«Bibliotime», anno IX, numero 3 (novembre 2006)

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Maurizio Zani

Google e il futuro della ricerca



Il secondo decennio dell'era di Internet è sicuramente il decennio di Google. Tutti lo usano, tutti ne parlano. La crescita del suo valore economico in borsa, le mille iniziative che continuamente hanno stupito gli utenti e terrorizzato i concorrenti, e l'attenzione costante che anche la stampa generalista sempre più spesso gli riserva: tutto questo rende quasi obbligatorio per tutti noi schierarsi a favore o contro la società di Larry Page e Sergey Brin. Primi tra tutti i bibliotecari, che la amano o la odiano e soprattutto la temono [1].

A fronte dell'enorme impatto che sulle nostre vite sta avendo questo strumento di ricerca, così abile nell'entrare facilmente in connessione con i nostri desideri e le nostre capacità cognitive, le occasioni di riflessione non sono forse così diffuse. Soprattutto da quando Google si è affermata trionfalmente in borsa, ogni sforzo degli esperti è teso a identificare la (sicuramente perfetta, come molti presumono o temono) strategia di questa straordinaria società, ma spesso ogni analisi si disperde in uno sforzo misurato sulla scansione quotidiana.

A mio parere, un'occasione per un'indagine più meditata e più ad ampio raggio sulla storia, le caratteristiche e quindi anche il futuro di Google è offerta dalla traduzione in lingua italiana di un'opera pubblicata lo scorso anno negli Stati Uniti: John Battelle, The search. How Google and its rivals rewrote the rules of business and transformed our culture, diventato (purtroppo) in italiano Google e gli altri: come hanno trasformato la nostra cultura e riscritto le regole del business (Cortina, 2006 [2]). La lettura di questo volume mi ha portato a riprendere in mano anche il testo - meno recente - di David Vise e Mark Malseed, edito in Italia da Egea nel 2005 [3], e che affronta la storia e le vicende del più famoso motore di ricerca attualmente esistente.

La consultazione quasi contemporanea dei due libri si è rivelata estremamente proficua, consentendo di poter meglio valutare i differenti approcci e le diverse opinioni su un argomento così rilevante anche per la cultura dei bibliotecari. In questo duplice sforzo mi ha sicuramente aiutato la maniera brillante con la quale gli autori hanno affrontato il tema, consentendo una lettura agevole e piacevole, non priva di soddisfazione per le curiosità sparse a piene mani e i riferimenti ad avvenimenti, aziende, siti ed altre esperienze di rilievo che hanno animato il mondo di Internet negli ultimi anni.

Al centro dell'attenzione, in entrambi i testi, vi sono ovviamente le storie personali dei fondatori dell'azienda, Larry Page e Sergey Brin, ma anche le vicende relative alla creazione dell'algoritmo Pagerank, che ha consentito di migliorare radicalmente i risultati delle ricerche su Internet, e le strategie aziendali che hanno portato Google inc. a una crescita in termini di profitto e clientela probabilmente senza paragoni. Dico subito che il tema è affrontato dagli autori dei due libri in maniera differenziata, così da rendere sopportabili anche le inevitabili ripetizioni.

David Vise e Mark Malseed si soffermano a lungo sulla storia personale di Page e Brin, esaminandone il profilo familiare e la carriera scolastica e universitaria, per poi proseguire nella ricostruzione delle vicende della società. Il libro finisce dunque per preferire la visione dall'interno, scadendo talvolta in un atteggiamento che personalmente giudico troppo elogiativo. La curiosità si impadronisce del lettore e lo induce alla fine a leggere anche i capitoli relativi al cuoco aziendale e alle sue originali scelte culinarie (e i pasti aziendali gratis, dove li mettiamo?); alla cultura aziendale fortemente segnata dall'impronta dei due fondatori, simpatici secchioni e/o smanettoni californiani; all'ambiente di lavoro rilassante e inevitabilmente molto creativo e produttivo (che "obbliga" i dipendenti a dedicare il 20% del tempo di lavoro allo sviluppo di progetti personali; per la serie, chi non vorrebbe lavorare in un ambiente così?). Alcuni brani tratti dall'introduzione di Google story sono indicativi del clima che si respira nell'intero libro:

Era da quando Gutenberg inventò la stampa oltre 500 anni fa, rendendo libri e tomi scientifici facilmente disponibili ai lettori, che un'invenzione non trasformava la potenzialità delle persone e il loro accesso alle informazioni come ha fatto Google. Nascosta dietro il logo colorato e un po' infantile su sfondo totalmente bianco, la magica capacità di Google di dar risposte precise e veloci centinaia di milioni di volte al giorno ha cambiato radicalmente il modo in cui la gente trova le informazioni e si tiene aggiornata sulle notizie.

Uomini, donne e bambini dipendono ormai così tanto da Google che non riescono nemmeno a immaginare come potrebbero vivere senza.

In un mondo d'incertezze, Google fornisce informazioni gratis in modo affidabile a chiunque le cerchi. Per la mente, rappresenta una seducente forma di gratificazione immediata.

Il successo di Google dipende dal continuo coinvolgimento quotidiano dei due fondatori Brin e Page. Googleware e il lucrativo meccanismo pubblicitario di Google sono un riflesso del loro genio e della loro lungimiranza. Guardando al lungo periodo, sono la dedizione, la leadership e la grande ambizione gli ingredienti cruciali per il duraturo successo di Google.

A differenza della maggior parte delle aziende, in cui dirigenti e product manager cercano di escogitare un modo per fare soldi e solo dopo creano il prodotto, Google è un posto in cui i tecnologi pensano prima ai modi per risolvere i problemi; solo in un secondo tempo, se mai lo fanno, si preoccupano di come monetizzare la soluzione.

Uno dei motivi per cui la società non ha motivo di fare marketing è che la sua cultura aziendale promuove un'attenzione chirurgicamente focalizzata sul servire al meglio le esigenze degli utenti di Google.

Superate queste curiosità, alcune perplessità finiscono per emergere. L'ammirazione per alcuni straordinari risultati raggiunti da questa società è certamente giustificata e non può non coinvolgere la maggior parte di noi. Resta la necessità di una più completa valutazione critica, e in questo forse il libro di Vise e Malseed non appare sempre all'altezza della situazione, prendendo le parti della società su questioni abbastanza delicate e ancora per tanti aspetti controverse: la scelta del modello economico, i problemi relativi alla tutela della privacy, i rapporti con i governi degli Stati Uniti e della Cina.

Il titolo in inglese del libro di Battelle è invece The search [4]. L'attenzione principale del testo è stata in qualche modo spostata fin dall'inizio sulla ricerca in quanto tale. Prima di Internet, la ricerca si svolgeva soprattutto attraverso i cataloghi e le banche dati o, in un'altra prospettiva, attraverso le pagine gialle; ora la ricerca ha assunto un ruolo e una dimensione nuova e inimmaginabile, trasformando il modo di vivere e lavorare di tutta l'umanità. Quindi l'interesse di un bibliotecario per il lavoro di Battelle nasce, a mio parere, dal suo tentativo di riflettere sulla storia e sulle prospettive della ricerca, intesa come strumento innovativo che rafforza le capacità cognitive dell'uomo.

Battelle infatti ha evitato di immedesimarsi troppo con Google. Gli straordinari successi ottenuti dalla società non sono pregiudizialmente criticati o messi in discussione, ma vengono inseriti e valutati in una prospettiva più ampia. D'altra parte i problemi aperti e non risolti sono sottoposti a una più attenta riflessione critica, e nello stesso tempo l'attenzione verso gli sviluppi della ricerca consente al libro di sollevare lo sguardo verso un futuro di medio-lungo periodo.

Secondo Battelle dunque la ricerca è diventata "la metafora dell'interfaccia utente", il nostro tentativo di dare un senso all'enorme quantità di informazioni presente sul web. L'idea di ricerca, secondo l'autore, va ben oltre la storia di qualunque società commerciale, e il suo impatto sulla nostra società e sulla nostra cultura è stato assai profondo. In effetti la ricerca è diventata un metodo universalmente diffuso di muoversi nel nostro tempo, di individuare qualcosa che è nostro desiderio raggiungere, comperare, leggere, amare, vedere, toccare, etc. Lo sviluppo di Internet ci ha messo a disposizione uno straordinario mondo virtuale in cui muoverci, ma i motori di ricerca ci hanno offerto un metodo particolare per affrontare questo universo, affermando nelle abitudini di ciascuno di noi il momento della ricerca dell'informazione.

La semplice home page bianca di Google - difesa in questi anni nella sua semplicità da Brin e Page da qualunque invasione di banner pubblicitari - ha oggi, mi viene da aggiungere, la straordinaria capacità di connettersi immediatamente con le nostre intenzioni ed esigenze anche quando sono confuse, poco consce e per nulla formalizzate (per usare una terminologia cara ai bibliotecari di reference). L'utente del motore di ricerca finisce indubbiamente per disinteressarsi di come funziona la macchina e i suoi metodi di recupero e di indicizzazione delle risorse, e non manifesta interesse neanche per le funzionalità più avanzate. Il segreto sta forse nel fatto che l'utente di Google ha la sicurezza che là fuori, su Internet, ci sia sicuramente qualcosa (e spesso più di qualcosa) di suo specifico interesse; di conseguenza un'interfaccia così spoglia probabilmente lo porta a concentrarsi su se stesso e sui modi di soddisfare le sue esigenze, magari attraverso un processo continuo di ricerca, di verifica dei risultati e di affinamento dell'indagine.

Ma continuando nella presentazione del libro, vediamo che sono ampiamente illustrate le caratteristiche fondamentali del motore di ricerca. In particolare viene presentata in modo corretto la nascita dell'algoritmo chiamato Pagerank, il vero cuore del successo di Google, che è stato sviluppato sulla base del meccanismo delle citazioni accademiche; inoltre sono appropriatamente illustrati i metodi di crawling (ossia di raccolta dell'informazione in maniera automatica) delle risorse in rete. Infine si sottolinea come gran parte del vantaggio di Google rispetto ai suoi (ex)-competitors risieda anche nelle notevoli capacità di gestione di centinaia di migliaia di semplici pc che lavorano - se ho compreso bene - in parallelo, secondo modalità e soluzioni software sviluppate ad hoc dalla stessa compagnia.

E' ripetutamente evidenziato come proprio la "fissazione" di Brin e Page per la ricerca sia uno dei segreti fondamentali del successo di Google. Difatti il desiderio dei due fondatori è sempre stato quello di offrire ai propri utenti la migliore e più veloce ricerca possibile, con risultati "puri", non subordinati ad esigenze commerciali. Lo sforzo costante di aggiornare e migliorare la qualità della ricerca ha consentito di conquistare la fiducia di larga parte degli utenti, garantendo che i risultati delle query, o meglio la parte sinistra della "videata" dei risultati, sia esente da intromissioni pubblicitarie e/o da tentativi di alterazione dei risultati stessi, e non è un caso che contro questi aspetti gli ingegneri di Google lottano quotidianamente da anni.

Tuttavia, il successo del "colosso" Google non può far dimenticare che lo sviluppo della società è avvenuto in maniera non del tutto programmata e probabilmente non prevista dai fondatori e dai successivi finanziatori. Oggi è facile sostenere che aver mantenuto fisso il timone della società verso la qualità della ricerca si sia rivelata una scelta più che assennata. In realtà, il crollo della bolla speculativa che aveva interessato le aziende legate alla new economy ha in qualche modo influito sulle scelte della società.

E' stata così evitata la tentazione di sbarcare in borsa nel momento sbagliato, o di vendere la propria tecnologia ad acquirenti all'epoca finanziariamente più robusti. Inoltre, pur avendo evitato la fine (per troppa avidità) di Altavista o di altre prestigiose dotcom - che nel momento in cui hanno tentato di monetizzare il loro successo entrando in borsa hanno poi perso la propria autonomia o la propria identità – la salvezza e poi la floridità economica di Google non sono debitori solo delle "fissazioni" ingegneristiche di Brin e Page e del loro sofisticato algoritmo di ricerca. Fondamentale è stata l'adozione – sia pure parzialmente modificata e adattata – del modello pubblicitario che era stato creato da Bill Gross con il motore di ricerca Goto.com e con la società Ouverture, e che è il cuore del meccanismo che consente di associare ad ogni ricerca la pubblicità "customizzata", che rende così tanto a Google e che è basata sull'asta delle parole chiave.

[Nel 1999 Google] società aveva bisogno di un modello di business che funzionasse […]. Se la bolla non fosse scoppiata, Google avrebbe probabilmente adottato un approccio più tradizionale alla pubblicità su Internet. Ma il crollo del mercato dei banner e gli esigui ricavi del primo tentativo di annunci pubblicitari testuali indussero Brin e Page a volgere la loro attenzione su GoTo.com. E per quanto poco possa far loro piacere ammetterlo, videro la salvezza nell'approccio di Gross (p. 145-147).

Su questo punto il libro di Battelle è molto chiaro, sottolineando la genialità dello stesso Gross e il senso della sua innovazione commerciale, pur nel riconoscimento dei limiti intrinseci della sua esperienza. Limiti che Google ha ampiamente superato, con la produzione di utili che continuano mese dopo mese a crescere a ritmi a livelli incredibili.

Perché questa crescita straordinaria? Semplice, la ricerca pagata funziona. Accostare brevi testi pubblicitari alle parole chiave inserite da quelle centinaia di milioni di ricercatori ha come risultato marketing leads estremamente efficaci e questi sono la droga del business. I marketing leads, per quelli fra voi che preferiscono i termini in linguaggi non business, sono richieste di informazioni che provengono da potenziali clienti […]. La ricerca, una metodologia di marketing che non esisteva fino a dieci anni fa, offre ai vari settori di business la via più efficiente e meno dispendiosa per trovare i propri contatti (p. 48).

Alla luce di questo innovativo meccanismo pubblicitario, il successivo sviluppo di Google è forse da intendersi non tanto come un meccanismo strategicamente perfetto di controllo del mondo dell'informazione (cosa temuta da molti), ma come la messa a disposizione di una formidabile strumentazione tecnica, in attesa di modelli commerciali in grado di fornire utili e poi di alimentare definitivamente quelle soluzioni. Penso in particolare ad alcune iniziative che negli ultimi anni hanno attirato la massima attenzione anche da parte dei bibliotecari. Mi riferisco a Google Books, ossia al progetto di digitalizzazione integrale del posseduto di alcune grandi biblioteche, per un totale di 15 milioni di volumi; a Google Scholar, e cioè all'indicizzazione delle pubblicazioni scientifiche messe a disposizione da alcuni editori e di quelle liberamente consultabili su Internet; e infine a Google News, che indicizza le notizie giornalistiche.

Il futuro di queste sperimentazioni da parte degli informatici e degli ingegneri - sperimentazioni di elevato impatto sociale e scientifico - è ancora per certi versi indefinito, in quanto non è stato ancora precisato quale possa essere il modello economico che possa garantire un adeguato ritorno degli investimenti: e adeguato, per una società come Google, significa tale da non deludere i suoi azionisti e il mercato borsistico in genere, e che quindi va misurato in miliardi, se non in decine di miliardi di dollari.

Il successo planetario ha comunque obbligato la società a confrontarsi con problemi politici e morali probabilmente inattesi, o comunque di difficile soluzione. Difatti la società Google, la sua struttura e i suoi valori aziendali rimangono ancora permeati da un approccio estremamente tecnico, se non addirittura tecnocratico. Ma i problemi che oggi Google si trova ad affrontare sono quelli dell'atteggiamento verso il governo cinese, la gestione delle sensibilissime problematiche del rispetto della privacy e, strettamente legato a quest'ultimo, dei rapporti con le agenzie governative degli Stati Uniti che si occupano di tutela della sicurezza nazionale, e per questo sono autorizzate a fare uso degli archivi informatici per controllare l'utilizzo della rete.

Le strategie della società per affrontare questi e altri problemi sono seguite con grande attenzione da tutto il mondo. Il libro di Battelle cerca di fornire strumenti di comprensione delle strategie societarie da un punto di vista comunicativo e cercando di sondare la stessa struttura organizzativa della società. Le indicazioni quasi sempre elogiative del libro di Vise sono in qualche modo sottoposte a critica, sebbene non manchi comunque una certa dose di ammirazione. D'altra parte, come scrive l'autore,

in fondo, sono prima di tutto ingegneri. E gli ingegneri non sono i migliori comunicatori, e neppure i migliori diplomatici e o dirigenti di strategie di sviluppo industriale. Tendono a fidarsi più della tecnologia che degli esseri umani, creando così un ambiente in cui la condivisione delle informazioni è estremamente limitata (p. 175).

Non c'è da sorprendersi che le strategie comunicative della società per lungo tempo non abbiano brillato per trasparenza, e che il successo sia passato attraverso la novità e l'efficacia delle soluzioni tecniche legate alla ricerca. L'analisi dell'organizzazione interna e del clima aziendale è interessante, anche se non sempre particolarmente originale e penetrante. Del resto, visto l'elevato livello di fidelizzazione dei dipendenti dovuto tra l'altro al meccanismo delle stock option, è estremamente difficile avere notizie in merito. Ad esempio, la politica di assunzione di Google (che si fa attraverso una commissione di futuri colleghi dell'assumendo), e il vantato clima ideale nel lavoro, sono risultati di cui Brin e Page vanno assai fieri. Battelle sostiene di aver raccolto anche voci interne alla società non così allineate alle "verità" aziendali, ma sostanzialmente non nega lo sforzo costante dei fondatori della società e di Eric Schmidt (che da alcuni anni costituisce il terzo vertice della triade alla guida della società), per rispondere in termini adeguati alla sfida tremenda costituita dalla crescita e dal successo.

La società di revisione contabile Deloitte Touche ha definito Google l'azienda cresciuta più rapidamente di sempre – rilevando che l'aumento delle sue entrate in cinque anni aveva superato il 400.000 per cento. Una crescita così impetuosa potrebbe uccidere qualsiasi società. E' necessaria un'eccezionale combinazione di fortuna, cervelli e ostinazione per riuscire a sopravvivere. (p. 277).

Diverse sono state le fasi evolutive della società che, soprattutto nel momento in cui è stata quotata in Borsa, ha dovuto meglio formalizzare e definire la propria struttura, per renderla più trasparente all'esterno senza perdere in flessibilità e creatività.

Invece di progetti pesanti, gestiti dall'alto, che imbrigliavano dozzine di ingegneri, Brin e Page crearono una struttura più dinamica, nella quale piccole squadre affrontavano centinaia di progetti allo stesso tempo. Brin, Page e altri dirigenti di alto livello esaminavano i progetti periodicamente, e i migliori ricevevano ulteriori finanziamenti e risorse umane (165).

Se prima Google era diretta da un gruppo di manager responsabili di tutto, l'azienda dopo la quotazione si organizzò in un insieme di gruppi divisi in base alla loro funzione: ricerca, prodotti pubblicitari e quelli che la società chiama "venti per cento" e "dieci per cento". Si tratta spesso del risultato di acquisizioni di società o del leggendario processo di sviluppo dei prodotti di Google, secondo il quale gli ingegneri sono incoraggiati a seguire altri interessi oltre al loro normale carico di lavoro (p. 273-274).

Per alcuni anni, e cioè prima della sua quotazione in Borsa, la società ha goduto di largo credito sulla stampa e sui mezzi di informazione.

Di sicuro, la storia di Google era quella che tutti vorrebbero leggere. La società mantenne lo stravagante anticonformismo della fine degli anni Novanta, ma vi aggiunse la filosofia basta sul "non essere cattivo", e "fai i soldi in modo onesto", coerente con un mondo degli affari post 11 settembre e post scandalo Enron (p. 171).

Dice giustamente Battelle che tentare di risolvere i problemi nati dall'affermazione planetaria di Google ispirandosi al motto della società "don't be evil", non è più sufficiente. Di fronte a problemi di questo genere si è scontrata anche Microsoft, uscendone sostanzialmente ridimensionata, se non nel valore commerciale, almeno nel suo desiderio di presentarsi come l'interfaccia privilegiata dell'uomo del XXI secolo al mondo dei computer e della rete. Le difficoltà che il fronte anti-Microsoft ha provocato alla società di Bill Gates hanno giocato a favore di Google, consentendogli di assumere a sua volta una posizione dominante, che ha poi finito per sorprendere i due anticonformisti fondatori della società di Mountain Views. Essi infatti si trovano a loro volta contrastati non solo da avversari e competitori economici, ma anche da gran parte dell'opinione pubblica, che intende valutarne ogni mossa, nel timore di essere davvero di fronte al temutissimo Grande Fratello di orwelliana memoria.

L'attenzione di Battelle alla ricerca rimane comunque la parte più interessante del libro, soprattutto per un bibliotecario. E quando si parla di ricerca, si intende la ricerca effettuata in primo luogo a fini commerciali. Sono chiare e persuasive per esempio le pagine del libro che ipotizzano sviluppi futuri nella collaborazione e convergenza degli strumenti di ricerca sui telefoni cellulari, per consentire al consumatore una ricerca globale e locale utile nella scelta dei prodotti più convenienti. Ma le trasformazioni avvenute in questo settore influenzano la ricerca in maniera più complessiva.

La ricerca diventa una dimensione fondamentale anche da un altro punto di vista, che è ben sottolineato da Battelle. Difatti l'analisi delle query effettuate sulla rete consente da un lato di recuperare una dimensione economica di straordinaria portata dal punto di vista dei profitti, dall'altro di immaginare sviluppi in cui la qualità e la popolarità dei siti sia basata non solo sull'algoritmo di Pagerank, ma anche sull'analisi delle transazioni, dei click e dei percorsi degli stessi utenti della rete: una ricerca dunque che migliora mano a mano che cresce la dimensione delle ricerche effettuate in rete.

La ricerca non è più un'applicazione autonoma, uno strumento utile ma impersonale per trovare qualcosa su un nuovo medium chiamato World wide web. E' diventata lo strumento attraverso il quale comprendiamo noi stessi, il nostro mondo e il nostro posto all'interno di quel mondo. E' il modo in cui navighiamo in quell'unica risorsa infinita che governa le sorti della cultura umana: la conoscenza (p. 328)

Che rimanga in mano a Google o che veda la nascita e l'affermazione di nuovi attori, quello della ricerca e dei modelli economici in grado di finanziarne lo sviluppo e il miglioramento della qualità è certo un aspetto di grande interesse anche per chi si occupa della diffusione e della mediazione dell'informazione. Fino ad oggi Google ha offerto la migliore soluzione ai problemi della ricerca grazie ai suoi mitici algoritmi, ed è riuscito a trasformare le umili parole chiave in parole d'oro, contese dalle società inserzioniste di Google in una apposita "Borsa delle parole chiave". Ma non è detto che Pagerank e le altre soluzioni adottate da Google riescano ancora a lungo a fronteggiare il problema di rendere efficace ed efficiente la ricerca all'interno di un universo documentario in così grande espansione come quello di Internet. Secondo Battelle infatti Google continuerà a privilegiare l'approccio tecnologico, lasciando ai suoi sempre più sofisticati algoritmi gli esiti delle ricerche, al contrario di Yahoo, per esempio, che non disdegna gli interventi umani e i (trasparenti) condizionamenti di mercato.

Altri approcci, altre soluzioni potrebbero però in futuro dare risposte migliori. Battelle presenta diverse prospettive nell'interessantissimo capitolo intitolato per l'appunto La ricerca perfetta (per il quale, sia detto tra noi, un po' di conoscenze da bibliotecario classico non avrebbero fatto difetto). Si tratta da un lato del web semantico proposto da Tim Berners-Lee, dall'altro delle ricerche sull'analisi dei documenti effettuate nel centro di ricerche dell'IBM di Almaden e che, all'epoca della scrittura del libro, erano conosciute in fase prototipale come WebFountain. Battelle però appare propenso a pensare che una soluzione più interessante (se non la soluzione) potrebbe venire proprio dalle società in grado di sfruttare al meglio la ricerca dei propri utenti, cioè monitorando e controllando la straordinaria massa di informazioni prodotta dagli utenti nelle loro ricerche e nelle loro navigazioni sulla rete e all'interno dei motori di ricerca, le loro preferenze, i siti selezionati e prescelti.

Link dopo link, click dopo click, la ricerca sta costruendo forse il più durevole, poderoso e significativo manufatto culturale nella storia dell'umanità: il Database delle Intenzioni, ovvero il risultato aggregato di ogni ricerca inserita nel motore, di ogni lista di risultati presentata, e di ogni percorso seguito sulla base di quei risultati (p. 17).

Lo sviluppo dei motori di ricerca potrebbe proprio essere basato sull'analisi e sullo studio di questa massa di informazioni, secondo un approccio che ancora più di Pagerank sfrutti non solo la memoria e la velocità delle macchine, ma anche la memoria e la conoscenza di un'intera collettività sociale. Se poi sarà la società Google a sopravvivere o se invece emergeranno nuovi attori, questo potrebbe essere un aspetto per tanti versi secondario.

Maurizio Zani, Biblioteca Centrale "G. P. Dore" della Facoltà di Ingegneria - Università di Bologna, e-mail: maurizio.zani@unibo.it


Bibliografia

Note

[1] V. Libraries and Google, a cura di William Miller e Rita M. Pellen, Birghamton, The Haworth Information Press, 2005, in cui le diverse prese di posizione dei bibliotecari a proposito dell'uso e dell'utilità di servizi come Google Scholar e Google Books si alternano una dopo l'altra prima in senso positivo e poi negativo.

[2] L'indice del libro: 1. Il Database delle Intenzioni; 2. Chi, cosa, dove, perché, quando e quanto; 3. La ricerca prima di Google; 4. La nascita di Google; 5. Un miliardo di dollari, cinque centesimi alla volta; 6. Google 2000-2004: da zero a tre miliardi di dollari in cinque anni; 7. L'economia della ricerca; 8. La ricerca, la privacy, il governo e il male; 9. Google va in Borsa; 10. Google oggi e domani; 11. La ricerca perfetta; Epilogo, Ringraziamenti, Postfazione; Note; Glossario (Stefania Garassini); Indice analitico.

[3] L'indice del libro: 1 Un sano sprezzo dell'impossibile; 2 Larry, ti presento Sergey; 3 Imparando a contare; 4 La salsa segreta; 5 Divide et impera; 6 Burning Man; 7 Il Danny Sullivan Show; 8 Le prime gocce; 9 Cercasi pilota; 10 Hai Google?; 1 1 La Google Economy; 1 2 E nel quinto giorno …; 1 3 Global Googling; 14 Pesce d'aprile; 15 Porno Cookie; 16 Andare in borsa; 17 I due playboy; 18 Charlie's Place;19 La corsa alla conquista dello spazio; 20 Prova di forza in tribunale; 21 Biblioteca virtuale; 22 Clic e trucchi; 23 All'attacco di Microsoft; 24 Macchina da soldi; 25 Sindrome cinese; 26 Cerca nel DNA con Google; Appendice I: 20 consigli per una migliore ricerca con Google; Appendice II: La pagella finanziaria di Google, Appendice III: Il test per entrare in Google; Ringraziamenti; Nota sulle fonti; Indice dei nomi.

[4] John Battelle è stato tra i fondatori di "Wired", una delle riviste fondamentali nella storia della rete e delle realtà digitali. A parere di Battelle, strumento fondamentale per la scrittura del libro è stato il blog "battellemedia.com", che continua ad essere un punto di riferimento per tutti gli interessati alle tematiche prese in considerazione nel volume.




«Bibliotime», anno IX, numero 3 (novembre 2006)

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