[AIB] AIB notizie 22 (2010), n. 3
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Cronache dalla conservazione
9. La manutenzione. II parte

Carlo Federici

L'ultima volta ci siamo lasciati con un cenno ai problemi che può determinare una depolveratura eseguita da personale non qualificato sottolineando che tale intervento dovrebbe essere affidato a restauratori o, per lo meno, diretto da restauratori. C'è da dire che oggi non è facile capire chi è restauratore e chi no, visto che il decreto ministeriale relativo alla qualificazione della categoria sta per compiere l'anno senza che abbia sortito effetto alcuno. Per giunta pare che il nuovo vertice della burocrazia ministeriale non ami la questione che rischia pertanto di essere rinviata sine die. Sicché l'eventualità che i committenti (in particolare quelli pubblici) continuino a ignorare la reale qualificazione del personale al quale intendono affidare gli interventi di manutenzione e restauro così come previsto dal Codice, diviene giorno dopo giorno sempre più concreta.

La confusione che impera nel settore fa sì che si sviluppino iniziative para-didattiche nel campo della cosiddetta "Conservazione-fai-da-te". Premesso che sono personalmente favorevole a ogni iniziativa nel campo del "fai da te" (dal giardinaggio alla coltivazione orti-cola, fino al bricolage e alle piccole riparazioni domestiche), mi vedo costretto a ribadire per l'ennesima volta (e me ne scuso con coloro che già ne sono a conoscenza) che la con-servazione è qualcosa di molto diverso dal bricolage. Com'è ormai largamente noto, nelle biblioteche ci sono due categorie di materiali: i libri-utensili culturali (destinati alla lettura, allo studio ecc., ma non alla conservazione) e i libri-beni culturali; la conservazione riguarda solo questi ultimi e, eccezion fatta per le attività di studio e di prevenzione, tutti gli altri interventi – compresa la manutenzione, per non parlare del restauro, e non c'è dubbio che l'inserimento di carte staccate o la cucitura di opuscoli, sempre se eseguiti su libri-beni culturali, rientrino nel restauro – competono «in via esclusiva a coloro che sono restauratori di beni culturali.».

Mi fermo qui e torno al tema del giorno che comprende la depolveratura e la disinfestazione. Nella precedente puntata ho accennato ai rischi che si corrono quando gli interventi di depolveratura vengono affidati a personale privo di qualsiasi conoscenza sul libro e sulla sua struttura; si tratta di eventualità per nulla remota dato che le biblioteche di norma si rivolgono a semplici imprese di pulizia. La minima qualificazione determina inoltre modalità operative grossolane: sovente infatti la polvere viene rimossa dai libri (soprattutto dal taglio di testa che ne costituisce il ricettacolo principale) ma non dall'ambiente, ricadendo di nuovo sui libri e sugli scaffali. Ciò avviene quando l'impiego di apparecchi aspiranti è assai limitato o del tutto assente (ad esempio, quando la depolveratura viene effettuata con pennelli o altri mezzi meccanici direttamente nei depositi) e di conseguenza la polvere non viene eliminata.

La procedura più corretta ed efficace è quella che adotta sistemi di aspirazione, preferibilmente chiusi (dotati cioè di una sorta di cappa), con filtri multipli provvisti, all'ultimo stadio, di un filtro HEPA (High Efficency Particulate Air filter) in grado di bloccare particelle di dimensioni superiori a 0,3 µm, vale a dire spore fungine, pollini e una buona aliquota di batteri. La depolveratura sotto cappa si effettua con pennelli morbidi che si passano delicatamente sulle superfici esterne del libro prestando la massima attenzione alle aree soggette a maggiore usura, quali cerniere, cuffie e capitelli, con particolare riguardo a quelli di testa.

Per quanto riguarda la disinfestazione, bisogna premettere che si tratta di una pratica relativamente recente poiché, fino a una ventina di anni, fa ad essa si preferiva la disinfezione, ancora oggi prediletta dai biologi old style. La differenza tra le due tecniche sta essenzial-mente nell'impiego, nella disinfezione, di sostanze altamente tossiche il cui assorbimento da parte di macro e microrganismi ne determina rapidamente la morte. Va da sé che la tossicità di tali sostanze non è circoscritta ai parassiti ma interessa anche l'uomo e l'ambiente in cui esso vive. Uno dei reagenti di più largo impiego è stato l'ossido di etilene ancora oggi usato per la sterilizzazione di apparecchi chirurgici sensibili al calore (anche se ormai lo stesso effetto si raggiunge, con rischi di gran lunga inferiori, impiegando i raggi γ). Fino agli anni Ottanta del secolo scorso l'ossido di etilene era correntemente utilizzato per la disinfezione dei libri che, alla fine del trattamento, risultavano pertanto sterilizzati. Ho sempre ritenuto che ci fosse una notevole sproporzione tra mezzi e fini poiché l'ossido di etilene non solo è altamente pericoloso (infiammabile, esplosivo a contatto con l'aria, cancerogeno, mutageno), ma permane all'interno dei libri e reagisce con alcuni materiali (con la pergamena, per esempio) modificandone – e non in meglio – la struttura. Infine, che senso ha sterilizzare un oggetto che innanzitutto non ne ha alcuna necessità e che, al termine del trattamento, viene collocato in un ambiente che tutto è meno che sterile? Sicché, non appena ne ho avuta la possibilità, mi sono impegnato per sostituire la disinfezione a base di ossido di etilene con la disinfestazione mediante atmosfere modificate. In realtà tale processo viene comunemente definito "disinfestazione anossica" cioè in assenza di ossigeno, anche se l'attributo più corretto sarebbe "ipossica" perché una piccola aliquota di ossigeno rimane.

Nel merito della disinfestazione con atmosfere modificate confido di entrare nella prossima puntata dato che conterei di continuare a dedicare una parte di queste "Cronache" alle questioni correnti, alla cronaca appunto. E a questo proposito, pare si annunci entro l'estate un cambio al vertice dell'Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario.

cfederici@tin.it


FEDERICI, Carlo. Cronache dalla conservazione. 9. La manutenzione. II parte. «AIB notizie», 22 (2010), n. 3, p. 11

Copyright AIB 2010-07, ultimo aggiornamento 2010-07-16 a cura di Ilaria Fava
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n22/0308.htm3

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