[AIB] AIB notizie 22 (2010), n. 6
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Se i bibliotecari...

Maria Chiara Sbiroli

Definirsi Bibliotecari Necessari è stata sicuramente una scommessa. Difficilmente un collega avrà di che opporsi a questa definizione: pensiamo tutti che le biblioteche siano luoghi necessari, e di conseguenza chi le cura, le fa crescere, le porta avanti giorno per giorno, dovrebbe essere ugualmente necessario. Ma al di fuori della nostra cerchia, siamo sicuri che questa definizione sia ovvia? Da tempo la nostra associazione si batte per il riconoscimento del nostro status professionale, e il fatto che il percorso sia lungo, tortuoso e per alcuni aspetti controverso, ci fa capire come definirsi Bibliotecari Necessari possa assumere, agli occhi della comunità che serviamo, quasi una provocazione.

Il gruppo Bibliotecari Necessari è nato dall'incontro fra alcuni bibliotecari della provincia di Bologna che hanno deciso di discutere insieme dei problemi professionali nella realtà locale. Non c'è voluto molto per capire che le nostre condizioni lavorative erano lo specchio della desolante realtà nazionale: contratti a progetto, lavoro esternalizzato tramite cooperative, contratti a tempo determinato con improbabili possibilità di rinnovo. Ma da subito quel che ci ha accomunati è stato il desiderio di far sentire la nostra voce: non limitarci ad una chiacchierata per condividere le sventure lavorative, ma provare a creare qualcosa che ci permettesse di dialogare con le altre parti in campo e con l'amministrazione locale. Bologna è sempre stata una città all'avanguardia nell'offerta culturale in Italia, ed offre un ricco e articolato tessuto di biblioteche ed Istituti culturali, a cui si somma il patrimonio dell'Università. Come sta accadendo ovunque in Italia in questo momento, questa offerta culturale sta andando incontro a drastici ridimensionamenti. La particolare situazione di Bologna, al momento governata da un Commissario straordinario, ma già in fermento per la futura campagna elettorale per l'elezione di un nuovo sindaco, ci ha portato a pensare che questo momento di difficoltà della città poteva essere l'occasione giusta per promuovere una discussione cittadina sulle politiche culturali del Comune. Da subito abbiamo puntato sulla responsabilità politica di scelte che sono sempre presentate come ineluttabili.

L'argomento dei tagli al comparto culturale è all'attenzione di tutta la comunità professionale già da diverso tempo, e non mi dilungherò enumerando tutte le implicazioni che questi comportano nell'erogazione del servizio. La discussione fra colleghi, che abbiamo esteso a tutti i bibliotecari di Bologna e provincia interessati, ha fatto emergere due nodi fondamentali: il riconoscimento della professionalità attraverso contratti premianti e non mortificanti, e il peso che hanno le politiche degli amministratori locali nello sviluppo di un servizio di qualità. Di fronte all'annuncio di ulteriori ridimensionamenti ai finanziamenti per le biblioteche, abbiamo deciso di organizzare un'azione di protesta che coniugasse la manifestazione del malessere da parte degli operatori culturali al coinvolgimento dei lettori, per dimostrare come la diminuzione dei servizi offerti vada a colpire principalmente chi le biblioteche le frequenta. Per stimolare la partecipazione dei cittadini al dibattito su questi problemi, abbiamo quindi pensato ad uno "sciopero al contrario": un'apertura straordinaria, in un giorno in cui normalmente le biblioteche sono chiuse, accompagnata da una serie di dibattiti sui temi che ci stanno a cuore, per permettere ai lettori abituali e non di utilizzare le biblioteche non soltanto come luogo di lettura, ma di discussione e di confronto.

Nel corso delle settimane, il gruppo Bibliotecari Necessari ha portato all'attenzione di tutti gli interlocutori la proposta di apertura straordinaria, nel tentativo di ampliare il più possibile la base di adesione alla protesta. Abbiamo creato un sito internet http://sites.google.com/site/bibliotecarinecessari e un profilo su Facebook "Bibliotecari Necessari" così da poter pubblicizzare la nostra iniziativa e informare chi non poteva fisicamente partecipare alle nostre riunioni. Ci siamo quindi messi in contatto con la segreteria regionale dell'AIB, proponendo all'associazione di sostenerci formalmente. Purtroppo, il tentativo di coinvolgere le biblioteche comunali non ha avuto buon esito, nonostante il dialogo con le sigle sindacali presenti a Bologna, perché l'Istituzione Biblioteche ha preferito non dare l'autorizzazione all'apertura; per consentire ai bibliotecari comunali di partecipare, si è scelto di organizzare nello stesso giorno un presidio nel cortile del palazzo del Comune. La giornata di apertura si è svolta a Bologna il 14 novembre, con lo slogan "In Italia si chiude alla cultura. noi apriamo le biblioteche per protesta!", ed è stata articolata in 4 momenti. La mattina, nel cortile di Palazzo d'Accursio, i Bibliotecari Necessari, insieme ai sindacati confederali e ai bibliotecari comunali hanno avviato la giornata di riflessione esponendo le motivazioni che ci hanno indotto a manifestare. Vanni Bertini, in qualità di membro del CEN, ha testimoniato il sostegno dell'AIB e ha illustrato i passi compiuti dall'associazione verso il pieno riconoscimento della figura professionale del bibliotecario. Al termine degli interventi è stata organizzata una maratona di lettura. Nel pomeriggio la Biblioteca della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna ha ospitato Antonella Agnoli ed Enrica Manenti chiedendo loro un contributo sul ruolo e l'importanza delle biblioteche all'interno della comunità. L'intervento di Antonella Agnoli è stato stimolante dal punto di vista metodologico: è purtroppo vero che, intrisi di autocoscienza, non riusciamo proprio a metterci nei panni di chi vede le biblioteche come un'appendice quasi superflua dei servizi pubblici alla comunità. Attraverso il suo sguardo disincantato e proiettato verso realtà diverse, lontane dal contesto in cui abitualmente operiamo, ci aiuta a liberarci da una certa provincialità della situazione italiana, e ci guida in un sentiero meno facile, abbandonando le certezze incrollabili alle quali siamo attaccati: ma la biblioteca è davvero necessaria per la comunità? E se non l'abbiamo resa tale finora, quali strade possiamo trovare affinché venga finalmente percepita come bisogno primario, e quindi tutelato e inalienabile? Anche Bologna è chiamata a rispondere a queste domande, se non vorrà essere ricacciata indietro nell'anonimato di chi "segue a ruota", se vorrà restare in una posizione di avanguardia. La prospettiva di Enrica Manenti ha illustrato il punto di vista più tranquillizzante di chi non mette in dubbio la necessità del sistema, ma che pone il problema delicato del riconoscimento sociale e contrattuale dell'operatore culturale; a fronte di dati poco aggiornati e non esaustivi sulla presenza di operatori esternalizzati, la realtà parla di un esercito di giovani preparati che operano per anni nelle biblioteche del territorio, senza prospettive di stabilità. In questo senso, bisogna dare la dovuta attenzione alla battaglia che l'AIB sta portando avanti per il riconoscimento e la certificazione della professionalità. Certo, l'istituzione di un albo professionale può apparire a molti un retaggio corporativistico del passato, ma solo discutendone insieme si potrà trovare la strada migliore per la valorizzazione della professione.

Queste due visioni vanno di pari passo, e una non esclude l'altra; se le biblioteche e i luoghi della cultura in generale non saranno in grado di adattarsi alle esigenze dei cittadini, diventeranno luoghi inutili, e quindi noi, come professionisti, non avremo più ragione di esistere. Ma se, allo stesso tempo non ci dovesse essere un più chiaro riconoscimento, anche dal punto di vista contrattuale, del valore di chi offre questo servizio, allora la forza del cambiamento resterà prerogativa di pochi, coraggiosi entusiasti che finiscono per fare del volontariato invece di essere retribuiti come si deve. Nella Biblioteca dell'Istituto Storico Parri Emilia - Romagna sono state analizzate le politiche culturali a Bologna, attraverso i contributi di Gianfranco Pasquino, Alberto Ronchi e Luca Alessandrini. Le questioni che sono state poste hanno riguardato la necessità per gli istituti culturali italiani di ricorrere a finanziamenti privati, e le politiche degli enti locali in relazione alla gestione dei tagli dal governo centrale. Una posizione che è emersa chiaramente è che i finanziamenti privati sono essenziali, ma devono essere inseriti all'interno di un contesto decisionale nel quale l'istituzione pubblica sia presente e forte, e perché ciò succeda, occorre che da parte degli enti pubblici vi sia un investimento di risorse per lo meno paragonabile a quello che si richiede ai privati, in modo da poter tutelare l'interesse generale in materia di accesso alla cultura.

Si è allo stesso modo negata l'ineluttabilità di una politica degli enti locali che sia una mera replica di quella del governo centrale, ma si è sostenuta la convinzione che a ogni livello di gestione della cosa pubblica ci sia un margine di discrezionalità che permette ad alcune regioni, province e comuni di effettuare delle scelte in controtendenza, decidendo politicamente di sostenere gli istituti e gli enti che contribuiscono alla vita culturale del territorio. A chiusura della giornata, presso il Centro di Documentazione Arcigay "Il Cassero", alcuni scrittori bolognesi hanno dato il loro contributo attraverso la lettura di brani delle loro opere. Se nella narrazione di Paolo Nori la biblioteca è protagonista come luogo di ambientazione del racconto, il collettivo Wu Ming ha voluto sottolinearne l'importanza per raccogliere la documentazione necessaria a creare l'ambientazione dei romanzi. La presenza degli scrittori bolognesi è stato un riconoscimento del valore delle biblioteche non solo come centri di diffusione della cultura, ma anche come luoghi di produzione della stessa confermando quanto le biblioteche partecipino attivamente allo sviluppo di un territorio. Il bilancio di questa prima azione svolta dal gruppo è sicuramente positivo. Va sottolineato come le biblioteche che hanno aderito all'apertura straordinaria e ospitato gli incontri siano biblioteche specializzate, private o a gestione mista, e che in virtù della loro posizione indipendente rispetto alle istituzioni hanno potuto muoversi con estrema libertà.

Per aprire le biblioteche ed emergere nella realtà cittadina come gruppo coeso e propositivo, è servita una grande forza di volontà, che ci ha permesso di non arenarci di fronte agli ostacoli incontrati ma di continuare credendo nell'utilità dell'iniziativa. Attraverso il nostro gruppo abbiamo creato una piccola rete di colleghi, e questo ha aumentato la consapevolezza del nostro valore di bibliotecari. Ora è il momento di lavorare ad un nuovo progetto, e speriamo di far sentire ancora la nostra voce nella lista di discussione dell'AIB. Invitiamo intanto tutti coloro che hanno creato esperienze simili o che vogliono fornire il loro contributo, fattivo o speculativo, al nostro gruppo, a contattarci. Il risultato più grande raggiunto finora è stato di non limitarci a ragionare nella nostra biblioteca, ma di condividere il nostro pensiero con gli altri, per non incorrere in sterili speculazioni, ma cercando di creare qualcosa di concreto.

Anche le idee, come le biblioteche ed i bibliotecari, sono Necessarie..

csbiroli@libero.it


SBIROLI, Maria Chiara. Se i bibliotecari... «AIB notizie», 22 (2010), n. 6, p. 11-12

Copyright AIB 2010-10, ultimo aggiornamento 2011-01-16 a cura di Ilaria Fava
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