«Bibliotime», anno II, numero 3 (novembre 1999)


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Michele Santoro

Le biblioteche, i bibliotecari e il diritto d’autore [*]



E' un dato di fatto che, al giorno d'oggi, il problema del diritto d'autore appare un elemento di particolare importanza non solo in riferimento all'universo della documentazione cartacea, ma per tutto ciò che attiene all'informazione veicolata dai nuovi formati elettronici e multimediali; ed è un dato altrettanto evidente che, in un contesto così mobile e dinamico, le biblioteche siano vivacemente e spesso polemicamente chiamate in causa, se è vero che gran parte dell'informazione - a stampa o digitale - transita attravero di esse, o per meglio dire, da esse viene organizzata e resa fruibile per un pubblico vasto.

Le biblioteche infatti sono le istituzioni che da sempre hanno il compito di garantire la diffusione dell'informazione su qualsiasi supporto, dalle tavolette d'argilla alla virtualità di Internet; in questo ruolo - essenziale, per non dire inevitabile, ai fini della trasmissione culturale, le biblioteche hanno mantenuto una interazione continua con i diversi soggetti coinvolti nel processo di produzione e circolazione delle conoscenze, vale a dire gli autori, dal punto di vista intellettuale e creativo, e gli editori, da quello della realizzazione fisica e della distribuzione commerciale dell'informazione.

Nel corso del tempo questi ruoli si sono combinati in una strettissima serie di nodi finalizzati a un utilizzo sempre migliore dell'informazione registrata. La storia delle biblioteche e la storia dell'editoria sono piene di luminosi esempi di personalità che nella propria figura hanno racchiuso le mansioni di produttori intellettuali (in quanto autori), di distributori commerciali (in quanto editori) e, diciamo così, di "veicolatori funzionali" di informazioni (in quanto bibliotecari): per non uscire dai confini patrii, basterà ricordare Aldo Manuzio, umanista e studioso oltre che principe dei tipografi fra Quattro e Cinquecento [1], così come i suoi discendenti ed eredi, Paolo [2] e Aldo il Giovane [3]; oppure i grandi eruditi e bibliotecari dei secoli successivi, Antonio Magliabechi, Francesco Marucelli, Benedetto Bacchini, Ludovico Antonio Muratori [4].

Con l'aumento crescente della produzione editoriale, queste funzioni si sono sempre più diversificate, anche se non se non è mai venuto meno quel vincolo che nativamente ha legato insieme le funzioni di creazione intellettuale, di distribuzione fisica e di disseminazione concettuale esercitate rispettivamente dagli autori, dagli editori e dai bibliotecari. Così, se vogliamo uscire dagli ambiti eruditi ed avvicinarci di più ai nostri giorni, possiamo vedere che un ruolo essenziale per l'ampliamento dell'informazione e della cultura è stata espletato dalle biblioteche pubbliche, che si sono assunte il compito di favorire, nella maniera più vasta, l'accesso alle conoscenze senza limiti di sorta [5].

La biblioteca pubblica, com'è noto, nasce nella seconda metà dell'Ottocento, quando si avverte l'esigenza che anche gli strati meno privilegiati della popolazione potessero avvicinarsi alle risorse informative e utilizzarle senza difficoltà. Da allora in avanti, la capillare opera di trasmissione informativa e l'incessante attività di promozione del libro e della lettura esercitate dalle biblioteche pubbliche costituisce uno straordinario incentivo alla diffusione della cultura, amplificando di converso la capacità di penetrazione commerciale dei prodotti editoriali: le biblioteche pubbliche, in altri termini, sono in grado di innescare un effetto domino, una reazione a catena che fa sì che gli utenti che si rivolgono ad esse siano anche i lettori che frequentano le librerie, e che in tal modo contribuiscono alla diffusione dell'editoria e dei prodotti culturali in senso lato.

Una riprova e contrario di tale stato di cose si può avere in quelle situazioni (che non mancano, com'è noto, anche nel nostro paese) in cui l'azione della biblioteca pubblica non è ancora sufficientemente sviluppata; in questi ambienti la difficoltà di dare una risposta soddisfacente alla possibile domanda di lettura dei cittadini si riflette nell'assenza di un vero e proprio consumo di prodotti editoriali: in una parola, non si riesce a attivare quel desiderio d'informazione e di conoscenza che, come si è detto, è in grado di trasformare gli utenti delle biblioteche in clienti delle librerie e viceversa.

Dunque, per riprendere le parole di Igino Poggiali, è del tutto palese che in quanto bibliotecari "consideriamo gli editori, i librai e tutti i soggetti economici e professionali dell'economia del libro" come "nostri naturali alleati. Tra i nostri interessi naturali c'è un'editoria nazionale forte, creativa e capace di valorizzare la cultura nazionale e mondiale per lo sviluppo della capacità intellettuale del popolo italiano" [6].

A ciò si aggiunge la valutazione che nell'attuale realtà le biblioteche assolvono a un duplice ruolo: "da una parte contribuiscono alla circolazione delle informazioni e della cultura tra tutti i cittadini, adempiendo così ad un compito fondamentale per ogni Stato moderno e civile. Sono lo strumento principe per l'attuazione dell'art 3 della nostra Costituzione, favorendo l'accesso all'informazione senza discriminazioni economiche, sociali culturali, etniche e religiose. Dall'altra esse sono spesso editori-autori: numerose sono, infatti, le edizioni curate dalle biblioteche. La circolazione delle idee e quindi delle opere, nella misura più ampia possibile, è un punto di partenza necessario per la creazione di nuova cultura e quindi di progresso scientifico e tecnologico" [7].

Se questo è vero, è altresì vero che considerare le biblioteche come istituzioni presso le quali il diritto d'autore è fin troppo disinvolatamente violato risulta non solo erroneo ma del tutto fuorviante, specie in una realtà in cui, a causa dell'aumento esponenziale delle conoscenze, le biblioteche si pongono come una sorta di presidio nei confronti dell'informazione registrata, non solo perché organizzano le conoscenze su basi scientifiche, ma perché ne consentono una diffusione mirata ed una armonica fruizione da parte degli utenti [8].

Ma tralasciamo i problemi di natura biblioteconomica e proviamo a circoscrivere il discorso al coinvolgimento del mondo bibliotecario nel dibattito - per non dire il contenzioso - sul diritto d'autore. E' noto che il terreno su cui si sviluppa la discussione è quello delle codiddette eccezioni alle norme fondamentali in materia di diritto d'autore, norme che, nella legislazione in vigore, riconoscono una serie di "diritti morali", fra cui quello della paternità e salvaguardia dell'integrità dell'opera dell'ingegno; dell'inalienabilità e imprescrittibilità di tali diritti e dell'incedibilità a terzi dei diritti economici sull'opera [9].

In deroga a tali principi, le eccezioni (in sostanza, gli articoli 15 [10], 65 [11], 68 [12], 69 [13], 70 [14] della legge in questione) garantiscono infatti che, "in casi particolari" questi diritti possano essere "in qualche modo superati dall'interesse collettivo dell'accesso all'informazione" [15]: in questa maniera viene sancito quel "dualismo fra diritti economici e morali dell'autore e diritto di circolazione dell'informazione" che ha consentito di raggiungere "una condizione di sostanziale equilibrio, garantita da una legislazione abbastanza allineata con le esigenze reali" [16], come ad esempio - ed è il caso più ovvio - il riconoscimento della possibilità di effettuare fotocopie per esclusivo uso personale.

Su entrambe le problematiche - tutela dei diritti morali ed eccezioni - la posizione di bibliotecari e documentalisti (e delle associazioni che li rappresentano) è stata sempre molto netta, non solo non opponendosi "alla repressione delle riproduzioni abusive fatte in/da copisterie private (o addirittura alle ristampe abusive di best sellers) di cui la cronaca ha parlato anche recentemente", ma anzi richiedendo "un ulteriore inasprimento dei controlli e delle pene su tutti gli abusi mossi da fini di lucro"[17].

I professionisti dell'informazione tuttavia sono convinti che mettere in discussione il dualismo fra diritti economici e morali dell'autore e diritto di circolazione dell'informazione - direzione nella quale sembra andare la recente proposta di legge [18] - rappresenti un ostacolo assai grave sulla strada dell'espletamento del proprio ruolo da parte di biblioteche e centri di documentazione.

I bibliotecari infatti sono perfettamenti consapevoli dell'importanza del diritto d'autore e della sua tutela, avendo ben chiaro che tutte le operazioni di biblioteca (consultazione, prestito, riproduzione, catalogazione, conservazione, digitalizzazione) sono sottoposte al diritto d'autore, e che tale diritto si estende ai supporti più diversi, dalla carta alle videocassette al materiale elettronico e multimediale. Ma proprio in virtù di tale consapevolezza, appare evidente che senza le eccezioni sopra ricordate difficilmente le biblioteche potranno essere in grado di svolgere la propria attività di diffusione dell'informazione e della cultura al servizio di tutti i cittadini.

Ed è per questo che le associazioni del settore sono persuase che la speciale franchigia di cui finora hanno goduto le biblioteche deve continuare ad essere garantita dal legislatore italiano [19], ed anzi stimolata e tutelata con crescente energia, affinché si possa giungere ad una situazione analoga a quella vigente nelle principali legislazioni occidentali, le quali prevedono una serie di eccezioni che, senza violare i legittimi diritti di autori ed editori, consentono alle biblioteche di soddisfare le molteplici richieste di informazione e di cultura che vengono dagli utenti.

Ciò è tanto più vero nella realtà attuale, profondamente dominata dall'informazione elettronica e dai supporti digitali: le sfide che la società dell'informazione comporta anche in materia di diritto d'autore vanno affrontate con strumenti adeguati, di cui s'incominciano a delineare i contorni anche nel nostro paese [20]: e tuttavia a queste sfide non sembra possibile dare risposta se non si pongono in campo risorse di natura cooperativa, che varchino i confini nazionali per allargarsi all'ambito comunitario [21].

Anche su questo fronte, le associazioni professionali sono impegnate a seguire la discussione sia a livello nazionale che a livello di Parlamento europeo, in particolare attraverso l'attività di EBLIDA (European Bureau of library, information and documentation associations), a cui aderiscono associazioni di biblioteche e istituti bibliotecari in Europa [22]. Come dimostra la mole di documentazione prodotta [23], molti passi sono stati fatti per superare le punte critiche e le incomprensioni da una parte e dall'altra, nell'auspicio che ciò sia di stimolo e di incoraggiamento anche per la situazione nazionale.


Michele Santoro, Biblioteca del Dipartimento di Scienze Economiche - Universitą di Bologna, e-mail: santoro@spbo.unibo.it


Note

[1] Tra la mole di studi sull'argomento si veda in particolare Carlo Dionisotti, Aldo Manuzio umanista. "Lettere italiane", 10-12 (1960), p. 375-400.

[2] Francesco Barberi, Paolo Manuzio e la stamperia del Popolo Romano (1561-1570). Roma, Ministero dell'Educazione Nazionale, 1942.

[3] Martin Lowry, Magni nominis umbra? L'editoria classica da Aldo Manuzio vecchio ad Aldo giovane, in La stampa in Italia nel Cinquecento, a cura di Marco Santoro, vol. 1, p. 237-253.

[4] Per una prima informazione si veda Enzo Bottasso, Storia della biblioteca in Italia. Milano, Editrice Bibliografica, 1984; Marco Santoro, Storia del libro italiano. Libro e società in Italia dal Quattrocento al Novecento. Milano, Editrice Bibliografica, 1995.

[5] Fra la molteplicità dei documenti disponibili citiamo soltanto Paolo Traniello, La biblioteca pubblica. Storia di un istituto nell'Europa contemporanea. Bologna, Il Mulino, 1997.

[6] Igino Poggiali, Diritto d'autore, biblioteche e fotocopie: la posizione dell'AIB, "AIB-WEB", 10 gennaio 1998, <https://www.aib.it/aib/cen/copyright1.htm>.

[7] Igino Poggiali, Biblioteche, fotocopie e diritti all'informazione: no dell'AIB ad alcune modifiche alla legge sul diritto d'autore, 24 ottobre 1997, <https://www.aib.it/aib/cen/cs971024.htm>.

[8] Su questo argomento si veda il nostro Biblioteche domani. Il mutamento delle prospettive bibliotecarie all'alba del terzo millennio. "Bollettino AIB", 38 (1998) 3, p. 303-322, <https://www.aib.it/aib/boll/1998/98-3-303.htm>.

[9] L. 22 aprile 1941, n. 633, Protezione del diritto d¹autore e di altri diritti connessi al suo esercizio; cfr. al riguardo Diritto d'Autore - Italia. Il primo sito italiano sul diritto d'autore, a cura di Enrico Cammarata, <http://www.windcloak.it/artisti/diritto/dirittod%27autore.html>. Per l'ambito bibliotecario si veda l'ottima Pagina del diritto d'autore e del copyright, a cura di Antonella De Robbio, <http://www.math.unipd.it/~derobbio/dd/copyr00.htm>; cfr. anche Diritto d'autore in biblioteca: aspetti prescrittivi e aspetti discrezionali. Note introduttive sul diritto d'autore nella normativa italiana, a cura di Antonella De Robbio, Silvana Vettore, Maurizio Vedaldi, <http://www.math.unipd.it/~derobbio/dd/copyr09.htm>.

[10] "Il diritto esclusivo di eseguire, rappresentare o recitare in pubblico ha per oggetto la esecuzione, la rappresentazione o la recitazione, comunque effettuate, sia gratuitamente che a pagamento, dell'opera musicale, dell'opera drammatica, dell'opera cinematografica, di qualsiasi altra opera di pubblico spettacolo e dell'opera orale. Non è considerata pubblica la esecuzione, rappresentazione o recitazione dell'opera entro la cerchia ordinaria della famiglia, del convitto, della scuola o dell'istituto di ricovero, purché non effettuata a scopo di lucro".

[11] "Gli articoli di attualità, di carattere economico, politico, religioso, pubblicati nelle riviste o giornali, possono essere liberamente riprodotti in altre riviste o giornali, anche radiofonici, se la riproduzione non è stata espressamente riservata, purché si indichino la rivista o il giornale da cui sono tratti, la data e il numero di detta rivista o giornale e il nome dell'autore, se l'articolo è firmato".

[12] "E' libera la riproduzione di singole opere o brani di opere per uso personale dei lettori, fatta a mano con mezzi di riproduzione non idonei a spaccio o diffusione dell'opera nel pubblico. E' libera la fotocopia di opere esistenti nelle biblioteche, fatta per uso personale o per i servizi della biblioteca. E' vietato lo spaccio di dette copie nel pubblico e, in genere, ogni utilizzazione di concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore".

[13] "Il prestito eseguito dalle biblioteche e discoteche dello Stato e degli enti pubblici, ai fini esclusivi di promozione culturale e studio personale, non è soggetto ad autorizzazione da parte del titolare del relativo diritto, al quale non è dovuta alcuna remunerazione ed ha ad oggetto esclusivamente: a) gli esemplari a stampa delle opere eccettuati gli spartiti e le partiture musicali; b) i fonogrammi ed i videogrammi contenenti opere cinematografiche o audiovisive o sequenze d'immagini in movimento, siano esse sonore o meno, decorsi almeno diciotto mesi dal primo atto di esercizio del diritto di distribuzione".

[14] "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera, per scopi di critica, di discussione ed anche di insegnamento, sono liberi nei limiti giustificati da tali finalità e purché non costituiscano concorrenza alla utilizzazione economica dell'opera. Nelle antologie ad uso scolastico la riproduzione non può superare la misura determinata dal regolamento il quale fisserà la modalità per la determinazione dell'equo compenso. Il riassunto, la citazione o la riproduzione debbono essere sempre accompagnati dalla menzione del titolo dell'opera, dei nomi dell'autore, dell'editore e, se si tratti di traduzione, del traduttore, qualora tali indicazioni figurino sull'opera riprodotta".

[15] Luca Bardi, Diritti e tecnologie nell'era digitale. Strategie per le biblioteche. "Biblioteche oggi", maggio 1999, p. 29.

[16] Ibid.

[17] Igino Poggiali, Diritto d'autore, biblioteche e fotocopie: la posizione dell'AIB, cit.

[18] Progetto di legge Camera 4953-BIS, Nuove norme di tutela del diritto d' autore (Stralcio degli articoli 1, 5 e da 7 a 22 del disegno di legge C4953, deliberato dall'Assemblea nella seduta del 6 ottobre 1998), <http://www.senato.it/att/ddl/schede/c4953i02.htm>; all'indirizzo <http://www.math.unipd.it/~derobbio/dd/diagramma.htm> è presente, a cura di Antonella De Robbio, un un grafico del percorso dei due disegni di leggi, fusi in uno e poi riseparati.

[19] Fotocopiare in biblioteca: sarà ancora possibile per gli utenti? comunicato di AIB, AIDA e GIDIF, RBM, <https://www.aib.it/aib/cen/copyright6.htm>, anche disponibile sul sito dell'AIDA, <http://www.uniroma1.it/aida/fotocopie.html>, dove è arricchito da una Breve storia del progetto di legge, di Fernando Venturini (estratto da AIB-CUR, 4 novembre 1999).

[20] Al riguardo si veda fra l'altro Marco Marandola, Electronic copyright: nuove iniziative Eblida-AIB. "AIB Notizie", 9 (1997) 6, p. 13-16; Luca Bardi, Electronic copyright and digital licensing: where are the pitfalls? "AIB Notizie", 10 (1998) 10, p. 11-12; Id., Diritti e tecnologie nell'era digitale, cit; Cinzia Bucchioni, Anna Ortigari, Le biblioteche nell'era elettronica: una gestione possibile, "Bibliotime. Rivista elettronica per le biblioteche", 2 (1999) 2, <http://spbo.unibo.it/bibliotime/num-ii-2/buccorti.htm>.

[21] Marco Marandola, Il "nuovo" diritto d'autore. Quale futuro?, in L'automazione delle biblioteche nel Veneto. L'irruzione della multimedialità, "9. Seminario Angela Vinay", Venezia, Giardini di Castello, 5-6 dicembre 1997, <https://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/marandol.htm>.

[22] Fra le attività di EBLIDA, ricordiamo almeno ECUP (European Copyright User Platform), una azione concertata le cui finalità sono di aumentare la consapevolezza sul diritto d'autore, stimolare le discussioni, predisporre modelli di clausole contrattuali per l'utilizzo dell'informazione su supporto elettronico.

[23] Una ricca mole di documenti è reperibile a partire dalla pagina dal titolo Diritti d'autore, diritti all'informazione e biblioteche, <https://www.aib.it/aib/cen/copyright.htm>.

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[*] Quest'articolo riporta, con alcune modifiche, il testo dell'intervento tenuto in occasione della tavola rotonda su Il diritto d'autore per mediateche videoteche e biblioteche (Cesena, Sala del Centro Culturale San Biagio, 29 ottobre 1999).



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