«Bibliotime», anno IX, numero 1 (marzo 2006)


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Ambienti digitali



Non sembra eccessivo affermare che proprio nella realtà bibliotecaria l'idea del digitale abbia trovato un un ricco terreno di coltura, un ambiente particolarmente adatto per svilupparsi ed accrescersi, dal momento che ha interessto sia i supporti sia i servizi, e ha contribuito a trasformare in maniera profonda l'intera compagine della biblioteca.

Le analisi su questo cambiamento non hanno mancato di sottolineare la valenza ossimorica della locuzione "biblioteca digitale", la quale da un lato mette l'accento sulla concretezza e la fisicità dei formati che da secoli si sono stratificati nelle biblioteche, mentre dall'altro esalta la dimensione immateriale, eterea, virtuale delle nuove modalità di trasmissione delle conoscenze. E forse è proprio in questa diatesi che si colloca la sfida più significativa per il mondo bibliotecario: esso infatti si trova a governare una trasformazione di portata epocale - quella appunto del digitale - ma alla luce di una tradizione culturale, sociale e soprattutto biblioteconomica che per secoli si è imperniata sull'unico supporto cartaceo; in altre parole, la biblioteca si vede costretta a elaborare nuove procedure, nuovi metodi e nuove forme di gestione, senza tuttavia discostarsi dagli approcci epistemologici da sempre forniti dalla sua disciplina di riferimento.

Ed è interessante osservare come queste - e molte alte - problematiche siano alla base dall'innovativo Manifesto per le biblioteche digitali, presentato in anteprima da Maurizio Messina al convegno Digitali si diventa. Presupposti teorici e conseguenze culturali della digitalizzazione in biblioteca (Modena, 12 dicembre 2005), e di cui il presente numero di "Bibliotime" presenta la maggior parte degli atti. Definizioni, scopi e funzionalità delle biblioteche digitali sono affrontate, nel contributo in questione, in termini estremamente nitidi e in forma brillante. Ma ciò che appare più interesante è la visione distribuita, decentrata e lontana da ogni rigidità che informa l'intero Manifesto: un approccio che potremmo definirere non totalizzante, che da un lato differenzia l'idea di biblioteca digitale da possibili modelli burocratici e "ministeriali", dall'altro individua un andamento autonomo e per così dire diffuso di questa realtà, in grado di dar vita a una sorta di "movimento delle biblioteche digitali", che il Manifesto stesso provvede idealmente a raccordare.

Ma, come sappiamo, l'idea del digitale può essere declinata in una pluralità di modi, fra cui di particolare importanza appare quello legato alle procedure, alle iniziative e alla attività di conservazione. Anche su questi aspetti le biblioteche stanno cominciando a muoversi, per quanto in ordine sparso e senza una definizione uniforme degli obiettivi. Per contro, su di essi sembra convergere l'interesse del mondo archivistico, e cioè di un ambiente nel quale alcune nozioni (prima fra tutte quelle di documento digitale) assumono un'importanza centrale, acquisendo un valore non soltanto informativo, ma funzionale, amministrativo, fattuale.

In questo contesto si colloca la fondamentale iniziativa di InterPARES del quale, nel convegno sopra ricordato ha dato notizia il suo Direttore Luciana Duranti: un'iniziativa che, nell'articolazione degli interventi e nella scansione delle fasi, dimostra una qualità, un'accuratezza e un'efficacia su cui nel nostro paese si dovrebbe seriamente riflettere.


Michele Santoro




«Bibliotime», anno IX, numero 1 (marzo 2006)


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