[AIB] AIB notizie 21 (2009), n. 1
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SPECIALE

55° Congresso nazionale AIB
Servizio bibliotecario nazionale: gli strumenti.
Controllo bibliografico


OPAC di nuova generazione

Antonio Scolari

Stiamo vivendo un momento di non facile transizione nel modo di “interrogare la rete”; negli ultimi anni i metodi, i tempi, le priorità nel cercare informazioni e nell’utilizzarle si sono rapidamente diversificati, sono cadute numerose barriere ed è aumentata la dinamicità e l’interazione, anche sociale, del muoversi sulla rete.
Diventa quindi fondamentale un’analisi del ruolo, dell’interoperabilità e del valore dei nostri sistemi di automazione.
In particolare sempre più diventa cruciale esporre al meglio i dati presenti nei nostri cataloghi: come osservava già qualche tempo fa Lorcan Dempsey «i dati sono inerti nei nostri sistemi».
Un esempio di emersione di dati inerti è stato indicato da Gabriele Messmer della Bayerische Staatsbibliothek, mostrando la funzionalità WorldCat identities, la innovativa modalità di consultazione degli authority di recente inserita in WorldCat.
La rete in questo momento offre non solo strumenti di ricerca e accesso ai dati (D&D), ma strumenti “sociali” di intervento, cambiamento, combinazione dei dati; detto in altri termini, da un lato la rete offre grandi concentrazioni e aggregazioni di dati sia generali (Google) che più settoriali (Amazon), ma nel contempo offre anche una forte possibilità e strumenti di disseminazione, riuso e ricombinazione dei dati stessi. Ed è con questo tipo di sollecitazione che i nostri OPAC e i nostri sistemi di accesso ai documenti delle biblioteche debbono misurarsi.
Da questo punto di vista è di grande interesse l’esperienza della Bayerische Staatsbibliothek illustrata da Klaus Kempf e Gabriele Messmer, che ha in corso il progetto di digitalizzazione di un milione di opere, dal XVII secolo alla fine del XIX, non soggette al diritto d’autore, in collaborazione con Google, con l’obiettivo di esporle nella rete globale e utilizzare questo veicolo di emersione di pubblicazioni rare e in qualche caso uniche conservate dalla biblioteca.
Questo progetto si affianca e in qualche modo completa i progetti interni di digitalizzazione della biblioteca, dedicati prevalentemente al materiale a stampa e manoscritto dei secoli antecedenti.

Aspetto non secondario è stata la decisione che non deve esistere «nessun record digitale senza prima un record catalografico», per evitare quello che è successo in anni meno recenti con campagne massive di microfilmatura e purtroppo accade ancora con iniziative di digitalizzazione, che finiscono per creare degli inutili (e costosi) ammassi di “oggetti” muti e inerti.
Anche la decisione di esporre il materiale nell’OPAC tramite Google a libero accesso va nella direzione di emersione e immersione nella rete della biblioteca.
Qualche tempo fa Marshall Breeding ha esposto in modo estremamente sintetico limiti e necessarie evoluzioni dei nostri OPAC, indicando tra gli aspetti fondamentali quello di considerare il sito web della biblioteca, e quindi anche l’OPAC, come una destinazione della ricerca nella rete, non come un punto di partenza.
Perché ciò possa avvenire davvero in un futuro prossimo sarà necessario non solo disporre di sistemi più aperti e utilizzare standard meno “interni” al mondo delle biblioteche, ma intervenire anche sui formati dei record bibliografici con lo scopo di «sviluppare un record bibliografico flessibile, estensibile; integrare i dati bibliografici nell’ambito web; ampliare l’uso di identificazione standard (URI)». Così Karen Coyle nel suo intervento, assai stimolante, dedicato alla possibile integrazione dei dati bibliografici nel web semantico.
Nell’analizzare questa possibilità viene tenuto in conto l’aspetto più innovativo di FRBR, cioè l’analisi di entità e relazioni, su cui si può basare una definizione di proprietà e valori, i quali a loro volta possono essere costituiti in vocabolari semplici o strutturati (thesauri). In questo modo si potrebbe rendere davvero leggibile per la macchina (“MARC”) il dato bibliografico, inserendo proprietà e valori all’interno di URI stabili.
Come è stato rilevato in sede di discussione, oggi non esistono ancora sistemi in grado di gestire questo tipo di dati, ma sono comunque chiari gli obiettivi: «creare dati bibliografici compatibili col Web; avere la possibilità di collegare siti/risorse web attraverso dati bibliografici; collegare direttamente le risorse delle biblioteche ai documenti che le usano/citano».
Ma i nostri sistemi di automazione rispondono a queste sollecitazioni? Gli ILS oggi correnti nascono sulla base di analisi risalenti agli anni ’80, in cui centrale era la soluzione di problematiche tipiche di automazione gestionale.
Questa origine fa sì che ancora oggi gli OPAC non rispondano appieno alle nostre aspettative, finiscano per esporre i dati in modalità lontane da quelle prevalenti sulla rete e fatichino a non riversare sugli utenti complessità gestionali che appartengono tutte al livello di back office.
Elementi importanti sono la necessità di transitare da standard specifici del nostro ambito a standard diffusi e globalmente riconosciuti nel mondo del Web, di modificare formati e standard di rappresentazione dei dati bibliografici, di aprire, molto più di quanto non abbiamo fatto finora, i nostri cataloghi a strumenti diffusi nella rete.

Su questi temi si è centrata la seconda parte della sessione, coordinata da Giovanni Bergamin, e a cui hanno preso parte numerosi produttori e fornitori di sistemi di automazione per biblioteche.
Dagli interventi è emersa una generale attenzione al web sociale e l’inserimento di funzioni a esso ispirate (tagging, mashup, collegamenti verso sistemi di social web ecc.) negli OPAC e soprattutto in una nuova classe di prodotti, ispirati ai motori di ricerca, ma specializzati per i dati bibliografici.
Caratteristiche di questi motori di ricerca specialistici sono la raccolta di dati bibliografici provenienti da fonti differenti e nei più svariati formati, la presentazione dei risultati della ricerca in modo omogeneo e la creazione di archivi fisici per l’accesso.
Si tratta di prodotti sofisticati e di indubbio interesse, che si affiancano ai tradizionali OPAC e metamotori e aspirano a sostituirli, ma che richiedono nuovi e non indifferenti investimenti, adatti quindi ad ambiti consortili, e soprattutto hanno la necessità di utilizzare archivi di dimensioni adeguate, tali da renderli davvero appetibili agli utenti.
Però, a parte casi numeratissimi (si pensi a Worldcat), la massa di dati che si può raccogliere resta comunque infinitesima rispetto a quella offerta dai motori di ricerca generalisti e da altri sistemi di web sociale e comunque anche questi nuovi prodotti si muovono nell’ottica di aggiungere funzionalità agli strumenti per la ricerca bibliografica, mentre più complessa e ancora tutta da percorrere resta la strada verso la reale integrazione delle risorse delle biblioteche ai servizi del web, con lo scopo per le biblioteche di diventare sempre più “destinazioni” di qualità della navigazione nella rete.


SCOLARI, Antonio. OPAC di nuova generazione . «AIB notizie», 21 (2009), n. 1, p. 19-20

Copyright AIB 2009-03, ultimo aggiornamento 2009-03-03 a cura di Zaira Maroccia
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n21/0119.htm3

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