[aiblogo3a] Associazione italiana biblioteche. Pubblicazioni
Paul G. Weston. Introduzione
Mi pare importante sottolineare, innanzitutto, il fatto che questa giornata di studio ha costituito per molti di noi la prima occasione per partecipare ai colleghi la propria esperienza e per apprendere quanto si sta facendo nelle altre biblioteche per trasferire su supporto elettronico i cataloghi cartacei esistenti. Pure in altre circostanze, probabilmente, in margine a qualche congresso o nelle pubblicazioni professionali, qualcosa avevamo già potuto ascoltare, avevamo sentito parlare di progetti di recupero, di biblioteche che stavano sperimentando tecnologie innovative, di nuovi metodi di catalogazione. Era tuttavia mancato l'elemento catalizzatore, il tavolo attorno al quale sedersi, condizione essenziale per un proficuo scambio di esperienze. Questo onere se lo è assunto la Sezione Lazio dell'Associazione italiana biblioteche, ritenendo che fosse ormai giunto il momento di tentare sull'argomento un primo parziale bilancio. Il risultato è stato il coinvolgimento di un ampio numero di biblioteche in rappresentanza delle diverse tipologie: piccole e grandi, pubbliche e private, generali e specializzate, universitarie e di pubblica lettura, operanti individualmente o collegate in rete. Questa trasversalità, oltre a contribuire alla conoscenza del grande patrimonio bibliografico di questa regione, talvolta misconosciuto ed a torto sottovalutato, ha consentito di valutare il grado di diffusione delle procedure automatizzate e di constatarne la raggiunta relativa stabilità. Non sono passati che pochi anni da quando il mercato delle biblioteche assisteva alla nascita frenetica di sistemi piccoli e piccolissimi, spesso legati all'attività di un unico ideatore e perciò privi di qualunque prospettiva di sviluppo, lontani dagli standard e dall'efficienza, spesso anche pericolosamente a basso costo.

Adesso, lo hanno ricordato a più riprese gli intervenuti, la catalogazione corrente con l'ausilio dell'elaboratore è una procedura che non presenta più tante incognite. Infatti, se, da un lato, le ferree logiche del mercato hanno fatto giustizia dei prodotti meno convincenti, dall'altro lato il Servizio Bibliotecario Nazionale, proponendo il proprio modello catalografico, ha svolto una funzione di grande rilievo nel formare catalogatori, non soltanto capaci e puntigliosi nell'applicazione delle normative catalografiche, ma soprattutto orientati a riflettere sull'importanza da attribuire a tutte quelle procedure che fanno della cura nella descrizione una premessa indispensabile al recupero dell'informazione bibliografica. Dunque, avendo ormai costituito un catalogo in linea di qualche migliaio di notizie, le biblioteche hanno affrontato il problema della retroconversione, un'impresa talvolta difficile, sempre onerosa, che ha richiesto loro studi preliminari, indagini sulla disponibilità di dati e tecnologie, il coinvolgimento di personale specializzato e di giovani da addestrare. Oggi in alcune biblioteche il recupero è terminato, in altre è in una fase avanzata, nella maggior parte si è ancora al progetto pilota.

E' comunque possibile tracciare un primo, sommario bilancio, partendo dalla constatazione che, per la prima volta, accanto alla ricatalogazione originale dei documenti, le biblioteche si sono mostrate disponibili a verificare la percorribilità di strade alternative, anche con qualche sacrificio sul piano della omogeneità del catalogo così ottenuto. Accanto alla digitazione del catalogo esistente, sono state adoperate due metodologie che l'uso di strumentazioni elettroniche rendono più facili e convenienti: la catalogazione derivata e la scansione ottica delle schede. La prima, in particolare, ha tratto beneficio dalla disponibilità di nuove fonti catalografiche particolarmente interessanti, come la Bibliografia nazionale italiana su CD-ROM, e facilmente raggiungibili per via telematica, come le grandi reti internazionali. Ne hanno tratto vantaggio in primo luogo le biblioteche scientifiche e quelle che hanno un consistente patrimonio di volumi stranieri. Ma probabilmente la pubblicazione della bibliografia italiana su disco ottico potrebbe contribuire notevolmente alla diffusione di tale pratica anche in altri contesti, soprattutto perché la cattura delle notizie in essa presenti non richiede in generale quegli interventi di adattamento di intestazioni e soggetti e di traduzione degli elementi della descrizione da altre lingue che hanno condizionato i bibliotecari più di qualunque considerazione sulla convenienza di disporre di dati già in forma elettronica.

Va registrata, d'altro canto, la crescente richiesta di sistemi che diano la possibilità di importare dati e lo sforzo messo in atto dai produttori dei sistemi attualmente più diffusi in Italia per integrare questa funzione nelle nuove versioni dei programmi. Lo stesso Servizio Bibliotecario Nazionale sta valutando l'opportunità di valorizzare i risultati di un promettente esperimento messo in atto presso l'Università di Padova per la cattura di notizie bibliografiche provenienti dalla Library of Congress. Tutto questo fermento nel mondo delle biblioteche italiane è senza dubbio da salutare con entusiasmo, in quanto potrebbe contribuire al superamento di un certo isolamento di cui esse hanno mostrato di soffrire. Va da sé che l'adozione di sistemi elettronici di catalogazione non è sufficiente da sola a dare un impulso a quelle biblioteche che vivono ripiegate su se stesse, né può rimediare alle disfunzioni che da lunghi anni affliggono il mondo culturale italiano. Tuttavia, comprendere che l'informatica e la telematica, se adoperate con criterio, possono facilitare l'integrazione delle risorse e moltiplicare i benefici per i lettori è il primo, indispensabile passo.

Naturalmente la catalogazione derivata presuppone l'esistenza di notizie presso un qualche archivio elettronico e se la possibilità di avvalersi di dati relativi a pubblicazioni recenti aumenta di giorno in giorno in conseguenza del crescente numero di biblioteche che adottano la catalogazione elettronica, difficoltà enormi si trova tuttora ad affrontare chi intraprenda la retroconversione di un fondo antico o di storia locale. Per questo motivo, gli interventi di catalogazione intensiva delle biblioteche locali pianificata dalla Regione Lazio sono di particolare importanza. Da un lato verrà incrementato significativamente il numero di pubblicazioni la cui descrizione è disponibile in linea e dall'altro lato si aprirà uno spiraglio sulla grande ricchezza del patrimonio delle biblioteche italiane. Ciò andrà a beneficio in particolare degli studi umanistici e di quelli di storia locale, penalizzati da un problema comune a molti paesi europei, ma di difficile soluzione per l'Italia, la quale, in seguito al particolarismo che ha caratterizzato il suo passato, ha un patrimonio culturale estremamente frammentato sul territorio, accentuato dall'assenza di istituzioni centralizzate sul modello della Bibliothèque Nationale in Francia o della British Library.

Considerando tutto ciò, viene da chiedersi se allo sforzo in atto per un uso passivo delle fonti catalografiche non debba venire affiancato un tentativo di segno opposto: creare quella serie di dispositivi che rendano possibile la fruizione dei dati dall'esterno. A livello nazionale si potrebbe in primo luogo far conoscere i progetti in atto e quali dati si rendano man mano disponibili in forma elettronica: in tal modo i catalogatori saprebbero a quali fonti attingere e coloro che organizzano progetti di recupero del pregresso potrebbero pianificare con cura le priorità. A livello internazionale, invece, si dovrebbe operare per rendere più facilmente superabili le barriere normative e linguistiche. Si ha l'impressione, talvolta, che in alcune delle scelte strategiche l'Europa, che dovrebbe trarre la propria forza vitale dalla presenza di lingue e culture diverse, esca soccombente di fronte alle logiche di mercato ed alle economie di scala, per il prevalere di spinte nazionalistiche. Ho personalmente provato un grande rincrescimento nell'apprendere che la responsabilità di memorizzare e distribuire le notizie relative al patrimonio bibliografico più antico di alcune importanti istituzioni del continente è stata affidata ad una grande rete americana. Di conseguenza, avere appreso in questa sede di iniziative europee volte al superamento di alcune di queste barriere, mi ha fatto particolarmente piacere.

Caratteristica comune alla maggior parte dei progetti presentati nel corso della giornata è l'alto costo sostenuto dalle biblioteche o dalle loro amministrazioni di appartenenza. Mi domando se, alla luce delle iniziative volte ad una gestione privatistica dei beni culturali, non sia pensabile per una istituzione pubblica di richiedere il pagamento di una tariffa per la consultazione o almeno soltanto per la cattura delle notizie, sul modello di analoghe istituzioni straniere. Le risorse così ottenute potrebbero essere utilmente investite in nuovi progetti di catalogazione, innestando una spirale virtuosa che favorirebbe il recupero del patrimonio nazionale.

Un'ultima considerazione. Prima o poi si dovrà provvedere alla realizzazione di uno strumento che, presentando le risorse disponibili in rete in ambito locale o provinciale, guidi l'utente nell'effettuazione di interrogazioni in linea. Esso dovrà configurarsi non tanto come un elenco anagrafico delle biblioteche, quanto piuttosto come un indice del loro patrimonio, organizzato in modo tale da suggerire le istituzioni cui rivolgersi sulla base di specifiche necessità. Sarà indispensabile con il crescere del numero di siti collegati e con l'ampliamento dei rispettivi archivi elettronici. Il mio augurio è che questo momento arrivi presto.


WESTON, Paul G. Introduzione. In Catalogazione retrospettiva: esperienze nelle biblioteche del Lazio, p. 9-13.
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Copyright AIB, ultimo aggiornamento 1997-12-15 a cura di Gabriele Mazzitelli