«Bibliotime», anno I, numero 2 (luglio 1998)


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Michele Santoro

Spigolature: note in margine a La biblioteca pubblica di Paolo Traniello



La pubblicazione del volume di Paolo Traniello La biblioteca pubblica. Storia di un istituto nell'Europa contemporanea (Bologna, Il Mulino, 1997, p. 338), è stato salutato come uno degli eventi più rilevanti nel dibattito professionale italiano, non solo in quanto strumento di studio e di analisi - di cui si avvertiva decisamente l'esigenza - ma anche e soprattutto perché l'autore, proponendo in una prospettiva unitaria le diverse realtà della biblioteca pubblica in Europa, contribuisce a una ridefinizione dei principi su cui poggia l'istituzione bibliotecaria nel suo complesso.

Gli aspetti portanti del volume e il rilievo che assume nell'attuale contesto nazionale, sono stati adeguatamente illustrati dalla recensione di Alberto Petrucciani sul "Bollettino AIB" [1], e sommarizzati dallo stesso autore in un suo articolo per la medesima rivista [2]. Di conseguenza, in questa sede intendiamo effettuare soltanto alcune "spigolature" di temi apparentemente marginali, individuando dei filoni che percorrono trasversalmente l'intero libro e che hanno il merito di mettere in luce aspetti inediti o inconsueti per la nostra tradizione di storiografia bibliotecaria.

E il primo di questi aspetti decisamente originali che punteggiano il lavoro di Traniello è la costante attenzione alle procedure e ai servizi che le biblioteche esplicano nella realizzazione dei propri fini istituzionali: siamo qui nel solco di quella che correttamente si può definire "storia della biblioteconomia", un ambito di studi su cui è stata richiamata l'attenzione prima da uno stimolante intervento di Daniele Danesi [3] e poi da due "schegge" di Alfredo Serrai [4].

Danesi infatti, pur riconoscendo che non sono mancati anche nel nostro paese tentativi un'analisi storiografica che tenesse conto, ad esempio, "dei principi, dei metodi e della pratica della catalogazione", o di altri aspetti legati alle procedure e ai servizi di biblioteca, lamenta il fatto che il campo sia occupato più da bibliografi e da storici di professione che da bibliotecari, cosa che ha mantenuto la storia delle biblioteche in un alveo piuttosto convenzionale, di semplice descrizione estrinseca delle vicende bibliotecarie, impedendole di fare il salto verso una vera e propria "storia della biblioteconomia". È un salto che per Serrai dovrebbe invece avvenire ogni qualvolta si fa storia delle biblioteche, disciplina che dovrebbe avere come suo obiettivo non solo l'indagine sulla costituzione, conservazione e distruzione delle raccolte, ma una ricerca sui metodi, le procedure e le tecniche che ne consentano un'immediata fruizione da parte degli utenti.

In tale prospettiva di storia delle entitą e dei processi bibliotecari adottati al fine di un miglior utilizzo delle raccolte [5] è allora possibile inquadrare anche il libro in esame, dal momento che l'autore approfondisce costantemente l'indagine con una serie di spunti di natura tecnica particolarmente stimolanti e innovativi. Traniello ricostruisce infatti le vicende legate agli interventi di natura catalografica e di controllo bibliografico avvenute a seguito degli eventi rivoluzionari in Francia - che hanno portato al trattamento di una quantità elevatissima di documenti risultanti dalle confische dei beni ecclesiastici e nobiliari - e descrive i problemi di catalogazione affrontati e risolti grazie all'impiego delle carte da gioco come schede mobili; si sofferma sull'ambizioso progetto di una "Bibliographie universelle de France", che avrebbe dovuto riguardare l'intera produzione bibliografica esistente; si rivolge infine al fondamentale tema della classificazione, intesa sia come forma di ripartizione delle conoscenze, sia come mezzo di ordinamento della vasta mole di documenti raccolti nei depositi letterari: e al riguardo non manca di segnalare da un lato l'insufficienza dei preesistenti schemi di classificazione, incapaci di reggere all'urto delle nuove configurazioni del sapere intervenute con le sovversive proposte dell'Encyclopédie, e dall'altro la parallela inadeguatezza delle ripartizioni della stessa Encyclopédie, allorché fossero utilizzate per la disposizione fisica dei volumi nelle biblioteche.

E il tema del rapporto spazio/documento, tema caro a Traniello per averlo trattato in un suo importante articolo del 1989 [6], ritorna spesso nel volume in relazione ad uno degli aspetti di maggior rilievo legati al discorso della biblioteca pubblica, e cioè quello del libero accesso, e in particolare la necessità di ordinare i documenti in modo che gli utenti ne possano fruire liberamente: è d'obbligo il richiamo allo schema di Dewey e alla sua diffusione anche al di fuori dei confini statunitensi, e a tutti gli altri aspetti che, da questo punto di vista, hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo della biblioteca pubblica.

Ma vi è un altro problema sul quale, almeno in Italia, si discute assai poco, e che invece è ben presente alla riflessione dell'autore: ed è il problema delle forme di controllo e di stabilizzazione sociale (e, in certi casi, di vera e propria censura) esercitate il più delle volte dalle stesse persone o istituzioni che hanno patrocinato la nascita e lo sviluppo delle biblioteche pubbliche negli Stati Uniti e in Europa. Si tratta di un tema sollevato da una corrente di storiografia "revisionista" [7], che si contrappone a una lettura ingenuamente ottimistica e volta all'esaltazione degli sforzi altruistici e umanitari dei promotori delle biblioteche pubbliche o, in alcuni casi, anche delle biblioteche popolari.

Su questa linea Traniello puņ mettere agevolmente in luce la concezione fra il paternalistico e l'autoritario che spesso informa la public library inglese, vista come uno "strumento per il miglioramento dei costumi delle classi subalterne", e volta di conseguenza "all'affermazione della morale sociale", ossia alla "conservazione dell'ordine politico costituito" "contro le spinte sovversive provenienti anche dalla diffusione di una letteratura non facilmente controllabile"; analogamente, l'accento è posto sull'azione di "controllo ideologico" sulle biblioteche popolari esercitate in Germania sia a livello di organi centrali che di associazioni confessionali, e tesa a "distogliere i ceti popolari da letture considerate pericolose o sovversive".

E in conclusione di queste spigolature non si può non ricordare un tema davvero cruciale per la la realtà contemporanea, il tema dell'informazione, individuato dall'autore come uno dei punti costitutivi della public library, se è vero che la biblioteca pubblica è la sede naturale in cui nascono e si sviluppano nuove esigenze culturali, che richiedono strumenti diversi, in grado di assicurare una quantità di informazioni e aggiornate e originali da diffondersi con modalità innovative e dinamiche.

Se è dunque vero che "la biblioteca pubblica contemporanea nasce con i connotati di uno strumento per l'informazione e partecipa del processo che [...] condurrà all'elaborazione di un quadro sociale descrivibile [...] come 'società dell'informazione'", è altresì vero che questo percorso ci riporta a un punto centrale dell'attuale dibattito professionale, e cioè il problema dell'accesso all'informazione, in un contesto in cui l'informazione è sempre più informazione elettronica. Pertanto il ruolo della biblioteca pubblica appare determinante in una realtà che vede un radicale rimescolamento fra chi è in grado di accedere a questa nuova dimensione informativa e chi invece ne resta tagliato fuori, ovvero, come oggi si usa dire, fra information haves e information have nots [8]; e alle public libraries, in quanto centri di diffusione sul territorio delle modalità informative veicolate dalle tecnologie digitali , vengono assegnate nuove funzioni volte all'alfabetizzazione informatica e telematica della popolazione e all'utilizzo estensivo dell'informazione elettronica.

Si tratta di una situazione acutamente avvertita dall'autore, il quale, a chiusura del volume, si chiede se tutto il complesso dei problemi relativi al futuro della biblioteca pubblica possa essere circoscritto entro la tematica - per quanto rivoluzionaria - delle nuove tecnologie dell'informazione. Le risposte che Traniello fornisce a questo interrogativo - la biblioteca come pluralità di strumenti informativi, ossia la necessità di possedere diversi supporti documentari; la biblioteca come spazio per la maturazione di una coscienza di appartenenza sociale e comunitaria; la biblioteca come spazio di riconoscimento delle diversità culturali - non solo appaiono ampiamente condivisibili, ma rappresentano altrettanti punti di forza volti a stimolare il dibattito su temi che appaiono inscritti nel patrimonio ereditario dei bibliotecari.




Note

[1] Alberto Petrucciani, recensione a Paolo Traniello, La biblioteca pubblica. Storia di un istituto nell'Europa contemporanea. Bologna, Il Mulino, 1997, <https://www.aib.it/aib/boll/97-3-353.htm>.

[2] Paolo Traniello, Un istituto dell'autonomia locale. La biblioteca pubblica contemporanea nella sua genesi storica. "Bollettino AIB", 36 (1996) 3, p. 276-289 (in rete è disponibile la sintesi in inglese all'indirizzo <https://www.aib.it/aib/boll/96-3-288.htm>).

[3] Daniele Danesi, Dalla storia delle biblioteche alla storia della biblioteconomia. "Bollettino d'Informazioni AIB", 25 (1985) 2, p. 153-160.

[4] Alfredo Serrai, La storia delle biblioteche: un concetto da riformare. "Il Bibliotecario", 22 (1989), p. 187-189; La "disciplinarietà" di Storia delle biblioteche. "Il Bibliotecario", 33-34 (1992), p. 217-224, entrambe le "schegge" sono raccolte in Alfredo Serrai, Biblioteche e bibliografia. Vedemecum disciplinare e professionale, a cura di Marco Menato. Roma, Bulzoni, 1994, p. 93-97.

[5] Per un'applicazione "speciale" della storia della biblioteconomia, si può vedere il nostro A ogni ragazzo il suo libro... Il volume Biblioteconomia giovanile di Anna Baldazzi offre nuove possibilità di riflessione sull'esperienza angloamericana. "Sfoglialibro", 7 (1994) 5-6, p. 6-11.

[6] Paolo Traniello, Segni nello spazio. Classificazione, collocazione, biblioteche delle università. "Biblioteche oggi", 7 (1989) 6, p. 717-730.

[7] Michael Harris, The purpose of the American public library: a revisionistic interpretation of history. "Library Journal", 98 (1973) 15, 2509-2514; Dee Garrison, Apostles of culture: the public librarian and American society, 1876-1920. New York, The Free Press, 1979; per il caso inglese si vedano gli accenni presenti in Richard D. Altick, La democrazia fra le pagine. La lettura di massa nell'Inghilterra dell'Ottocento. Bologna, Il Mulino, 1990, in particolare nel capitolo Le biblioteche pubbliche (p. 243-273).

[8] Si veda al riguardo Buildings, books and bytes. Libraries and communities in the digital age. Published by Benton Foundation; funded by the W. K. Kellog Foundation, <http://www.benton.org/Library/Kellogg/buildings.html>.

Michele Santoro



«Bibliotime», anno I, numero 2 (luglio 1998)


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