[AIB] AIB notizie 22 (2010), n. 5
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Open Data in Italia: si inizia dal Piemonte

Cinzia Mescolini

È in Rete da pochi mesi il primo e finora unico esempio di Open Data italiano: si tratta del portale con cui la Regione Piemonte rende liberamente disponibili i dati in suo possesso per il riuso. I dataset in formato aperto (csv, xml) che cittadini e imprese possono scaricare e riutilizzare con licenza Creative Commons, per il momento, riguardano prevalentemente il settore turistico (flussi turistici per territorio e provenienza, anagrafica delle strutture per la ricettività), il settore economico (distribuzione territoriale degli esercizi commerciali per tipologia) e l'istruzione (elenco delle scuole, esiti degli esami di maturità, distribuzione territoriale degli studenti per anno e grado scolastico, presenza degli studenti stranieri).

Progressivamente arricchito con nuovi set di dati, come nel caso degli omologhi internazionali, www.dati.piemonte.it si presenta non solo come banca dati, ma anche come luogo di aggiornamento, discussione e condivisione sul tema Open Data. Il portale ospita infatti una sezione eventi in cui si segnalano le ultime iniziative, nazionali e internazionali, sul riuso dei dati pubblici e un blog in cui è possibile commentare eventi, normativa e progetti. Interessante per capire cosa concretamente realizzare con i dati pubblici, la sezione casi d'uso, che raccoglie esempi di riutilizzo, come la rappresentazione grafica dei dati sugli studenti e sulle scuole nella Regione o la mappa sulla diffusione di Internet nel corso degli anni nelle provincie piemontesi. Ancora pochi gli esempi di mashup, che è certo il fronte creativo più fecondo per l'Open Data. Nel portale è possibile proporre nuove idee per il riutilizzo, commentare ciò che altri hanno creato e ottenere l'assistenza di un esperto. In stile web 2.0, tutte le risorse sono votabili, condivisibili nei social network e sono disponibili, per gli aggiornamenti, feed RSS.

L'iniziativa della Regione Piemonte si colloca in una tendenza internazionale molto vitale. Strategia Open Government adottata dall'amministrazione Obama per stimolare l'economia immateriale, oltre che la trasparenza amministrativa e la partecipazione pubblica, l'Open Data consiste infatti nella "liberazione" in formato aperto dei dati prodotti dalle pubbliche amministrazioni affinché vengano riutilizzati dalla società civile per fini commerciali e non. In analogia con l'Open Access e l'Open Source, l'Open Data si fonda sulla condivisione in Rete, dunque sull'idea di conoscenza come "bene comune" non escludibile e non esauribile definita dal Premio Nobel 2009 per l'economia Elinor Ostrom. In piena filosofia "open", la matrice economica giustifica il diritto di accesso e di riuso: i dati della pubblica amministrazione sono prodotti con il gettito fiscale e dunque i cittadini devono potervi accedere creando valore aggiunto, economico o etico che sia, in un circolo virtuoso. L'esempio statunitense (per avere idea della mole di dati rilasciati, è sufficiente consultare il catalogo dei dataset all'indirizzo http://www.data.gov) sta avendo seguito in Europa, e finora i migliori risultati riguardano la Gran Bretagna: il progetto governativo (http://data.gov.uk/) si avvale infatti della collaborazione di Tim Berners-Lee, il quale, in occasione del TED2009, al grido "Data Raw Now!", ha sottolineato l'importanza del rilascio degli Open Data da parte di enti e istituzioni pubbliche e ha presentato le potenzialità dei "Linked Data" con cui è possibile linkare oggetti e concetti sfruttandone il valore semantico nella massima interoperabilità.

Nel resto d'Europa il processo Open Government segue evoluzioni diverse, che devono armonizzarsi con le differenti normative nazionali: nel contesto anglosassone, analogamente a quello statunitense, il cittadino ha infatti diritto alla conoscibilità delle informazioni pubbliche, mentre ad esempio in Italia, come è noto, tale diritto è subordinato all'interesse giuridico. Per quanto riguarda le politiche comunitarie, dopo il Libro verde L'informazione del settore pubblico nella società dell'informazione del 1998 con cui il PSI (Public Sector Information) veniva riconosciuto quale risorsa fondamentale per l'Europa, il primo passo concreto verso l'Open Data è stato la Direttiva Europea 2003/98/CE sul riutilizzo dell'informazione del settore pubblico, recepita in Italia con il Decreto legislativo n.36 del 24 gennaio 2006. In questo quadro normativo di riferimento, la Regione Piemonte ha stipulato e approvato nel 2005 il Protocollo d'Intesa per la condivisione, valorizzazione e diffusione del Patrimonio Informativo Regionale presentato in sede di Conferenza Regione-Enti Locali, mentre nel giugno 2009 ha deliberato le linee guida regionali per i processi di riuso con la definizione delle licenze standard da adottare in base al tipo di dati e di utenza. Così è nato il portale: non rimane che sperimentare le potenzialità del riuso con quanto la Regione Piemonte rende disponibile, in attesa che anche l'Italia adotti l'Open Data come progetto istituzionale.

mescolini@aib.it


MESCOLINI, Cinzia. Open Data in Italia: si inizia dal Piemonte. «AIB notizie», 22 (2010), n. 5, p. 16

Copyright AIB 2010-10, ultimo aggiornamento 2010-11-01 a cura di Ilaria Fava
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