«Bibliotime», anno III, numero 1 (marzo 2000)


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Ilaria Francica

Recensione a: Antonella AGNOLI, Biblioteca per ragazzi.
Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 1999.



Mancava ormai da alcuni anni nel panorama bibliografico italiano un testo che proponesse spunti, aggiornamenti e riflessioni sul tema della biblioteca per ragazzi, con uno sguardo anche alle realtà internazionali: a colmare tale lacuna è in libreria da alcuni mesi il lavoro di Antonella Agnoli, pubblicato nella collana "Enciclopedia Tascabile" dell’AIB. Coerentemente con le intenzioni della collana, il testo intende dare una trattazione agile quanto completa dell’argomento, fornendo inoltre ai lettori un’aggiornata bibliografia e, in appendice, la traduzione italiana delle Guidelines for children’s services dell’IFLA.

Il libro si apre con un excursus storico, che ricorda come la biblioteca per ragazzi sia il prodotto appena abbozzato di una cultura che solo recentemente ha deciso di dedicarsi ai più piccoli. Modalità e intenti sono mutati profondamente col tempo dalle prime sezioni per l’infanzia ad oggi, fermi restando due elementi, la "passione creativa" dei bibliotecari per ragazzi e l’arretratezza dell’esperienza italiana. Fortemente contrapposte risultano, in particolare, le realtà di Stati Uniti e Gran Bretagna e quella italiana, segnata da un ritardo sensibile nella diffusione del concetto di public library e dall’assenza delle biblioteche scolastiche. Così l’autrice: "Oltre a essere nata tardi, la biblioteca per ragazzi italiana è stata condizionata da due fattori: essere un servizio di supplenza alle carenze scolastiche ed essere inserita in una struttura, la biblioteca-centro culturale, che per anni è stata il fulcro delle attività culturali dell’ente locale". Nell’ambito italiano, infatti, poche sono le biblioteche eredi dei modelli e delle esperienze internazionali: fra queste la "De Amicis" di Genova, di recente trasferitasi presso il porto antico della città.

Nella parte centrale del volume, l’autrice analizza pubblico e servizi secondo fasce d’età: bambini in età prescolare; bambini/ragazzi di 6-13 anni; adolescenti; adulti. Per ciascuna sezione esamina le esigenze dei vari utenti e le diverse strategie da utilizzare per raggiungere di volta in volta gli obiettivi prefissati. Particolarmente approfonditi e interessanti i paragrafi riguardanti i servizi indirizzati ai più piccoli e agli adolescenti, due fasce d’utenza a cui vanno dedicati spazi e cura speciali. Gli obiettivi sono quelli di suscitare nei bambini "un ricordo talmente felice da portarli ad associare ai libri una duratura idea di piacere" e di far sì che mantengano questa sensazione anche nelle fasi delicate della crescita. Oltre a sottolineare significativamente gli obiettivi, l’autrice evidenzia la necessità di configurare una più precisa professionalità nell’ambito della biblioteca per ragazzi: finestre di approfondimento dedicano particolare attenzione alle competenze professionali necessarie per la riuscita ottimale dei progetti. Si tratta di conoscenze che spaziano dalla psicologia del bambino e dell’adolescente a capacità di intrattenimento, di colloquio con gli utenti, di aggiornamento continuo sui gusti dei più giovani, un mix di conoscenze professionali e intuito non sempre facili da ravvisare nei bibliotecari, definiti secondo gli esiti di una indagine statunitense presso gli adolescenti "ossessionati dal silenzio", "troppo lenti", "noiosi" e "fuori dal tempo".

Ne segue un’indicazione preziosa: la biblioteca deve differenziarsi dall’ambiente scolastico per essere allettante per l’utenza giovane. In questo senso la progettazione dello spazio è importantissima, dal momento che può creare un ambiente che faciliti il perdurare nei più giovani del piacere della lettura e dell’apprendimento personale, unendo anche il richiamo alla socializzazione, che la biblioteca come punto d’incontro può proporre.

La questione degli spazi viene trattata anche nei dettagli tecnici dell'arredamento, dell'illuminazione e delle attrezzature in genere, seguendo sempre la distinzione dettata dalle esigenze dei piccoli utenti in crescita. Spesso prendendo spunto da esperienze di altri paesi, la Agnoli si muove fra "scaffali modulari ed ergonomici", seguendo segnaletiche chiare e facili da memorizzare, in open-space dai colori tenui, che intendono personalizzare lo spazio per i piccoli, permettendo però ai ragazzi più grandi di entrare a poco a poco nello spazio degli adulti.

La stessa cura e attenzione alle diverse realtà della crescita si mantengono anche nel paragrafo sulle collezioni per le quali, a fronte del boom editoriale degli ultimi anni, è bene ricordare che "esiste un problema di qualità: la tentazione è quella di acquistare troppo", cosa che spesso disorienta l'utente. Il consiglio è quindi quello di tenersi costantemente aggiornati sull'editoria specializzata e sui nuovi supporti tecnologici, avendo pianificato con precisione la dotazione della biblioteca, che deve tenere conto di "una giusta proporzione fra le differenti tipologie dei materiali", ma anche dell'usura a cui vanno incontro queste particolari collezioni.

Sul tema della classificazione e collocazione delle raccolte la parola d'ordine è semplificare, al fine di rendere il più possibile indipendente il bambino nell'accesso ai materiali. Per raggiungere questo scopo è necessario aver programmato alcune scelte, fra le quali in primo luogo lo scaffale aperto, ad altezza di bambino, con segnaletiche idonee all'età. Non poteva mancare a questo proposito il riferimento al sistema di visualizzazione per i più piccoli creato dalla CELBIV e adottato con alcune modifiche dalle biblioteche comunali di Roma e di Imola. Alcuni spunti problematici sono suggeriti infine dall'autrice: riguardano l'ormai incongruente distinzione fra materiali librari e non, che risalta con evidenza all'interno del panorama editoriale per l'infanzia, e la necessità di adeguare la ricerca automatizzata al pubblico dei bambini.

Dopo un breve paragrafo sull'attività di animazione, che la stessa autrice riconosce troppo esiguo rispetto all’importanza delle sue funzioni, la trattazione finale si concentra sulle nuove tecnologie e sul ruolo centrale che la biblioteca pubblica deve ricoprire e, prima di tutto, riconoscere in sé: un ruolo base nell’alfabetizzazione informatica al fine di agevolare presso le nuove generazioni l’apprendimento di quelle conoscenze che saranno imprescindibili fra breve – già lo sono ora – e di fronte alle quali la biblioteca deve poter offrire una qualità di servizio adeguata e uniforme su tutto il territorio nazionale.


Ilaria Francica, e-mail: ilafranci@hotmail.com



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