«Bibliotime», anno I, numero 3 (novembre 1998)


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Cinzia Bucchioni

Nota su: Économie et bibliothèques, sous la direction de Jean-Michel Salaün. Paris, Editions du Cercle de la Librairie, c1997



Il volume tenta alcune analisi e affronta alcuni temi attraverso l'applicazione di categorie economiche alle biblioteche e alla biblioteconomia, senza particolari approfondimenti teorici ma con la concretezza casistica di tanta letteratura professionale francese.

Ovvio quindi che il lettore si ritrovi alla fine con qualche curiosità insoddisfatta e magari con lo stimolo a letture più specifiche, così come con l'impressione che prospettive più generali siano state talvolta sacrificate alla presa diretta sulla situazione normativa e pratica francese. La quale comunque al lettore italiano offre sempre interessanti spunti di confronto all'interno di un quadro politico, sociale e amministrativo non troppo lontano da quello nostrano.

I sedici capitoli, o meglio saggi monografici di vari autori, sono distribuiti in quattro parti.

La prima parte, la più generale, ipotizzato un ritardo di adeguamento del mondo bibliotecario all'evoluzione degli anni 80 - caratterizzati dall'accrescersi del valore economico dell'informazione e da un salto dimensionale nell'industrializzazione della cultura - abbozza col secondo saggio di Jean Michel Salaün un'analisi della biblioteca a livello microeconomico, individuando in essa, come in ogni struttura produttiva, gli input o materie prime (i documenti) e i processi di trasformazione che su queste vengono attuati producendone un aumento di valore (valore aggiunto). Il primo di tali processi è riconosciuto nel trattamento (selezione, catalogazione, indicizzazione, collocazione, etc.) che trasforma i documenti nel prodotto intermedio "collezione" (cui anche le assicurazioni riconoscono un valore ben superiore alla somma dei valori dei singoli elementi); il secondo processo sta nell'organizzazione del servizio a partire dalla collezione, con ottenimento del prodotto finale o output, cioè il servizio reso. Volendo poi evidenziare, a lato delle più classiche motivazioni socio-culturali, le giustificazioni più strettamente economiche all'esistenza delle biblioteche, ne vengono sintetizzate tre:

1. la classica economia di scala, garanzia che la gestione, organizzazione e conservazione di grandi collezioni comporti un risparmio rispetto a quella di piccole collezioni personali, con la possibilità di molti atti di servizio a partire da un solo esemplare (questo naturalmente, tenuto conto che il costo totale di un libro in biblioteca è circa il quadruplo del semplice prezzo di acquisto, risulta applicabile a partire da una certa dimensione della struttura e da un certo volume di circolazione dei documenti);

2. l'economia di tempo ed opportunità, basata sulla capacità della biblioteca di offrire più titoli ad un solo individuo e misurata sul valore dell'opportunità per l'utente di trovare raccolti insieme più documenti necessari, altrimenti dispersi nel tempo e nello spazio;

3. l'economia di assicurazione, che dà ragione della vocazione conservativa delle biblioteche sulla base dello stesso ragionamento che giustifica l'esistenza di ogni forma assicurativa: la collettività accetta oggi una spesa sostenibile (conservazione di opere) a copertura di incerti ma gravi rischi futuri (perdita definitiva di opere dall'eventualmente alta utilità futura).

Il terzo capitolo (dello stesso autore) cerca di analizzare da un punto di vista economico la rete di rapporti della biblioteca con i diversi soggetti con cui interagisce (i lettori, l'ente di gestione, i fornitori, altre biblioteche o centri di servizio partners), evidenziandone la natura ibrida, a cavallo da un lato tra finanza pubblica e privata, dall'altro tra economia di mercato ed economia cooperativa.

Tra i vari partners vengono presi in considerazione:

a) le biblioteche o agenzie bibliografiche con cui la biblioteca intrattiene rapporti di scambio, sia a livello dei consorzi per servizi specifici quali il prestito interbibliotecario, la conservazione condivisa etc. (per tali consorzi viene dato un tracciato di analisi dei costi, da confrontarsi con i vantaggi di economia di scala e di tempo/opportunità insiti nell'allargamento virtuale della collezione), sia a livello delle reti cooperative per la schedatura, alle quali si riconosce un ruolo di precorrimento di una tendenza che poi si è affermata a livello aziendale ed ha indotto gli economisti alla individuazione della categoria delle "aziende cooperative o del terzo tipo" (precocità comprensibile se si considera che il processo stesso di formazione della collezione è per sua natura cumulativo e cooperativo);

b) i fornitori coi quali la biblioteca intrattiene rapporti esclusivamente mercantili; i più tradizionali occupano il settore commerciale dell'edizione, il quale si caratterizza per una singolare economia a due livelli, il livello artigianale e prototipale della produzione dell'opera e il livello industriale tipico della produzione e smercio degli esemplari (che peraltro si sottrae quasi del tutto ai rischio del primo livello). Se è vero che la digitalizzazione sta ridisegnando la mappa economica con una diversa distribuzione di costi e ricavi, anche i più tradizionali rapporti tra industria editoriale e biblioteche appaiono variegati e complessi, a seconda che la biblioteca detenga prototipi (vecchie edizioni, manoscritti etc.) oppure sia solo acquirente, che si ponga su un piano di offerta concorrenziale degli stessi libri agli stessi lettori o piuttosto supplisca a carenze della distribuzione commerciale, o che addirittura sia inserita insieme all'editore in un circuito chiuso in cui autori e lettori fanno parte della stessa comunità, qual è il caso della comunità accademica;

c) l'ente gestore, rispetto al quale la biblioteca risulta sempre un servizio non regolato dal mercato in modo diretto, anche nel caso si tratti di biblioteca aziendale; mentre per la valutazione delle biblioteche pubbliche vanno utilizzate categorie politiche e di economia pubblica, negli altri casi la biblioteca va valutata sulla base della sua funzionalità rispetto ai fini o all'economia dell'istituzione o dell'azienda.

Il quarto capitolo, scritto da Florence Muet, abbozza un'applicazione alle biblioteche della teoria dei servizi, sviluppatasi dagli anni Sessanta in ambito manageriale per dar conto della specificità della produzione di servizi rispetto a quella di beni. Dopo una definizione di servizio come cambiamento di stato causato, su richiesta, ad un soggetto o ad un suo bene ad opera di un altro soggetto, si passa alla caratterizzazione del prodotto-servizio come immateriale ed intangibile; come impossibile da immagazzinare, perciò di produzione contestuale alla vendita ed implicante di necessità la partecipazione del cliente; e infine come entità tutt'altro che monolitica e stabile, ma scomponibile in servizio di base e costellazione di servizi periferici, il cui peso reciproco è soggetto ad oscillazioni individuali. Tali considerazioni enfatizzano l'aspetto relazionale nella produzione del servizio e gli elementi psicologici coinvolti nella sua valutazione; quindi segnalano il delicato ruolo del front office in biblioteca e la necessità di una formazione specifica per il personale al pubblico; infine fondano la progettualità della biblioteca su quella della qualità del servizio, con procedura che parta dai bisogni dell'utente ed in funzione della soddisfazione di essi risalga alla progettazione delle attività interne, tenendo conto del ruolo necessariamente collaborativo dell'utente, quindi delle caratteristiche e disponibilità delle diverse categorie di utenti e degli opportuni stimoli differenziati eventualmente da approntare.

La prima parte del volume si conclude con una riflessione di Jalel Rouissi sul concetto di valore patrimoniale delle collezioni pubbliche, visto come strettamente connesso al valore di assicurazione, ma contestualizzato essenzialmente alla situazione normativa francese.

Nella seconda parte si pone l'accento su alcuni aspetti commerciali della vita delle biblioteche e su qualche caso specifico.

In apertura, il saggio di Henri Gay affronta il classico rapporto con le librerie: a questo proposito postula l'inadeguatezza delle normative di contabilità pubblica che vincolano gli acquisti al prezzo più basso, entrando così in conflitto con la concezione di libro come bene orientato al servizio, ed auspica invece rapporti commerciali a sempre più alto tasso di servizi, sulla base del presupposto che acquistare servizi per la biblioteca equivale ad acquisire capitale mentre acquistare sconto equivale ad acquisire reddito; viene rilevata infatti, come conseguenza dell'attuale normativa, una disfunzione a livello di distribuzione libraria alle biblioteche, e cioè lo scollamento del mercato delle novità, più facile e remunerativo (molti esemplari per pochi titoli) dalla più difficile fornitura dei volumi fuori commercio, venendo il primo regolarmente accaparrato da grandi agenzie commissionarie che però non assicurano il secondo, il quale, per altro vitale per le biblioteche, resta alle librerie locali ma spesso non basta ad assicurarne la sopravvivenza.

Viene quindi esposta un'inchiesta voluta in Gran Bretagna dal governo conservatore sulla possibilità di appaltare i servizi di pubblica lettura (Department of National Heritage Study, Contracting-out in Public Libraries, Report by KPMC and CPI, 12 sept. 1995), il cui prevedibile esito è stato un giudizio di "possibile ma non auspicabile"; vengono riportate (da Martha E. Williams) alcune statistiche relative al giro d'affari dei principali fornitori di banche dati in USA; vengono presentati (da Emmanuel Aziza) i due centri editoriali a bilancio autonomo delle biblioteche nazionali di Francia e Gran Bretagna i quali, inserendosi pienamente nella missione delle Nazionali, possono però configurarsi come servizi squisitamente commerciali, funzionando come piccole case editrici umanistiche, con tirature tra le 3000 e le 6000 di copie ed un'economia basata sull'alternanza di titoli ad esaurimento lento e titoli ad esaurimento più veloce.

Decisamente "militante" è il saggio di Hervé Le Crosnier che, affacciandosi sull'economia della futura biblioteca elettronica (quella che gestirà documenti elettronici), cerca di capire come essa debba muoversi per continuare a svolgere con i nuovi media la sua classica funzione di intermediazione, democratizzazione degli accessi, organizzazione, descrizione e conservazione dei documenti, e riconosce una funzione fondamentale nella contrattazione forte delle licenze d'uso presso i fornitori di documenti elettronici. I rapporti con questi ultimi infatti portano in primo piano, a fronte dei rischi oggettivi che la proprietà intellettuale corre a causa dei costi marginali quasi nulli delle riproduzioni, i rischi insiti nella riduzione delle relazioni sociali che si sviluppano intorno al prodotto culturale a relazioni puramente di mercato: per esempio il pagamento dei singoli atti di lettura - che alcuni contratti prevedono - sconvolge alla base una consuetudine culturale basata su lettura, rilettura, citazione; mentre d'altro canto per tutta la produzione accademica, sviluppantesi all'interno di enti di ricerca finanziati pubblicamente, i rapporti con gli editori potrebbero e dovrebbero essere impostati su basi meno passive. L'autore auspica quindi una revisione della normativa sul diritto d'autore, che miri a discriminare fra i vari tipi e livelli di responsabilità (creativo/artistica, scolastica, di ricerca, etc.) e serva davvero a far vivere il maggior numero di soggetti nella produzione culturale senza penalizzare la diffusione; e invoca un intelligente intervento pubblico in un campo così delicato qual è quello delle reti, attualmente pesantemente segnato da tendenze monopolistiche e sperequative, tenuto conto che le scelte fatte con l'affacciarsi di nuove tecnologie ne condizionano poi l'evoluzione successiva.

Infine, abbozzata una tassonomia dei vari tipi di documenti elettronici (riviste scientifiche, documenti pedagogici, giornali elettronici, documentazione pubblica, pagine web, collezioni cartacee digitalizzate) e dei nuovi servizi indotti (senza dimenticare il necessario ripensamento dei vecchi, p.e. del prestito interbibliotecario), viene suggerita l'individuazione nella collezione elettronica del "nucleo" che rispecchi la missione della biblioteca, per il quale garantire agli utenti l'accesso gratuito.

Conclude questa sezione una rapida rassegna sull'argomento (le norme di catalogazione dei documentio elettronici sorte nell'ambito del progetto Metadata dell'IFLA, lo standard di reindirizzamento di OCLC, il progetto pilota federativo UCDL (University of California Digital Library).

La terza parte del volume si sofferma sull'economia pubblica (saggi di Dominique Arot e Françoise Benhamou), naturalmente con riferimento alla situazione francese, ribadendo innanzi tutto la non riducibilità dell'economia pubblica, vincolata a funzioni e missioni specifiche e soggetta ad inevitabili controlli contabili, all'economia d'impresa; pur auspicando l'estensione ai servizi pubblici di alcuni strumenti per la razionalizzazione della gestione del personale e delle risorse in generale, e soprattutto per la programmazione e l'analisi preventiva (onde eliminare il diffuso costume di scelte effettuate su base istintuale), si ricorda come le scelte in sé siano sempre necessariamente politiche (interessante la riflessione sul fatto che i tanto propagandati tagli al bilancio pubblico non possano in realtà agire che su un 15% delle spese, il resto essendo spese necessarie o fisse, e che i servizi culturali di solito vengono fatti rientrare in questo 15%).

Il fatto che la biblioteca gestisca servizi non collettivi ma semi-collettivi (per i quali cioè l'uso da parte di un individuo inibisce momentaneamente l'uso da parte degli altri) giustifica eventuali tariffazioni, utili soprattutto per ridurre fenomeni di sovraqualità; ma, data la comprovata scarsa elasticità della domanda culturale e la necessaria verifica preliminare della solvibilità della domanda (il potenziale acquirente può effettivamente pagare?), la tariffazione non può che essere diversificata per diverse categorie di utenti e tipi e livelli di servizio.

L'ultima parte del volume è dedicata alla misurazione ed alla presentazione di alcuni strumenti di misurazione, tra cui il Tableau de bord des bibliothèques universitaires, strumento di previsione e pilotaggio a livello locale messo a disposizione dal Ministero francese nel 1987/88, allorquando l'autonomia degli Atenei ed i finanziamenti su progetto hanno reso necessario per le Università misurazioni e programmazioni; seguono accenni alla norma ISO 11620 (Information and documentation. Library performance indicators. Genève, ISO, 1998), alle Guidelines IFLA (Measuring quality: international guidelines for performance measurement in academic libraries, [by] Roswitha Poll, Peter te Boekhorst. München, Saur, 1996, per le sole Università, dettagliate ma non comprensive dei costi), alle ricerche finanziate dalla CEE a partire dal 1994 per una batteria di indicatori di performance di supporto alle decisioni (pensata per fornire alle software house per biblioteche una base per il modulo di gestione statistica).

Nel capitolo 13 Josée-Marie Griffiths e Donald W. King espongono dettagliatamente il quadro concettuale di misurazione da essi utilizzato per un'indagine sul servizio di ricerca bibliografica tramite banche dati in una biblioteca aziendale; tale quadro si articola in 5 fasi:

1. individuazione degli oggetti e della prospettiva della valutazione. La prospettiva può infatti essere la più varia (quella del direttore della biblioteca per ottenere nuovi finanziamenti, dell'ente gestore per razionalizzare le risorse etc.); l'oggetto può collocarsi a diversi livelli (il singolo servizio, la biblioteca, il consorzio) e nell'ambito di diverse funzioni: a) funzioni legate alla fornitura diretta del servizio; b) funzioni operazionali, cioè legate ai servizi interni; c) funzioni ausiliarie, cioè legate all'amministrazione. Per un calcolo globale si possono ripartire i costi di c) su a) e b), o anche di b) e c) su a); comunque la realtà sistemica della biblioteca fa sì che spesso valutare un servizio porti ad analizzarne altri, p. e. valutare la consultazione di banche dati bibliografiche implica l'analisi di conseguenze quali l'aumento dei prestiti interni o interbibliotecari);

2. individuazione dei tipi di misura generici: si propongono 5 categorie applicabili, con diverse articolazioni, ad ogni caso:

a) misure di input (che si collocano al livello della biblioteca)
b) misure di output (che si collocano al livello della biblioteca)
c) misure di utilizzazione dei servizi (che si collocano a livello utenziale)
d) misure di risultato (che si collocano al livello dell'agenzia/ente in cui la biblioteca si inserisce)
e) misure di dominio (che si collocano al livello della comunità di utenti servita);

3. individuazione dei tipi di misura specifici, che concretizzano i tipi di misura generici per ogni singolo oggetto e prospettiva; a livello puramente esemplificativo:

- nelle misure di input rientrano la monetizzazione delle diverse risorse e l'individuazione delle specifiche caratteristiche di esse;
- nelle misure di output rientra il numero dei servizi resi (libri prestati, ricerche effettuate) e la qualità di essi (pertinenza, precisione, puntualità, accessibilità etc.);
- le misure di utilizzazione includono il tasso di utilizzo o di non utilizzo di un certo servizio da parte di un certo gruppo di utenti, nonché l'indagine tramite questionari o interviste sugli scopi, le ragioni, le cause, sul grado di soddisfazione etc.;
- le misure di risultato richiedono una valutazione delle conseguenze per l'utente dell'informazione ottenuta in termini di risparmio di tempo o denaro, di mutamenti nella qualit 0… del lavoro etc. (dati ottenibili tramite confronto tra gruppi di utenti o settori aziendali con comportamenti diversi, ma soprattutto tramite questionari agli utenti);
- nelle misure di dominio rientrano il numero e la stratificazione della popolazione potenzialmente servita, degli utilizzatori effettivi etc.;

4. individuazione dei tipi di misura derivati, cioè di rapporti significativi tra le misure sopra riportate, insomma di indicatori con funzione sintetica ed interpretativa, diacronica o comparativa; ancora a livello esemplificativo:

- misure di performance = misure di uscita/misure di entrata (p. e. produttività = prodotto/risorse, misurabile anche per i diversi livelli professionali; costo unitario per servizio = risorse/prodotto, misurabile anche per i diversi livelli di qualità; economia di scala = diminuzione del costo unitario con l'aumentare delle unità);
- misure di efficacia = misure di uscita/misure di utilizzazione (p. e. la relazione tra le caratteristiche del servizio e il grado di utilizzazione);
- misure di costo/efficacia = misure di entrata/misure di utilizzazione (p. e. costo per utilizzazione, calcolabile per la Biblioteca, o per l'utente in base al tempo necessario per ottenere il servizio);
- misure di impatto (p. e. proporzione, su tutte le letture effettuate, di quelle derivanti dal Servizio; costo per lettura effettivamente effettuata; rapporto utilizzazione/risultato in termini di tempo risparmiato, di cui è buona stima quanto l'utente è disposto a pagare);
- misure di costi/benefici, che calcolano il ritorno degli investimenti e si ottenengono solo per confronto con altre situazioni possibili, reali o simulate; sono necessarie per studiare la fattibilità o accettabilità di una soluzione diversa dall'attuale;

5. individuazione delle interazioni con l'esterno, cioè delle reazioni indotte nel mondo esterno dalle azioni del sistema biblioteca (feedback).

Ancora di taglio applicativo il capitolo di Bruce R. Kingma sullo studio da lui condotto presso la Library of Albany (New York) per una valutazione quantitativa della convenienza dell'accesso ad un certo periodico tramite prestito interbibliotecario oppure tramite abbonamento: viene enunciata e spiegata l'equazione completa impiegata dall'autore, la quale tiene conto, oltre che dei costi visibili di abbonamento e procedure di prestito interbibliotecario, anche del costo in tempo di attesa per l'utente (quantificato indirettamente tramite un questionario annesso al prestito interbibliotecario per appurare quanto l'utente sarebbe disposto a pagare per un accesso entro l'ora, equiparato al possesso), mentre trascura: i costi della biblioteca fornitrice, gli eventuali sconti sulla quantità di abbonamenti, gli eventuali maggiori costi o risparmi per l'aumento di prestito interbibliotecario, un possibile diverso utilizzo della testata a seconda della modalità d'accesso.

Il volume si conclude con uno studio sulla tariffazione (di Daniel Eymard) il quale, dopo una sintesi della letteratura sull'argomento (che si rivela chiaramente influenzata da petizioni di principio) ed una rassegna delle pratiche effettive, che mostrano un'espansione della tariffazione spesso attuata sulla spinta di necessità immediate e senza analisi preliminari, prende atto dell'inapplicabilità all'informazione delle tecniche classiche di determinazione del prezzo (tecniche quali: prezzo dell'offerta = costo della materia prima + valore aggiunto; prezzo della domanda = valore d'uso; prezzo di mercato = compromesso dei due precendenti entro i vincoli della concorrenza); messa a fuoco la necessità di parlare di prezzo del Servizio piuttosto che dell'Informazione, giunge alla conclusione che il prezzo in un servizio pubblico è da considerarsi essenzialmente uno tra gli altri strumenti di gestione per arginare domande tendenzialmente illimitate a fronte di risorse scarse; lo si deve quindi determinare partendo dalla missione della biblioteca, che nel marketing dei servizi pubblici rimane, più ancora della soddisfazione del singolo utente, il riferimento ultimo, e cercando un equilibrio tra i costi da coprire e la solvibilità della domanda, il che riconduce alla necessità di tariffe differenziate.

Segue, con relativa applicazione pratica esemplare, una scaletta per la determinazione delle tariffe, che prevede: il censimento degli attori interessati al servizio (utenti, volontà politiche etc.), la determinazione degli obiettivi e dei vincoli che intercorrono tra essi e la biblioteca; l'individuazione di alcuni indicatori sintetici; la simulazione dei diversi scenari configurantisi al variare di essi.


Cinzia Bucchioni, Biblioteca del Dipartimento di Anglistica - Università di Pisa, e-mail: bucchioni@angl.unipi.it



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