«Bibliotime», anno IX, numero 1 (marzo 2006)

Precedente Home Successiva



Francesco Guido

Paolo Traniello, Biblioteche e società



Paolo Traniello, Biblioteche e società. Bologna, Il Mulino, 2005, 186 p. (Saggi; 642) ISBN 88-15-10802-5

Hanno ancora un senso le biblioteche nella società dell'informazione? Che impatto hanno le biblioteche sulla società dell'inizio del terzo millennio? Non sono queste domande retoriche, ma la base di una seria riflessione, spesso oggi carente, che deve o dovrebbe coinvolgere particolarmente coloro che vivono e lavorano attorno al mondo delle biblioteche; non sono pochi coloro che ruotano attorno a questo mondo, mentre la riflessione scientifica è spesso frammentata e con basi poco solide.

Interessante e significativo allora è il fatto che esca questo volume presso una casa editrice, Il Mulino, nota per la scientificità dei suoi contributi in vari campi di approfondimento; significativo è anche che Paolo Traniello, dopo aver sondato con successo la storia delle biblioteche, con particolare riguardo a quelle italiane, con alcuni volumi pubblicati dalla medesima casa editrice, nel volume che qui si recensisce provi a gettare le basi teoriche di una possibile sociologia per le biblioteche.

Il punto di partenza metodologico, non può allora che essere l'analisi dell'agire umano con particolare attenzione all'atteggiamento riscontrabile e riscontrato verso le biblioteche. La domanda è qui: perché esistono le biblioteche? In prima analisi sembra di proficuo aiuto il riferimento a Max Weber, che suggerisce una suddivisione delle tipologie dell'agire umano, che possono essere così sintetizzate:

Traniello prova a rifarsi ad esempi storici che possano ricadere nelle tipologie weberiane (significativa ed interessante la spiegazione della nascita della London Library a causa del conflitto caratteriale ed affettivo tra Thomas Carlyle e d Antonio Panizzi), per giungere poi a spiegare come dal XVI secolo almeno prevalga l'ultimo dei quattro tipi di azione elencati; la connotazione pubblica, nel senso di appartenenza a pubblici poteri e poi l'uso pubblico della biblioteca sono i nuovi elementi che caratterizzano infatti le biblioteche da quel periodo.

Un uso pubblico e uno scopo pubblico messo a dura prova dalla critica illuminista, che vedeva nell'Enciclopedia quasi un superamento della biblioteca, in quanto strumento più utile a tale scopo; fu il periodo della rivoluzione francese a recuperare l'uso corrente dell'aggettivo "pubblico" per l'istituzione bibliotecaria, inserendola all'interno dei "beni nazionali". Traniello spiega come sia questo il periodo che si potrebbe chiamare della "razionalità formale", con l'introduzione di normative che potessero favorire il raggiungimento dello scopo pubblico della biblioteca.

Ma l'impiego di maggiore razionalità nell'azione volta alla formazione e costituzione delle biblioteche si ha, secondo l'impostazione data dall'autore, con la costituzione della "public library" ottocentesca, su cui giustamente si sofferma per delinearne brevemente alcuni sviluppi storici, inquadrandola nel contesto della società industriale inglese e statunitense. Da sottolineare come Traniello faccia coincidere con quel periodo la nascita della funzione tecnica bibliotecaria, vale a dire di una direzione della biblioteca che si faccia carico del funzionamento dell'istituzione come servizio rivolto alla comunità di appartenenza.

È ovviamente con l'affermarsi dell'identità di servizio pubblico della biblioteca che si introduce un altro concetto che oggi sembra davvero basilare: l'utenza. Una valutazione attenta del rapporto biblioteca-utenza è elemento indispensabile per la gestione delle biblioteche e in tal senso l'autore prova a delineare le linee di studio intraprese fin dall'inizio; in estrema sintesi tali linee vengono efficacemente riassunte, nello studio che si presenta, in tre punti: l'analisi dell'utenza dal punto di vista della composizione sociale, la strutturazione dei servizi in relazione alla soddisfazione dell'utenza, l'espansione verso l'ambiente e l'organizzazione territoriale.

Il capitolo seguente coglie fino in fondo i dubbi che possono sorgere - e in effetti sorgono - di fronte alle novità introdotte dall'informatica: come può reggere la sfida l'antica istituzione bibliotecaria di fronte allo "smisurato strapotere" dell'innovazione tecnologica? Delineando i tratti essenziali degli apporti delle scienze della biblioteca alle strutture dell'informazione, anche con un'analisi di tipo storico che, tra l'altro, ripercorre il percorso dell'innovazione introdotta nelle biblioteche dall'utilizzo della classificazione decimale, Traniello si sofferma particolarmente sul rapporto con la grande rete costituita da Internet, che "risponde in maniera più compiuta, anche se assai meno controllata, alla stessa ispirazione di fondo della biblioteca pubblica moderna" (p. 82); altri ancora sono i punti di contatto evidenziati, ad esempio nell'utilizzo della parola browser, che riprende il termine to browse, il quale indica il comportamento dell'utente della biblioteca che percorre fisicamente o in un catalogo le articolazioni delle raccolte, avvalendosi di un sistema di classificazione. Nel testo tuttavia non si nega che il peso delle realtà delle biblioteche e dei sistemi tecnologici dell'informazione sia enormemente sbilanciato in favore di questi ultimi; efficacemente si parla di "scambio ineguale", ad indicare che l'apporto delle scienze delle biblioteche contemporanee non può essere comparato a quello delle moderne strutture dell'informazione, poiché le biblioteche hanno certamente una "posizione decentrata" rispetto alla società, ma questo non vuol dire, chiosa lo studioso, che una posizione ben definita non esista e, per certi versi, vada riaffermata.

Senza soffermarci qui su quale siano le riflessioni presentate al proposito, sembra invece interessante sottolineare che un contributo significativo, introdotto nel quarto capitolo, per la scienza delle biblioteche può venire dalla sociologia, in particolare dalle teorie dei sistemi. Servendosi degli studi di Jesse Shera, improntati ad un'analisi sociologica di tipo struttural-funzionalista, viene posto in primo piano la necessità di inserire la biblioteca nel sistema sociale come ambito di integrazione culturale. Pur non potendo dimostrare empiricamente tali teorie, nel volume di cui si tratta si sottolinea come la funzione di notevole rilievo per la società, rivestita dall'istituzione bibliotecaria, possa essere dichiarata in forza delle notevoli spese sostenute in epoca contemporanea piuttosto che in passato. Ma l'autore non si ferma a questo assunto e prova, sempre tramite il sostegno delle scienze sociali, a comprendere come i sistemi esistenti mettano in luce il tema della complessità, "centrale nella percezione di fondo della società in cui viviamo e che si esprime anche nella comunicazione grafica e interpella il mondo delle biblioteche da vari punti di vista..." (p. 116).

La complessità del sistema biblioteca o, meglio, dei sistemi bibliotecari, ancorché non dimostrata con dati quantitativi, è tratteggiata ampiamente negli ultimi due capitoli in cui si delinea, con un excursus storico, l'evoluzione della scienza bibliotecaria in epoca contemporanea, posta a dure critiche sia a livello politico che a livello economico-finanziario, anche provenienti dalle diverse impostazioni ideologiche.

I differenti sistemi bibliotecari che ne sono scaturiti sono l'oggetto dell'ultima parte; per fermarci alla realtà italiana, si deve sottolineare che, ancora una volta, si mette giustamente il dito sulla piaga di un sistema certo difficile e disordinato, carente soprattutto a livello di riflessione sociologica, ma innegabilmente complesso, secondo l'interpretazione sociologica di cui si è ampiamente discettato. Nel testo non sfugge la critica circostanziata, ma non manca neanche la speranza che, nel già esistente, possano trovarsi la carte vincenti per un futuro più coerente dell'azione rispetto allo scopo.

Se così si possono concludere queste brevi riflessioni in margine al libro "Biblioteche e Società", a parere di chi scrive la lettura del testo non può non evidenziare l'esigenza e far nascere il desiderio di scandagliare più a fondo il mondo delle biblioteche, per iniziare in maniera empirica ad applicare l'analisi teorica alla realtà esistente. Questo sembra essere proprio lo scopo dell'autore, volto a collocare la moderna biblioteconomia nel campo disciplinare delle scienze sociali.

Francesco Guido, Biblioteca Universitaria - Genova, e-mail: f.guido@bibliotecauniversitaria.ge.it




«Bibliotime», anno IX, numero 1 (marzo 2006)

Precedente Home Successiva


URL: http://static.aib.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-ix-1/guido.htm