«Bibliotime», anno IX, numero 2 (luglio 2006)

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Alessandra Citti

Welcome to Asia: una mostra può far crescere le collezioni?



Welcome to Asia: visioni del nuovo oriente nella moda è un "evento" tenutosi a Rimini il 21 ottobre 2005, presso il Museo della città, frutto della collaborazione tra il Corso di laurea specialistica Sistemi e comunicazione della moda della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bologna, Polo di Rimini, con il contributo di Unirimini [1] e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Rimini, nell'ambito della cinquantaseiesima edizione della Sagra musicale Malatestiana. Il tema conduttore della sagra nel 2005 è stato Salambô, quindi Flaubert e le suggestioni orientali nel romanzo e nell'arte francese dell'Ottocento.  

Il titolo della manifestazione, spiegano gli organizzatori, M. Lupano e A. Vaccari, nella locandina di presentazione, ripropone il messaggio di benvenuto che accoglie ad Istambul coloro che si accingono ad attraversare il ponte di collegamento tra i due continenti. Welcome to Asia può essere letto come "benvenuti in Asia", ma anche come un occidentale messaggio di benvenuto all'Asia. Welcome to Asia ha evidenziato gli influssi della moda orientale su quella occidentale.

L'iniziativa rientrava tra le attività didattiche della laurea specialistica di moda e comprendeva una mostra di abiti orientali, una ricca serie di incontri, interventi orali e visuali, testimonianze e conferenze, cui hanno partecipato creativi, collezionisti, studiosi e docenti delle Università di Bologna, Milano, Roma e Venezia e uno spazio di lettura/ mostra di libri, materiale iconografico e periodici, allestito dalla biblioteca del Polo di Rimini [2] La mostra/spazio di lettura era un invito al pubblico a sfogliare, leggere e vedere riviste, cataloghi di mostre e monografie, sui temi affrontati da Welcome to Asia : in questo modo essa si proponeva come vero e proprio punto di lettura, destinato al pubblico coinvolto nella manifestazione, principalmente studenti del corso di laurea specialistica, creativi e docenti, ma anche cittadini di Rimini interessati al mondo della moda e all'attività del corso di laurea. Allestire la mostra nel Museo era una occasione interessante, anche se richiedeva pianificazione maggiore rispetto ad una mostra interna ai locali della biblioteca: "off-site exhibitions require additional planning and considerations yet they offer unique opportunities to expand the library' audience and draw together communities who may not be aware of the library's resources" [3].

1. La fase preparatoria

Il coinvolgimento della biblioteca rientrava pienamente nella sua mission, ossia supportare le attività didattiche e di ricerca dell'Ateneo, mediante l'acquisizione, il trattamento e la valorizzazione del patrimonio documentale necessario. La preparazione della mostra-punto di lettura è stata colta come un'opportunità di crescita delle collezioni in un ambito fino a quel momento non coltivato sistematicamente, ma perfettamente coerente con i filoni rappresentati. La mostra è stata uno strumento di valorizzazione e promozione delle collezioni che ha raccolto i frutti desiderati. L'iniziativa di una mostra, organizzata da bibliotecari con il contributo scientifico dei docenti della disciplina esposta, per individuare sottofiloni da rappresentare, è stata uno strumento puntuale di progettazione delle collezioni, e un'occasione per rappresentare agli studenti la complessità e la ricchezza dell'influenza della moda orientale in occidente tramite un percorso documentale [4].

1.1 Scelta dei materiali

La moda in Asia è un tema molto vasto, affrontato in letteratura da diversi punti di vista. Il punto di lettura si inseriva all'interno di un evento, quindi si è ritenuto di documentare, per quanto possibile, la bibliografia degli interventi e la produzione scientifica dei relatori. Accanto a queste pubblicazioni, in parte già presenti in biblioteca e in parte acquisite o ricevute in dono per l'occasione, è stato deciso di rappresentare diversi filoni della moda orientale, con pubblicazioni a corredo dei temi della giornata, a partire dal seminario di Maria Giuseppina Muzzarelli Orientalismi, esotismi e moda nel lungo periodo: Medioevo, modernità e attualità che ha sottolineato l'interesse di lunga data per la moda del medio ed estremo Oriente: già nel 16° secolo Cesare Vecellio descriveva con attenzione gli abiti di Turchi, Persiani, Ungari e Polacchi. Si è quindi deciso di documentare questi aspetti tramite pubblicazioni di storia del costume. Questo filone era già rappresentato in biblioteca, perché è importante per la parte di collezione che si occupa di moda. Inoltre il corso di laurea in moda ha un insegnamento di storia del costume che richiede adeguata documentazione. Il seminario che ha concluso l'ultima parte della mattinata, Il Giappone: sincretismo e moda, tenuto da Giorgio de Mitri, verteva sulla street culture e sull'abbigliamento e i giocattoli del Giappone. Si è cercato di rappresentare anche questi temi, che nel corso dell'anno accademico hanno suscitato grande interesse tra gli utenti. Il programma pomeridiano di Confronti comprendeva diversi interventi visual e orali di antropologi culturali, docenti di fashion studies, fashion curators, scrittori, studiosi e di una collezionista d'arte e abiti orientali, incentrati sui temi della moda, dei nostri debiti nei confronti dell'oriente, degli illustratori occidentali e del loro debito nei confronti della moda orientale e dei rapporti tra i sistemi della moda italiana e cinese. Era necessario documentare non solo le fogge e i tagli degli abiti, ma anche i tessuti, gli accessori, l'arte - che ha forti interazioni con la moda - il design, e infine aspetti della cultura e dei comportamenti sociali.

Sono stati privilegiati i documenti di tipo iconografico, "visual" come li definiscono i creativi, per evidenziare il principale canale comunicativo di tali documenti. La mostra-spazio di lettura si innestava infatti in un evento di una unica giornata, costituito da molti interventi  ed eventi; non era quindi possibile dedicare alcune ore a sfogliare i libri e a leggere in maniera continuativa alcune pagine, ma la mostra era piuttosto un momento "distractif" [5] come afferma Annie Gachon, doveva informare, e costituire al tempo stesso una pausa nello svolgimento dei lavori. La comunicazione da verbale e visual diventa prevalentemente visual. "The language of the book is visual" [6]. La documentazione iconografica è la principale fonte di ispirazione per i creativi, gli stilisti e tutti coloro che operano nella moda, soprattutto nel momento in cui concepiscono le collezioni. Una giovane creatrice di filati di maglia, Jane Foster, ricorda di avere passato ore al Victoria and Albert Museum, alla ricerca di motivi per le proprie collezioni, osservando libri e tessili, ma anche documentazione museale primaria come le mummie [7].

Data l'importanza del materiale, la biblioteca cura con attenzione l'acquisizione anche di questi tipi di documenti, costituiti da riviste illustrate con le collezioni degli stilisti, riproduzioni di stampe, riproduzioni di tessuti, riproduzioni di dipinti, cataloghi di stilisti - vere e proprie fonti primarie di informazione - immagini su carta, DVD o altri supporti che richiamano diverse manifestazioni artistiche, come cinema, teatro, balletto, pittura etc., film e video/audiocassette di sfilate [8].

Questo ultimo tipo di documentazione non era tuttavia adeguato per l'occasione.

E' stato innanzitutto mappato il posseduto sugli aspetti della moda in Asia che si è deciso di documentare. Abbiamo quindi verificato che cosa fosse disponibile in commercio sull'argomento - con un occhio anche al mercato dell'antiquario e dell'usato - privilegiando il materiale ricco di documentazione iconografica. Alcuni titoli già presenti sul territorio, ritenuti meno rilevanti per la crescita delle collezioni, sono stati richiesti in prestito interbibliotecario.

In tutto sono stati esposti quasi settanta pezzi, di cui quarantasette già posseduti dalla biblioteca, tredici acquisiti ad hoc e sette richiesti in prestito interbibliotecario. Per questi ultimi le biblioteche non hanno richiesto l'adozione di particolari soluzioni per la conservazione e la sicurezza, poiché erano tutti in commercio e non di particolare valore [9].

Per tutti è stata stipulata una assicurazione.

1.2 L'allestimento

La sede scelta per Welcome to Asia era il Museo della città, situato nel settecentesco Collegio dei Gesuiti. Il Museo espone oltre millecinquecento opere comprendenti mosaici, affreschi, ceramiche e bronzi, dipinti e sculture, epigrafi e monete, arazzi e oreficerie dall'epoca romana al 19° secolo. In una grande sala affrescata sono state tenute le conferenze e gli interventi, in una sala a fianco l'esposizione di abiti. Il Museo aveva reso disponibile per la mostra di libri una saletta, un tempo biblioteca dei Gesuiti, poco distante dalla sala conferenze. Tale saletta non aveva finestre, e disponeva di un solo punto di accesso, quindi sembrava una buona scelta per la sicurezza del materiale bibliografico. L'ottima illuminazione garantiva la buona fruibilità dei documenti. E' stato effettuato un sopralluogo ed è stato notato un largo corridoio ben illuminato dalla luce naturale di due finestroni tra la sala conferenze, l'esposizione di abiti e il punto di ristoro. Si è deciso di allestire l'esposizione dei libri in tale corridoio, perché il luogo era molto più strategico dell'altro, quasi un passaggio obbligato e un invito a fermarsi e a prendere in mano i materiali esposti. I due finestroni davano sul suggestivo giardino interno con palme, fiori e un ricco lapidario romano.

Una esposizione collocata nel corridoio, non lontano da un'uscita di emergenza, richiedeva però maggiore attenzione per la sicurezza dei documenti.

Fig. 1. In primo piano: il punto di lettura. In fondo: il punto di ristoro. A sinistra: i due varchi danno accesso all'esposizione di abiti.

Si è quindi deciso di assicurare ciascuno dei documenti con un nastro rosso fissato al tavolo con puntine da disegno. Il tavolo era un cavalletto rivestito da un panno che non avrebbe risentito del trattamento; il metodo ricordava quello adottato per i codici della biblioteca Malatestiana. Su ciascun nastro era fissata una etichetta con il numero di inventario del libro, per identificare rapidamente un eventuale pezzo che fosse stato sottratto e permettere le ricerche nel più breve tempo possibile.

Qualche riflessione richiedeva anche la modalità di esposizione dei libri. Più che una esposizione, si voleva creare un punto di lettura, in cui fosse possibile sfogliare i libri. Essi dovevano quindi essere prelevabili facilmente e non restare esposti in vetrinette. Si è quindi deciso di appoggiarli di piatto, chiusi. Come si vede dalle fig. 1-4, la maggior parte delle copertine era accattivante e indicativa del contenuto. Collocare i libri di piatto minimizzava le esigenze di soluzioni tecniche volte a salvaguardare la corretta conservazione dei documenti e rendeva più facile prelevarli dal tavolo. Solo alcuni saggi sono stati collocati verticali, in posizione analoga a quella che hanno in uno scaffale, retti da reggilibri, ma anche in questo caso la posizione dei libri era quella "naturale" e i reggilibri abitualmente utilizzati sugli scaffali erano sufficienti per evitare il deterioramento delle legature (fig. 1). Per creare movimento, un paio di libri sono stati collocati inclinati su leggii da computer con sostegni, che ne evitassero la caduta e la deformazione [10]. Solo nel caso di una pubblicazione grande e pesante - oltre 600 pagine e 45 cm - sono stati utilizzati sostegni in cartoncino, posti sotto al panno che ricopriva il tavolo, per poter esporre il volume aperto, ma non a 180°, in modo da evitare danni alla legatura. Tale sostegno sosteneva i piatti, lasciando libero il dorso. La durata di un giorno dell'esposizione minimizzava l'impatto. Il volume non poteva essere sollevato, per ovvie ragioni di conservazione [11]. La breve durata dell'esposizione consentiva anche la presenza di personale al tavolo durante tutta la giornata, per rispondere a domande del pubblico, ma anche per ragioni di tutela, dato che la mostra era situata nel corridoio, ove si trovano uscite di sicurezza.

 

 

Fig. 2. Libri posizionati sul piatto

Fig. 3 Libri sostenuti da leggio e di piatto.

I libri sono stati imballati dal personale della biblioteca. La sala di esposizione distava circa 500 m dalla biblioteca, quindi non richiedeva le attenzioni che sarebbero state necessarie nel caso di un rilevante spostamento.

E' stata redatta una bibliografia del materiale esposto, a disposizione dei visitatori.

2. La mostra

Si è cercato di rappresentare i diversi ambiti e manifestazioni della moda orientale e l'influsso di questa su moda e costume in Occidente. Si è ritenuto importante documentare la storia del costume in Asia tramite Cesare Vecellio, Habiti antichi et moderni di diverse parti del mondo (Bologna, L'inchiostroblu, 1982, ripr. anast. di Venezia, Zenaro, 1590), rilevante per gli argomenti affrontati nella mattinata, incentrata sull'interesse della moda orientale nel Medio Evo e nel Rinascimento, ma anche tramite un classico come Auguste Racinet, The complete costume History: from ancient times the 19.Century (Koeln, Taschen, 2003). Altri titoli sul tema erano la pubblicazione delle collezioni del Musée de la Mode et du Textile de Paris, Touches d'exotisme: 14.-20 Siècles (Paris, Union centrale des Arts décoratifs, dép. lég. 1998) e monografie su specifiche aree geografiche come Claire Roberts (ed.), Evolution & revolution: Chinese dress 1700s-1990s (Sidney, Powerhouse, 1997).

Non potevano mancare pubblicazioni sui tessuti: sono state esposte, accanto a Mary Schoeser, Tessuti nel mondo (Milano, Rizzoli, 2003), alcune pubblicazioni del Victoria and Albert Museum: Verity Wilson, Chinese textiles (London, V&A Publications, 2005), Anna Jackson, Japanese textiles in the Victoria and Albert Museum (London, V&A Publications, 2000), Rosemary Crill, Indian Ikat Textiles (London, V&A Publications, 1998).

Fig. 4. Libri di piatto e su un leggio da computer.


Più rappresentata la sezione di abiti tradizionali e moderni in Asia, moda femminile e maschile. Sono stati esposti: Douglas Bullis, Fashion Asia: with 242 colour Illustrations (London, Thames and Hudson, 2000), Alan Kennedy, Costumes japonais (Paris, A. Biro, [1990],), Fadwa El Guindi, Veil: modesty, privacy and resistance (Oxford-New York, Berg, 1999), Garde-robes: intimitées devoilées de Cléo de Mérode à Rosemary Crill (Paris, Union centrale des arts decoratifs, Musée de la mode et du textile, 1999), Jennifer Wearden and Verity Wilson, Dress in Detail from around the World (New York, Harry N. Abrams, 2002). Alcuni titoli relativi a singoli accessori completavano la sezione: Rupert Faulkner, Hiroshige fan Prints (London, V&A publications, 2001) [12]. Poiché l'evento Welcome to Asia ospitava le collezioni di abiti orientali di Cecilia Matteucci, non poteva mancarne il catalogo: Collezionismo eclettico: opere dalla raccolta di Giampiero e Cecilia Matteucci (S.l.:s.n., stampa 2004, Bologna, Grafiche dell'Artiere).

Aspetti socioculturali dell'abbigliamento erano documentati da: Linda Welters (ed.) Folk dress in Europe and Anatolia: beliefs about protection and fertility (Oxford, New York, Berg, 1999), Atsushi Ueda (a cura di), Electric geisha: tra cultura pop e tradizione in Giappone (Milano, Feltrinelli, 1996), Joanne B. Eicher (ed. by), Dress and ethnicity: change across space and time (Oxford-Washington, Berg, 1995), Patrick Macias, Tomohiro Machiyama, Cruising the anime City: an otaku Guide to Neo Tokyo (Berkeley, Stone Bridge Press, c2004). La massiccia diffusione dell'abbigliamento orientale e il suo influsso sul modo di vestire elegante e quotidiano in occidente era documentato in: Sandra Niessen, Ann Marie Leshkowich and Carla Jones, Re-orienting Fashion: the globalization of Asian Dress (Oxford-New York, Berg, 2003), Museo Stibbert, L'abito per il corpo, il corpo per l'abito: Islam e Occidente a confronto (Firenze, Artificio, 1998). Comportamenti sociali in Asia, in particolare relativamente ad aspetti di cultura di massa e subculture a cura di Alessandro Gomarasca, La bambola e il robottone: culture pop nel Giappone contemporaneo (Torino: Einaudi, 2001). Interessante per gli aspetti commerciali dell'abbigliamento e accessori Jan Rath (editor), Unravelling the rag Trade: immigrant Eentrepreneurship in seven world Cities (Oxford, New York, Berg, 2002) Si è deciso di rappresentare anche aspetti dell'arte orientale nei secoli 20° e 21°, per la loro interazione con l'abbigliamento, non sono stati trascurate nemmeno pubblicazioni sui giocattoli, rilevanti per lo street style, oggetto dell'intervento di Giorgio De Mitri. Sono quindi stati esposti Jane Alison (ed. by), Jam: Tokyo-London (London, Booth-Clibborn, 2001), Jean-Marc Decrop, Christine Buci-Glucksmann, Modernités chinoises (Milano, Skira, c2003). La pubblicazione Margrit Brehm, The Japanese experience: inevitable (Ostfildern-Ruit : Hatje Cantz, c2002) evidenziava la profondità dell'influsso dell'arte orientale in Europa. Leggiamo nella premessa che Edmond de Goncourt annotava nel proprio diario il 18 aprile 1994: "Japonisme is nothing more nor less than a revolution in the way of seeing of the European peoples [13]. Rilevanti per documentare usi e costumi Watanabe Tamotsu, La danza giapponese (Perugia, Ali&no, 2001). Importanti per il loro influsso sull'occidente anche pubblicazioni sulla decorazione d'interni Kyoichi Tsuzuki, Tokyo: a certain style (San Francisco, Chronicle Books, 1999), sul design: Paul Rodgers, Inspiring designers: a sourcebook (London, Black Dog, c2004), sulla progettazione grafica Area (London, Phaidon, 2003) e sulla grafica giapponese Samantha Harrison and Bari Kumar (ed.) India Bazaar: vintage Indian graphics (Koeln, Taschen, 2003), Gisela Kozak & Julius Wiedemann, Japanese graphics now (Koeln, Tashen, 2003). Erano infine presenti pubblicazioni su illustratori di moda fortemente influenzati dall'estremo oriente, come Gruau: François Baudot, Gruau (Firenze, Octavo, 1998), oggetto dell'intervento di Elisa Tosi Brandi e su fashion illustrators giapponesi, come Matteo Bittanti (a script by), Mascotte!: selected by Delicatessen (Modena: Happy Books, 2003). L'afflusso di pubblico al punto espositivo è stato numeroso durante tutta la giornata, tanto che si è dimostrata giustificata la presenza di tre unità di personale di cui un bibliotecario, per la sorveglianza e per rispondere alle domande. Alcune di queste documentano l'interesse per la mostra e i servizi di biblioteca. Ci è stato chiesto se i libri esposti erano presenti in biblioteca, se era possibile prenderli a prestito, come, e a partire da quando, se era possibile acquistarli a Rimini e dove. Queste domande fanno pensare che qualcuno tra i visitatori non fosse a conoscenza della possibilità di prendere a prestito i libri in biblioteca e la mostra è stata una occasione per avvicinare il pubblico - studenti e cittadini - all'istituzione. Esporre i documenti al di fuori dello spazio della biblioteca aveva raggiunto anche questo obiettivo, prospettato da Dogu [14]. Diverse persone dopo aver osservato e sfogliato i libri, hanno preso appunti sulla bibliografia dei titoli esposti, annotando impressioni sui documenti e l'opportunità di prenderli a prestito.

Alcuni dei creativi e degli studenti che hanno visitato l'esposizione dei libri, hanno sentito il bisogno di esprimere valutazioni positive sulla scelta dei titoli e sulle soluzioni di allestimento.

3. Conclusioni

La mostra è stata tenuta per rispondere alla richiesta del corso di laurea specialistica Sistemi e Comunicazione della Moda di allestire un punto per sfogliare i titoli pertinenti per le comunicazioni della giornata, ma anche per far conoscere agli studenti il materiale bibliografico sull'argomento disponibile in biblioteca o attraverso i servizi di biblioteca, in particolare il servizio di prestito interbibliotecario. Alcuni laureati hanno rilevato con piacere l'incremento che questo settore di ricerca ha ricevuto in questi anni. Un positivo risultato tangibile è rilevabile dall'analisi delle statistiche dei  prestiti: nei sei mesi successivi la mostra tutti i documenti sono stati prestati più volte, tranne uno, escluso dal prestito, per il formato. Non sono rilevabili le consultazioni, poiché la biblioteca è a scaffale aperto e non registra le consultazioni.

La mostra è stata anche una occasione per arricchire un ambito delle collezioni, non seguito in maniera sistematica negli anni precedenti, ma ritenuto di grande interesse. Nei sette mesi successivi alla mostra è stato monitorato con maggiore attenzione e sono state acquisite sette pubblicazioni sul tema. La biblioteca del Polo di Rimini supporta didattica e ricerca per otto Facoltà, tra cui Lettere con i corsi di laurea triennale Culture e Tecniche del Costume e della Moda, la laurea specialistica, Sistemi e Comunicazione della Moda, e il Master in Produzione e Cultura della Moda - Collection Product Management. Questi corsi di laurea sono nati rispettivamente nel 2001 e nel 2004: le collezioni della biblioteca sono estremamente giovani e sono state costruite a partire da bisogni immediati, in funzione dei corsi. Si è quindi deciso di procedere per progetti, individuando filoni o sottofiloni, per fornire documentazione ai corsi di laurea, ma al tempo stesso effettuare un percorso di costruzione e crescita delle collezioni. Welcome to Asia è stato anche esso inteso come un progetto-opportunità per focalizzare l'attenzione sulla moda orientale, per fare crescere questo ambito e decidere quali aspetti tenerne monitorati in futuro.

Alessandra Citti, Biblioteca del Polo di Rimini - Università di Bologna citti@rimini.unibo.it


Note

[1] UNIRIMINI è una società che sostiene le attività dell'Università degli Studi di Bologna nella sede di Rimini e promuove la ricerca scientifica e la crescita culturale e imprenditoriale cfr. <http://www.unirimini.it>(sito consultato il 7.7.06).

[2] La biblioteca del Polo di Rimini supporta le attività didattiche e di ricerca delle Facoltà che hanno corsi di laurea nel Polo: Lettere, Economia, Scienze Statistiche, Chimica Industriale, Farmacia, Scienze Motorie, Medicina e Scienze della Formazione, <http://www.polorimini.unibo.it/Polo+Rimini/Biblioteca/default.htm>.

[3] Hikmet Dogu, Exhibiting library Books in an art Gallery: practical Considerations for an off-site, collaborative Exhibit, "College research Libraries News" 50 (1989) 3 (March), p. 210.

[4] Non sono rare in ambito accademico iniziative di questo genere. Si pensi ad esempio a: Sarah Mahurter, Susan Johanknecht, The birth of an exposition, "Art Libraries Journal" 25 (2000) 1, p. 33-36 e Annie Gachon, Expo, mode d'emploi: expositions et mise en valeur du fond historique de la section santé de la bibliothéque interuniversitaire de Toulouse, "Bulletin des Bibliothèques de France" 29 (1984) 2, p. 122-129.

[5] Annie Gachon, Expo..., cit., p. 126.

[6] Sarah Mahurter e Susan Hohanknecht si riferiscono all'oggettualità del libro e agli aspetti esteriori, i più rilevanti per la mostra Joyce's typewriter and other stories: books at the London Institute. Tale mostra è infatti indirizzata ad allievi del London Institute's Libraries and Learning Resouces, che studiano le tecniche di progettazione e sperimentazione nella produzione del libro. L'oggetto della mostra è quindi presentare le forme acquisite dal libro dagli incunaboli ad oggi (Sarah Mahurter, Susan Johanknecht, The birth of an exposition..., cit., p. 33-36). Se mutuiamo l'affermazione "the language of the book is visual" per Welcome to Asia, essa si riferisce non al manufatto libro, ma al contenuto, che ha privilegiato come strumento di comunicazione l'immagine di tessuti, abiti e accessori.

[7] Gaye Smith, Inspiration and Information: Sources for the fashion Designer and Historian, "Art Libraries Journal" 14(1989) 4, p. 13.

[8] Ibid., passim.

[9] Cfr. Marie-Thérèse Varlamoff, Projet de recommandations concernant le prêt de documents de bibliothèque aux expositions, "Bulletin d'Informations de l'Association des Bibliothècaires Français" 128 (1985) 3° tr. , p. 15-16. Questa pubblicazione raccoglie i risultati del gruppo di lavoro dell'IFLA sulle mostre.

[10] Maria Luisa Russo, Come esporre il materiale librario: criteri e consigli per la scelta di supporti e leggii, "Biblioteche oggi", (2005) gennaio-febbraio, p. 43

[11] Come osserva Maria Luisa Russo, un quadro viene esposto nella stessa posizione in cui viene conservato, mentre un libro viene collocato in maniera "insolita" e richiede quindi soluzioni atte a minimizzare i punti a rischio della legatura, cfr. Maria Luisa Russo, Come esporre il materiale librario..., cit., p. 41.

[12] La pubblicazione tratta dei ventagli tradizionali giapponesi.

[13] p. 008.

[14] Hikmet Dogu, Exhibiting library Books..., cit., p. 210




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