«Bibliotime», anno IX, numero 3 (novembre 2006)

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Raffaella Gaddoni e Maria Laura Vignocchi

Nella selva oscura degli Opac



Gli strumenti per il recupero delle informazioni predisposti dalle biblioteche riflettono il grado di efficacia ed efficienza raggiunto dall'attività di mediazione fra utente e universo informativo, cosa che - com'è noto - costituisce il cuore del nostro servizio.

Così nelle funzionalità di tali strumenti, nella loro coerenza e accoglienza, nei loro limiti e nelle loro potenzialità, si manifesta gran parte della nostra professionalità e della capacità di soddisfare le esigenze e i bisogni degli utenti. In un contesto fortemente segnato dall'innovazione tecnologica e dal cambiamento, oltre che da accresciute opportunità informative e nuovi strumenti di recupero delle informazioni, quale può essere dunque la funzione del catalogo di biblioteca?

Il catalogo, da sempre tema centrale nella letteratura professionale, è divenuto il fuoco di un dibattito appassionato, che si spinge fino a rivedere le funzioni e il futuro della professione e i confini dei servizi erogabili dalle biblioteche. Google Book Search [1], ora avviato in versione beta, e il Google Library Project [2], materializzando molti dei timori dei bibliotecari, hanno senza dubbio imposto un'accelerazione al processo di revisione e di ricerca di soluzioni plausibili per rilanciare il ruolo del catalogo. Dalla fine del 2004 a oggi la letteratura professionale si è arricchita di contributi che in qualche modo attestano l'urgenza del problema.

Opinione corrente è che il catalogo sia invecchiato e non regga la concorrenza dei motori di ricerca. E' diventato un "classico" il breve articolo di Roy Tennant, Lipstick on a pig, dove l'esplicita e inclemente metafora serve a descrivere l'irrimediabile inefficacia dei cataloghi, tanto che ogni tentativo di migliorarli apparirebbe come rossetto sul muso di un maiale [3]. Altrettanto citato è il furore iconoclasta di Timothy Burke che nel suo Burn the catalog dà voce all'esasperazione dell'utente, costretto ad interrogare "a horrible crazy-quilt assemblage of incompatible interfaces and vendor-constrained listings", allo scopo recuperare le informazioni che gli interessano [4].

La questione non è di poco conto, dal momento che le attività di catalogazione, gestione e manutenzione degli OPAC assorbono una quota considerevole delle risorse delle biblioteche. Non c'è da meravigliarsi se la Library of Congress, che nel 2005 spendeva 44 milioni di dollari per le attività legate alla catalogazione [5], ha commissionato uno studio sull'attuale posizionamento dell'OPAC e la sua possibile integrazione con i motori di ricerca di internet [6]. Il final report pubblicato a marzo 2006, benché fortemente criticabile sotto molti punti di vista [7], offre una sintesi paradigmatica delle contraddizioni e delle difficoltà che caratterizzano il problema "catalogo". Pur dichiarando di non volerlo in nessun modo eliminare, Karen Calhoun delinea un quadro di desolante inefficienza e inefficacia: il catalogo si presenta come un prodotto al termine del suo ciclo vitale, anche se si è obbligati a mantenere in vita finché Google non avrà finito di digitalizzare tutto il posseduto delle biblioteche.

Le pratiche di "rianimazione" che il rapporto suggerisce, con qualche notevole eccezione, sono tuttavia interessanti e riprendono le raccomandazioni che John D. Byrum jr. aveva presentato all'IFLA Conference di Oslo nell'agosto 2005 [8], e che ritroviamo ampliate e adattate al contesto delle biblioteche di ricerca nel rapporto Rethinking how we provide bibliographic services for the University of California del Bibliographic Service Task Force dell'Università di California [9]. A ben guardare, le azioni urgenti suggerite da Byrum per rilanciare il catalogo hanno radici non recenti e si rifanno ai lavori del gruppo BEAT (Bibliographic Enrichment Advisory Group della Library of Congress, attivo già nel 1992) e al concetto di "catalogo arricchito" o potenziato, oggetto di interesse già negli anni '90 anche in Italia, sebbene solo da un punto di vista teorico [10].

Nella realtà il catalogo elettronico è rimasto un prodotto abbastanza stabile e statico, sviluppato come interfaccia pubblica di sistemi gestionali proprietari che sono progrediti più per "espansione" che non tecnologicamente. E' significativo che la concorrenza dei motori di ricerca di Internet e le caratteristiche dell'emergente Web 2.0 abbiano scosso un mercato asfittico e poco evolutivo, dominato da pochi attori, e abbiano spinto vendors e bibliotecari a recuperare il terreno perduto. Si è cominciato solo ora a implementare ciò che era già stato ipotizzato più di 10 anni fa. Finalmente si cominciano a realizzare quegli arricchimenti di funzionalità che non sono più procrastinabili e che segnano, forse, l'inizio del cammino verso il "next generation catalog" [11].

Nel contesto di un rinnovamento continuo dei cataloghi a disposizione dei lettori si collocano le attività di innovazione degli OPAC che coinvolgono il versante italiano. In questa ottica si inserisce l'impegno del Centro Inter-Bibliotecario dell'Università di Bologna, insieme con i partner del Polo SBN-UBO, per arricchire l'OPAC destinato agli utenti, e che si configura come un importante strumento messo a disposizione del cacciatore di informazioni su Internet. Negli ultimi tempi l'attenzione si è focalizzata sulle potenzialità degli OPAC, e in questa direzione hanno lavorato cooperativamente gli operatori del CIB, di Data Management e di IBACN (Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna), coadiuvati, all'interno del Polo, da numerosi bibliotecari.

Il Polo bolognese SBN UBO è costituito da 196 biblioteche di enti differenti, che insistono in prevalenza sul territorio della provincia di Bologna, con alcune punte in Romagna per la presenza delle sedi decentrate di Ravenna, Forlì, Cesena, Rimini, oltre che una realtà d'oltremare, ossia quella di Buenos Aires, dove si trova una vivace biblioteca dell'università di Bologna. Il Polo territoriale SBN UBO è dunque una situazione molto articolata, basata sulla Convenzione che regola i rapporti tra gli enti partner: Università, Comune e Provincia di Bologna, Comuni di Imola e San Giovanni in Persiceto, Regione Emilia-Romagna rappresentata dall'IBACN, Ministero per i beni e le attività culturali. All'interno del Servizio bibliotecario nazionale il Polo SBN UBO è tra i più ricchi di record bibliografici, e risulta in costante crescita ed evoluzione. La catalogazione partecipata tra biblioteche con differenti caratteristiche patrimoniali, di vocazione, destinazione e bacino d'utenza diversi, porta alla condivisione di un numero molto elevato di record bibliografici, raggiungibili tramite l'OPAC SEBINA Open Library [12].

In questa realtà si è sviluppata la configurazione dell'OPAC SEBINA Open Library predisposta per il polo SBN UBO, che rende attualmente consultabili 4.366.815 volumi inventariati in SEBINA e 2.470.345 documenti catalogati (al 31 ottobre 2006). Le caratteristiche di flessibilità dell'OPAC SEBINA Open Library si adattano alle esigenze di un Polo composto da biblioteche di enti diversi, con la seguente suddivisione: 84 dell'Università; 66 della Provincia di Bologna; 24 del Comune di Bologna; 22 di altri enti. Il Polo ha allargato il numero di biblioteche aderenti nel corso degli ultimi anni, nell'intento di proporsi come sistema bibliotecario territoriale di riferimento per Bologna e provincia, rappresentando le istanze degli enti legati dalla Convenzione di Polo.

Frutto degli studi congiunti del gestore del polo SBN UBO e dei proprietari del software, i servizi aggiuntivi sono disponibili all'interno dell'OPAC SEBINA Open Library. L'OPAC offre al lettore uno spazio a lui dedicato, consentendogli di conoscere la cosiddetta "Situazione lettore", cioè quali libri o documenti abbia in prestito o abbia prenotato nelle biblioteche in cui è abilitato. E' possibile inoltre effettuare richieste di prestito o prenotazione di documenti, solo per le biblioteche che hanno attivato questi servizi, tramite l'uso di userid e password. Inoltre si può mantenere traccia delle proprie ricerche e delle bibliografie create navigando nell'OPAC, mediante il salvataggio nello spazio riservato al lettore; le ricerche infine possono essere recuperate e riutilizzate in qualsiasi momento.

Inoltre, è possibile ottenere informazioni sulle acquisizioni di una o più biblioteche, cioè sugli inventari assegnati in SEBINA dalle biblioteche prescelte dall'utente in un determinato periodo. Grazie al servizio denominato "Bollettino novità", viene prodotto un vero e proprio elenco di record bibliografici relativi alle acquisizioni prese in esame dal lettore, corredato di un indice per autore. In questo spazio personalizzabile, l'utente/lettore ha la possibilità di usufruire di un importante servizio di assistenza offerto in forma collaborativa dalle biblioteche dell'Ateneo bolognese. Si tratta del servizio di reference digitale realizzato da un gruppo di lavoro costituito da 20 biblioteche dell'Università, che ne hanno studiato le soluzioni organizzative e le scelte tecnologiche [13].

"Markets are conversations": così recita la prima tesi del Cluetrain Manifesto: the end of business as usual [14] ripresa dal gruppo di lavoro AIB sulle Biblioteche Digitali nel loro Manifesto, nella cui premessa si legge: "Nel contesto dei mercati online le aziende, i produttori e i venditori di beni o servizi, perdono centralità, potere, capacità di intermediazione rispetto al soddisfacimento dei bisogni, a vantaggio delle persone, che sono sempre meno consumatori o utenti finali passivi, che invece ne acquisiscono. Le aziende che non sanno entrare dentro queste comunicazioni fra persone, cioè che non sanno parlare il linguaggio dei propri mercati, sono destinate [...] all'emarginazione" [15].

E' sicuramente con la consapevolezza della necessità di instaurare una relazione diretta con gli utenti dei servizi in rete che i bibliotecari dell'Università hanno deciso di attivare il servizio di reference utilizzando i moduli di front office e back office di SEBINA Open Library. I moduli dell'originario pacchetto commerciale sono stati modificati da Data Management in base alle indicazioni del gruppo di lavoro. In particolare, il gruppo di lavoro ha richiesto che il servizio potesse essere reso accessibile a tutti gli utenti della rete e non solo a quelli registrati come lettori nell'anagrafe del Polo.

Altre modifiche hanno riguardato il "form" di richiesta dell'utente e il modulo web gestionale, che ora si presenta più funzionale e coerente. Benché il modulo SEBINA Open Library si presti ad essere configurato per un'erogazione del servizio sia in forma cooperativa che centralizzata, il gruppo di lavoro ha scelto, almeno in questa fase iniziale, di applicare un modello gestionale centralizzato, con un amministratore del servizio che si occupa dell'assegnazione delle richieste ai bibliotecari esperti delle varie discipline in cui sono specializzate le biblioteche del Sistema Bibliotecario d'Ateneo. L'utente nel "form" in linea sceglie, se vuole, da un menu a tendina, l'ambito disciplinare a cui si riferisce la sua richiesta, senza dover selezionare da un elenco potenzialmente molto lungo la struttura a cui rivolgersi. Il servizio risulta quindi accessibile sia all'interno dello spazio personale a disposizione degli utenti registrati sia da un "form" pubblico integrabile con altri servizi, portali o piattaforme web, quali il Portale delle biblioteche dell'Università di Bologna, le homepage delle singole biblioteche partecipanti alla sperimentazione, le piattaforme e-learning in uso presso l'Ateneo, i tutorial in linea [16] .

Con questo servizio centralizzato, l'Università di Bologna confida di maturare quell'esperienza che le permetterà di collaborare attivamente con il servizio cooperativo comunale avviato dalla Biblioteca Sala Borsa [17] e le altre importanti realtà presenti sul territorio bolognese quali ENEA e CNR. D'altra parte le potenzialità del servizio meglio si esplicano in un contesto collaborativo esteso, come già ricordava Anna Maria Tammaro nel 2001 [18] e ribadiva Valentina Comba nel 2003, tracciando le possibili linee di sviluppo del reference digitale a Bologna [19].

Tra i servizi che arricchiscono l'OPAC e che garantiscono all'utente maggiori opportunità di comprendere se il documento identificato è utile per la ricerca intrapresa, sono degni di nota gli abstract, presenti in un numero considerevole, grazie in particolare all'impegno di Sala Borsa e della Cineteca Comunale. A questi si aggiungono i sommari di alcune tipologie di volumi, per lo più opere collettive, indicizzati e visibili in rete.

Proposto dalla componente universitaria del Polo e realizzato dal CIB in collaborazione con Data Management, il progetto "Indici e sommari in OPAC" rappresenta un esempio di arricchimento del record bibliografico, da tempo e da più parti sollecitato in letteratura, che mira a far emergere quella che Meris Bellei definiva nel 1992 l'"informazione nascosta" [20]. Anche Byrum, nelle sue raccomandazioni urgenti, sottolinea come l'inclusione di informazioni relative ai TOC nel record bibliografico "miglior[i]no notevolmente la funzione di recupero del database e sotto molti aspetti l'esperienza dell'utente con il catalogo" [21]. L'articolo riporta in bibliografia alcuni studi che hanno dimostrato l'utilità e i vantaggi, in termini di incremento dell'efficacia della ricerca, che derivano dall'indicizzazione delle parole contenute nei sommari e negli indici. Lo studio realizzato da Ruth C. Morris rivela, inoltre, come la possibilità di ricercare e visualizzare i TOC dal catalogo influenzi positivamente l'uso dei volumi i cui record bibliografici presentano questa tipologia di "enhancement" [22].

Uno degli ostacoli maggiori all'inserimento sistematico dei dati TOC nel catalogo è rappresentato dai costi elevati del lavoro manuale che esso richiede. Le soluzioni sviluppate nell'ambito del progetto mirano a realizzare l'ampliamento del potenziale informativo del catalogo, limitando l'intervento manuale di personale professionale, e quindi a costi contenuti.

Simile al progetto D-TOC della Library of Congress descritto da Byrum nel suo intervento ad Oslo [23], l'iniziativa del CIB porta a compimento, su scala di Polo, analoghe esperienze avviate in passato in Italia da singole strutture bibliotecarie come la BNCF (Arsbni) [24]. Grazie all'iniziativa del CIB, le informazioni contenute negli indici e nei sommari delle pubblicazioni selezionate sono indicizzate dal motore di ricerca interno all'OPAC di Polo, e sono rese ricercabili già nella maschera di ricerca di base attraverso un campo specifico. Le immagini digitali dei TOC e degli indici analitici possono essere richiamate dal record a catalogo attraverso la funzione di link ipertestuale dell'OPAC Sebina, che in questo caso punta a pagine web dinamiche appositamente predisposte per la fruizione delle immagini, sul modello di quelle realizzate per Alm@-DL, la biblioteca digitale dell'Ateneo di Bologna [25].

Il flusso di lavoro prevede la scansione e la conversione in formato testo, attraverso OCR, delle pagine di indice e di sommario dei libri, da parte personale non strutturato (studenti part-time e volontari civili) in servizio presso le biblioteche, mediante tecnologia commerciale a basso costo. A differenza del progetto D-TOC, si è scelto di non centralizzare la conversione attraverso l'OCR, per lasciare aperta la possibilità di effettuare un veloce controllo dei risultati e garantire un elevato livello di qualità. Le immagini ottenute dalla scansione, ed i corrispondenti file di testo, vengono inviati ai server del CIB attraverso un applicativo web che consente l'inserimento guidato dei metadati non generati dal sistema (in pratica il numero e la tipologia delle pagine scansionate), e offre funzionalità di browsing e controllo utili per l'attività degli operatori.

A livello centralizzato sono stati sviluppati gli applicativi per la conversione automatica delle immagini in formato Dj-vu, che si aggiunge al JPG come formato compresso di visualizzazione delle immagini sul web, lo storage dei file e la generazione automatica dei metadati ad essi associati. Sempre a carico del centro gestionale centrale sono state sviluppate le procedure di colloquio con l'ILS e l'OPAC SEBINA Open Library, che attivano le routines necessarie alla generazione automatica dei link ipertestuali sul record bibliografico, l'aggiornamento dei dati, l'indicizzazione delle parole degli indici. A livello centrale avviene anche la pubblicazione su web delle immagini delle pagine di indice, in un ambiente che offre all'utente funzioni di navigazione e ricerca testuale. Il sito web attraverso cui vengono visualizzate le pagine di indice realizza dinamicamente il collegamento con l'OPAC, presentando le informazioni bibliografiche appartenenti al campo titolo e formulazione di responsabilità, ed offrendo un link verso la scheda di catalogo.

Il progetto, iniziato in via sperimentale nel settembre 2005, ha visto la partecipazione di 10 biblioteche dell'Ateneo bolognese e l'apporto della biblioteca della Fondazione "Gugliemo Marconi" [26]. Ad oggi, come risultato di questo progetto, sono stati inseriti i TOC di circa 1200 opere, per un totale di 7000 immagini. Al gruppo di biblioteche coinvolte nella sperimentazione spettano inoltre l'elaborazione di istruzioni e linee guida per gli operatori e di help in linea per gli utenti, nonché il monitoraggio dell'efficacia e dell'efficienza del servizio, che presenta indubbi elementi di criticità.

La sfida per il futuro di questo servizio consisterà nell'affrontare tali criticità e trasformarle in opportunità di sviluppo. Primo fra tutti il rumore generato dall'indicizzazione automatica dei testi degli indici, che potrà essere corretto con l'implementazione di modalità più sofisticate di recupero delle informazioni e presentazione dei risultati di ricerca, provocando forse una spinta evolutiva del catalogo di Polo verso funzionalità tipiche dei motori di ricerca. Altro aspetto di criticità può essere rappresentato dalla reazione degli editori, cosa che potrà essere volto in opportunità solo se si sarà in grado di aprire rapporti di partnership costruttiva anche su base commerciale, al fine di ottenere i dati di TOC direttamente in forma digitale, assieme ad altri dati gestionali e bibliografici già esistenti ed in uso nei database degli editori.

Ad oggi ciò che possiamo affermare è la sostenibilità e la scalabilità del servizio sia per l'organizzazione gestionale distribuita e di tipo collaborativo, sia per le soluzioni tecnologiche adottate, che offrono alle biblioteche una piattaforma comune centralizzata per il trattamento dei materiali e dei dati in grado di colloquiare con il catalogo e i sistemi gestionali.

I servizi aggiuntivi qui citati contribuiscono all'arricchimento dell'OPAC, così come sta accadendo in molte realtà in Italia, ma rappresentano solo una tappa di una evoluzione costante, che deve contrassegnare il percorso di miglioramento del catalogo a disposizione di utenti attenti all'appeal, all'integrazione con altri servizi e data base presenti in rete, al cambiamento cioè di uno strumento non giovane, ma che non si deve presentare paludato di vesti antiche, e che dunque dev'essere in grado di fornire funzionalità potenziate, basate anche sulle caratteristiche standard dei motori di ricerca del web e delle librerie online.

Nonostante la riconosciuta necessità di arricchire e migliorare il catalogo, nel tentativo di allinearne le prestazioni con quelle dei motori di ricerca, è probabile che le biblioteche debbano ripensare completamente al modo in cui erogano i loro servizi per riuscire ad essere realmente competitive. Come scrive Lorcan Dempsey in un suo recente articolo: "Much of the discussion is about improving the catalogue user's experience, not an unreasonable aspiration. However, we really need to put this in the context of a more far-reaching set of issues about discovery and about the continued evolution of library systems, including the catalogue, in a changing network environment"[27].

Difatti, è necessario prendere atto della molteplicità degli strumenti di ricerca e dell'aumento della disponibilità delle risorse informative accessibili che non trovano posto nei cataloghi. La ricerca bibliografica attraverso i cataloghi non offre più garanzie di esaustività, e gli utenti devono usare anche altri strumenti per "scoprire" le risorse di loro interesse. Attualmente un utente deve passare attraverso una miriade di sistemi differenti per poter completare il percorso che va dalla ricerca/scoperta al recupero del documento, fisico o digitale, che sia.

In questo contesto, il catalogo non può più essere considerato come il portale d'ingresso a tutte le risorse accessibili. Ciò non significa che si debba smettere di produrre i dati che lo compongono: questi dati sono unici e rappresentano una straordinaria risorsa da sfruttare e valorizzare al meglio. Il catalogo diventerà solo uno dei componenti di un sistema che dovrà necessariamente essere integrato e meno frammentario, se vorrà competere con piattaforme quali Google o Amazon. Compito dei bibliotecari sarà l'elaborazione di metodologie migliori per offrire nuovi e più utili strumenti ai lettori, dando voce a melodie finora non udite, cogliendo le esigenze - ancorché non esplicite - degli utenti. Il catalogo, sempre più attento a sfruttare nel modo migliore le potenzialità di strumenti quali metaopac e metamotori di ricerca [28], potrà fornire all'utente, come sempre, aiuto e orientamento per il recupero delle informazioni, ma conterrà in sé la grande possibilità di garantire percorsi critici di conoscenza, consentendo anche la valutazione della conoscenza stessa, nella selva oscura di proposte fornite su internet, affinchè il cacciatore di informazioni non si acquieti dopo la prima ricerca in modo acritico.

Raffaella GaddoniRaffaella Gaddoni e Maria Laura Vignocchi, Centro Inter-Bibliotecario - Università di Bologna, e-mail: gaddoni@cib.unibo.it

Maria Laura VignocchiRaffaella Gaddoni e Maria Laura Vignocchi, Centro Inter-Bibliotecario - Università di Bologna, e-mail: vignocchi@cib.unibo.it


Note

[1] Google Ricerca Libri, <http://books.google.it/>.

[2] Progetto biblioteche di Google Libri, <http://books.google.it/googlebooks/library.html>.

[3] Roy Tennant, Lipstick on a pig, "Library Journal", 15 April 2005, <http://libraryjournal.com/article/CA516027.html>.

[4] Timothy Burke, Burn the catalog, 20 January 2004, <http://www.swarthmore.edu/SocSci/tburke1/perma12004.html>.

[5] Deanna Marcum, The Future of cataloging, comunicazione a "Ebsco Leadership Seminar Boston", Massachusetts, 16 January 2005, <www.loc.gov/library/reports/CatalogingSpeech.pdf>.

[6] Karen Calhoun, The changing nature of the catalog and its integration with other discovery tools. Final report prepared for the Library of Congress, 17 March 2006, <www.loc.gov/catdir/calhoun-report-final.pdf>.

[7] Thomas Mann, The changing nature of the catalog and its integration with other discovery tools. Final report, March 17, 2006, prepared for the Library of Congress by Karen Calhoun. A critical review, 3 April, 2006, <http://guild2910.org/AFSCMECalhounReviewREV.pdf>; trad. italiana: Thoman Mann, Il catalogo e gli altri strumenti di ricerca: un punto di vista dalla Library of Congress, "Bollettino AIB", 46 (2006), 3, p. 186-205.

[8] John D. Byrum jr, Recommendations for urgently needed improvement of OPAC and the role of the National Bibliographic Agency in achieving it, World Library and Information Congress: 71th IFLA General Conference and Council. Libraries - A voyage of discovery", August 14th - 18th 2005, Oslo, <www.ifla.org/IV/ifla71/papers/124e-Byrum.pdf>; trad. italiana: John D. Byrum jr, Raccomandazioni per miglioramenti urgenti dell'OPAC. Il ruolo delle agenzie bibliografiche nazionali, "Biblioteche oggi", 23 (2005), 10, p. 5-14.

[9] Bibliographic Services Task Force. The University of California Libraries, Rethinking how we provide bibliographic services for the University of California. Final report: December 2005, <http://ibraries.universityofcalifornia.edu/sopag/BSTF/Final.pdf>

[10] Cfr. ad esempio Meris Bellei, Un catalogo ricco, "Biblioteche Oggi", 17 (1998), 6, p. 6-12; Rossella Dini, Il catalogo di Alcuino: alcune riflessioni sulla catalogazione di livello minimo, in Il linguaggio della biblioteca: scritti in onore di Diego Maltese, a cura di Mauro Guerrini, Firenze, Regione Toscana, Giunta regionale, 1994 (stampa 1995); poi Milano, Editrice Bibliografica, 1996, p. 780-808, <www.bibliotecheoggi.it/1998/19980600601.pdf>.

[11] Kristin Antelman - Emily Lynema - Andrew K. Pace, Toward a 21st century library catalog, "Information Technology and Libraries", 25 (2006), 3, p. 128-139, <http://eprints.rclis.org/archive/00007332/>.

[12] Catalogo del Polo Bolognese del Servizio Bibliotecario Nazionale, <http://sol.cib.unibo.it:8080/SebinaOpac/Opac?sysb=>.

[13] Chiedi al bibliotecario, <http://www.chiedialbibliotecario.cib.unibo.it:8080/>. Il servizio sarà a regime a partire da gennaio 2007.

[14] The Cluetrain Manifesto, <http://www.cluetrain.com/#manifesto>, anche in trad. italiana: <http://www.mestierediscrivere.com/testi/Tesi.htm>.

[15] AIB. Gruppo di studio sulle biblioteche digitali, Manifesto per le Biblioteche Digitali, <https://www.aib.it/aib/cg/gbdigd05a.htm3>.

[16] Portale delle Biblioteche dell'Università di Bologna, <www.biblioteche.unibo.it/>; Centro e-learning d'Ateneo, <http://www.unibo.it/Portale/Ateneo/Strutture/Strutture+di+servizio/82139/default.htm>; CIL, <http://www.biblioteche.unibo.it/formazione/corso-di-information-literacy>.

[17] Fabrizia Benedetti, Il reference digitale nelle biblioteche pubbliche: l'esperienza di Sala Borsa. "Bibliotime", 9 (2006), 2, <http://didattica.spbo.unibo.it/bibliotime/num-ix-2/benedett.htm>.

[18] Anna Maria Tammaro, Il reference nella biblioteca dell'accesso. "Bibliotime", 4, (2001), 3, <http://didattica.spbo.unibo.it/bibliotime/num-iv-3/tammaro.htm>.

[19] Valentina Comba, Digital reference a Bologna: primi passi di un progetto. Comunicazione a "Chiedi in Biblioteca. Informare a distanza", Firenze, 10 dicembre 2003, <http://www.cultura.toscana.it/biblioteche/servizi_web/chiedi_biblioteca/convegno/comba.shtml>.

[20] Meris Bellei, L'informazione nascosta, "Biblioteche oggi", 10 (1992), 2, p. 175-185.

[21] John D. Byrum jr, op. cit. in trad. italiana, p. 6.

[22] Ruth C. Morris, Online tables of contents for books: effect on usage, "Bulletin of Medical Library Association", 89 (2001), 1, p. 29–36.

[23] John D. Byrum jr, op. cit. in trad. italiana, p. 6.

[24] ARSBNI, Arricchimento dei Servizi della Bibliografia nazionale italiana, <http://www.bncf.firenze.sbn.it/progetti/arsbni/index.html>.

[25] Alm@-DL, Alma Mater Digital Library <http://almadl.cib.unibo.it/>.

[26] Progetto Indici e Sommari in OPAC, <http://www.cib.unibo.it/cib/progetti/indici-e-sommari-in-opac>.

[27] Lorcan Dempsey, The Library Catalogue in the New Discovery Environment: Some Thoughts. "Ariadne", 48, July 2006, <http://www.ariadne.ac.uk/issue48/dempsey/>.

[28] Il Polo bolognese SBN UBO sta attualmente sperimentando l'uso del metamotore SEBINA Open Search, le cui potenzialità non sono ancora sfruttare al massimo, per offrire all'utente un accesso unico a più risorse di natura diversa.




«Bibliotime», anno IX, numero 3 (novembre 2006)

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