«Bibliotime», anno I, numero 1 (marzo 1998)


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Flora Raffa

Il servizio di prestito interbibliotecario: l'antagonista per eccellenza tra i servizi di biblioteca


Quando mi fu chiesto nel giugno scorso di intervenire con una relazione sul servizio di prestito interbibliotecario al seminario "Il mio servizio è più bello del tuo…" [1] espressi subito le mie perplessità: con tante risorse pubbliche che ancor oggi non producono servizi per la collettività o, peggio, ci propinano disservizi, voglio sperare che i pochi servizi che il pubblico riesce a produrre non debbano porsi in antagonismo tra di loro. Ancor meno avrei desiderato dimostrare che il sistema bibliotecario a cui appartengo gestisce un certo servizio meglio di altri sistemi bibliotecari cittadini.

E' comunque vero che il servizio di prestito interbibliotecario tra tutti i nuovi servizi è proprio l’unico che è nel suo animo realmente "antagonista" e si pone rispetto ai servizi tradizionali in termini quasi conflittuali o, quantomeno, introduce nella biblioteca problematiche assolutamente inedite. Acceso e animato è stato il dibattito all'interno del Servizio Biblioteche del Comune di Parma sull'opportunità o meno di potenziare questo servizio, e gli oppositori non mancavano di buone ragioni per dimostrare che il prestito interbibliotecario non fa parte dei compiti che un servizio comunale si deve assumere.

Lasciando da parte tutto quanto le nuove tecnologie hanno modificato nella performatività dei tradizionali servizi di biblioteca, nelle nuove possibilità offerte alla cooperazione, all’integrazione dei servizi offerti da biblioteche di diversa titolarità, per limitarci al tema dei nuovi servizi offerti all’utente, l’unico che introduce forti elementi di novità e si pone quasi in alternativa al tradizionale modo di essere e di proporsi della biblioteca è il servizio di prestito interbibliotecario.

I CD-ROM, l’accesso a Internet, l’utilizzo di strumenti multimediali per l’apprendimento, non sono altro che il potenziamento della biblioteca tradizionale che acquista, indicizza e pone a disposizione risorse informative. Certo la professionalità del bibliotecario ne è fortemente modificata ma non cambia il suo ruolo nei confronti dell’utente, né il ruolo che ciascuna biblioteca ricopre nell’insieme del sistema bibliotecario territoriale.

Le Biblioteche Comunali, la Palatina, l’Università di Parma hanno acquisito una collezione di CD-ROM e ciascuna lo ha fatto nei tradizionali settori di interesse e con un investimento comunque proporzionale alle risorse a disposizione.

Anche Internet credo che nel giro di un anno o due sarà disponibile nella gran parte delle biblioteche e le modalità di accesso dell’utente saranno dovunque molto simili a quelle da sempre offerte da ciascuna istituzione per il proprio materiale bibliografico. Nelle comunali avremo un Internet "a scaffale aperto", nell’Università e nelle Statali avremo un accesso più controllato ma forse anche più assistito e qualificato.

Il servizio di prestito interbibliotecario non è per la verità un servizio nuovo, forse le biblioteche in qualche misura lo hanno praticato da che sono esistite. Ma negli ultimissimi anni la disponibilità di tanti cataloghi ad accesso gratuito grazie ad Internet ne ha profondamente modificato le caratteristiche. La possibilità di comunicare in tempo reale tramite posta elettronica o fax con tutto il mondo ha accorciato le distanze.

L’esperienza delle Biblioteche Comunali di Parma dimostra che oggi è realmente possibile procurare qualunque documento in dieci/trenta giorni e che allestire un servizio di questo tipo non richiede che piccoli investimenti in termini di denaro e personale, investimenti che possono essere rapidamente recuperati con le tariffe applicate al servizio.

Apro a questo punto una parentesi per darvi alcuni dati sul servizio così come si è venuto evolvendo negli ultimi anni nell’ambito del Servizio Biblioteche del Comune di Parma.

Sino al 1994 la Biblioteca Civica occasionalmente richiedeva libri in prestito su richiesta di utenti che già conoscevano la localizzazione del documento, le domande erano annualmente inferiori alla decina. Nel novembre di quell’anno acquistammo il primo centinaio di unità conto deposito a British Library DSC. Il servizio fu offerto dalla Biblioteca Bizzozero, una biblioteca specializzata con una raccolta di periodici scientifici consistente ma insieme assolutamente parziale e sempre più minacciata dai tagli regionali al bilancio di spesa.

Nel corso del 1995 inviammo a British Library circa 250 richieste tra fotocopie e volumi in prestito. Nello stesso tempo, utilizzando due strumenti fondamentali quali il catalogo ACNP pubblicato dal CNR e la consultazione in linea dell’Indice SBN iniziammo a orientare parte delle richieste sul prestito in ambito nazionale.

Soltanto nel corso del 1996, quando l’allacciamento al GARR ci ha permesso di accedere con semplicità e gratuitamente ai cataloghi che ogni giorno fiorivano su Internet, il servizio di document delivery offerto da British Library ha cessato di essere la risorsa prevalente a cui attingere per il prestito interbibliotecario.

Nel 1996 le richieste evase da British Library DSC sono state 220 contro 297 soddisfatte in ambito nazionale.

Nel contempo il servizio di prestito interbibliotecario aveva dimostrato di attirare prevalentemente una utenza di studiosi del campo umanistico anziché scientifico come si era supposto nel dar vita al servizio. Nel medesimo tempo la sua crescita travolgente aveva messo in crisi la Biblioteca Bizzozero ove il servizio era nato e cresciuto, attirandovi una utenza impropria e assorbendo gran parte del tempo e delle energie del personale della struttura.

È così nato un progetto di riorganizzazione del servizio di prestito interbibliotecario. Il progetto si poneva 2 obiettivi principali: automatizzare il servizio con il programma Sebina/Produx e creare un gruppo di lavoro misto (con personale di diverse strutture) per creare uno sportello unificato in cui erogare questo servizio (che era in qualche misura offerto precedentemente anche dall’Emeroteca Comunale e dalla Civica).

Benché lo sportello sia ora aperto solo dalle 10.00 alle 12.00 dal lunedì al venerdì, il servizio continua a crescere con ritmi prodigiosi (vedi statistiche 1997).

I documenti richiesti erano per l’80% in lingua eppure le domande sono state soddisfatte in ambito nazionale nel 75% dei casi. British Library DSC resta un servizio imprescindibile per la rapidità del servizio e la copertura bibliografica offerta, ma abbiamo anche effettuato diversi prestiti direttamente con biblioteche estere: Royal Danish Library di Cophenaghen, le Biblioteche universitarie tedesche di Lipsia, Costanza, Regensburg, Passau, Heidelberg, Augsburg, Bayreuth, Berlin, Barmberg e altre, la Biblioteca dell’Università di Nizza in Francia, il Trinity College di Dublino, la Biblioteca Nazionale di Scozia.

Recentemente abbiamo sottoscritto un contratto con OCLC e abbiamo già portato a termine una decine di prestiti con gli Stati Uniti.

Sono attualmente inseriti nel nostro sistema automatizzato i dati di circa 300 biblioteche fornitrici.

È evidente che un servizio che cresce così rapidamente pone problemi di equilibrio di risorse all’interno di un sistema bibliotecario, ne è prova stessa il fatto che la riorganizzazione sia partita dalla necessità di liberare la Biblioteca Bizzozero da un fardello che era divenuto troppo pesante da portare.

Ma l’antagonismo che il prestito interbibliotecario genera è nella sua profonda diversità rispetto ai servizi tradizionali. Quali sono gli elementi di conflitto?

 In primo luogo questo servizio consente a qualunque biblioteca, con una dotazione di patrimonio e di risorse assolutamente media o anche minima, di diventare LA biblioteca, ossia quella che risponde a tutte le esigenze di un qualunque utente. Mentre dunque sinché ciascuna biblioteca mette a disposizione solo il suo patrimonio, ogni biblioteca ha una propria utenza oppure un medesimo utente deve fare riferimento a biblioteche diverse per esigenze diverse, con il servizio di prestito interbibliotecario una singola biblioteca mette a disposizione dei suoi utenti tutto il patrimonio universale e dunque può divenire ciò che non era mai esistito: la biblioteca universale.
Poiché ogni biblioteca può in teoria offrire un medesimo servizio (giacché utilizza un patrimonio reso disponibile a tutte indifferentemente), ecco un profondo motivo di antagonismo. L’utente potrà scegliere la sua biblioteca liberamente. Cosa le differenzierebbe? Qualità e prezzo come ogni merce sul mercato.

Il servizio di prestito interbibliotecario è servizio allo stato puro. Ogni biblioteca da importanza al servizio, quali più quali meno. Biblioteche che acquistano più copie dello stesso libro (per poi scartarle dopo qualche anno) si pongono come obiettivo il consumo del bene libro. Biblioteche di pubblica lettura pongono il dato del prestito come obiettivo primo del proprio lavoro. Ma vi è sempre un "residuo" del consumo: il libro continua a essere conservato, sezioni di conservazione, di documentazione locale, esistono in ogni biblioteca. Il servizio di prestito interbibliotecario si pone come "altro" rispetto ai servizi tradizionali della biblioteca perché è puro consumo.
Il lettore chiede un documento di cui egli solo beneficia. Al termine della transazione le fotocopie restano al lettore e il libro torna alla biblioteca prestante. Il fine della conservazione è dunque estraneo a questo servizio che anzi ha come risultato lo sfruttamento massimo di risorse che tendono ad essere sempre meno numerose e nello stesso tempo utilizzate per una utenza prima sconosciuta.
C’è qualche collega che spregiativamente chiama gli elenchi che i lettori ci portano allo sportello "liste della spesa". Credo che queste liste siano legittimamente delle bibliografie, ma nel chiamarle in questo modo credo che si voglia denigrare il consumismo proprio di questo tipo di servizio.

Il servizio di prestito interbibliotecario è nella mia esperienza l’unico che sia pagato totalmente all’utente. Le tariffe che il Servizio Biblioteche ha definito (nel tentativo non riuscito di arginare un numero eccessivo di richieste) risultano a conti fatti coprire tutte le spese, comprese quelle di personale, e non è illusorio pensare anche a un piccolo margine di profitto.
Anche in questo senso questo servizio risulta fortemente antagonista con quei servizi che invece costano al denaro pubblico e i cui benefici in fondo non sono equamente ripartiti su tutta la popolazione.
In una prospettiva attuale di tagli alla spesa pubblica può nascere un interrogativo: poiché dà un profitto gli amministratori privilegeranno questo servizio a svantaggio di altri?

La gestione di questo servizio inoltre è naturalmente improntata a uno spirito aziendalistico: l’utente diviene un cliente che paga e deve essere soddisfatto, le altre biblioteche vengono considerate alla stregua di fornitori e dunque selezionate in base al rapporto qualità/prezzo, i costi vengono misurati poiché entrano a far parte delle tariffe, il nostro stesso tempo di lavoro viene valutato in termini economici. Tutto ciò è ancora fortemente estraneo al modo di lavorare e di giudicare il lavoro del bibliotecario. Ancora una volta questo servizio è antagonistico: soprattutto nei confronti di chi, lungi dal considerare l’utente un cliente e il proprio tempo come denaro, dimentica il primo e spreca il secondo. Di fronte a tanti soldi gettati senza che vi sia contabilità alcuna per valutare quale beneficio ne tragga la società e i singoli individui, certo un servizio che da ragione di come sono spese le 5.000 che l’utente paga non può che essere antagonista e fastidioso.

 

Fatta la parte del diavolo farò anche l’avvocato del diavolo, solo per dire come nella mia esperienza e in quella di chi ha lavorato con me c’è la profonda consapevolezza di svolgere un ruolo importante e di fare un servizio che da grande soddisfazione.

Mi trovo spesso davanti a ragazzi giovani e quando offro loro il servizio gli chiedo più volte se hanno fatto bene i conti di quanto andranno a spendere e la risposta è sempre "l’alternativa è andare in Inghilterra". Ebbene siamo molto felici che i nostri ragazzi possano in Italia avere la stesse opportunità di studio che una volta si trovavano solo all’estero.

In secondo luogo vorrei dire che il prestito interbibliotecario è il cuneo che sta entrando al cuore del sistema bibliotecario italiano e lo sta modificando profondamente. Proprio quest’anno direi cominciamo ad avvertire la disponibilità da parte di tante biblioteche statali e universitarie a rispondere positivamente alle richieste che gli pervengono dall’esterno. Grandi patrimoni (i famosi "giacimenti culturali") stanno aprendosi e mettendosi a disposizione di una utenza così grande come mai prima d’ora.

Il prestito interbibliotecario mette in rapporto biblioteche comunali, statali, universitarie su un piano di parità e di reciprocità. Più che l’antagonismo e la concorrenza, vedo fiorire la collaborazione e lo scambio. Insieme coi libri ci scambiamo saluti, e poi conoscenze, ed esperienze, ed infine stima reciproca.

Questo diabolico antagonista che è il prestito interbibliotecario diverrà l’esaltazione della biblioteca tradizionale, poiché ciò che per secoli è stato acquistato, catalogato e conservato, oggi è finalmente a disposizione di tutti per un fine che è certo il più importante: la democrazia, poiché grazie a questo strumento ogni cittadino dovunque sia nato e risieda potrà fruire della biblioteca universale.
 

Flora Raffa





 [1] Il seminario in questione si è svolto a Parma l'8 giugno 1997 ed è stato organizzato dall'Istituto di Biblioteconomia e Bibliografia dell'Università degli Studi di Parma


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