[AIB] AIB notizie 20 (2008), n. 4
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Visitando biblioteche e “dintorni” in Veneto

a cura della sezione Veneto dell’AIB

Nel corso del 2007 la Sezione Veneto dell’AIB ha organizzato, proseguendo in un’attività che si sta consolidando, alcune visite guidate in biblioteche e istituti strettamente connessi al mondo del libro.
Consapevoli di quanto siano importanti per la nostra cultura professionale la conoscenza e il confronto con altre realtà spesso molto diverse da quella in cui operiamo quotidianamente, cogliamo l’occasione ogni qualvolta sia possibile, di organizzare questi preziosi momenti di scambio per gli associati e i simpatizzanti, in base alle indicazioni e ai suggerimenti degli stessi colleghi.
Ci è sembrato utile e interessante pubblicare i resoconti di due visite: quelle alla Tipoteca di Cornuda e all’Abbazia di Praglia (la terza è stata una visita a due esposizioni bibliografiche e documentali al Museo Correr e alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia). I resoconti sono stati stilati dalle colleghe Alessandra Guidone e Laura Scimò, che hanno avuto largo merito nella buona riuscita degli eventi insieme, naturalmente, ai “padroni di casa”, che hanno offerto ai partecipanti una squisita ospitalità.


Incontro con la storia del carattere e della stampa: la Tipoteca italiana fondazione (TIF) a Cornuda

Alessandra Guidone

Sabato 19 maggio 2007 si è svolta, per i soci AIB Veneto, una visita guidata a una struttura davvero rilevante, la Tipoteca italiana fondazione di Cornuda (una trentina di km a nord di Treviso).
Tipoteca vuol dire “museo del carattere”; nata nel 1995, è la più importante raccolta italiana di caratteri e attrezzature che hanno fatto la storia della tipografia italiana negli ultimi secoli: percorrendo le sue sale, nei locali della ex chiesa di Santa Teresa e nell’adiacente foresteria, su una superficie di oltre 1600 metri quadrati, si incontrano museo, archivio, biblioteca specializzata, laboratori didattici, compositorie e officine di fusione, restauro e stampa con esemplificazioni di attività per scoprire l’universo del carattere e della tipografia.
Letture molteplici, articolate in un unico spazio polifunzionale, di grande suggestione architettonica, offrono l’opportunità concreta per il visitatore di toccare con mano gli oggetti, per conoscere attraverso gli strumenti originali l’evoluzione della stampa e la storia del libro.

Vera “chicca” è la piccola biblioteca specialistica, che contiene documenti preziosi e originali, quali edizioni storiche (Bodoni per tutte), campionari e libri d’artista contemporanei.
Una postazione video presenta una panoramica sul mestiere della composizione dei testi, della produzione di stampati e dell’incisione delle note musicali. L’unicità e il senso profondo di questo progetto si possono leggere certamente nella mission istituzionale della TIF, che dichiara di voler documentare il significato, l’origine e lo scopo del lavoro dei progettisti italiani di caratteri, dalla rivoluzione industriale ai giorni nostri.

Ma non è tutto: in questo allestimento troviamo richiami e agganci molto più forti con il vissuto e la cultura appartenenti a ciascuno di noi.
Faccio un esempio banale. Nessuno si cimenterebbe nel commento critico a un quadro senza almeno un cenno alla tecnica pittorica. Per analogia, sarebbe opportuno che chi ruota intorno ai libri (dai semplici lettori e studenti, agli addetti ai lavori, editori e redattori che il libro lo fanno, e bibliotecari che il libro lo acquistano, lo conservano e lo “preparano” per la fruizione democratica) avesse esperienza della tecnica con cui i libri e gli stampati in genere sono prodotti: basterebbe ripercorrere la storia del libro dalle sue origini, partendo dal processo produttivo.

Un luogo come la Tipoteca può stimolare questa curiosità, una curiosità che porta alla conoscenza.
Oggi gli aspetti “grafici” e legati alla creazione del libro sono molto più vicini a noi di quanto non accadeva nel passato, quando i processi di produzione dell’opera stampata erano rinchiusi dentro un mondo affascinante ma misterioso, distante e quasi incomprensibile.
Oggi, capita a chiunque di misurarsi con rudimenti di “grafica”, dato che utilizziamo uno strumento (il computer) che ha diffuso enormemente la capacità di “produrre” testi (semplici lettere, lavori di ricerca, compiti per casa, piccoli impaginati): il “font” altro non è che la codifica digitale del caro, vecchio carattere da stampa di piombo o legno; per riconoscerlo sarebbe richiesto almeno un bagaglio minimo di educazione visiva. Tutti leggono e scrivono, ma pochi sanno vedere la “forma delle lettere” e decifrare la bellezza dei segni.
Non si mira qui a ritornare agli “anni di piombo” tipografici! Si pone invece l’accento sulla necessità (e opportunità) di saper riconoscere e interpretare l’universo di segni (i caratteri) e cogliere le regole di una corretta comunicazione visiva.
Non dimentichiamo quanto il carattere, fin dall’apparizione della scrittura, abbia inciso sulla qualità della comunicazione.
Molti lamentano un’involuzione nel riconoscimento delle qualità estrinseche (materiali e formali) di oggetti di uso quotidiano. Il libro è molto più di un semplice “oggetto” ed è ben lungi dall’essere soppiantato dal file o dal PDF invalso con l’avvento dell’era digitale; prodotto fisico e materiale, portatore di valori informativi ed estetici, tecnici e artistici, culturali e sensoriali, è un piacere da sfogliare, toccare, persino annusare, e merita maggior attenzione e cura.
A maggior ragione tale attenzione è richiesta a chi lavora a stretto contatto con i libri, non potendo più prescindere nel proprio operare dalla cultura tipografica, che non sarebbe male entrasse come valore aggiunto nel bagaglio del buon bibliotecario, per garantire qualità al lavoro, pur avvalendosi di strumenti digitali. Ecco che un luogo del genere rappresenta una fonte copiosa di stimoli: un percorso espositivo che lega all’aspetto della conservazione delle macchine e dei tipi da stampa una forte attitudine alla divulgazione e all’attività, con il risultato di un luogo moderno, dinamico e vitale, gestito con passione e competenza da un progettista-direttore illuminato (l’architetto Alberto Prandi) e un coordinatore eclettico e infaticabile (Sandro Berra).
Intorno, un mondo di appassionati, type designer di fama internazionali e cultori della materia, che dall’estero vengono qui, nel cuore della provincia trevigiana a frequentare corsi e stages.

Infine i ragazzi delle scuole, che imparano a comporre, incidere, e inchiostrare, per poi portarsi a casa “fresco di stampa” il frutto della loro fatica. Fatica non inutile: coltivare i bambini e la loro sensibilità oggi vuol dire preparare i buoni lettori di domani.
E dobbiamo dare merito, come spesso (purtroppo o per fortuna…) succede oggi in Italia, ad una iniziativa privata, che dalle buone intenzioni e dalle belle parole è divenuta realtà concreta e tangibile, grazie all’enorme sforzo, finanziario e umano, di una famiglia di imprenditori nell’arte tipografica da decenni, la famiglia Antiga. Definire la Tipoteca un “luogo di carattere”, parafrasando il bel volume da poco uscito che celebra la storia della struttura, non è solo un gioco di parole.


La biblioteca e il laboratorio di restauro presso l’Abbazia di Praglia

Laura Scimò

Quando sono stata contattata per una visita all’Abbazia di Praglia subito è stata nostra premura, mia e del direttore della biblioteca don Guglielmo, poter inserire nel giro che avevamo pensato il laboratorio di restauro.
Infatti la mattina del 17 novembre, dopo che il gruppo si era riunito, felici quando abbiamo visto quanti avevano aderito all’iniziativa, siamo subito andati a trovare don Pierangelo, che ha spiegato e mostrato gli strumenti che vengono utilizzati in laboratorio. Quanti testi sfascicolati e quanti ancora da restaurare completamente! Ma il lavoro di don Pierangelo e dei suoi collaboratori è prezioso e vedere come poi questi libri ritornano a “vivere”, dopo il loro intervento, è stata una vera gioia per gli occhi! Le domande dei nostri ospiti sono state molte durante tutta la giornata, ma in laboratorio erano completamente catturati dalla spiegazione e da ciò che don Pierangelo illustrava loro.
La curiosità per il restauro dei volumi e delle incisioni cresceva quanto più ci si addentrava nel merito della tipologia di intervento che doveva essere usata.
Ma i luoghi da visitare erano tanti e le storie da regalare ai nostri ospiti molte di più!
Così usciti dal laboratorio e dopo una piccola pausa al piano superiore nella sala degli Abati, siamo saliti all’ultimo piano presso la Biblioteca antica o monumentale.
Ripercorrere in pochi minuti le vicende non solo storiche ma anche architettoniche e culturali del complesso non è stato semplice, e così abbiamo cercato, insieme a don Guglielmo, di condensare le parti più importanti, cercando di dare ai nostri colleghi un’idea delle traversie che, in cinquecento anni, hanno dato vita non solo alla storia della biblioteca di Praglia, ma più in generale a quella della tipologia di biblioteche cui Praglia appartiene.
Dalle prime notizie che abbiamo della biblioteca sui documenti delle donazioni fatte da monaci che entravano a fare parte della comunità benedettina, alle varie soppressioni che hanno toccato Praglia: quella napoleonica, un’altra nel 1867, fino alla definitiva riapertura del 1904 con una parallela ricostituzione dei fondi della biblioteca grazie ai monaci: poche centinaia di volumi messi in salvo in tempo, a cui cominciarono ad aggiungersi acquisti e ancora una volta donazioni. Tra queste le maggiori furono senz’altro quella della famiglia De Besi, di Antonio Fogazzaro, Paolo Barrera (raccolta specializzata sulle liturgie dell’Oriente cristiano), Umberto Fracassini e della famiglia ebraica Levi Cases (donata per riconoscenza dell’ospitalità ricevuta durante la guerra). La visita si è così spostata, proseguendo la storia della biblioteca della comunità pragliese, nella Sala del fuoco comune, situata esattamente al piano inferiore rispetto alla Biblioteca antica: si tratta del luogo deputato ad accogliere l’odierna sala di lettura, con scaffali per le opere più consultate, dizionari ed enciclopedie.
Il patrimonio librario (che ha superato la cifra complessiva di 120.000 volumi) è suddiviso tra i quattro magazzini a scaffale chiuso che si trovano al piano terra a cui accediamo solo noi “addetti ai lavori”.

La visita, ormai arrivata alla fine, ha incluso una puntata di alcuni nostri ospiti accompagnati da don Guglielmo al refettorio antico e al negozio dei prodotti “pragliesi”.
Sono sicura di poter dire che sia stata una mattinata significativa, sia per noi, che abbiamo avuto modo di conoscere altri colleghi e ci siamo confrontati con altre realtà diverse o simili a Praglia, sia per i nostri ospiti, che magari venivano a conoscerci per la prima volta.
Speriamo di poter continuare a mostrare ad altri colleghi l’Abbazia di Praglia, le sue attività e la nostra biblioteca e ringraziamo l’AIB per l’interesse che ha dimostrato, punto di partenza fondamentale per una più stretta collaborazione tra biblioteche, fatta di lavoro, approfondimenti e conoscenza reciproca.


Visitando biblioteche e “dintorni” in Veneto, a cura della sezione Veneto dell’AIB. «AIB notizie», 20 (2008), n. 4, p. 9-12.

Copyright AIB 2008-04, ultimo aggiornamento 2008-04-08 a cura di Zaira Maroccia
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n20/0409.htm3

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