«Bibliotime», anno II, numero 2 (luglio 1999)


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L'insostenibile leggerezza del digitale



Si ritiene, di solito a ragione, che l'edizione estiva di una rivista debba essere connotata da un contenuto non eccessivamente impegnato, da un atteggiamento piú fresco, disinvolto, per l'appunto estivo, che consenta al lettore di fruire in maniera piacevole delle informazioni riportate; dunque gli articoli vengono accortamente dosati, talvolta sgravati degli aspetti di maggior "peso", e spesso arricchiti da pareri di esperti o da speciali vademecum in grado di accompagnare il lettore sui dolci sentieri delle vacanze.

Se questi aspetti di levità e disimpegno vengano poi accentuati dal mezzo elettronico - quando cioè è una rivista online a veicolare tali informazioni - è cosa sulla quale è difficile formulare un giudizio. Da un lato infatti la dimensione immateriale, eterea, impalpabile degli articoli elettronici parrebbe accentuare l'impressione di una maggiore "leggerezza" semantica, di un possibile understatement anche sul piano dei contenuti - in fondo, non c'è qualcuno che ancor oggi sostiene che "il mezzo è il messaggio"?; dall'altro lato va invece registrata l'opinione di quanti si dicono convinti che i contenuti non varino col variare del supporto, e che quindi siano perfettamente "replicati" nel formato elettronico necessario alla loro diffusione di rete.

Lungi dal voler risolvere il dilemma, il presente numero di "Bibliotime" rischia semmai di accentuarlo, dal momento che propone - in prossimità del periodo estivo, e nella classica veste elettronica - una serie di articoli di notevole spessore tematico, che hanno quale filo conduttore la realtà delle biblioteche nell'era digitale, e gli interrogativi che si pongono quando interagiscono con situazioni il più delle volte inedite: quali sono i problemi - culturali, disciplinari, operativi - che le biblioteche si trovano ad affrontare nel mutato contesto tecnologico? quali strategie sono in grado di mettere in atto per dare compimento al "mandato" di dare la massima soddisfazione alle esigenze degli utenti?

A tali, impegnative domande cercano di rispondere, da punti di vista diversi, gli articoli di Antonella De Robbio, che esplora in profondità i rapporti che le biblioteche intrattengono con la rete e in particolare con il Web; e di Monica Marra, che effettua un'accurata disamina delle relazioni che intercorrono fra editoria per ragazzi e siti Web ad essi dedicati; mentre il denso contributo di Cinzia Bucchioni ed Anna Ortigari, nel riferire dell'importante conferenza di Barcellona sulla gestione della biblioteca nell'era elettronica, non solo presenta uno spaccato della complessa realtà vissuta dalle biblioteche, ma offre una serie di riferimenti a risorse e siti remoti, che in tal modo assumono un'utilità immediata per i professionisti dell'informazione. Apparentemente distante dalle tematiche del digitale, l'intervento di Giulia Visintin vi si collega "per opposizione", in quanto prende in esame un aspetto a prima vista estraneo alla dimensione della "biblioteca senza pareti", ossia quello degli spazi: e in particolare di quegli spazi che costituiscono l'ambito "istituzionale" - quindi anche comunicativo, psicologico, sociale - nel quale si sostanzia l'istituzione biblioteca, e che nella più recente teorizzazione bibliotecaria conduce alla definizione della biblioteca a tre livelli.

Altrettanto significative e ricche di stimoli appaiono le "note e discussioni": fra queste, un rilievo speciale spetta al dibattito a più voci avvenuto per posta elettronica su un tema in apparenza marginale - come si scrivono gli acronimi e gli anglicismi - e la cui riproposizione può forse condurre a una maggiore chiarezza terminologica. Di notevole interesse è poi - su una linea ormai propria di "Bibliotime" - la ripresa del dibattito sui "non strutturati" per opera di Roberto Montali, il cui contributo ha il merito di calare nella prassi un discorso finora rimasto su un piano esclusivamente teorico. Se gli interventi di Laura Corazza e di Angela Barlotti informano puntualmente su aspetti assai significativi della realtà professionale quali quelli della "carta delle collezioni" e delle biblioteche carcerarie, le recensioni di Anna Galluzzi sulle linee guida per la misurazione delle biblioteche universitarie e di Licia Ravaioli sulla banca dati di spogli di periodici Analecta completano il panorama dell'informazione esplorando ambiti di particolare interesse disciplinare.

Segnalando infine che "Bibliotime" ha ufficialmente ricevuto l'ISSN, il numero standard che identifica le pubblicazioni periodiche al fine della loro registrazione nell'archivio internazionale di Parigi, e salutando con grande piacere l'ingresso di Maria Gioia Tavoni, docente di Biblioteconomia e bibliografia presso l'Università di Bologna, nel Comitato scientifico della rivista, ringraziamo i lettori per l'attenzione e la simpatia riservataci ed auguriamo a tutti un'estate serena.

M. S.



«Bibliotime», anno II, numero 2 (luglio 1999)


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