[AIB] AIB notizie 23 (2011), n. 3
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Dopo lo Spring Event 2011: a colloquio con Christopher Platt

Gabriele De Veris

L'incontro del 31 marzo a Roma "BookNext: The Future of Reading - Spring Event 2011", organizzato dall'Ambasciata Americana in Italia e da American University di Roma (http://www.biblionext.it/page/programma-springevent-2011), ha fornito l'occasione per conoscere Christopher Platt (Director Collections & Circulation Operations alla New York Public Library), a cui abbiamo rivolto alcune domande.

Le collezioni digitali nelle biblioteche pubbliche italiane sono quasi agli inizi, ci sono molti problemi e molti dubbi. Fra le richieste dei lettori e quelle degli editori, qual è il modo migliore per affrontare questa sfida?

Come sempre nelle biblioteche vengono prima i lettori. Conoscere ciò che vogliono leggere e tradurlo in un profilo per una collezione è importante per il digitale come per le opere a stampa. Fortunatamente, secondo la nostra esperienza, le persone vogliono leggere in digitale quasi le stesse opere che sono così popolari su carta. In breve, i lettori sono i nostri consumatori, e i consumatori guidano il successo o il fallimento di un mercato. Fortunatamente i dispositivi per la lettura di libri elettronici sono sempre più economici e facili da usare, così i consumatori (i nostri clienti, o i nostri clienti potenziali) sono più disponibili a provare gli e-book delle biblioteche. Inoltre, devono essere presenti titoli popolari, attraenti, che gli utenti vogliono leggere in una collezione digitale della biblioteca, altrimenti c'è poca motivazione per provarli. Se una biblioteca inizia con troppa prudenza, mettendo a disposizione solo "classici" titoli che non hanno un ampio successo, l'uso sarà limitato. Pensateci, se un nuovo lettore della biblioteca racconta a un amico che hanno appena acquistato un e-book de "Il Gattopardo", la risposta dell'amico sarà probabilmente «Davvero? Interessante...». Ma se il lettore dice a un amico che hanno appena acquistato un nuovo libro di uno scrittore contemporaneo come Fabio Geda, la risposta dell'amico è probabile che sia «Davvero? Come posso fare per prenderlo? Cos'altro hanno in biblioteca?».

Questo porta alla questione degli editori. Non so se i libri di Fabio Geda siano disponibili in formato e-book per le biblioteche italiane, lo spero. Negli Stati Uniti, siamo di fronte a pochi grandi editori che devono ancora trovare un modello per mettere a disposizione delle biblioteche i loro e-book. Eppure, al tempo stesso hanno paura che le librerie scompaiano dal paesaggio americano, così stanno lottando per mettere a punto strumenti per coinvolgere i consumatori direttamente online, vendere a loro, stimolare la discussione sui loro titoli, e sollecitare le risposte. Noi diciamo loro che le biblioteche fanno già tutto questo. Abbiamo organizzato comunità di lettura che sono diffuse in tutto il paese, con un'ampia presenza sul web e i social media. Gli editori dovrebbero rendersi conto di questo valore e consentire l'accesso dei loro libri digitali alle biblioteche, lasciando che facciamo promozione per loro in modo che non sia necessario reinventare il processo e fare concorrenza con altri editori per ottenere l'attenzione delle persone. Tutto ciò sarà solo un sostegno per le vendite, non un ostacolo.

I libri digitali fanno crescere davvero il numero dei lettori o solamente le vendite e il mercato? Avete dei dati da mettere a disposizione?

L'uso di collezioni digitali è cresciuto del 37% in questo ultimo anno. In particolare, i titoli in formato ePub sono stati letti il 66% in più! Per acquisire opere dalla nostra collezione digitale, i lettori devono poter accedere da casa, dal lavoro, da scuola, o attraverso il WiFi. Eppure, i nostri documenti 'materiali' vengono utilizzati più che mai: il sistema di biblioteca circolante ha superato quest'anno per la prima volta i 2 milioni di documenti al mese. Questo indica che dobbiamo cercare di raggiungere nuovi utenti, persone che non avrebbero potuto essere utenti della biblioteca in passato, ma che ora trovano il servizio più comodo perché non c'è bisogno di venire in una delle nostre sedi quando siamo aperti. Dati recenti sull'editoria negli Stati Uniti hanno dimostrato che i dispositivi specifici, come iPad o iPhone, che spesso sono venduti con un app iBook, sono in grado di trasformare i lettori casuali in lettori abituali, perché l'applicazione è lì a portata di mano. Gli utenti non devono andare a cercarla, può essere un'alternativa al posto di un programma per giocare, è lì, e tutto quello che devono fare è avviarla e iniziare il download.

Google books è stata una specie di terremoto nel mondo del libro. Ora gli editori prestano libri, come fanno normalmente le biblioteche. Vedremo biblioteche che diventano editori, vendendo e-book liberi dal copyright?

Ne dubito, almeno non su larga scala. Molti bibliotecari sanno di editoria tanto quanto le case editrici conoscono le biblioteche. So che alcune biblioteche stanno sperimentando il print-on-demand, ma in modo limitato. In parte ciò accade perché oggi, con la quantità esistente di dispositivi e di accesso, ci sono modi più facili di ottenere il libro digitale senza bisogno di stamparlo. Dove vedo un potenziale sviluppo è l'espansione della cooperazione tra biblioteca e grossisti (e/o gli editori) per consentire alla biblioteca di agire come un portale per acquistare un titolo. Noi lo facciamo da ebooks.nypl.org. È una cosa che può apparire controversa (discutibile), ma serve a due scopi per la biblioteca: in primo luogo, si riconosce che il lettore "digitale" ha generalmente una maggiore aspettativa di un servizio rapido e se il titolo non è immediatamente disponibile, può andare a cercarlo altrove, di solito un rivenditore online. Piuttosto che costringere l'utente a farlo regolarmente, perché non invitarli a venire alla biblioteca? Poi se vuole comprarlo, siamo in grado di indirizzarlo al rivenditore e il lettore si trova meglio, perché la biblioteca ottiene una piccola percentuale di credito per futuri acquisti online per la sua raccolta, così il lettore diventa in qualche modo un sostegno della biblioteca. In secondo luogo, invia un segnale forte agli editori: le biblioteche non hanno intenzione di eliminare il loro reddito al dettaglio.

Allo Spring Event hai affermato che i bibliotecari DEVONO partecipare, incontrare, conoscere gli altri 'mondi' come il settore ITC, l'editoria, le industrie di telefonia mobile, chi produce videogiochi, ecc. Potresti approfondire questo argomento? In Italia i bibliotecari incontrano soprattutto i bibliotecari, a volte gli editori e i librai.

Dobbiamo parlare con loro perché abbiamo lo stesso obiettivo quando si tratta di promozione della lettura. Mi riferisco a quello che io chiamo una Happy Reader Equation: Autore + Editore + Grossista + Biblioteca = Lettore felice. Ciascuno di questi 4 punti ha un'agenda distinta che influenza il loro processo decisionale, e spesso non apprezziamo adeguatamente queste agende. Per esempio, come ho detto prima, oggi gli editori stanno cercando di raggiungere e coinvolgere direttamente i lettori e costruire comunità di lettura all'interno delle quali promuovere i loro titoli, ma non capiscono che le biblioteche già eccellono in questo e siamo sulla stessa linea d'approvvigionamento, quindi perché non sfruttare le nostre competenze? Inoltre, noi come bibliotecari in genere non capiamo molto i primi 3 passaggi. A differenza di un libro di stampa, la creazione di un e-book è un processo molto particolare che richiede un varietà di competenze molto differenti, dall'authoring all'editing, la produzione e la distribuzione, una serie di abilità che deve evolvere, come ogni nuovo sviluppo tecnologico. Gli editori stanno lottando per stare al passo, molto meno per essere innovativi. Siamo tutti nella stessa catena di approvvigionamento, dipendiamo gli uni dagli altri, ma di questi 4 passi, solo la biblioteca non è a scopo di lucro.

Noi, come bibliotecari, dobbiamo riconoscere che gli autori, editori e i grossisti vogliono fare soldi, e hanno bisogno di fare profitti per continuare a fornire il buon contenuto che noi vogliamo dare ai nostri lettori. Con la partecipazione alle loro conferenze, essendo attenti a sviluppi e le sfide nei loro settori, i bibliotecari possono essere meglio informati e più capaci di negoziare il nostro futuro in modi che sono reciprocamente soddisfacenti per tutte le parti.

Un'ultima domanda. Cosa puoi dire sull'importanza dei social network (Facebook, ad esempio) per il tuo lavoro e per le biblioteche?

Il social networking è una componente importante delle nostre strategie nella New York Public Library. Due anni fa, il nostro gruppo Marketing ha lanciato un'iniziativa per formare il personale non solo sui blog, ma per usare Facebook, Twitter, Youtube, Flickr, e, più recentemente, Four Square. Tutti i livelli di personale di tutte le sedi sono incoraggiati a partecipare. La Biblioteca mantiene attualmente oltre 100 account di social network, attraverso queste piattaforme, progettate per portare le competenze del personale e la ricchezza delle collezioni dal chiuso degli edifici all'aria aperta, per essere condivise e vissute. Attualmente su Facebook abbiamo oltre 35.000 utenti e oltre 133.000 su Twitter. Questo è importante per due motivi: in primo luogo, il sito web (www.nypl.org) non è più sufficiente. Di recente è passato attraverso una riprogettazione, ed è il secondo sito web bibliotecario più visitato negli Stati Uniti dopo la Biblioteca del Congresso, ma ci siamo resi conto che dobbiamo raggiungere i clienti al di là del sito web nelle aree dove loro si trovano già, e ricondurli al sito o ai nostri servizi. Dove si trovano? Su Facebook, Twitter, Flickr e simili. Da semplici tattiche di informazione per i lettori come inviare via Twitter la prima riga di un libro che ti riporta al nostro catalogo, a quelle più complesse, campagne come quella che abbiamo ora per sollecitare i lettori a scrivere ai loro rappresentanti politici per sostenere il finanziamento della biblioteca, questo è stato incredibilmente efficace. Vediamo i nostri tweet trasmessi rapidamente dappertutto, spesso gli hashtag ci fanno arrivare a persone che non possono già essere nostri utenti. Per noi questo è un viral marketing efficacissimo che sfrutta a nostro favore il potere e l'influenza del lettore. In secondo luogo, ci dà l'occasione per coinvolgere il lettore in modo più significativo. Si può rispondere a tweets su come utilizzare la su come utilizzare la biblioteca invitando gli utenti di qualsiasi parte del mondo, per aiutarci a trascrivere la nostra raccolta di menu storici in un database più facilmente consultabile. Abbiamo annunciato questo su Twitter piuttosto tranquillamente a metà aprile e in una settimana oltre 60.000 piatti erano stati trascritti da individui provenienti da tutto il mondo, compreso un gruppo di bambini di una scuola del Texas che lo usavano come un esercizio per imparare a scrivere e imparare i prezzi dei prodotti alimentari del passato. Usiamo Flickr per ospitare mostre. Attualmente si può visitare il nostro sito e trovare il nostro "Virtual Centennial Quilt", in cui le persone sono invitate a caricare una significativa immagine che mettiamo sulla trapunta, un modo semplice ed elegante per coinvolgere il lettore nella creazione di contenuti, dando loro un pubblico riconoscimento. Usiamo Youtube per incoraggiare gli adolescenti a mostrare la loro creatività nei progetti della biblioteca e nel suggerimento di titoli. Tutto questo ci consente di servire, di coinvolgere e costruire un rapporto con i lettori non solo quando sono nel nostro palazzo, ma quando sono altrove, in un ambiente in cui sono a loro agio. In questo modo stiamo dimostrando il nostro valore nello spazio digitale, così come nello spazio fisico; garantendo alla biblioteca un solido futuro per noi come biblioteca.

deveris@aib.it


DE VERIS, Gabriele. Dopo lo Spring Event 2011: a colloquio con Christopher Platt «AIB notizie», 23 (2011), n. 3, p. 8-10

Copyright AIB 2011-07 ultimo aggiornamento 2011-07-26 a cura di Ilaria Fava
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n23/0305.htm3

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