«Bibliotime», anno I, numero 2 (luglio 1998)


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Patrizia Scola

Dalla penna d'oca al terminale-uomo:
notizie dal Convegno "Bibliotecario nel 2000" [*]



Le due intense giornate del convegno: "Bibliotecario nel 2000: come cambia la professione nell'era digitale", hanno apportato interessanti novità non solo da un punto di vista tecnologico (con la contemporanea esposizione di servizi e arredi per le biblioteche) ma anche rispetto a quello che appare un problema centrale dell'odierno dibattito professionale: e cioè il disagio e la crisi di identità creatisi in seguito all'introduzione di nuove applicazioni informatiche in un ambiente, quale quello delle biblioteche, che fino a pochi anni fa - e almeno in Italia - era strettamente ancorato alla tradizione e alla connotazione storica delle istituzioni stesse.

Il vasto panorama di contributi, sapientemente coordinato dalla rivista "Biblioteche oggi", insieme alla Regione Lombardia e al Settore Cultura della Provincia di Milano, con la collaborazione dell'Associazione Italiana Biblioteche, ha spaziato da interventi a sfondo economico ad altri di taglio più umanistico-erudito. Comune però a tutti l'intento di esprimere il sottile disagio che serpeggia tra gli addetti all'informazione davanti alla completa trasformazione che ha investito il mondo del libro. A proposito di quest'ultimo, Francesco Sicilia ha aperto i lavori illustrando le iniziative del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali in qualità di Direttore Generale per i Beni Librari, le Istituzioni Culturali e l'Editoria, ed ha ricordato il "Piano del libro", che prevede uno sforzo volto all'integrazione del lavoro del bibliotecario con le altre professioni del libro, come la distribuzione, la valorizzazione e la conservazione. Ha annunciato inoltre la 1° Conferenza Nazionale delle Biblioteche (o 6° Conferenza Nazionale dei Beni Librari - Napoli, 25-27 marzo 1998) e il Progetto Cremisi, finalizzato alla creazione (ormai improcrastinabile) di una serie di mediateche. Ha infine accennato al progetto per un sistema di Qualità Totale da avviarsi nelle Biblioteche Nazionali Centrali di Roma e Firenze, sedi pilota. Alessandro Sardelli, coordinatore del Progetto Qualità in biblioteca per la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, ha esposto il programma per la formazione, dopo le premesse di Antonia Ida Fontana, che della suddetta biblioteca è Direttrice.

Da Roma e Firenze ritorniamo a Milano: la città sede dell'incontro di studi e la Lombardia tutta, nel frattempo, hanno continuato a darsi da fare in ambito bibliotecario, come hanno assicurato le numerose autorità intervenute, dimostrando notevole sensibilità verso le più recenti problematiche. Il mondo universitario milanese, ad esempio, ha dato vita a una importante iniziativa, sfociata nell'associazione "Milano Biblioteca del Duemila", che sta preparando un progetto di fattibilità per una futura biblioteca a carattere europeo; il presidente di questa associazione, Antonio Padoa Schioppa, nel suo intervento sulle nuove professionalità ha cercato di dissipare alcuni dubbi emersi ultimamente, fra cui quello se i libri scompariranno in un ambiente sempre più automatizzato: probabilmente no, sostiene il relatore, perché esiste un numero svariato di operazioni intellettuali che - fortunatamente - si compiono meglio con il libro in mano, o di fronte a uno scaffale aperto e ben organizzato, cosa quest'ultima che è fonte di incomparabile stimolo intellettuale, ha ricordato Padoa Schioppa riallacciandosi alla brillante relazione di Luigi Crocetti. Quest'ultimo, a sua volta, ha affrontato la platea con una prosa così colta ed accattivante da far pensare ad una sorta di "filosofia della biblioteconomia", resa ancora più interessante da piacevoli e dotte citazioni e dal titolo stesso dell’intervento, Bibliothecarius Technologicus, che riunisce in sé il confronto tra le diverse entità di ieri e - più che quelle di oggi - di domani.

A chi scrive è piaciuto molto, per il carattere appassionato e le avanzate e quasi futuribili ipotesi, anche il messaggio di Michele Santoro, della Biblioteca del Dipartimento di Scienze Economiche dell'Università di Bologna, dal titolo: Il terminale uomo: i bibliotecari e le nuove tecnologie fra passione e ossessione, che ha espresso lo smarrimento tipico del passaggio dall'epoca del supporto cartaceo a quella del supporto elettronico.

Comunque, tornando al pensiero di Crocetti, la sua tesi centrale è che la biblioteca virtuale presuppone almeno una biblioteca reale: gli scaffali virtuali, è vero, sono esposti, ma fisicamente non servono; Internet poi non è una biblioteca, quindi il bibliotecario, cartografo del mondo dell'informazione rappresentata su qualsiasi documento e supporto, continuerà ad essere importante per il controllo bibliografico.

Con un percorso diverso anche Michael Malinconico, della School of Library and Information Studies dell'Università dell'Alabama, giunge a sostenere che i bibliotecari, prima passivi nella gestione delle informazioni, ora avranno un ruolo attivo nel gestire la conoscenza, e già all'estero sono ritenuti indispensabili per l'archiviazione dei dati in aziende in fase di ridimensionamento.

Jerry P. Miller, della Graduate Schoolof Library and Information Science di Boston, è stato quasi rassicurante riguardo agli sviluppi della professione alle soglie del terzo millennio: qualcuno dovrà pure organizzare la mole di dati ottenuta con l’incremento del flusso di informazioni, e chi sarà più adatto del bibliotecario? Per questo bisognerà continuare a curare molto la formazione, argomento al centro di molti degli interventi, tra i quali quello di Piero Innocenti, Direttore del Dipartimento di Storia e Cultura del Testo e del Documento dell’Università della Tuscia, Viterbo, che della formazione ha analizzato i contenuti culturali.

Molto aderente alla realtà la relazione di Aurelio Aghemo, Direttore della Biblioteca Nazionale di Torino, che ha esaminato il profilo del reference librarian nel nuovo contesto multimediale: trattasi di uno specialista la cui figura si è sviluppata parallelamente al reference service e al quale si richiede, tra l’altro, di possedere ampia e adeguata preparazione culturale e bibliografica, conoscenza dei cataloghi e delle collezioni dell’istituto e capacità di individuare risorse anche esterne ad esso. Ma non basta: egli deve saper condurre un’intervista, essere portato al contatto umano, saper ascoltare l’utente, curare con costanza l’aggiornamento professionale e, infine, sopportare bene il nemico numero uno dei nostri giorni, e cioè lo stress; tutto ciò, continua Aghemo, fa sì che quella del reference librarian venga definita da alcuni non una professione ma un’arte! Non solo tecnologia ed elettronica dunque. Comunque resta vero che nel corso degli anni questi bibliotecari "hanno aperto la strada dell’informazione e della conoscenza a centinaia di milioni di utenti per mezzo di repertori bibliografici e biografici, di enciclopedie" e del non-book material "fino all’odierna esplosione della rete".

Questa considerazione ci riconduce concetti espressi da Carla Basili, dell’Istituto per la Documentazione e la Ricerca Scientifica del CNR di Roma, che ritiene di individuare una sorta di "sfida al tradizionale servizio bibliotecario fondato sulla carta stampata" da parte dell’informazione in formato elettronico. "La stessa idea di biblioteca digitale è guardata con apprensione dalla comunità bibliotecaria e documentaria", continua Basili, ma ciò a nostro avviso non dovrebbe stupire più di tanto: ogni trasformazione o adattamento richiede il suo tempo e l’attività lavorativa di tutti i giorni, nelle grandi biblioteche tradizionali (sia pure da qualche anno dotate di computer) è ancora di stampo classico, forse a causa di problemi burocratico-organizzativi. Comunque, bisognerà arginare la crescente ondata delle informazioni, se teniamo conto della citazione di Basili che, mentre preconizza l’avvento delle autostrade dell’informazione, avverte che "quanto più individui si connettono alla rete e ci aggiungono informazioni, tanto prima arriveremo a generare in un’ora una quantità di informazioni che non potrebbero essere recepite in una vita" (Davidson, 1996).

Riccardo Ridi, della Biblioteca della Scuola Normale Superiore di Pisa, ha quasi messo in guardia gli astanti dal rischio di un possibile inquinamento informativo, conseguente ad un’eventuale perdita di qualità delle informazioni stesse, che si verifica quando il mezzo elettronico viene usato senza lo scopo di diffondere un preciso messaggio. Ma di considerazioni significative Ridi ne ha fatte molte, nel difficile intervento, un tantino per iniziati, dal titolo Dal canone alla rete. Ricordiamo, per l’ovvia impossibilità di riassumerle tutte, quella che ha richiamato l’attenzione sul segreto desiderio di ciascuno di scoprire il "centro della rete", quando invece il centro - in un sistema rappresentato da una sfera onnicomprensiva - si trova dovunque, e la circonferenza in nessun luogo!

Ad alleggerire il tour de force dell’impegnativo convegno, è stato proiettato un agile documentario dedicato al progetto della biblioteca di pubblica lettura che sorgerà a Bologna negli spazi dell’ex-Sala Borsa e che sarà il fiore all’occhiello in occasione delle celebrazioni che daranno lustro alla città per l’inaugurazione del nuovo millennio.

Patrizia Scola, Biblioteca Universitaria di Bologna


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[*] Bibliotecario nel 2000. Come cambia la professione nell’era digitale. Milano, Palazzo delle Stelline, 12-13 marzo 1998.



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