«Bibliotime», anno III, numero 3 (novembre 2000)


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Dagmar Göttling

The Importance of Being E(a)rnest:
fra apparire ed essere una “Biblioteca pubblica per tutti”
Il percorso verso l'amichevolezza



High noon in Trinity Town: il sole a picco sulla polvere …. 4 case in fila e in fondo la chiesa con la casa del curato. Finita la lezione della Sunday School per i bambini (alfabeto e catechismo) la maestra della comunità da il permesso a quei pochi di indubbia moralità a scegliersi un libro nella piccola biblioteca annessa all'aula scolastica. Far West con colonna sonora di Ennio Morricone? Far West, eppure... [1]

Un paio di secoli più tardi: San Francisco vede una delle consuete campagne di raccolta-fondi per il bene della cittadinanza. Questa volta non si tratta di una campagna elettorale per un presidente, un governatore oppure un giudice (!!) bensì di una raccolta per creare nuovi servizi, addirittura per incrementare il patrimonio della San Francisco Public Library! Ed è il direttore Kenneth E. Dowlin a gestire la campagna. American Way of Life, eppure...

Facciamo il grande salto e torniamo a casa, nella nostra "cara, vecchia Europa", quando l'Ottocento vede le prime biblioteche pubbliche nascere con il diffondersi della scolarizzazione generale, i giornali, i romanzi d'appendice. Varchiamo le Alpi – un poco più tardi – per trovare le prime biblioteche popolari. Missione? Beh, i maestri comandati a gestirle avevano soprattutto il compito di istruire e di aiutare l'alfabetizzazione del nascente proletariato.

Fra “modello americano” e peso della storia, non c'è da meravigliarsi se ancora oggi persiste nelle biblioteche pubbliche italiane una certa tendenza a vigilare sulla moralità dell'utente nonché a istruirlo. Esempi un po' tirati? Pittoreschi sì, ma anche utili per richiamare alla mente la storia delle biblioteche pubbliche moderne. Esempi calzanti se si osserva quant'è complicato affermare nell'Italia delle biblioteche pubbliche il concetto dell'”amichevolezza”.
Pensare un servizio con la testa di chi lo utilizzerà diventando user friendly [2] senza perdere allo stesso tempo nulla degli ideali tipici delle democrazie dell'Europa occidentale… questa è la scommessa! Libero accesso all'informazione per tutti e assoluto rispetto per le opinioni – il tutto in forma appetitosa e piacevole per rendere queste opportunità gradevoli e attraenti per i propri cittadini: ecco la missione delle moderne biblioteche pubbliche condensata in 3 battute. Del resto, le Raccomandazioni dell'IFLA dicono proprio questo e lo fanno in modo esteso e ragionato per orientare alla concreta applicazione delle strategie necessarie.

Il primo passo verso “l'amichevolezza” è stato fatto proprio nel mondo anglosassone dove si è sempre avuto la consapevolezza del diffuso atteggiamento di ricerca che scorre semplicemente l'offerta per trovare qualcosa di curioso e interessante. Lasciarsi sorprendere dalle inaspettate scoperte che si fanno frugando negli scaffali e negli espositori - in inglese to browse = scorrere - è un metodo di ricerca naturale e spontaneo che usiamo nelle più svariate occasioni della vita quotidiana: scegliamo il film della serata in base al genere, alla comodità del cinema e all'orario, decidiamo il pranzo grazie alle appetitose offerte negli scaffali del supermercato mentre facciamo la spesa.

Proprio per rispondere a questo bisogno sono nate le browsing areas nelle biblioteche studentesche delle università americane. Si offrivano letture dei più svariati generi, informazione e divulgazione per il tempo libero, testi “leggeri” che introducevano agli argomenti di studio. Una sorta di "porta d'ingresso" per scaldarsi i muscoli, dove il materiale era raggruppato secondo poche e generiche tematiche segnalate in linguaggio naturale ed immediato.

Siamo agli inizi del '900 e ben presto si trovano queste sezioni tematiche anche nelle biblioteche pubbliche. Vedendo la risposta dei cittadini nasce un metodo d'organizzazione del materiale, la reader interest classification, che ragiona ed istituzionalizza la creazione di “temi” che possono guidare l'utente alle sezioni dell'offerta d'ingresso nelle biblioteche.

Sia ben chiaro che questa sistemazione non vuole sostituirsi alla CDD ma integrarla in un contesto dove l'atteggiamento di ricerca dell'utente non è sufficientemente consapevole per decodificare il complicato ordine della classificazione decimale. Anzi, il lettore che fruga negli scaffali per trovare “qualcosa di bello e invitante su….” non cerca affatto il livello di risposta approfondita che in media troverebbe fra i documenti ordinati nella sezione CDD. Cerca una prima risposta, un'introduzione oppure uno stimolo veloce e gradevole per guidarlo ad un argomento forse addirittura del tutto sconosciuto.

Già negli anni '50 il modello di biblioteca pubblica - a scaffale aperto e user oriented - varca l'oceano e trova una prima realizzazione tedesca nella biblioteca pubblica centrale di Berlino, la “Amerika-Gedenkbibliothek”. La biblioteca prende questo nome per commemorare il ponte aereo con cui gli USA avevano assicurato i rifornimenti di viveri e medicinali durante il blocco di Berlino Ovest da parte dell'Unione Sovietica negli anni 1948/49. Per affermare nuovamente i principi di una società pluralista e democratica la biblioteca è organizzata secondo il modello della Public Library americana: interamente a scaffale aperto e fortemente users friendly. Nell'occasione cito le 11 classi tematiche principali che costituiscono il settore tematico per dare un'idea dell'impostazione:

  1. Narrativa, Fiabe, Saghe, Umorismo
  2. Percorsi di vita
  3. Formazione individuale
  4. Casa e famiglia
  5. Tempo libero
  6. Natura e ambiente
  7. Paesi, popoli, viaggi
  8. Berlino e la sua gente
  9. Percorsi della storia
  10. Il mondo attuale
  11. Dizionari [3]
La “Amerika-Gedenkbibliothek” è inaugurata nel 1954 e influenza immediatamente e profondamente il concetto del servizio di pubblica lettura in Germania. Non solo si inizia ad aprire gli scaffali e ad arricchire la dotazione documentaria ma si ripensano anche gli spazi. Werner Mevissen porta nel 1958 la “piazza di mercato” in biblioteca: all'interno della biblioteca si crea uno spazio d'incontro, di scambio e di comunicazione spontanea dove si mette a disposizione del materiale documentario coerente con questa vocazione. Così nasce il luogo ideale dove contenere le offerte tematiche di immediato interesse del cittadino.

Anche altrove in Europa si sperimenta e si fa ricerca sui modi più intuitivi ed appetibili per presentare il patrimonio all'utenza tentando almeno di migliorare se non di superare in parte le rigidità della classificazione CDD dove si traduce in collocazione.

Non si deve ugualmente dimenticare che lo scopo di queste evoluzioni resta la facilitazione dell'accesso - non solo in termini di disposizione dei documenti ma anche offendo dei contenuti e dei linguaggi più accessibili alla propria utenza media e a determinate fasce della cittadinanza. Si cerca di lavorare con un occhio particolare alle abitudini, alle capacità ed ai bisogni del cittadino. Si inizia di fatto ad impostare il marketing della biblioteca.

La svolta decisiva parte nei primi anni '60 da Heinz Emunds e dai suoi collaboratori alla biblioteca civica di Münster: Si crea un nuovo settore d'ingresso - il “mercato” di Mevissen - che offre alla cittadinanza una vasta gamma di documenti divulgativi e di lettura del tempo libero. I libri sono disposti secondo “Temi” (per la fiction) o “interessi” (per la saggistica) di immediata comprensione e segnalati in linguaggio naturale. Si decide di disporre ca. il 10% di tutto il patrimonio della biblioteca in questo modo e di abbandonare completamente la catalogazione per questa parte del materiale. L'utenza aveva dimostrato di non utilizzare affatto il catalogo per il ritrovamento di questi documenti.
Contemporaneamente si scioglie la rigida presentazione su scaffale utilizzando espositori spesso mutuati dal mondo delle librerie e dei supermercati per portare la quotidianità dei lettori dentro la biblioteca. Inizia anche la rotazione del materiale da una sezione tematica all'altra secondo gli opportuni ed attuali raggruppamenti interdisciplinari. I documenti ruotano inoltre da settore a settore, o meglio da “livello a livello” come Emunds chiama i 3 gradi di interesse che portano ad una tripartizione fisica della biblioteca intera:
  1. interesse:
    settore d'ingresso
    nel senso fisico in quanto disposto nelle immediate vicinanze dell'ingresso e nel senso di primo avvicinamento al patrimonio documentario. Il “settore d'ingresso” o “mercato” (Nahbereich oppure Marktplatz) non è catalogato e contiene materiale divulgativo e di tempo libero per una fruizione rapida e piacevole spaziando in un'ampia gamma di tematiche e generi narrativi. L'interesse del lettore punta all'informazione primaria, il bisogno di risposta si esaurisce dopo una presentazione sommaria ed invitante dell'argomento cercato, la ricerca è rivolta ad una lettura piacevole di divulgazione o di fiction per il tempo libero.

  2. interesse
    settore di mezzo
    di nome e di fatto (Mittelbereich) in quanto si trova fra il settore d'ingresso e il magazzino. Si tratta comunque del settore sistematico catalogato dove i documenti sono collocati secondo un sistema di classificazione dei contenuti (CDD, CDU oppure le classificazione alfanumeriche come la ASB [4] tedesca). Il settore corrisponde in gran parte alle nostre sezioni di saggistica a scaffale aperto. Il materiale offre dei contenuti più approfonditi nelle diverse materie. L'interesse del lettore punta ad un'informazione più dettagliata e puntuale, il bisogno di informazione è soddisfatto dopo una risposta più estesa, la ricerca è più consapevole ed è spesso indotta da un bisogno di studio scolastico o professionale.

  3. interesse
    ultimo settore più nascosto e “lontano” (Fernbereich) dal lettore medio. Di solito si tratta del magazzino non accessibile direttamente per l'utente dove il patrimonio non ha bisogno di ordinamenti secondo materie ma può seguire le necessità logistiche dello spazio a disposizione. Il settore non per questo irraggiungibile per il lettore perché i documenti sono ricercabili nel catalogo e sono immediatamente disponibili tramite operatore. Si tratta di materiali meno utilizzati dai lettori ma tutt'ora di una buona utilità per una parte della cittadinanza. Qui si possono trovare documenti anche più vecchi ma ancora adeguati a dare risposta alle ricerche meno frequenti.
La novità più “scandalosa” di questa “Biblioteca tripartita” era senz'altro l'abbandono della catalogazione di una parte del patrimonio. Affidarsi ai comportamenti spontanei dei cittadini trovando le strategie più intuitive per la ricerca di una parte considerevole del patrimonio sembrava inaudito. Le resistenze sono state forti ma il modello si è ben presto affermato. Grazie ai suoi indiscussi risultati in termini di risposta del pubblico, di numeri di prestiti e di presenze in biblioteca le voci contrarie hanno dovuto tacere.
Nel 1979 si progetta la nuova biblioteca civica di Gütersloh, una città nelle immediate vicinanze di Münster. Al di là della formula amministrativa fortemente innovativa e tutt'ora unica (Srl fra l'Amministrazione comunale e la Fondazione Bertelsmann), qui si pianifica dall'inizio la creazione di una biblioteca “a tre livelli” con tutte le implicazioni che questa scelta comporta:

La nuova direttrice Ute Klaassen ha impostato l'intero progetto di servizio su questi criteri non stancandosi mai di ripetere che il lavoro per una biblioteca a misura d'utente è per definizione un lavoro in continua evoluzione… fosse solo perché gli utenti cambiano!

Nel frattempo il modello Gütersloh ha fatto il giro dell'Europa, è mutato e migliorato, si è in parte allontanato dalle impostazioni originali ma solo per restare fedele alla missione. Ora si parla infatti più facilmente della biblioteca “amichevole” (users friendly) oppure “orientata sull'utente” (benutzerorientiert). Si vuole intendere un servizio bibliotecario di base che rispecchia il mondo del cittadino nell'offerta di informazione e di lettura del tempo libero, nella multimedialità, negli spazi e nei servizi aggiuntivi che mette a disposizione.

La biblioteca amichevole è un luogo che coinvolge tutta la cittadinanza, che si rivolge con adeguate strategie di marketing in modo diverso a diverse fasce d'utenza, che si preoccupa incessantemente di catturare l'utenza latente, che è presente sul territorio in occasioni spesso lontane dall'idea di “cultura” e “ricerca”.
La biblioteca amichevole deve essere

Quando si leggono statistiche del tipo:
si intuisce facilmente che il modello si è diffuso con estremo successo. Parlando del modello di Gütersloh con Ute Klaassen prima e con il nuovo direttore Wolfgang Reuther oggi risuona spesso la frase: “Iniziate a farlo concretamente e la ricetta si promuove da sola attraverso i risultati”.

Naturalmente ogni “ricetta” si serve di strategie e di strumenti a volte anche complicate, necessita di un buon ripensamento del proprio lavoro quotidiano, richiede infine un vero e proprio cambiamento di mentalità! Noi operatori professionali dobbiamo essere consapevoli proprio di quella missione di cui UNESCO e IFLA ci incaricano e osare il salto da dietro alla “reception” davanti al “bancone”.

Un suggerimento allegro (ma non troppo): fate la prova e andate come semplice utente in alcune altre biblioteche cercando magari
Cronometrate non solo il tempo necessario per trovare le risposte, ma anche i percorsi da fare, le decodificazioni necessarie, il personale coinvolto (e disponibile?!) per aiutarvi, il grado di stanchezza vostra se e quando avrete ottenuto risposta. Non mancate di essere sinceri quando vi chiederete se lo fareste volentieri un'altra volta o se preferireste comprarvi qualcosa di adeguato nella più vicina libreria.

Una provocazione? Certamente, eppure…

Dagmar Göttling, Biblioteca "Antonio Urceo Codro" - Rubiera (RE), e-mail: dagmar.gottling@libero.it


Note

[1] Vedi il sito <http://www.ala.org/alaorg/oif/top100bannedbooks.html> e tutti i link connessi!

[2] Vedi il sito <http://www.zlb.de/bibliothek/daten/agb.htm> .

[3] Laura Ricchina, Dalla biblioteca tripartita alla biblioteca per l'utente. Analisi delle tendenze innovative in Germania: il caso di Gütersloh, tesi di laurea, Milano, 1995, p. 62.

[4] Allgemeine Systematik für Bibliotheken: si tratta di una sorta di thesaurus segnalato nelle sigle con codici alfanumerci. L'ASB è in buona parte vicina alla CDD con qualche spostamento che cerca di superare alcune delle sue incongruenze.

[5] Il calcolo del patrimonio consiste in un'attenta misurazione dell'utilizzo documentario e dei servizi dove non si conta semplicemente l'utilizzo ma si mette a confronto il posseduto con la parte circolante nelle singole sezioni e materie ricordando che lo scaffale non deve essere né pieno né vuoto e che l'utente trova in risposta alla sua ricerca solo quello che trova disponibile a scaffale.



«Bibliotime», anno III, numero 3 (novembre 2000)


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