[AIB] AIB notizie 20 (2008), n. 6-7
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Studi di genere e pari opportunità “incontrano” il catalogo

Simona Turbanti

Venerdì 7 marzo scorso, nell’Aula magna storica del Palazzo “La Sapienza”, proprio nel cuore di Pisa, si è svolta una giornata di studio incentrata, come intuibile dalla data prescelta, sulla figura della donna.
La ragion d’essere di questo resoconto è rappresentato dalla fusione nell’appuntamento pisano della tematica “donna” con l’universo bibliotecario e biblioteconomico attraverso la presentazione al pubblico di un repertorio bibliografico su studi di genere e pari opportunità (Elisa Cacelli – Susanna Dal Porto – Elena Longoni, Repertorio bibliografico su studi di genere e pari opportunità: il catalogo dell’Università di Pisa, Pisa: SEU, 2008).

L’iniziativa – organizzata dal Comitato pari opportunità dell’Università di Pisa, presieduto da Rita Biancheri del Dipartimento di scienze sociali e Presidente della Conferenza nazionale dei CPO, in collaborazione con l’Area bibliotecaria, archivistica e museale dell’ateneo pisano – si è articolata in una parte introduttiva costituita dai saluti, da una relazione su donne e lettura, dalla presentazione del repertorio bibliografico da parte delle tre colleghe responsabili, infine da una serie di interventi programmati.

A inaugurare la giornata è stato il saluto introduttivo di Margherita Galbiati, prorettrice alla ricerca dell’Università di Pisa, teso a sottolineare l’importanza dell’esistenza di uno strumento bibliografico su studi di genere sulla cui base potrà evolversi il panorama su questa tematica sempre più in auge.
Data l’assenza per impegni fuori sede di Riccardo Grasso – direttore amministrativo dell’ateneo pisano – e di Bruno Mazzoni – presidente della Commissione d’ateneo Biblioteche, musei e iniziative culturali dell’Università di Pisa – Renato Tamburrini, dirigente dell’Area bibliotecaria, archivistica e museale nel medesimo ateneo e moderatore della giornata, ha subito passato la parola a Serenella Chiappini del Dipartimento dei diritti e delle pari opportunità, Ufficio per gli interventi in materia di parità e pari opportunità, la quale ha evidenziato le origini lontane dell’interesse nei confronti degli studi di genere da parte del Dipartimento sopra citato e la rilevanza dell’ambiente universitario per la salvaguardia delle pari opportunità.

Lucia Maffei, coordinatrice della Rete dei comitati pari opportunità delle università toscane e con un solido passato da bibliotecaria presso l’Università di Siena, ha illustrato nel suo intervento i passi che hanno condotto alla creazione di un coordinamento regionale dei comitati delle pari opportunità degli atenei toscani sulla base delle evidenti specificità caratterizzanti il personale universitario da quello di altri enti; all’interno del personale universitario, spiega Lucia Maffei, è infatti incluso un numero cospicuo di donne che rivestono, per lo più, ruoli e cariche “lontani dal potere”.
Viene sottolineata, inoltre, una caratteristica secolare del mondo femminile, il “non fare storia”, strettamente correlata con la lontananza dai centri del potere, e la stringente necessità di costruire linguaggi di indicizzazione “sessuati”, capaci di garantire un’agevole recupero dall’universo bibliografico dei dati riguardanti le donne.

Ha preso poi la parola Rita Biancheri, che ha informato i partecipanti dell’esistenza di un protocollo d’intesa, diventato operativo dal novembre 2007, teso a monitorare e promuovere gli studi di genere sia sul piano didattico che sul lato della ricerca.
Il presidente del Comitato pari opportunità pisano ha inoltre sottolineato “l’invisibilità” delle donne nella vita politica e sociale, causata dal mancato accesso di queste ultime alle posizioni di prestigio di qualsiasi settore professionale.
Secondo Rita Biancheri gli studi di genere possono contribuire in maniera determinante a restituire visibilità all’universo femminile e lo strumento bibliografico elaborato all’interno dell’ateneo pisano potrà fornire la base indispensabile sulla quale progredire nella ricerca e nella didattica di questo tipo di studi.

Renato Tamburrini ha quindi ricordato l’importanza per una biblioteca, o sistema bibliotecario, di essere dotato di un catalogo che mostri all’utenza il materiale posseduto dalla o dalle biblioteche su un determinato tema.
Dopo un breve accenno alla nascita del catalogo unico online delle biblioteche dell’ateneo pisano, scaturito nel 2000 dall’unione dei singoli cataloghi esistenti nelle varie strutture bibliotecarie, viene evidenziata la minore “dinamicità” di un repertorio bibliografico, caratterizzato da una chiusura cronologica, rispetto al catalogo aggiornato in tempo reale.

È poi la volta della relazione di Maria Iolanda Palazzolo, docente di storia della stampa e dell’editoria presso l’ateneo pisano, dal titolo Donne e lettura: un problema sociale?.
Nell’interessante esposizione viene delineata la storia dell’accesso delle donne alla lettura – tematica sinora scarsamente indagata negli studi rispetto, per esempio, al tema a essa correlato rappresentato dalla storia della scrittura femminile – come un percorso reso irto da ostacoli culturali e di tipo legislativo.
Se si eccettuano, infatti, tre opere fondamentali – La storia della lettura a cura di Guglielmo Cavallo e Roger Chartier, Libri di lettura per le donne di Adriana Chemello e Il genere dei libri di Tiziana Plebani, non esiste altra opera sull’argomento cui rifarsi.
La docente sottolinea come, al contrario, la rappresentazione iconografica della donna impegnata nella lettura sia molto frequente nell’arte a partire dal Rinascimento. In ambito letterario una delle prime rappresentazioni di donne e lettura si deve a Boccaccio che nel Proemio al Decameron dedica la sua opera alle donne, meno distratte degli uomini da altre occupazioni e svaghi; in Boccaccio si assiste, dunque – continua Maria Iolanda Palazzolo – alla nascita di un timore che diverrà ricorrente nell’Ancien régime, vale a dire la lettura come sinonimo di pericoloso allontanamento delle donne dagli obblighi domestici e familiari.
La donna che si perde nella lettura fino a divenire ridicola diventa così una rappresentazione frequente in letteratura e da questa visione nasce, a cavallo tra Sette e Ottocento, un “canone femminile”, ossia una serie di letture consigliate per l’educazione di una buona madre di famiglia.

Nell’ultima parte della relazione, la docente ricorda i risultati del Progetto Libera, una ricerca condotta nel 2002 dall’Associazione italiana editori, Regione Piemonte e Fondazione Fratelli Rosselli su un ampio campione di lettori di entrambi i sessi, finalizzata a far emergere le caratteristiche dell’approccio delle donne alla lettura: il tasso di lettura è più alto del 10% nelle donne rispetto agli uomini; la lettura nelle donne e negli uomini è indotta da motivazioni diverse e avviene in luoghi fisici e orari differenti (le donne leggono soprattutto nei ritagli di tempo e negli spazi usuali della vita domestica mentre gli uomini in orari prestabiliti e in luoghi “canonici”); i punti e le occasioni di acquisto di libri differiscono tra i due sessi (le donne comprano più frequentemente degli uomini in ipermercati piuttosto che in librerie tradizionali, giudicate luoghi che incutono timore).
Ancora oggi le donne vedono, quindi, nella lettura un momento di evasione dalla vita quotidiana e sembrano manifestare nei confronti della lettura un desiderio inappagato e, al tempo stesso, una sorta di paura; persino nell’universo femminile del 21° secolo la lettura è considerata, conclude Palazzolo, una “stanza in cui ritrovarsi”.

Dopo la relazione di Maria Iolanda Palazzolo, Renato Tamburrini introduce la parte centrale dell’incontro, ossia la presentazione del repertorio bibliografico da parte delle tre redattrici, bibliotecarie presso il Sistema bibliotecario dell’Università di Pisa.
Nel primo intervento Elena Longoni precisa l’arco cronologico della ricerca (dal 1990 al dicembre 2007), la tipologia di materiale bibliografico preso in considerazione (esclusivamente monografie e tesi di laurea su supporto cartaceo ed elettronico) e il ventaglio di ricerche effettuate (ricerca per soggetto, ricerca per Classificazione decimale Dewey, ricerca per parole del titolo). Si scende poi nel “vivo” della metodologia di lavoro tipica del nostro settore mediante l’analisi dettagliata delle caratteristiche delle tre chiavi di ricerca prescelte.
La prima delle ricerche, quella per soggetto, oltre a presentare un ottimo rapporto tra richiamo e precisione, permette il superamento delle barriere linguistiche mediante la formulazione in italiano della stringa a prescindere dalla lingua del documento; le criticità di questo tipo di ricercasono rappresentate, d’altro canto, dalla disomogeneità dei record bibliografici presenti nel catalogo unico di ateneo e dall’assenza del soggetto in un certo numero di essi.
Nella ricerca per Classificazione decimale Dewey, continua Elena Longoni, sono rilevabili i medesimi vantaggi e gli stessi punti negativi della ricerca per soggetto; alla disomogeneità del catalogo e all’assenza del numero Dewey in molte notizie bibliografiche si aggiunge, però, un terzo ostacolo rappresentato dall’utilizzo di edizioni diverse della CDD nelle notizie bibliografiche redatte lungo un periodo cronologico di diciassette anni.
L’ultimo tipo di ricerca, per parole del titolo, certamente la più semplice e intuitiva, presenta un duplice svantaggio: l’alto “rumore” e la necessità di ripetere le ricerche in lingue diverse per garantire il reperimento di tutti i documenti pubblicati su un certo argomento.
Elena Longoni conclude facendo presente che il risultato delle tre ricerche incrociate effettuate nel catalogo unico di ateneo, necessariamente non esaustivo per i motivi sopra esposti, consiste in circa 3000 record bibliografici.

Dopo una premessa iniziale riguardante la differenza tra il catalogo e la bibliografia, nell’intervento di Susanna Dal Porto viene illustrata la seconda fase del lavoro, vale a dire il trattamento dei record bibliografici risultanti dalle ricerche descritte.
È reso noto, innanzitutto, che dai circa 3000 record si è passati a 1237 notizie bibliografiche “pulite”, in seguito a operazioni di “schiacciamento” di record duplicati e di normalizzazione di notizie secondo un formato standard; viene spiegato inoltre come il numero elevato di risultati ottenuti e la complessità della materia trattata abbia spinto a individuare 19 “macrocategorie di soggetto” e, al loro interno, alcune “microcategorie”, in grado di fornire chiavi di accesso semantiche alternative a quelle canoniche della biblioteconomia.
Queste categorizzazioni, il cui fine è esclusivamente di tipo pratico, come sottolineato da Susanna Dal Porto, non è esaustiva e non risponde ad alcuna valenza scientifica. Vengono, quindi, elencate le 19 macrocategorie, riportate all’inizio del repertorio (per citarne alcune: “Storia delle donne”, “Femminismo”, “Biografie di donne e autobiografie”, “Donne e letteratura” ecc.). Ciascuna categoria è introdotta da una breve descrizione del proprio significato e delle eventuali sottocategorie racchiuse al proprio interno; completano il quadro un apparato sindetico (che lega categorie e sottocategorie connesse), stringhe di soggetto e numeri di Classificazione decimale Dewey “ideali”, ossia non necessariamente presenti nel catalogo unico di ateneo, ricavati dall’OPAC della Biblioteca nazionale centrale di Firenze.
Dopo una dettagliata spiegazione dei criteri utilizzati per l’assegnazione di tali accessi semantici “ideali”, Susanna Dal Porto ricorda l’esistenza di tre indici a corredo del repertorio: indice per autore principale, indice per autore di tesi, indice per relatore (autore secondario nelle tesi).
L’ultima parte della relazione è dedicata alla visualizzazione delle notizie bibliografiche risultanti dalle ricerche; viene resa nota la scelta di visualizzare i record in formato “scheda catalografica”, giudicato di più immediata comprensibilità per l’utente, e di eliminare dalle registrazioni catalografiche sia le informazioni relative alle copie, inutili in un repertorio bibliografico, sia gli accessi semantici non sempre presenti nei record e disomogenei tra loro.

Nel terzo intervento, tenuto da Elisa Cacelli, vengono mostrati alcuni interessanti grafici che evidenziano l’andamento dei risultati ottenuti: numero di record per categoria (la categoria più rappresentata è “Storia delle donne” con il 22%), numero di record totali in rapporto al numero di record duplicati per categoria, numero di tesi per categoria (“Donne e letteratura”, 38%), numero di tesi duplicate per categoria, numero di tesi per anno accademico (il numero maggiore si riscontra nell’a. a. 2003/2004), numero di tesi per facoltà (Lingue e letterature straniere con il 49%, seguita da Lettere e filosofia con il 43%), numero di tesi per corso di studio nelle due facoltà maggiormente rappresentate, numero di copie per biblioteca (Biblioteca di filosofia e storia con il 36,35%).
Anche in questo caso va tenuto conto dell’inevitabile parzialità dei risultati dovuta a “scogli” non superabili, quali la non obbligatorietà presso molte facoltà del deposito della tesi di laurea nella biblioteca di riferimento del laureando e/o la non catalogazione delle tesi da parte di alcune biblioteche.

Terminata l’illustrazione e il commento dei grafici, Elisa Cacelli conclude con l’auspicio che il repertorio possa rappresentare uno stimolo per lo sviluppo di ricerche sul tema delle differenze di genere nell’Università di Pisa e, al tempo stesso, un modello all’interno del Sistema bibliotecario dell’ateneo pisano per ulteriori ricerche future su «temi trasversali che superino le consuete divisioni d’ambito tra le biblioteche». Ha concluso l’incontro una serie di interventi programmati da parte di vari docenti dell’ateneo pisano coinvolti a vario titolo negli studi di genere e pari opportunità.

L’opinione di chi scrive è che iniziative come questa, in cui filoni di studio o settori disciplinari “si incontrano” con l’universo bibliotecario e i suoi strumenti, debbano essere incentivate all’interno delle biblioteche o sistemi bibliotecari così da spezzare l’isolamento e l’autoreferenzialità che caratterizzano talvolta la nostra professione.
Per un maggiore approfondimento e per visualizzare e scaricare integralmente il repertorio bibliografico si rimandano i lettori al materiale depositato in «E-LIS»: http://eprints.rclis.org/archive/00013052/.

s.turbanti@adm.unipi.it


TURBANTI, Simona. Studi di genere e pari opportunità “incontrano” il catalogo. «AIB notizie», 20 (2008), n. 6-7, p. 8-10

Copyright AIB 2008-07, ultimo aggiornamento 2008-07-17 a cura di Zaira Maroccia
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n20/0608.htm3

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