«Bibliotime», anno IV, numero 1 (marzo 2001)


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Claudio Gnoli

"Scaffali telematici":
una rianimazione del catalogo classificato



"L'acutezza nel pensiero, la chiarezza nell'espressione, l'esattezza nella comunicazione, la prontezza nella risposta e la precisione nel servizio dipendono in ultima analisi dalla successione conveniente, ovvero dalla Classificazione" [1]

Le classificazioni bibliografiche rappresentano uno strumento relativamente poco utilizzato nell'odierna pratica bibliotecaria, nonostante la disponibilità, oltre alla tradizionale CDD, di sistemi tecnicamente assai avanzati e flessibili. A maggior ragione la loro applicazione diretta ai cataloghi, ossia il catalogo classificato o sistematico, può apparire come uno strumento morente, nel quale ci si imbatte ormai quasi unicamente nei più completi testi di biblioteconomia [2]. Evidentemente l'applicazione delle classificazioni non viene ritenuta abbastanza ripagante in rapporto alla sua complessità: specialmente nel momento in cui è possibile avvalersi della brutale rapidità della ricerca per parole chiave nei cataloghi e nelle altre basi di dati, consentita dalle tecniche ormai consolidate di information retrieval. Questa situazione peraltro ha del paradossale, se si considera che le capacità degli elaboratori risiedono essenzialmente nel trattamento di linguaggi formalizzati; e che le classificazioni sono concepite proprio per riorganizzare in un comune linguaggio formalizzato contenuti espressi in linguaggi non uniformi (testi in lingua naturale, titoli, registrazioni bibliografiche in formati diversi...) [3]. In fondo non è un caso se i popolari indici semantici di documenti in Internet adottano interfacce organizzate, sia pure sommariamente, per classi [4].

In alcune discipline sopravvive tuttavia un utilizzo più diffuso di schemi di classificazione, soprattutto a carattere speciale: è il caso della matematica, nella quale è invalso l'uso di indicare sulle pubblicazioni i corrispondenti numeri della Mathematics subject classification (MSC), destinati poi ad essere ampiamente utilizzati nelle bibliografie internazionali di settore quali MATH e MathSci. Le principali associazioni matematiche americana (AMS) ed europea (EMS) concorrono alla manutenzione della classificazione e alla produzione di regolari revisioni [5] e di un'edizione consultabile in Internet con numerosi punti e modalità di accesso [6].

In questo contesto, non stupisce che diverse biblioteche di matematica adottino versioni semplificate della MSC per la collocazione a scaffale aperto dei volumi [7]. È ciò che avviene da tempo anche nella biblioteca dell'attuale Dipartimento di Matematica dell'Università di Pavia: lo schema di collocazione (riportato a <http://dimat.unipv.it/~library/scaffali.html> [da dicembre 2002 <http://www-dimat.unipv.it/biblio/scaffali.html>]), pur utilizzando una notazione propria, costituisce un adattamento della versione 1980 della MSC, del quale peraltro si sente la necessità di un allineamento alla versione 2000. L'utilizzo di uno schema di classificazione per la collocazione risulta tanto scontato che i due concetti vengono inconsapevolmente confusi dagli utenti; ed anche sui moduli per le richieste di prestito è stampato "classificazione" in luogo di "segnatura".

Pur trattandosi di un sistema empirico creato senza particolari ambizioni teoriche, vi si possono ravvisare numerosi pregi, riguardanti sia le suddivisioni che la notazione.

(1) Un'ampia corrispondenza con le classi della MSC, familiari a buona parte degli utenti.

(2) Una struttura coerente articolata in classi e sottoclassi; ad esempio:

Q : Metodi matematici delle scienze, matematica applicata Q.0 : Opere generali
Q.1 : Metodi matematici della fisica e della chimica
Q.2 : Metodi matematici dell'ingegneria
ecc.

(3) Una non comune applicazione di quello che Ranganathan definisce sector device [8]: poiché le classi principali sono previste in numero superiore alle 26 lettere disponibili (sebbene le lettere da T a Y non siano attualmente utilizzate), la Z viene utilizzata come empty digit per prolungare la sequenza delle classi principali: così, ZA, ZB, ecc. funzionano di fatto anch'esse come classi principali, più che come sottoclassi di un'ipotetica classe Z (la quale potrebbe raggruppare le "discipline diverse dalla matematica", ma non è espressa esplicitamente). Questa soluzione, qui forse usata non del tutto consapevolmente, è applicata in modo più fine e sistematico nella Colon classification di Ranganathan, sia con la cifra 9 che con la lettera Z.

(4) Elementi di faccettatura: le diverse sottoclassi 0, dove presenti, indicano sempre "opere generali", le sottoclassi 97 sempre "altre teorie", le sottoclassi 98 "eserciziari", le sottoclassi 99 "tavole e formulari". I loro numeri sono evidentemente escogitati in modo da porle all'inizio o alla fine delle rispettive classi, secondo un principio di successione conveniente.

(5) Il terzo livello di suddivisione delle collocazioni esprime il decennio nel quale il documento è stato pubblicato -- e non quello nel quale esso è stato acquisito dalla biblioteca, come invece avviene più comunemente:

...
g : 1970-1979
h : 1980-1989
i : 1990-1999
l : 2000-2009
...

Questa notazione permette di raccogliere ordinatamente i volumi di uno stesso periodo, indipendentemente dal momento dell'attribuzione della loro collocazione. Si tratta di una realizzazione del principio definito da Ranganathan chronological device [9].

L'insolita espressività di tale sistema di collocazione -- ossia la sua capacità di trasmettere con la propria notazione informazioni sul contenuto e sulle caratteristiche dei documenti -- ha suggerito di sfruttarlo anche per l'interrogazione del catalogo in linea. Questo genere di applicazione, come si diceva all'inizio, è estremamente raro negli opac italiani: esistono indubbiamente molti cataloghi che comprendono un campo per il numero CDD, ma raramente tale campo viene proposto nelle interfacce come chiave primaria per le ricerche. Più spesso l'indicizzazione semantica è affidata alle intestazioni per soggetto, quando non è completamente trascurata. Gli apparati di soggetti comunemente utilizzati, tuttavia, risultano troppo poveri di rinvii sindetici perché sia possibile "navigare" efficacemente da un soggetto trovato ad altri simili, fino ad arrivare ai documenti pertinenti per la propria ricerca. Spesso, inoltre, a ciascun soggetto vengono legate soltanto una o pochissime registrazioni, rendendo così lo strumento scarsamente utile [10]. L'applicazione di classi non eccessivamente specifiche, invece, può costituire la giusta misura per selezionare un numero di documenti al contempo significativo e tuttavia inferiore al punto di futilità, oltre il quale l'utente perde la disponibilità a scorrere un elenco alla ricerca di ciò che lo interessa [11]: la quantità ideale di documenti da ottenere in risposta a una ricerca nel catalogo, cioè, è di una o poche decine.

Un catalogo classificato comporta, quale valore aggiunto, una corrispondenza fra le proprie classi e gli scaffali della biblioteca: cosicché è possibile scorrere allo stesso modo gli scaffali fisici e la loro rappresentazione nel catalogo. Ciò ha suggerito di chiamare "Scaffali telematici" l'interfaccia di ricerca per classi realizzata per la biblioteca del Dipartimento di Matematica. In tal modo, l'utente abituale della biblioteca familiarizza con una sorta di mappa mentale delle conoscenze offerte dalla biblioteca, che ritrova con soddisfazione anche quando consulta il catalogo a distanza; mentre l'utente che risiede lontano dalla biblioteca può comunque avere una panoramica del patrimonio della biblioteca in un determinato settore, scorrendo il catalogo alla classe corrispondente. Lo stesso Ranganathan, del resto, concepiva la sua classificazione a faccette soprattutto in quanto applicata alla disposizione dei volumi sugli scaffali [12].

I volumi della biblioteca, catalogati in SBN, sono compresi nel catalogo in linea dell'Università di Pavia, realizzato con software Nexus EasyWeb. (Per il momento sono catalogati soltanto i volumi acquisiti dalla biblioteca dal 1990 in avanti; una volta che la catalogazione avrà recuperato i volumi precedenti, sarà possibile sfruttare vantaggiosamente per le ricerche anche la suddivisione relativa al decennio di pubblicazione.) Per ottenere un estratto del catalogo relativo a ciascuna classe, è stata definita in ciascun caso una ricerca che recuperi tutte le registrazioni aventi nel campo Biblioteca il codice della biblioteca di Matematica, e nel campo Collocazione una stringa iniziante con la notazione della classe o sottoclasse in questione. Quest'ultima ricerca non è prevista dall'attuale versione di EasyWeb, ma è realizzabile dall'interfaccia di ricerca libera utilizzando il codice della collocazione e il carattere di troncamento (ad esempio: "LO=Q.2$") [13]. EasyWeb, al pari di altri software per opac, codifica tali parametri della ricerca sottoforma di elementi aggiuntivi in coda all'indirizzo (URL) dinamico utilizzato per richiamare le registrazioni che soddisfano la ricerca. Gli URL così individuati sono stati utilizzati per creare collegamenti (link) diretti a partire dalla pagina "Scaffali telematici" <http://dimat.unipv.it/~library/scaffali.html>, come è possibile osservare esaminando il codice di origine HTML della pagina stessa. In tal modo l'utente, selezionando la sottoclasse desiderata, arriva direttamente all'insieme di registrazioni bibliografiche corrispondenti, avendo così l'impressione di stare dando un'occhiata virtuale agli scaffali della biblioteca. Si noti che, man mano che nuovi documenti vengono immessi nel catalogo, il contenuto di ciascuna sottoclasse risulta automaticamente aggiornato, senza che occorra modificare i collegamenti.

Questa esperienza, realizzata in modo piuttosto semplice e con costi minimi, non è che un esempio dei benefici che possano derivare dallo sfruttamento di un preesistente sistema di collocazione solido ed espressivo. Non è difficile per esempio immaginare applicazioni analoghe che utilizzino i numeri CDD presenti nel campo Classificazione di molti opac. Le soluzioni tecniche possono essere trovate per diverse vie: il requisito di base è che sia utilizzato seriamente e sistematicamente uno schema di classificazione, nonostante che la moda del momento tenda a dimenticare questo tipo di strumento, e forse a darlo per defunto.

Grazie al prof. Mario Ferrari, a Paolo Nassi e a Giulia Visintin per le informazioni gentilmente fornite.

Claudio Gnoli, Biblioteca del Dipartimento di matematica - Università di Pavia, e-mail: gnoli@aib.it


Note

[1] S. R. Ranganathan, Prolegomena to library classification. 3. ed. Bangalore, Sarada Ranganathan endowment for library science, 1967, sez. CP2.

[2] Ad es.: Carlo Revelli, Il catalogo, in collaborazione con Giulia Visintin. Milano, Bibliografica, 1996, p. 321 e 325-326.

[3] Eugenio Gatto, in: Quali spazi per le classificazioni? Tavola rotonda organizzata AIB Sezione Piemonte e Biblioteche civiche di Torino, Torino, 20 gennaio 2001.

[4] Internet, intermediari e utenti: un linguaggio comune? Seminario AIB-WEB 3, Roma, 27 ottobre 2000, a cura della redazione AIB-WEB e della CNUR. Resoconto di Rossana Morriello, in AIB-WEB, <https://www.aib.it/aib/congr/c47/tav-ridi2.htm>, 2001-02-25.

[5] Antonella De Robbio, Dario Maguolo, Alberto Marini, La versione Draft 2000 della Mathematics subject classification: how is mathematics moving on? "Bollettino AIB", 39 (1999), 1-2, p. 81-96. Anche a <http://www.math.unipd.it/~biblio/math/analisi/2001.htm>.

[6] Mathematics subject classification. <http://www.math.unipd.it/~biblio/math/>.

[7] De Robbio et al., cit.

[8] Ranganathan, cit., sez. HC742.

[9] Ranganathan, cit., sez. NB.

[10] Angelo Bozzola, in verbis.

[11] A. C. Foskett, The subject approach to information. 5. ed. London, Library association publishing, 1996.

[12] Claudio Gnoli, Il tavolino di Ranganathan. 2. ed. "Bibliotime", n.s., 3 (2000), 3. <http://spbo.unibo.it/bibliotime/num-iii-3/gnoli.htm>.

[13] Il software permette l'utilizzo del carattere di troncamento solo di seguito a stringhe di almeno tre caratteri. Ciò pone qualche problema nel caso delle classi principali prive di suddivisioni, come "K : Geometria algebrica". Una soluzione è la definizione di una ricerca per tutte le possibili sottoclassi cronologiche "K/l", "K/i", "K/h" ecc., combinate con l'operatore logico OR; questo tuttavia non è immediatamente realizzabile, perché in alcuni casi il carattere "/" non è ricercabile.



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