosiddetto “quartetto” (ONU, Stati Uniti, Unione Europea, Russia).
Per il FAIFE la questione si colloca nella strategia di attuazione delle tesi del World Summit on Information Society chiuso a Tunisi alla fine del 2005 e nel quale il ruolo delle biblioteche è stato fortemente sottolineato.

Negli obiettivi della missione che ha avuto una nuova fase all’inizio di settembre, caratterizzata da nuovi incontri con esponenti della professione sia in Israele che nei Territori,vi è la creazione di relazioni positive tra i bibliotecari israeliani e palestinesi, tese alla cooperazione e allo sviluppo dei servizi secondo i principi etici condivisi a livello internazionale.
L’Italia è chiamata a svolgere compiti di mediazione tra i gruppi professionali delle due parti, in vista della realizzazione di un’apposita conferenza internazionale a Ramallah nel marzo prossimo. L’esperienza sviluppata in quest’area dovrebbe servire come caso di studio per mettere a punto un insieme di buone pratiche da consolidare in un documento metodologico che definisca il ruolo delle biblioteche nelle aree colpite da conflitti. Tra le decisioni consolidate nella seduta del 24 e che ci coinvolge più da vicino vi è la scelta di tenere un satellite meeting a Roma in parallelo con l’organizzazione del World Library and Information Congress di Milano 2009.
Si è poi esaminata la situazione e il quadro delle iniziative da organizzare rispetto alla Conferenza di Quebec e un calendario dei prossimi eventi nei quali il FAIFE sarà coinvolto in varie parti del mondo tra cui Abu Dhabi, Ecuador, Brasile.


Library and research services for parliaments

Raissa Teodori

La sezione Library and Research Services for Parliaments ha tenuto la sua pre-conferenza, legata al congresso annuale dell’IFLA, a Cape Town, dal 15 al 17 agosto, ospite del Parlamento Sudafricano (per il programma svolto e le presentazioni consultare il sito www.ifla.parliament.gov.za/News.aspx).

Occasione di incontro tra realtà bibliotecarie anche molto diverse, ma accomunate dal prioritario compito di supporto alle assemblee legislative, il dibattito ha testimoniato il raggiungimento di un certo grado di consapevolezza della specificità professionale del bibliotecario parlamentare, delle sue finalità primarie e della sua missione istituzionale, pur nella varietà di forme e modalità in cui può trovarsi ad assolvere a tale compito e pur nell’assenza di un modello univoco di biblioteca parlamentare, in ragione della molteplicità dei contesti istituzionali, politici e culturali di appartenenza.
La collocazione geografica della conferenza, che ha consentito la presenza di numerosi rappresentanti di paesi africani “in via di sviluppo”, e spesso in via di transizione verso moderni regimi compiutamente democratici, ha favorito il confronto di esperienze profondamente diverse, ed è stata motivo di particolare concretezza di dibattito.

Nodi centrali del confronto, e di un proficuo scambio di idee e di esperienze, sono stati i temi della cooperazione e dell’innovazione, individuati come cardini, tra loro strettamente interdipendenti, dello sviluppo di un vero e proprio “sistema delle biblioteche parlamentari” che individui propri strumenti operativi e che, nel favorire lo sviluppo delle singole realtà bibliotecarie, sia capace di creare risorse informative e soprattutto di condividerle e renderle accessibili secondo principi di accuratezza, tempestività e trasparenza.

Attorno al binario tematico innovazione/cooperazione si è dunque articolata la conferenza, secondo uno schema ormai sperimentato dalla sezione.
Nella prima giornata, sempre dedicata al paese ospite, il Parlamento sudafricano ha avuto ampio spazio per presentare le proprie strutture di documentazione e gestione dell’informazione, sottolineandone fortemente il ruolo nell’ambito di una democrazia emergente come la propria; il dibattito si è esteso da lì alla funzione delle biblioteche parlamentari in relazione alle trasformazioni del ruolo delle assemblee legislative nel mondo contemporaneo, aspetto che coinvolge oggi anche le più consolidate “democrazie occidentali”; è seguita una visita alla biblioteca, che serve entrambe le Camere.
La seconda giornata ha centrato, alla luce delle esperienze di paesi appartenenti a diverse aree del mondo, il tema dell’innovazione, intesa sia come esigenza di rinnovamento delle finalità professionali e dei servizi offerti che come innovazione tecnologica propriamente detta, identificata come strumento primario di diffusione e condivisione dell’informazione al servizio dei Parlamenti e a beneficio della comunicazione tra istituzioni e società.

All’analisi delle singole iniziative di sviluppo degli strumenti informativi e di sfruttamento della rete (dai siti web alle pagine intranet, alle potenzialità di condivisione dell’informazione attraverso l’attivazione di web-based communities) si è affiancata anche in questo caso la valutazione delle attuali o potenziali strategie di cooperazione e partnership istituzionale.

L’aspetto della cooperazione è stato al centro soprattutto della terza giornata di conferenza, in particolare grazie a un interessante contributo delle Nazioni unite (UN), che hanno sottolineato l’importanza del binomio “innovazione tecnologica/cooperazione”, laddove la seconda va intesa come necessario strumento per lo sviluppo e lo sfruttamento del potenziale innovativo delle tecnologie dell’informazione.
Invitate a prendere parte alla conferenza, le UN hanno presentato alla Sezione le attività del Global Centre for Information and Communication Technologies in Parliaments, una struttura (con sede a Roma) lanciata nel 2005 dalle Nazioni unite e dall’Unione interparlamentare con lo scopo di promuovere l’informatizzazione dei processi legislativi, la cooperazione interparlamentare, la comunicazione tra parlamenti e cittadini.
Individuando nelle biblioteche e nei servizi di ricerca parlamentari, cardine in molti casi dei flussi informativi interni e con l’esterno delle assemblee legislative, un valido interlocutore per lo sviluppo dei loro progetti, le UN hanno proposto alla Sezione di attivare concrete forme di collaborazione offrendo a tal fine il proprio supporto tecnico e la propria mediazione nell’attivazione di reti e sistemi per la gestione dell’informazione parlamentare.

Le Nazioni unite hanno anche presentato, a una platea molto interessata, l’“Africa i-Parliament Action Plan”, un’iniziativa volta a rafforzare il ruolo dei parlamenti nelle giovani democrazie africane proprio attraverso un efficace uso delle tecnologie dell’informazione, che faciliti l’accesso alle informazioni sulle attività delle Assemblee e crei per i cittadini maggiori opportunità di partecipazione al processo democratico.
In attesa di strutturarsi sulla realizzazione di progetti concreti, il rapporto tra la Sezione IFLA e le Nazioni unite ha avuto per ora un seguito nell’invito formale e nella partecipazione di alcuni delegati di biblioteche e servizi di ricerca parlamentari (tra cui i rappresentanti italiani di Senato e Camera dei deputati) alla prima conferenza mondiale sul parlamento elettronico organizzata a Ginevra, il 10 e 11 ottobre scorsi, dal Global Centre for ICT in Parliaments.
Si è parlato a Cape Town, e se ne preciseranno i termini entro breve, di una iniziativa congiunta della Sezione IFLA e delle Nazioni unite in occasione della pre-conferenza che si terrà a Roma nel 2009.

Anche le relazioni presentate durante i lavori della conferenza generale, nella sessione dedicata alle biblioteche parlamentari, hanno avuto come oggetto sperimentazioni nel campo della cooperazione e dell’uso dell’innovazione tecnologica per consolidare un dialogo tra Parlamento e cittadini e una eventuale partecipazione attiva di questi alla vita politica e istituzionale.

Un’ulteriore giornata di attività della Sezione si è svolta il 22 agosto a Durban, in forma di workshop, come già era accaduto in anni precedenti. La formula sperimentata è quella dell’individuazione di temi di discussione ben definiti, affrontati nel corso della giornata dai delegati organizzati in gruppi di lavoro, guidati ognuno da un leader diverso.
Al termine, il confronto delle relazioni conclusive dei gruppi di lavoro porta alla discussione generale di tutti i delegati e alla definizione di linee guida e di documenti condivisi. Gli argomenti affrontati quest’anno sono stati: 1) marketing e promozione delle biblioteche parlamentari verso la propria utenza, anche tenendo conto della differenziazione tra utenti istituzionali e pubblico generale in quei paesi in cui questo sia ammesso; 2) esempi di innovazione dei servizi; 3) gestione delle risorse elettroniche e individuazione di strumenti utili per i paesi in via di sviluppo; 4) periodici elettronici, pro e contro, risorse attualmente disponibili, costi, opportunità di ricerca; 5) infine, la Sezione stessa, il suo futuro prossimo, attività, progetti, critiche e incentivi per una maggiore efficacia nel coordinamento di attività comuni, rilievo degli strumenti informativi interni ed esterni e necessità di una loro revisione (mailing list, sito web, newsletter, portale, World Directory of Parliamentary Libraries).
Si è anche posto l’accento sull’importanza di chiarire, nell’ambito dei lavori della Sezione, il peso relativo di biblioteche parlamentari e di servizi di ricerca, e sull’opportunità di non trattarli separatamente, malgrado in alcuni Parlamenti il rapporto tra le due tipologie di servizi di documentazione sia ancora piuttosto debole.

Le attività della Sezione sono state oggetto di discussione anche durante le due riunioni dello Standing Committee, che ha peraltro provveduto alla elezione di chair, secretary e information coordinator.
Si è deciso durante i due incontri di implementare la World Directory, semplificandone al contempo la struttura, di rinnovare la newsletter rendendola più esile e pubblicandola non più due ma tre volte all’anno, di riconsiderare l’utilizzo della pagina Parlanet ospitata dal sito del Parlamento cileno.
Si è deciso di curare un’edizione aggiornata delle Guidelines for legislative libraries, ribadendo l’esigenza di proprie linee guida, distinte da quelle delle Government Libraries, con cui pure è importante consolidare forme di collaborazione; già a Durban le biblioteche parlamentari hanno contribuito a una sessione delle Government Libraries in cui si è discussa la bozza delle loro guidelines. Infine ci si è interrogati sulle possibili strategie per spingere nuove biblioteche parlamentari ad aderire alla Sezione e si è formalizzata l’opportunità di cogliere l’invito alla collaborazione lanciato dal Global Centre for ICT in Parliament.
Adeguato spazio è stato dato infine alle conferenze future. Tema della conferenza canadese (Ottawa, 5-7 agosto 2008) sarà Legislative libraries: partners in democracy.
Il programma, ancora da definire, prevede di affrontare il problema della corretta interpretazione delle esigenze degli utenti istituzionali; di dare maggiore attenzione alla biblioteche parlamentari minori; di dedicare tempo a incontri pratici con lo staff della biblioteca del Parlamento canadese. È stato affrontata anche, in via del tutto interlocutoria, la scelta del tema ispiratore della pre-conferenza che si terrà a Roma nel 2009.
Nel quadro degli argomenti di interesse proposti per il futuro (tra gli altri: digitalizzazione; impatto della globalizzazione sulle biblioteche parlamentari; standards, statistiche, feedback e valutazione dei servizi), ha assunto un certo rilievo la questione dell’identità delle biblioteche parlamentari.
Si è evidenziata la pluralità dei modelli esistenti: dai variabili rapporti con i servizi di ricerca all’eterogeneità di raccolte e politiche delle acquisizioni, alla pluralità di forme di coordinamento con la rete bibliotecaria del paese di appartenenza, alle opposte politiche di accesso e di attivazione di rapporti con i cittadini.
Si è ritenuto utile prevedere un confronto su questo tema, allo scopo di delineare il quadro delle diversità, nel rispetto delle tradizioni culturali, storiche, istituzionali delle singole biblioteche, e di ridefinire al contempo le finalità condivise e la comune missione istituzionale, che essa si realizzi nel rapporto di servizio esclusivo con il proprio Parlamento, o nel rafforzamento del ruolo della biblioteca come tramite tra le istituzioni e la società.


Bibliography

Federica Paradisi

La sezione Bibliography, parte della Division Bibliographic Control, si occupa di promuovere il controllo bibliografico universale, tramite indirizzi su pratiche e standard relativi a produzione, contenuto, organizzazione, diffusione e archiviazione delle informazioni bibliografiche.
In questo contesto, la Sezione è particolarmente impegnata con le agenzie bibliografiche nazionali nel facilitare la creazione di bibliografie nazionali in paesi ove queste non esistano e la diffusione delle discipline bibliografiche nel mondo professionale.

La Sezione, che lavora in collegamento anche con altre, ad esempio con National Libraries, condividendone obiettivi comuni, è particolarmente interessata a sostenere, attraverso indagini conoscitive, qualunque iniziativa relativa al controllo bibliografico universale nei paesi africani e asiatici e a promuovere la partecipazione di bibliografie nazionali non rappresentate nella Sezione, come corresponding members.
All’interno della Sezione è attivo un gruppo di lavoro sulle linee guida per le bibliografie nazionali in formato elettronico (Guidelines for national bibliographies in the digital age).
Oltre ai tradizionali incontri di apertura e chiusura, che anche quest’anno hanno riservato uno spazio significativo alla pianificazione dei lavori per i futuri congressi IFLA di Québec (2008) e Milano (2009), la sezione Bibliography ha dato vita,congiuntamente con altre sezioni della Division Bibliographic Control, a due eccellenti sessioni congressuali.

La prima, dedicata specificamente al tema della cooperazione nei servizi bibliografici e del controllo bibliografico nei paesi africani, ha messo in evidenza progressi ma anche problemi ancora da risolvere. Dalle relazioni dei colleghi africani e, in particolare, da quella presentata da Amadou Békaye Sidibé (Bibliothèque nationale du Mali, Bamako, Mali), Bibliographies nationales africaines è emerso il problema di uno sviluppo che stenta a decollare nonostante la consapevolezza di voler “costruire” un sistema bibliografico funzionale.
Ha inoltre evidenziato il difficile raggiungimento di obiettivi, anche minimali, dati gli esigui bilanci per i servizi bibliografici, l’insufficienza della formazione dei bibliotecari, dovuta anche alla rarità delle scuole di biblioteconomia nei paesi africani, l’assenza o l’inosservanza in alcuni stati di una legislazione sul deposito legale.
A queste difficoltà si contrappongono le attività e il ruolo del Library of Congress Nairobi Office nella costruzione delle raccolte bibliografiche in Africa, descritte efficacemente nel rapporto Out of Africa and into international libraries: the role of the Library of Congress Nairobi Office in building Africana library collections di Pamela Howard-Reguindin.

Nella seconda sessione congressuale, su temi di interesse più generale, promossa congiuntamente con le sezioni National Libraries e Classification and Indexing, Ingrid Parent, (Library and Archives of Canada) nel suo interessante intervento, The importance of national bibliographies in the digital age, ha riferito del nuovo ruolo che le bibliografie nazionali sono chiamate a svolgere per una loro utile funzione nel mondo dell’informazione, così radicalmente mutato a causa delle nuove tecnologie informatiche.
Stante la conferma delle funzioni e del ruolo delle bibliografie nazionali e dei loro requisiti essenziali (informazione sulla produzione editoriale corrente, tempestività, esaustività e autorevolezza), si evidenzia un aspetto poco esplorato: chi sono gli utenti di una bibliografia nazionale, e quali sono le loro esigenze informative?
È quindi importante e urgente riconsiderare le bibliografie nazionali alla luce di questo aspetto, dal momento che più frequentemente rispetto a prima le biblioteche nazionali e le agenzie bibliografiche nazionali si trovano a dover affrontare pressioni finanziarie, oltreché a dover dimostrare un rientro soddisfacente degli investimenti impiegati.
Infatti, qualora non si potesse dimostrare l’utilità delle bibliografie nazionali per una vasta utenza e per i nuovi tipi di “ricercatori di informazione”, allora, queste potrebbero realmente essere relegate nella storia.

Occorre comunque bilanciare l’esigenza di mantenere i requisiti propri e le irrinunciabili caratteristiche di formati e standard autorevoli di una bibliografia nazionale, con i vantaggi offerti dalle nuove tecnologie a cui occorre rivolgersi con scelte strategiche.
Non tentare di adattare nuovi concetti all’interno di vecchi modelli, ma immaginare nuovi modi di acquisire e descrivere le diverse risorse informative.
Ripensare inoltre cosa può ancora essere una bibliografia nazionale e non cosa è attualmente, pur non rinunciando del tutto ai modelli esistenti, ma ragionare su quali devono esserne le funzionalità per i suoi utenti, adesso e per il futuro.

Occorre rivedere anche alcuni concetti: flessibilità nei livelli di standard e di descrizione bibliografica, attenzione ai nuovi formati bibliografici e alle informazioni su supporti informatici, il concetto di esaustività, dato il proliferare di pubblicazioni elettroniche e di siti web, la nozione di copertura “nazionale” (che nel Web non può più essere quella intesa tradizionalmente), la condivisione di responsabilità, aprendosi alla cooperazione con altre istituzioni, e alle iniziative di “open library” introdotte dal Web 2.0.
È seguito l’intervento The new “Guidelines for national bibliographies in the digital age” di Maja Zumer, chair del relativo gruppo di lavoro.
Le linee guida considerano i criteri di selezione, i livelli di catalogazione e gli standard descrittivi, la cooperazione con gli editori, i criteri generali per la creazione di una bibliografia nazionale, comprese le questioni organizzative, nonché le funzionalità di una bibliografia nazionale elettronica (accesso per la ricerca, formati di visualizzazione, interfaccia utente e interoperabilità con altre funzionalità di ricerca usate in altre bibliografie ecc.).

Il lavoro sulle linee guida è prossimo alla conclusione e il draft per i contributi e le osservazioni sarà reso pubblico alla fine del 2007.
La pubblicazione e la presentazione vera e propria sono previste nell’ambito della prossima IFLA Conference a Québec (agosto 2008).
Infine Patrice Landry (Swiss National Library), chair della sezione Classification and Indexing, ha presentato, anche a nome di Françoise Bourdon (Bibliothèque nationale de France), lo stato dei lavori del gruppo, che già dal 2005 lavora all’elaborazione delle linee guida per l’accesso per soggetto nelle bibliografie nazionali, nel rapporto Best practices for subject access to national bibliographies: interim report by the Working Group on Guidelines for Subject Access by National Libraries and National Bibliographic Agencies).
L’incontro di chiusura della sezione Bibliography, rinnovata in seguito alla scadenza del mandato di alcuni membri (chair è adesso Beacher Wiggins, Library of Congress, Acquisition and Bibliographic Access, segretario Christian Lupovici, Agence bibliographique de la France) ha confermato la missione strategica, visibile sul sito IFLA e il piano riveduto per il biennio 2007-2009.

DDC translators meeting e EDUG working group on 340 law

Anche quest’anno nell’ambito di IFLA si è tenuto l’incontro di quanti sono interessati alla Classificazione decimale Dewey (DDC) o fanno parte di gruppi di traduzione delle sue edizioni nazionali.
Il tema dell’incontro era “How can we all work together”. L’incontro, con l’organizzazione scientifica di Joan Mitchell, editor in chief della Dewey Decimal Classification, e supportato dall’ineccepibile organizzazione di OCLC, era dedicato alla cooperazione e partecipazione a progetti di traduzione, gestione e applicazione della classificazione nei vari ambienti documentari.
Circa trenta bibliotecari, provenienti da quindici paesi, hanno preso parte all’incontro.

Gordon Dunsire (University of Strathclyde, Scozia) ha presentato il recente progetto High-Level Thesaurus (HILT), nel quale la DDC è usata come “traduttore semantico” per la mappatura di differenti vocabolari di indicizzazione in inglese. La DDC è anche usata per classificare le collezioni rappresentate nel progetto, facilitando notevolmente il processo di “subject landscaping” per mezzo del “puntamento” alla raccolta più idonea nella quale cercare informazioni su aree disciplinari di specifico interesse.
Julianne Beall (Library of Congress, DDC assistant editor) ha presentato lo stato di avanzamento del lavoro congiunto tra la Library of Congress e la Deutsche Nationalbibliothek su alcune estensioni del formato MARC 21, estremamente flessibili e ospitali per la rappresentazione della DDC nelle sue varianti nazionali.
Pia Leth (Royal Library of Sweden), Ingebjorg Rype (National Library of Norway) e Joan Mitchell hanno inoltre presentato i risultati di un loro lavoro preliminare su modelli misti di traduzione della DDC, tali da unire, alla struttura standard inglese, contenuti di interesse locale espressi nella lingua del paese di traduzione (quali espansioni per le notazioni geografiche, per la storia ecc.). A questo modello si ispirerà l’edizione svedese della DDC.
Ha concluso la prima parte dell’incontro Michelle Rago (Library of Congress) illustrando la World Digital Library, progetto della Library of Congress nel quale la DDC è usata come schema concettuale standard per il recupero dell’informazione. Il prototipo di questo progetto, che sarà presentato nel prossimo ottobre 2007, includerà i sommari delle classi Dewey nelle sette lingue dei paesi partecipanti.
Nella seconda parte dell’incontro, dedicato alle informazioni sulle iniziative di traduzione, si sono susseguiti brevi rapporti da parte dei rappresentanti dei gruppi di traduzione. Per l’Italia, la rappresentante del Gruppo di traduzione della BNI, Federica Paradisi, ha informato sullo stato della traduzione dell’edizione italiana della DDC22, in corso presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Ha illustrato soprattutto il lavoro condotto in stretta collaborazione tra il Gruppo di traduzione della BNI e i curatori americani, relativamente ad alcune aree della classificazione quali, ad esempio, le espansioni per il nuovo codice di diritto canonico, le aree geografiche e la storia d’Italia, riorganizzate coerentemente alle regole editoriali diffuse da OCLC. Le medesime espansioni italiane sono state accolte anche nell’edizione standard inglese e una novità assoluta consiste nell’avere sviluppato la tavola dei periodi storici della Sardegna in epoca preunitaria.
Maria Ines Cordeiro (National Library of Portugal), editor in chief della Universal Decimal Classification, ha informato sulle più recenti iniziative di traduzione e riorganizzazione della Universal Decimal Classification oltreché sui nuovi sistemi di gestione editoriale, (esclusivamente elettronici) e sull’affinamento dei formati di rappresentazione dei dati.
Infine, Joan Mitchell ha concluso invitando tutti i presenti al prossimo incontro che si terrà a Québec nell’ambito di IFLA 2008. I partecipanti all’incontro hanno scelto all’unanimità di confrontarsi ancora sul tema discusso quest’anno, in particolare sul flusso di lavoro nel processo di traduzione della DDC, sul ruolo dell’Editorial Policy Committee nell’implementazione della classificazione, sulla presentazione dei lavori dell’EDUG (European Dewey Users Group), a un anno dalla sua costituzione.

European Dewey Users Group

L’EDUG, costituitosi a Berna nel giugno 2007, presso la Biblioteca nazionale svizzera (biblioteca ospitante), sotto l’egida del CENL (Conference of Directors of National Libraries), ha lo scopo di promuovere la cooperazione, la comunicazione e lo scambio di esperienze tra gli utenti europei della DDC, nonché di coordinare lo sviluppo del contenuto intellettuale della Classificazione Dewey secondo le esigenze bibliografiche delle biblioteche europee.
L’EDUG intende porsi come interlocutore autorevole del Dewey Decimal Classification Editorial Policy Committee (EPC). Ne fanno parte le biblioteche nazionali e le organizzazioni responsabili della traduzione e cura delle edizioni nazionali europee della DDC.
La BNCF è stata invitata a parteciparvi con una propria rappresentante (Federica Paradisi), impegnata al momento nella revisione e adattamento della tavola 340 Diritto.
Nell’incontro di Durban, infatti, sono state individuate nella tavola 340 le aree che necessitano di adattamento per la classificazione di soggetti dei sistemi giuridici romanogermanici, principalmente diffusi nell’Europa continentale.
Sono state anche discusse le linee guida di lavoro per rendere interoperabili gli adattamenti che si renderanno necessari sia con l’edizione standard inglese che con le altre traduzioni, pianificate scadenze e date, compresa la sessione plenaria dell’EDUG prevista a Francoforte presso la Deutsche Nationalbibliothek nell’aprile 2008.


Cataloguing

Mauro Guerrini

La novità principale nel settore della catalogazione è rappresentata dalla pubblicazione, proprio qualche giorno prima dell’inaugurazione del Congresso IFLA di Durban, della ISBD consolidated edition, la nuova ISBD derivante dalla fusione e dall’armonizzazione delle otto ISBD, la ISBD generale e le sette ISBD specifiche.
La ISBD consolidata rappresenta un avvenimento fondamentale che coinvolge migliaia e migliaia di bibliotecari e ha ripercussione su tutti gli OPAC del mondo.

Qualche notizia sul processo che ha portato a questo nuovo testo.
Nel 2003 l’IFLA costituì lo Study Group on the Future Directions of the ISBDs con l’obiettivo di armonizzare il testo delle otto ISBD superando le pur lievi discrasie normative degli standard, in particolare nelle aree 1, 2 e 6, e di arrivare a una ISBD consolidated edition, un’edizione unificata ed emendata, cioè a un testo riunito in un insieme omogeneo, a un testo unico della ISBD.

In definitiva, ottenere una ISBD che da una parte presentasse la normativa tradizionale in un’unica sequenza e dall’altra specificasse il comportamento per determinate tipologie di risorse documentarie, quando necessario; il testo unico avrebbe dovuto essere coerente in tutte le sue parti e avrebbe dovuto tenere conto degli emendamenti emersi dalle revisioni del triennio 2004-2006.
Il lavoro si è concluso all’inizio del 2007 e la ISBD consolidated edition è stata pubblicata nell’agosto 2007.

La redazione di un testo unico era auspicata da tempo, ed era considerata necessaria da quei paesi, in particolare europei, che impiegano le ISBD direttamente come codice di catalogazione, e ritenuta utile dalla comunità bibliotecaria che fa riferimento alle AACR.
All’armonizzazione e alla redazione dell’edizione unificata della ISBD hanno partecipato la Deutsche National Bibliothek, sede di Francoforte sul Meno, la Bibliothèque nationale de France di Parigi, la Biblioteca Nacional de España di Madrid e alcuni esperti.
Il testo è in corso di traduzione italiana da parte di un gruppo di lavoro nominato dall’ICCU.

Altro momento importante è stato l’incontro IME ICC (Meeting of Experts on an International Cataloguing Code) di Pretoria, che ha concluso i congressi regionali inaugurati a Francoforte (2003) e proseguiti a Buenos Aires (2004), Il Cairo (2005) e Seoul (2006). Il Planning Committee e i delegati che hanno partecipato ai vari incontri internazionali hanno discusso la Dichiarazione dei nuovi principi emanata nel 2003, modificandola in vari punti.
Per l’incontro di Seoul e di Pretoria il delegato italiano ha spedito un testo (concordato con vari esperti) che proponeva di modificare la Dichiarazione originaria del 2003 in numerosi punti e proponeva l’inserimento dell’Appendice all’inizio del testo dei principi.
La discussione dei circa 40 delegati africani, alcuni dei quali competentissimi (Sud Africa, Namibia) presenti a Pretoria è stata purtroppo limitata nel tempo; ciò ha provocato reazioni negative da parte di alcuni membri del Planning Committee (Spagna e Italia), che sono riusciti a ottenere un incontro ampio a Durban, nel quale sono state discusse le proposte innovative italiane.

Il delegato italiano ha proposto che il processo non termini a Durban, ma a Québec City, il prossimo anno, in modo da poter discutere adeguatamente quanto emerso dall’avvincente dibattito internazionale iniziato a Francoforte e dalle proposte presentate da alcuni esperti e da alcune agenzie bibliografiche nazionali (formulazione dei nomi nelle culture non occidentali, concetto di parola, lingua del catalogo, concetto di nazionalità degli autori ecc.).


Classification and Indexing

Leda Bultrini

Il 2007 è stato anno di elezione alle cariche di coordinatore e segretario della Sezione. Patrice Landry, già chair per il biennio 2005-2007, è stato confermato fino al 2009; a Barbara Tillett, alla scadenza del secondo mandato da segretaria, succederà per il prossimo biennio Leda Bultrini. Billie Hackney proseguirà nel suo incarico di coordinatrice dell’informazione e curatrice della newsletter.

La Classification and Indexing open session, vale a dire la conferenza organizzata dalla Sezione all’interno del Congresso sui temi di suo interesse e competenza, avente come titolo “Partners for subject access to bring libraries and users together”, ha avuto un notevole successo di partecipazione, a testimonianza dell’attenzione che il mondo della professione riserva ai temi della cooperazione bibliotecari-utenti per lo sviluppo di sistemi e strumenti che meglio soddisfino le esigenze degli utilizzatori.
Gli interventi, selezionati, come è divenuta consuetudine per la Sezione, da un ristretto gruppo di lavoro, quest’anno composto da Dorothy McGarry e David Miller e coordinato da Leda Bultrini, che ha svolto anche la funzione di moderatrice della conferenza, hanno riguardato l’adattamento della DDC alle esigenze territoriali, in particolare dell’Indonesia, l’indicizzazione di materiali audiovisivi per utenti con disabilità visive e la pratica dello user tagging delle risorse bibliografiche, di cui si è analizzata la necessità (e la possibilità) di valutazione dell’efficacia e l’opportunità e la possibilità di integrazione nei propri sistemi di indicizzazione e ricerca da parte delle biblioteche.

I quattro interventi (L. Sulistyo-Basuki, Greater subject access to Dewey Decimal Classification’s notation, with special reference to Indonesia’s geography, period and language notations; James M. Turner, Audio description text for indexing films; Jonathan Furner, User tagging of library resources: toward a framework for system evaluation; Sarah Hayman – Nick Lothian, Taxonomy directed folksonomies: integrating user tagging and controlled vocabularies for Australian education networks) sono tutti consultabili all’indirizzo: http://www.ifla.org/IV/ifla73/Programme2007.htm.
I contributi di James M. Turner e di Jonathan Furner saranno pubblicati anche sulla rivista «International cataloguing and bibliographic control».

Gli incontri dello Standing Committee hanno portato alla formulazione più puntuale del tema della open session del congresso 2008 in Québec che sarà Classification and indexing without language borders, e avrà lo scopo di fare il punto sull’interoperabilità fra i diversi sistemi e strumenti di classificazione e di indicizzazione.
In coerenza con il tema generale del congresso di Milano del 2009, “Libraries create futures: building on cultural heritage”, per la riflessione specifica della sezione Classification and Indexing ci si è orientati sul titolo di massima Foundations to build future subject access che sarà meglio precisato nei prossimi mesi e sottintende l’intenzione di esaminare gli ultimi sviluppi di standard, linee guida internazionali e sistemi nazionali, ribadendo l’importanza della cultura professionale dalla quale essi originano.

È stata confermata la volontà di organizzare nel 2009 in Italia un satellite meeting da tenersi a Firenze, per il quale la direttrice della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, Antonia Ida Fontana, ha espresso il massimo interesse e ha assicurato il pieno supporto da parte della sua istituzione.
Si tratterebbe di un evento di particolare rilievo, se si considera che l’ultimo satellite meeting organizzato dalla sezione Classification and Indexing risale al 2001, e il suo scopo sarà quello di porre a confronto l’evoluzione dell’indicizzazione sul versante della ricerca e della produzione biblioteconomia con le possibilità offerte concretamente dai produttori di tecnologia, allo scopo di indurre le due comunità professionali a cooperare perché gli utenti possano trarre il meglio dalla combinazione delle potenzialità degli strumenti che bibliotecari e sviluppatori di software sono in grado di mettere in campo.
Titolo provvisorio dell’evento è Past lessons, future challenges in subject access.

Nel periodo di svolgimento del congresso di Durban si sono riuniti più volte i gruppi di lavoro attivi all’interno della Sezione, vale a dire quello relativo alla formulazione di linee guida per l’accesso per soggetto per le agenzie bibliografiche nazionali e quello che lavora ai requisiti funzionali dei record d’autorità dei soggetti (WG on Functional Requirements for Subject Authority Records, FRSAR).
In particolare, i ripetuti incontri del gruppo FRSAR, che già aveva elaborato durante l’anno trascorso la definizione delle funzioni utente, hanno portato alla formulazione di una bozza condivisa di modello per le entità del Gruppo 3, che sarà messa a punto nei prossimi mesi. Per il 2008 si prevede la formulazione della prima bozza del lavoro concluso.
Il gruppo che sta sviluppando le indicazioni per l’accesso per soggetto da parte delle agenzie bibliografiche nazionali ha presentato, con un intervento di Patrice Landry e Françoise Bourdon in una conferenza congiunta tenuta dalle sezione National Libraries e Classification and Indexing, una ricognizione degli elementi comuni presenti nelle politiche per l’accesso per soggetto nelle bibliografie nazionali raccolte nei mesi precedenti.
Nelle riunioni del gruppo è stato stabilito il calendario dei lavori che dovrebbe portare per il prossimo agosto alla formulazione della prima bozza delle raccomandazioni.

È stata, invece, ulteriormente rinviata la ripresa dei lavori del progetto MulDiCat, The multilingual dictionary of cataloging, che ha lo scopo di realizzare un dizionario normalizzato multilingue della terminologia biblioteconomica, che funga da base per la stesura dei documenti ufficiali e degli standard internazionali nel settore.
La sezione Cataloguing, che lo aveva avviato e ne teneva il coordinamento, trovandosi in difficoltà a individuare al suo interno un coordinatore, ne ha proposto la conduzione alla sezione Classification and Indexing, che ha risposto positivamente.
È stato, tuttavia, ritenuto opportuno attendere, per riavviare le attività, l’edizione consolidata dell’ISBD e i risultati del lavoro degli IME ICC (IFLA Meetings of Experts for an International Cataloguing Code), tenendo anche conto della circostanza che nel prossimo futuro la disponibilità di nuove tecnologie collegate con il Web semantico (RDF – Resource Description Framework, SKOS – Simple Knowledge Organization System, ecc.) renderà più semplici i necessari collegamenti fra le terminologie.

Ugualmente rilevanti potranno essere i risultati delle partnership che si stanno creando fra la comunità di elaborazione dell’RDA (Resource Description and Access, il nuovo codice catalografico che sostituirà le AACR) e altre comunità come DCMI (Dublin Core Metadata Initiative).
Informazioni più dettagliate sulle attività della Sezione sono, come di consueto, reperibili sul sito web e nella newsletter pubblicata due volte l’anno e scaricabile al medesimo indirizzo.


Serials and other continuing resources

Simonetta Pasqualis

La sezione delle Pubblicazioni seriali e altre risorse continuative (http://www.ifla.org/VII/s16/index.htm) si è riunita come di consueto all’inizio (18 agosto) e alla fine (24 agosto) della conferenza annuale tenutasi a Durban, affrontando vari temi tra cui la revisione del Piano strategico per il 2008-2009, l’organizzazione della open session per Quebec City 2008, culminando con l’elezione del nuovo presidente, Ann Okerson di Yale, e del nuovo segretario, Eva-Lisa Holm Granath dell’Università di Linkoping in Svezia, nonché la conferma della sottoscritta quale information coordinator e newsletter editor.
La sezione è attualmente composta da 13 membri, di cui 7 al primo mandato e 6 al secondo con varie scadenze.
La conferenza di Durban è stata preceduta da una conferenza satellite tenutasi a Cape Town il 16 e 17 agosto che aveva per titolo “Electronic resource management systems: a solution with its own challenges”.
La conferenza è stata molto apprezzata e seguita dai colleghi africani, e ha visto 11 relatori provenienti dagli Stati Uniti, dal Regno Unito, dalla Svezia, dal Sud Africa che hanno toccato molti aspetti degli ERMS sia dal punto di vista delle biblioteche che dei providers. Visto il successo e l’interesse per l’argomento, è probabile che tale tema venga ripreso a Quebec City nel 2008.

Il 22 agosto si è svolta la sessione dei Seriali che aveva per titolo Serials and other continuing resources: new initiatives in Africa and developing countries.
La sessione era presieduta dal presidente Ann Okerson e si incentrava sul mondo dei seriali nel contesto africano.
Questi i titoli delle relazioni tutte disponibili online:

  • Margaret Crampton (NISC, South Africa) – Susan Murray (AJOL, South Africa), Access to African published research: the complementary approaches of NISC SA and African journals online;
  • Jason Phillips (JSTOR), The JSTOR African Access Initiative;
  • Serge Bounda (UNEP, Nairobi, Kenya), Online access to research in the environment (OARE): UNEP/Yale University new strategic and capacity building tool to enhance the role of libraries in partnership for development;
  • Michele Pickover (University of Witwatersrand, South Africa), The DISA Project: packaging South African heritage as a continuing resource: content, access, ownership and ideology.
  • Vorrei inoltre segnalare che nella sessione del 21 agosto E-learning: in search of collaboration and quality la collega Matilde Fontanin dell’Università di Trieste, assieme a Mitja Svab dell’Università di Padova, ha presentato con successo la relazione, Applying Moodle to continuing professional development. “Old” contents in a new container?, segnando così un punto a favore della presenza italiana all’IFLA.
    Come sempre la conferenza è stata foriera di nuovi e importanti contatti e di momenti di intrattenimento culturale: assai interessante la visita alla biblioteca della Zululand University, che, come dice il nome, si occupa di preservare il patrimonio culturale e di tradizioni degli Zulu, oltre a fornire un’ottima preparazione universitaria che guarda al territorio e alla sua conservazione e agli sviluppi da proporre in quella parte di Africa.
    La vivace e calorosa accoglienza dei colleghi della Zululand University ci hanno fatto dimenticare l’atmosfera un po’ soffocante e blindata nella quale eravamo costretti a muoverci nella città durante tutta la conferenza; l’esperienza IFLA resta comunque, anche dopo un mandato, un’esperienza che mi auspico tanti troveranno il modo di provare vista la grande occasione che avremo nel 2009 di ospitare la conferenza a Milano.
    Mi auguro che tanti colleghi saranno tentati da questa esperienza e che ci troveremo numerosi a vivere IFLA Milano 2009.


    Education and training

    Anna Maria Tammaro

    Le sezioni IFLA sono organizzate in divisioni, con compiti di coordinamento e di indirizzo. La divisione Education and Research collega le sezioni Education and Training, Library History, Reading, Information Literacy e Continuing Professional Development.
    Il focus delle conferenze di Durban è stato sull’Africa e sulle nazioni in via di sviluppo, evidenziando in modo critico le problematiche e le tendenze in corso.
    Il quadro che è stato delineato mostra uno sviluppo e una difficile evoluzione delle biblioteche e della biblioteconomia dei paesi in via di sviluppo verso un modello che non vuole copiare passivamente quello della cultura dominante, come è stato finora. Questo anche attraverso forme di cooperazione che sono state recentemente attuate tra le scuole di biblioteconomia delle nazioni in via di sviluppo.

    La cooperazione è stato il tema delle tre sessioni organizzate da Education and Training insieme al gruppo di discussione LIS in Developing Countries, dal titolo: 1) Advancing LIS education in developing countries: views from LIS educators and practitioners; 2) Quality assurance and LIS education in developing countries; 3) Collaboration among LIS schools in Africa.
    Una relazione interessante è stata quella di Ian Johnson (The Robert Gordon University, Aberdeen, Great Britain) che ha descritto le tre fasi che hanno caratterizzato finora le relazioni tra le nazioni occidentali e le nazioni in via di sviluppo: nella prima fase, successiva al periodo coloniale, è stato imposto ai paesi in via di sviluppo il modello di biblioteca e il modello formativo occidentale, con lo scopo di attrarre studenti di biblioteconomia; in una seconda fase si è cercato di aiutare questi paesi a sviluppare proprie scuole di biblioteconomia, con un’attività di consulenza che tuttavia raramente teneva in giusta considerazione le problematiche e le tradizioni delle nazioni più povere; la fase attuale, appena iniziata, è sicuramente molto importante e viene definita della Terza via, intendendo con questo una nuova relazione delle scuole di biblioteconomia tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo, basata su rapporti tra pari.
    Le scuole di biblioteconomia delle nazioni in via di sviluppo stanno crescendo, anche in considerazione del fatto che le persone non sono propense alla mobilità e hanno molte problematiche che riguardano le risorse disponibili, incluso i docenti e la loro preparazione. Il problema della qualità della formazione è quindi considerato molto importante, ma percepito soprattutto come standard di risorse minime che sono necessarie per l’insegnamento.

    Nella discussione è stato fatto notare che la didattica, soprattutto una didattica attenta alle metodologie del costruttivismo, è quanto e forse più importante della quantità di risorse, e che spesso gli studenti che vengono dai paesi in via di sviluppo mancano di spirito critico, a causa di una formazione basata sul libro di testo e lezioni tradizionali.
    Il fenomeno attuale più interessante riguarda sicuramente la collaborazione che i paesi in via di sviluppo hanno avviato tra di loro, che è stata illustrata da Chifeng P. Lin per l’Asia e da Dennis N. Ocholla per il Sud Africa.

    Nel curriculum viene considerato particolarmente importante l’information literacy, per la potenzialità che questa capacità ha di contribuire allo sviluppo delle nazioni.
    Un altro contenuto ritenuto importante riguarda l’applicazione delle tecnologie alle biblioteche. La sezione Continuing Professional Development and Workplace Learning si è concentrata sulla cooperazione, descrivendo alcuni casi di cooperazione tra il Sud Africa e la Finlandia (Marjatta Lahti e Tommy Matthee) e sull’advocacy (Michael Dowling), che è il tema presidenziale di quest’anno.

    La sezione Library History ha provato a delineare la storia delle biblioteche e della biblioteconomia in Africa. Le biblioteche non sono molto popolari in una civiltà basata sulla cultura orale (Sebina Levember), ma l’attuale storia, in particolare il periodo dopo l’apartheid in Sud Africa, vede un grande investimento in biblioteche a favore di una migliore cittadinanza e a supporto dell’apprendimento (Archie Dick).
    La sezione Library Theory infine, ha focalizzato la ricerca e le pubblicazioni di biblioteconomia realizzate in Africa. I relatori hanno descritto l’approccio seguito nell’annoso problema della teoria e della pratica (Wahid Gdoura) e la problematica dell’analisi delle citazioni bibliografiche (Omwoyo Bosire Onyancha).

    La sezione Information Literacy ha focalizzato il registro delle risorse per l’information literacy, che è stato realizzato dalla Sezione insieme all’Unesco (Jesus Lau, Sylvie Chevillotte e Linda Goff).
    La particolarità e l’interesse principale del Registro è che esso mostra come le singole nazioni concepiscono questa capacità di usare l’informazione che è diventata essenziale per la sopravvivenza.

    La sessione più frequentata, con circa 450 partecipanti, è stata quella organizzata dal gruppo di discussione sull’e-learning, in collaborazione con Education and Training, Continuing Professional Development e Information Literacy.
    Il tema della sessione era la necessaria collaborazione tra docenti e professionisti per migliorare la qualità dell’e-learning.
    È stato illustrato il progetto WISE, in cui le università americane collaborano per condividere i materiali didattici, il progetto WebJunction dell’OCLC per la formazione continua e un’esperienza di una biblioteca universitaria del Sud Africa, la Tshwane University of Technology a Pretoria, in cui l’iniziativa di sostenere l’e-learning ha completamente cambiato l’immagine della biblioteca per il suo pubblico, anche convogliando finanziamenti e interesse degli amministratori.
    La presentazione che è stata ritenuta più interessante è stata quella di Matilde Fontanin, che ha illustrato un corso in linea per l’apprendimento dell’inglese realizzato presso l’Università di Padova.

    In conclusione, l’ultima sessione, quella organizzata dalla Division VII, ha ripreso il tema della Terza via, tema già introdotto da Johnson nella prima sessione, focalizzando la costruzione della Terza cultura.
    Dopo il colonialismo, in un periodo di crescente globalizzazione anche come effetto di Internet e del Web, Robert M. Mason ha detto che i confini delle nazioni hanno perso importanza e la sfida è quella di costruire una Biblioteca globale (Global Library)!


    IFLA 2007: impressioni di una “first-timer”

    Matilde Fontanin

    Sono una bibliotecaria “di trincea”, di quelle che al mattino si trovano a dover riorganizzare i turni di apertura per coprire un’assenza imprevista, o che passano in rassegna gli scaffali per vedere dov’è finito quel libro che ieri c’era e oggi non si trova più. Sorprendentemente però sono stata alla Conferenza IFLA 2007 a Durban.
    Sorprendente è l’aggettivo più adatto a descrivere questa mia esperienza, perchè in effetti è stata tutta una sorpresa, a partire dall’accettazione del mio contributo.
    La “colpa” è tutta di un corso di inglese per bibliotecari e di alcune colleghe che credevano stessimo facendo un’esperienza diversa. Il Centro di ateneo per le biblioteche dell’Università di Padova lo scorso inverno mi chiese di tenere un corso per bibliotecari con conoscenza medio-alta di inglese, mirato a prepararli a descrivere i servizi della biblioteca e a comunicare le loro esperienze a una platea internazionale.
    Decidemmo che il corso si sarebbe svolto in modalità “blended”, alternando incontri in presenza con lavoro in linea.
    Grazie all’appoggio dell’unità di e-learning dell’Ateneo riuscimmo facilmente a realizzare il progetto.
    La soddisfazione fu molta, sia da parte dei partecipanti che della gestione; quindi una collega del CAB di Padova mi buttò lì un giorno l’idea di parlare di questa nostra esperienza all’IFLA.
    Quando lessi il call for papers della sezione E-learning (ora divenuta Special Interest Group) proposi il mio testo, ed ebbi la prima sorpresa: un giorno ricevetti una e-mail da Ian Smith che mi comunicava che il mio contributo era stato accettato, e che avevo circa una settimana di tempo per confermare la mia presenza a Durban.
    Lo confesso, sprofondai nel panico, perché non avevo pensato seriamente che l’IFLA prendesse in considerazione la relazione su un’esperienza sul campo tutto sommato circoscritta, ma evidentemente mi sbagliavo. Quindi mi si poneva il problema di andare a Durban, un problema sia di tempo che – soprattutto – di disponibilità economica. Non lo nascondo, la conferenza IFLA è costosa. Già la quota di iscrizione è piuttosto alta, e francamente non vedevo applicabile la scelta di iscrivermi a una sola giornata, visto che dovevo andare dall’altra parte del mondo.
    Il volo, inoltre, non si può fare con compagnie low cost, quindi si può sperare in un buon prezzo, ma non nei miracoli. Dopo aver quasi pensato a rinunciare, giunse in mio generoso soccorso il Sistema bibliotecario di ateneo dell’Università di Trieste, che desidero qui ringraziare perché con il suo contributo mi permise di pensare seriamente di fare questa esperienza, anche se dovevo sobbarcarmi una parte dei costi.

    Non sapevo cosa aspettarmi dal World Library and Information Congress dell’IFLA, ma certo avevo bene in mente una serie di pubblicazioni: le linee guida, le raccomandazioni, i manifesti, dove si delineano linee politiche e obiettivi auspicabili.
    Da queste mi ero fatta l’idea di trovarmi in un contesto dove venivano trattati temi “alti”, utili per la riflessione ma non necessariamente legati alla pratica delle piccole situazioni quotidiane; e qui ho avuto la seconda sorpresa: all’IFLA ho incontrato persone reali, con problemi reali e spesso non dissimili dai nostri.

    Il fatto di partecipare come oratore mi ha permesso di apprendere molto dallo scambio con gli altri colleghi invitati a parlare nella stessa sessione; quanto alla comunicazione della mia esperienza, deve essere andata a buon segno, perché nei giorni a seguire ho avuto moltissime richieste di contatti e di chiarimenti da bibliotecari di tutto il mondo, molto interessati all’uso di Moodle nell’e-learning e nel blended learning, anche per le sue possibili applicazioni all’information literacy.
    Ancora più sorprendentemente, l’interesse veniva anche da bibliotecari di paesi che tradizionalmente pensiamo più avanzati di noi dal punto di vista dei finanziamenti, della salute della macchina istituzionale e dell’innovazione, questo a dimostrare che anche le nostre esperienze nazionali sono valide e che in un clima favorevole allo scambio – come al World Library and Information Congress – si può apprendere e confrontarsi.

    Le sessioni alle quali ho scelto di assistere – sono davvero tantissime e si deve selezionare – hanno in buona parte raccontato esperienze concrete, piccole e simili a molti altri progetti che ho visto sorgere anche da noi: dalla library 2.0 agli archivi istituzionali, dalle varie strategie per avvicinare gli utenti alla biblioteca accademica e alle biblioteche digitali.
    Ho ascoltato molte persone parlare, provenienti da molti paesi, e ho trovato comunicatori più o meno capaci sia tra i madrelingua inglesi che tra coloro per i quali l’inglese è una seconda lingua, a dimostrare che non dovremmo aver troppa paura della barriera della lingua. Un madrelingua sarà certo avvantaggiato, comunque non tutti gli oratori stranieri parlavano perfettamente l’inglese, eppure riuscivano comunque a comunicare il loro messaggio. Si noti poi che anche un madrelingua più nervoso, che si limiti a leggere il proprio intervento scritto, finisce per fare fatica a catturare l’attenzione.
    I dubbi che potevano lasciare alcune parti dell’esposizione erano occasione di domande in sala o di chiarimenti post-conference, che magari portano a stringere legami utili alla crescita professionale, e sicuramente nell’immediato portano a un confronto.

    Insomma, la lingua è una barriera, ma solo in parte. Dei colleghi ai quali ho insegnato inglese professionale in questi ultimi anni, la quasi totalità sarebbe stata in grado di partecipare fruttuosamente alla conferenza.
    La cosa che più mi ha colpito del Congresso IFLA è l’atmosfera di condivisione, la disponibilità dei convenuti a presentarsi a chiunque, e raccontare reciprocamente le proprie situazioni lavorative.
    Altri momenti che mi sono rimasti impressi dell’esperienza sono stati la maestosa cerimonia di apertura, dove ho trovato, pur in mezzo ai balli e alle coreografie, degli spunti di riflessione; tra questi momenti ricordo in particolare le parole del giudice Albie Sachs, ora membro della Corte costituzionale Sudafricana.
    Quest’uomo ricordava come durante il periodo dell’apartheid egli fosse stato rinchiuso in isolamento senza processo – sulla base di una legge detta “dei 90 giorni” – semplicemente a causa del suo impegno per i diritti umani. Credeva di impazzire chiuso in una piccola cella senza nulla da fare, finché l’accesso miracolosamente concessogli alla biblioteca lo salvò dalla pazzia, e – avendo davanti a sé molto tempo – si concesse di leggere tutti quei ponderosi classici che si riprometteva di leggere da tutta la vita.
    Altro momento sorprendente è stata la visita alle biblioteche di Mpumalanga. Dapprima visitammo una piccola biblioteca pubblica in un distretto rurale. Qui i bibliotecari al loro arrivo avevano deciso di coinvolgere le donne della zona in un esperimento di orto condiviso, con l’obiettivo di avvicinare alla biblioteca – pur sempre una struttura istituzionale – le popolazioni di colore che delle istituzioni, dopo l’apartheid, non avevano alcuna fiducia.
    La stessa biblioteca porta ora avanti progetti per il finanziamento dell’istruzione verso ragazzine di colore, in genere svantaggiate rispetto ai maschi, e si pone, grazie ai finanziamenti ricevuti da un’azienda locale, come punto di aggregazione e di formazione della popolazione rurale.
    È in biblioteca che viene offerto l’accesso ai computer per i giovani del posto, che li utilizzano per preparare i loro curriculum vitae e imparano ad adoperarli in vista di un loro impiego nell’industria locale.

    Abbiamo poi visitato la splendida biblioteca di Pietermaritzburg, una di quelle strutture dove a noi tutti piacerebbe lavorare per la funzionalità e luminosità dei locali, dove però i libri e le attrezzature continuano ad arrivare soprattutto grazie alla Carnegie Foundation, in cambio all’impegno della biblioteca a fornire lo spazio per l’“American Library”.
    Una bibliotecaria norvegese ha fatto notare come la sua struttura abbia rifiutato la stessa offerta, avendo ritenuto prioritaria la loro libertà di scegliere le collezioni.
    Il bibliotecario sudafricano ha ribattuto che senza questo apporto finanziario loro non avrebbero avuto collezioni da amministrare. E alla luce della libertà di pensiero tutto questo fa riflettere, ma qui si aprirebbe una pagina molto più ampia, che forse spetta al FAIFE.
    Un’altra cosa che mi ha colpito è l’entusiasmo con il quale il congresso IFLA è stato accolto dai bibliotecari africani in generale, e in particolare dai sudafricani. Forse l’entusiasmo che si percepiva era quello di una nazione che ha in sé una grande energia di rinnovamento, nonostante i grossi problemi, e che crede nel futuro, comunque la presenza africana è stata altissima, critica e costruttiva.
    Va infine ricordato che per gli africani sono stati predisposti degli aiuti finanziari per permettere la partecipazione all’evento.
    Dopo quello che ho visto, posso solo augurarmi che a Milano nel 2009 potremo fare altrettanto per quanto riguarda la partecipazione italiana, perché sono convinta che per un bibliotecario la partecipazione all’IFLA sia un’esperienza da fare almeno una volta nella vita professionale.


    World library and information Congress: 73rd IFLA general conference and council “Libraries for the future: progress, development and partnerships”. «AIB notizie», 19 (2007), n. 11, p. 4-14.

    Copyright AIB 2007-12, ultimo aggiornamento 2007-12-14 a cura di Zaira Maroccia
    URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n19/1104.htm3

    AIB-WEB   |   AIB notizie   |   Sommario n. 11/2007