[AIB] AIB notizie 21 (2009), n. 1
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SPECIALE

55° Congresso nazionale AIB
Servizio bibliotecario nazionale: gli strumenti.
Controllo bibliografico


Sessione introduttiva

Tommaso Giordano

Si pubblica qui l’intervento di apertura di Tommaso Giordano, presidente della sessione introduttiva, a cui sono seguite le relazioni di Claudio Leombroni, Maurizio Fallace, Rossella Caffo, che verranno pubblicati negli atti del Congresso.

Questa sessione è dedicata all’argomento indicato nel “titolo proprio” del Congresso: il Servizio bibliotecario nazionale.
Sono passati circa 30 anni dall’epoca in cui fu concepito il primo disegno del progetto SBN. A quei tempi Internet era di là da venire, le pubblicazioni elettroniche erano ancora argomento da fantascienza e pochissimi bibliotecari avevano sfiorato la tastiera di un computer.
Da allora la tecnologia ha fatto passi da gigante, la professione bibliotecaria si è adoperata per sfruttare le nuove opportunità e le biblioteche hanno compiuto un grande salto di qualità.
Nessun progetto, per quanto lungimirante, è in grado di mantenere la sua carica innovativa per così lungo tempo se non si adottano dei dispositivi di autorigenerazione e SBN non fa eccezione.

Peraltro lo sviluppo tecnologico è solo uno dei fattori del cambiamento, benché tra i più decisivi.
Negli ultimi decenni si sono verificati eventi che hanno cambiato completamente il contesto e alterato i punti di riferimento: la caduta dei muri, i movimenti migratori, la realtà multiculturale, la globalizzazione, il processo di integrazione europeo, che nonostante le difficoltà ha compiuto significativi passi avanti.
Sono cambiate le nostre condizioni di vita, i modi di comunicare, i valori e i comportamenti sociali e quindi anche le attese nei confronti dei servizi bibliotecari e culturali in generale.
Ed è anche mutata la percezione politica del valore della cultura, delle istituzioni educative e del patrimonio culturale, così come la considerazione del lavoro e del ruolo degli intellettuali.
I movimenti di questi giorni nel mondo della scuola e dell’università, i tagli di spesa, il logorio a cui in questi anni è sottoposta la scuola pubblica, gli attacchi alle leggi di tutela del patrimonio artistico e ambientale, sono la prova della nuova temperie politica e culturale che si è andata affermando nel paese.
Per qualche decennio abbiamo creduto che le biblioteche italiane stessero faticosamente riducendo lo storico divario che le divide dal resto dell’Europa e abbiamo anche sperato nelle opportunità che la tecnologia digitale potesse rappresentare per il nostro insuperabile patrimonio storico.

Ma la situazione in cui oggi ci troviamo risulta sempre più precaria e confusa, per carenza di progettualità, per la mancata introduzione di elementi di razionalizzazione da più parti invocati, per aver lasciato inaridire irresponsabilmente il patrimonio di conoscenze e di esperienza, attraverso il blocco dei concorsi.
Il mancato ricambio del personale, l’avere di fatto relegato nella sfera di un perenne precariato le nuove generazioni di professionisti è la scelta più ottusa e il colpo più devastante che gli ultimi governi della Repubblica hanno inferto ai settori della cultura e della ricerca.
Una scelta ancora più incomprensibile, sia sotto il profilo etico che manageriale, se si considera quanto siano decisive la creatività e le nuove conoscenze, di cui i giovani sono portatori, per affrontare le sfide dell’innovazione.
Troppo spesso si dimentica che il progetto SBN è il frutto dell’incontro tra più generazioni di bibliotecari e che la maggior parte di coloro che lo produssero e lo lanciarono era poco più che trentenne.
D’altronde non sarebbe spiegabile l’adozione di scelte tecniche per allora così ardite senza la ricerca del nuovo, la passione e l’ambizione dei più giovani.

SBN è senza dubbio la sfida più impegnativa, anche sul piano economico e organizzativo, portata avanti dalle biblioteche italiane nel Novecento.
Non solo per il contenuto tecnologico e la visione culturale che animavano il progetto, ma anche e soprattutto perché si è riusciti a far coagulare interessi e risorse intorno a un disegno organico condiviso, basato sulla cooperazione; per aver (“miracolosamente”, verrebbe da dire) avviato una collaborazione tra i vari livelli istituzionali, al di là del loro colore politico e oltre gli interessi puramente settoriali e localistici, anche quando potevano apparire legittimi e comprensibili.
Forse è proprio qui la forza e la peculiarità di SBN e su queste fondamenta occorre ridare slancio al progetto. Sarebbe però altrettanto grave non considerare le difficoltà, le distorsioni che si sono verificate lungo la vita del programma. Le inefficienze, le chiusure burocratiche, le tentazioni centralistiche che hanno mortificato la carica innovativa iniziale.
Di questo se ne è anche discusso più volte, ma bisogna avere il coraggio di ritornare criticamente e costruttivamente sulla questione, per individuare la parte vitale del progetto e per aggiornare il disegno al nuovo contesto, alla nuova realtà rappresentata dall’informazione in rete.
Occorre, in altre parole, riconfigurare SBN, affinché possa intercettare i nuovi bisogni degli utenti e abbia un ruolo più incisivo nel mondo della comunicazione.
Un’operazione molto impegnativa e delicata, che può essere attuata con un piano largamente condiviso dalle amministrazioni coinvolte, e prospettabile nel medio-lungo termine.
Un piano per rinnovare la tecnologia, attraverso soluzioni sostenibili dai poli e dai vari partner pubblici e privati, un programma di alleanze e collaborazioni per lanciare il progetto nella sfera internazionale.

Oggi non è più concepibile che un tale programma possa reggersi esclusivamente su fonti di finanziamento aleatorie come gli stanziamenti speciali e/o straordinari di cui si è fatto largo uso finora.
Il rilancio di SBN deve fondarsi su un modello economico affidabile e sostenibile e su metodi di gestione partecipativi ed efficienti. Immaginiamo un SBN 2.0 – per usare un termine che evoca il nuovo salto di qualità dell’interazione in rete – proiettato nel futuro e ben piantato su ciò che si è costruito e vale la pena di mantenere.
Ma un’opera del genere non è più affare di vecchi maestri o di allievi stagionati, è un programma di lungo periodo che richiede l’impegno di amministrazioni consapevoli e soprattutto le competenze, la determinazione e il protagonismo di una nuova generazione di professionisti.


GIORDANO, Tommaso. Sessione introduttiva. «AIB notizie», 21 (2009), n. 1, p. 10-11

Copyright AIB 2009-03, ultimo aggiornamento 2009-03-02 a cura di Zaira Maroccia
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n21/0110.htm3

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