[AIB] AIB notizie 21 (2009), n. 2
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Per una pedagogia dell’immaginazione

Laura Anfuso

Ho già incontrato diverse volte Pietro Vecchiarelli perché si occupa di libri illustrati per bambini con disabilità visive. Sono libri con illustrazioni in rilievo in cui la presenza del codice nero e di quello Braille, del colore e delle textures tattili consente una lettura condivisa con gli amici o i familiari vedenti. Si tratta di libri importanti che permettono di sviluppare la capacità di riconoscere e simbolizzare la realtà.
Per un bambino con deficit visivi, toccare è conoscere ed è necessario offrire una ricca gamma di illustrazioni in rilievo in età prescolare e scolare per rendere il bambino in grado di dare e ricevere comunicazioni. Tuttavia, le illustrazioni tattili da “sentire”, toccare, comporre, manipolare e, talvolta, annusare permettono a tutti, bambini e adulti, di vivere una suggestiva esperienza di lettura poiché sono coinvolti altri sensi oltre alla vista. Sono affascinata da questa tipologia di libri e li ho già usati per condurre dei laboratori con i genitori, i bambini della scuola primaria e i ragazzi della scuola secondaria di primo grado.
Sono libri che sviluppano la fantasia, nutrono l’immaginazione e permettono di far emergere la sensibilità, perché leggere è soprattutto sentire.
Sono libri che si possono leggere a occhi chiusi e che insegnano a “pensare per immagini”, a decodificare le immagini senza subirle passivamente (educazione all’immagine), contribuendo a sviluppare nel giovane lettore la capacità di costruire e manipolare mentalmente rappresentazioni di tipo visivo (visualizzazione mentale).
Tuttavia, preferisco lasciare che sia un esperto a parlare di questa speciale tipologia di produzione per l’infanzia, una produzione originale che meriterebbe molta più attenzione e su cui tutti dovrebbero soffermarsi per cercare di realizzare quella che Italo Calvino ha definito, nelle Lezioni americane, «una pedagogia dell’immaginazione che abitui a controllare la propria visione interiore senza soffocarla e senza d’altra parte lasciarla cadere in un confuso, labile fantasticare, ma permettendo che le immagini si cristallizzino in una forma ben definita, memorabile, autosufficiente, “icastica”».
Tecnico del materiale tiflodidattico per la Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi e ideatore e realizzatore di sussidi didattici e di materiale ludico destinati all’educazione degli alunni minorati della vista, Pietro Vecchiarelli dal 2004 è responsabile per l’Italia del progetto europeo per lo sviluppo della letteratura tattile per l’infanzia Typhlo & Tactus. Dal 2000 al 2007 è anche stato ideatore, per la Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi, della collana tattile “Sotto a chi tocca!” e dell’edizione italiana di tutti i libri Tactus.

Vorrei che mi parlassi dell’immagine tattile. Quali caratteristiche deve avere?

Il tatto ha modalità d’interpretazione e di discriminazione delle forme molto differenti dalla vista. Perché un’immagine possa essere compresa e interpretata attraverso le dita non è certamente sufficiente evidenziare a rilievo l’immagine visiva dell’illustrazione.
Un’immagine tattile per essere interpretata correttamente deve essere ideata e costruita seguendo alcune regole: forme complete e ben definite, marcato rilievo degli elementi, materiali e textures che rimandino il lettore alla realtà che viene rappresentata. Il libro, inoltre, deve essere resistente alla manipolazione, solido e con elementi che non devono staccarsi. Molta cura va messa nella rilegatura, la quale deve consentire al libro di dispiegarsi completamente, con facilità, e di ben adagiarsi sul tavolo per essere letto dalle mani.
Le tecniche per realizzare un libro tattile sono molteplici, così come molteplici risultano le interpretazioni. E proprio sull’interpretazione il discorso si fa più complesso, ma preliminarmente possiamo affermare con sicurezza che essa è comunque soggettiva, frutto del percorso formativo personale di colui che esplora e legge con le dita.

Quali sono le principali tecniche di disegno a rilievo?

Il libro tattile nasce innanzitutto dall’esigenza del genitore o dell’insegnante di costruire e rappresentare insieme al bambino una storia, un’emozione, un’esperienza quotidiana. Una passeggiata nel bosco, raccontata incollando le diverse foglie e le bacche raccolte su un cartoncino, o l’incontro con un amichetto, descritto dagli oggetti che sono stati usati e condivisi: il bastoncino di un gelato, la panchina di un parco, una corda con la quale abbiamo giocato, l’erba soffice, calpestata, strappata e magari per scherzo infilata sotto la maglietta.
Dobbiamo ricordare, inoltre, che è fuorviante e poco utile ricercare una rappresentazione fotografica della realtà, mentre si progetta un’immagine per un bambino cieco. E questo perché si rischia di incappare in fraintendimenti di ordine, ad esempio, prospettico o di chiaroscuro. Gli effetti della luce e le leggi dell’ottica ci aiutano infatti poco o nulla, molto di più va ricercata la simbolizzazione o l’allusione quando parliamo di grafica tattile a uso dei non vedenti. Questo può essere fatto con diverse tecniche di illustrazione tattile: gauffrage, sistema Minolta, disegno puntinato, termoform, frottage, rilievo serigrafico e termografico, collage materico.
Le storie raccontate utilizzando diversi materiali, diverse forme e textures sono quelle che preferisco, perché più ricche e più accattivanti agli occhi del compagno di banco vedente: favoriscono tanto l’integrazione scolastica quanto quella sociale.

Mi piacerebbe anche che spiegassi le difficoltà che esistono nel “tradurre” in braille il testo di un libro per bambini.

Il Braille non è una lingua e, quindi, per essere corretti non si può parlare di “traduzione” di un testo. Il Braille è solo un codice grafico, dove a ogni simbolo della nostra segnografia corrisponde un simbolo tattile formato da una combinazione di punti.
Con le nuove tecnologie è estremamente semplice trascodificare in braille un file di testo, quindi problemi tecnici di trascrizione non ci sono. Due fattori tecnici, però, intervengono nell’ideazione di un libro con segnografia braille: il formato del testo e la tecnica utilizzata per realizzare i puntini a rilievo. Il formato è condizionato dal carattere braille il quale ha una dimensione standard che non può essere modificata e quindi rappresenta un vincolo a cui è soggetta l’impaginazione.
La realizzazione del punto braille deve invece tener conto della pressione alla quale esso è soggetto durante la lettura e quindi, perché sia durevole nel tempo, si devono usare carte ad alta grammatura o materiali plastici resistenti.

Sono rimasta colpita dai libri vincitori del Premio internazionale di letteratura adattata Typhlo e Tactus che sono esposti alla Casina di Raffaello, in occasione del bicentenario della nascita di Louis Braille, per la mostra “Di che colore è il vento”, realizzata con il sostegno della Regione Lazio, in collaborazione con la Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi, la casa editrice Les Doigts qui Ręvent, Zètema progetto cultura e l’organizzazione di Tidò Comunicazione. Puoi parlare del Premio e citare alcuni libri?

Il concorso Tactus è stato un’esperienza importantissima per la mia formazione. La Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi è entrata come partner attivo del Progetto Tactus nel 2004; da allora ho avuto l’incarico di rappresentarla internazionalmente e la fortuna di veder aggiudicare, degli otto premi assegnati, ben quattro ad autori italiani da me promossi.
Chi ha partecipato come me alle giornate finali del concorso ha avuto inoltre il privilegio di trovarsi ogni anno di fronte a 80-90 prototipi di libri tattili provenienti da ogni parte d’Europa, realizzati con le tecniche più diverse, spesso vere e proprie opere d’arte, di grande impatto emotivo. La particolarità e il sapore di questi prototipi, proprio in quanto pezzi unici, si perde in seguito, quando vengono replicati in serie.
La sfida della produzione è quella di preservare l’unicità del prototipo nella riproduzione seriale. Ma al di là delle emozioni in me ancora vive, legate alle giornate del concorso, credo che l’aspetto più importante di questo progetto internazionale sia l’intento, sicuramente riuscito, di creare un interesse intorno a questi libri, di far condividere le esperienze e di sostenere la produzione di questi libri particolari, altrimenti molto onerosa. Basti pensare che le case editrici che hanno accettato questa sfida sono ancora pochissime. Il libro tattile è un libro molto costoso da produrre, un libro che avrebbe bisogno di mecenati sensibili.

Una sezione della mostra è interamente dedicata ai libri tattili d’artista realizzati da noti artisti come Katsumi Komagata o Sophie Curtil. Conoscevo già Plis et plans di Katsumi Komagata e Ali ou Léo? di Sophie Curtil, due libri splendidi di cui spero venga curata presto la ristampa. Ho provato una grande emozione quando ho scoperto Cuore di pietra, il libro vincitore del Premio internazionale Typhlo & Tactus 2007. Vorrei che mi parlassi dell’autore, Mauro L. Evangelista, e della sua esperienza artistica.

Mauro L. Evangelista ha vinto due volte il Premio Tactus e credo giustamente, perché ha elevato il libro tattile per l’infanzia a libro artistico. Penso sia fondamentale non relegare il libro tattile a libro esclusivamente per bambini disabili visivi. Un libro tattile deve essere libro per tutti, soltanto così sarà possibile creare integrazione. Un bel libro deve essere un bel libro per tutti, indistintamente. Mauro L. Evangelista ha la capacità di rendere tattili le emozioni.
Sentiremo parlare molto di lui, ci sono enormi spazi di sperimentazione nell’immagine tattile e il suo approccio è quello giusto. Non voglio aggiungere altro, ma invito tutti gli appassionati di grafica a soffermarsi durante la visita alla mostra proprio sulle sue creazioni.

Potresti parlare anche dei libri che stai realizzando e offrire alcune anticipazioni sulle future pubblicazioni?

La Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi fornisce gratuitamente il materiale didattico necessario a tutti gli studenti italiani che frequentano le scuole di ogni ordine e grado. Produrre materiale per oltre 2000 utenti è un enorme impegno per il nostro Centro di produzione. La produzione di libri tattili affianca quella del materiale, costituendo un ulteriore dispendio di energie e un costo notevole.
In questo momento stiamo chiudendo una coedizione di due libri con la casa editrice Les Doigts qui Ręvent. Ciò permette sia a noi che a loro di abbassare i costi di produzione, che per un libro tattile in bassa tiratura sono di gran lunga superiori a qualsiasi produzione editoriale per l’infanzia. La Federazione partecipa anche alla commissione internazionale BITIB (Baby Infant Tactile Illustrated Books) in collaborazione con istituzioni universitarie e istituzioni di intervento precoce: stiamo lavorando su una decina di libretti tattili specifici per la primissima infanzia. I risultati sono molto interessanti e stimolanti, una ulteriore sfida per il prossimo futuro.

Sono molto contenta perché ho già usato alcuni libri tattili e sono convinta che quelli specifici per la primissima infanzia potranno essere utilizzati con i bambini del nido e della scuola dell’infanzia durante gli eventi dedicati al progetto nazionale Nati per leggere (NPL). Credo che i libri tattili debbano essere ospitati nelle bibliografie NPL e nel Catalogo dei libri in edizione speciale NPL e mi impegnerò perché ciò accada presto, augurandomi che tutti (educatori, bibliotecari, pediatri, editori ecc.) vogliano prodigarsi per promuovere la lettura sensoriale che accresce il piacere e l’emozione della scoperta.

I libri con illustrazioni tattili certamente consentono una lettura più ricca, aggiungendo sensazioni plurisensoriali. Sono, però, libri molto costosi da realizzare. Bisogna considerare gli alti costi di manodopera necessari alla preparazione degli elementi tattili e, a questi, aggiungere i costi di progettazione, stampa braille, rilegatura, scelta dei materiali e controllo delle fasi di realizzazione delle singole parti: a differenza dei comuni libri a stampa, dove una volta realizzato il prototipo si può affidare tutto alla tipografia, qui bisogna infatti seguire le fasi di assemblaggio passo passo, perché si incontrano sempre molti problemi tecnici negli incollaggi e nelle rifiniture. Inoltre, anche le limitate tirature contribuiscono a non rendere questi libri competitivi.
Sarebbe sicuramente interessante far divenire il libro tattile veramente patrimonio di tutti. Purtroppo, però, a oggi le istituzioni non sono ancora in grado di accollarsi un tale sforzo, sia economico che organizzativo, se non sottraendo fondi ad altre iniziative, e credo che non sia neanche giusto che siano le famiglie dei bambini disabili visivi a doverlo fare. In questo senso, e qui ne approfitto per lanciare una proposta, il progetto Nati per leggere potrebbe aiutarci, sostenendo economicamente l’edizione di qualche nuovo titolo da aggiungere alla nostra collana “Sotto a chi tocca”. Spero che questa intervista possa rivelarsi utile e contribuire a una efficace sensibilizzazione per quanto concerne la lettura sensoriale. Ho scritto anche un testo breve per indurre tutti a riflettere... Per questo ho imparato a guardare Oggi mi sono dimenticato del gradino e sono caduto. Sono contento. Sì, finalmente l’ho conosciuto. Ho sentito la sua durezza e la sua immobile fierezza. Per conoscere l’altro devi incontrarlo, devi avere la voglia di sentirlo anche se è duro e fermo sulle sue posizioni. E poi il gradino non lo fa apposta. Non potrebbe comportarsi altrimenti. Ti conduce più in alto, ti permette di raggiungere porte a cui non potresti accedere da solo e, immobile, subisce tutto: viene calpestato da tanti piedi che giungono da posti diversi; viene sporcato da animali incontenibili e dai loro padroni distratti; viene attraversato da persone che arrivano smarriti da paesi lontani, diviene la loro sedia, il loro tavolo, talvolta il loro letto, ma non si sposta per rifiutare qualcuno e, con immobile fierezza, riceve anche gli spilli della pioggia o il sole più crudo. Io ho sempre cercato di schivarlo perché tutti mi dicevano di stare attento, ma ora so che in gran parte sbagliavano. Non si può conoscere ciò che si evita. E non bastano nemmeno gli occhi per vedere. Solo se senti l’altro, puoi imparare a guardarlo. A proposito! Ti sento distante. Cerca di leggermi in profondità, non mi evitare.

Mi piace molto il titolo della mostra: “Di che colore è il vento”. È una sinestesia realizzata per riconoscere l’importanza del bambino come entità autonoma e sociale e per restituire dignità al giovane lettore con disabilità visive, ai suoi “colori interiori”. Hai scelto tu il titolo?

Credo che la rappresentazione del colore non sia possibile. Nei libri tattili il colore è molto usato, perché questi libri sono destinati anche agli ipovedenti e ai vedenti e perché un libro monocolore, se non ideato con grande estro artistico, può risultare povero. Una consolazione alla non riproducibilità degli effetti della luce, di cui il colore è solo uno degli aspetti, è sperimentabile cercando di descrivere a parole nella maniera più dettagliata possibile un oggetto che abbiamo a portata di mano. Con meraviglia ci si accorgerà che si può raggiungere una straordinaria acutezza descrittiva sfruttando le sensazioni tattili, olfattive e sonore. I colori del vento sono molti, come i sogni: l’odore di mare trascinato da lontano, l’impalpabilità, la forza distruttrice, il ricordo di una camminata in montagna, il fumo di un incendio o il tocco leggero sul viso. Per quel che riguarda l’origine del titolo “Di che colore è il vento”, ti segnalo che è un reale quesito fatto da un bimbo cieco al suo papà durante una passeggiata.

laura.anfuso@tiscali.it

Per informazioni: Pietro Vecchiarelli; Tel. 06 5122747; tactus@prociechi.org
Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi
Centro di produzione del materiale didattico
Via Giuseppe Mirri 2; 00159 - Roma; Tel. 06 5122747; Fax 06 5123893


ANFUSO, Laura. Per una pedagogia dell’immaginazione. «AIB notizie», 21 (2009), n. 1, p. 18-20

Copyright AIB 2009-04, ultimo aggiornamento 2009-04-1 a cura di Zaira Maroccia
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