[AIB] AIB notizie 19 (2007), n. 11
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S(i)CN, servizio (in)civile nazionale

Andrea Marchitelli

A partire dall’estate, anche quest’anno – come negli scorsi – abbiamo visto passare, in AIB-CUR [1], una notevole quantità di annunci che davano notizia dei numerosissimi bandi aperti, in tutta Italia, per presentarsi come volontari del Servizio civile nazionale (SCN) [2].
Elemento caratterizzante di questi comunicati era, ovviamente, vista la natura della lista nella quale transitavano, la possibilità di svolgere il Servizio civile in una biblioteca o in un centro di documentazione.
Il Servizio civile nazionale volontario, istituito attraverso la legge 64/2001, nasce con l’obiettivo di raggiungere le seguenti finalità e principi previsti dalla legge stessa all’art 1. Tra questi, quelli più vicini al nostro ambito, recitano:

«partecipare alla salvaguardia e tutela del patrimonio della Nazione, con particolare riguardo ai settori ambientale, anche sotto l’aspetto dell’agricoltura in zona di montagna, forestale, storico-artistico, culturale e della protezione civile».

Ho esaminato i bandi diffusi attraverso AIB-CUR quest’anno [3], con l’idea di capire se il tipo di attività alle quali vengono destinati i volontari risponda a questa indicazione di principio. I quindici bandi riguardano complessivamente 127 figure, destinate a biblioteche di varia appartenenza, in maggioranza di università ed ente locale. Il numero è enorme, soprattutto se rapportato alla quantità di assunzioni per figure professionali appartenenti alla medesima area nel medesimo periodo.
Provando ad analizzare nello specifico le attività di impiego dei volontari SCN, così come descritte nei bandi, l’immagine che viene fuori è piuttosto eloquente. Ho suddiviso le tipologie di incarico in alcune macroaree, di seguito ne presento la distribuzione (alcuni progetti descrivono l’utilizzo dei volontari su più tipologie di attività).
Apertura: 3; Informazioni all’utenza: 8; Prestito: 7; Catalogazione: 6; Promozione: 7; Non comprensibile: 2.
Riprendendo le questioni che Claudio Gamba poneva, quasi quattro anni fa, in un suo intervento proprio in AIB-CUR, pare proprio che non sia cambiato nulla [4]:

«Al di là del giudizio sui singoli casi, che può derivare solo da un attento esame della documentazione disponibile (e poi anche dalla verifica dell’effettivo andamento dei progetti), le questioni che preoccupano sono sostanzialmente due:
1. è giusto utilizzare personale volontario per svolgere servizi che spesso si dovrebbero configurare come “normale amministrazione” da parte degli enti titolari, quindi funzioni svolte da personale regolarmente inquadrato nonché dotato della necessaria professionalità?
2. è giusto proporre a dei giovani (18-28 anni) esperienze che dovrebbero essere formative e favorire il successivo inserimento nel mondo del lavoro e/o il riconoscimento di crediti formativi da parte delle università (come recita il regolamento attuativo della legge 64/2001), e che a volte invece non offrono queste opportunità e queste garanzie?»

È evidente che quella che era un’emergenza nel 2004 non è affatto stata, ancora, risolta. Le scarse dotazioni organiche delle biblioteche e i magri bilanci delle strutture spingono i responsabili dei servizi a utilizzare tutte le risorse che possono, e tra queste i volontari del SCN, per gestire l’ordinaria amministrazione, spesso anche senza quei progetti specifici (specifici per originalità) che la legge imporrebbe e senza la necessaria specifica formazione.
Particolarmente evidenti in tal senso sembrano i casi nei quali i volontari vengano usati per ampliare il normale orario di apertura delle strutture o per progetti legati alla catalogazione del patrimonio librario. Sarebbe importante, invece, per salvaguardare la specificità della professione del bibliotecario, oltre che per tutelare i giovani che decidono di investire un anno della loro vita nel SCN, non confondere i ruoli: i bibliotecari facciano i bibliotecari e premano, laddove possibile, perché gli enti assumano altri professionisti, magari tra coloro che sono stati conosciuti e formati in un precedente periodo di volontariato o servizio civile.
Meglio rinunciare a erogare un servizio, se le condizioni per farlo non sono le migliori!
Chiudo con un pensiero di Meris Bellei, direttrice delle Biblioteche comunali di Modena:

«In questo ultimo anno c’è una enorme difficoltà a gestire i servizi con i bilanci ridotti, e anche i volontari possono essere molto utili per mandare avanti qualche progetto parallelo, aggiuntivo; ma rimanderei la catalogazione di un fondo piuttosto che affidarla a personale non qualificato, e non mi azzarderei ad ampliare l’orario di apertura facendo affidamento sui volontari (meglio dire alla propria amministrazione che non ci sono le condizioni). Di servizi dequalificati non abbiamo bisogno noi e non sa che farsene l’utente [5]» .

marchitelli@gmail.com


[1] Annunci transitati nella rubrica AIB-CUR lavoro e disponibili anche negli archivi della lista. Ultimo controllo dei link, 20/09/2007.
[2] http://www.serviziocivile.it.
[3] Ricerca negli archivi della lista, http://list.cineca.it/archives/aib-cur.html, attraverso la stringa “servizio civile nazionale”, che restituisce 15 risultati per il periodo considerato (giugno-settembre 2007).
[4] https://www.aib.it/aib/cen/olav/c0401.htm3.
[5] Messaggio ad AIB-CUR, 16 maggio 2005.


MARCHITELLI, Andrea. S(i)CN, servizio (in)civile nazionale. «AIB notizie», 19 (2007), n. 11, p. 23.

Copyright AIB 2007-12, ultimo aggiornamento 2007-12-14 a cura di Zaira Maroccia
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n19/1123.htm3

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