«Bibliotime», anno VI, numero 1 (marzo 2003)

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Alberto Cheti

Il punto sul GRIS e gli sviluppi attuali *



La pubblicazione dello Studio di fattibilità per il nuovo 'soggettario' segna una tappa significativa nel processo di rinnovamento dell'indicizzazione per soggetto in Italia. Come ogni tappa, rappresenta un punto di arrivo e un punto di partenza.

Se guardiamo al futuro, possiamo considerare questo Studio il tramite per realizzare un importante obiettivo: la costruzione di uno strumento organico, comprendente in un tutto coerente le diverse parti di un sistema di indicizzazione: le norme, il vocabolario, il software, gli aspetti organizzativi e gestionali.

In particolare, le proposte formulate puntano all'unificazione tra una componente del linguaggio (il vocabolario), storicamente rappresentata in Italia dal Soggettario, di cui si auspicava da tempo il rinnovamento, e l'altra componente (le norme), che ha trovato nella "Guida GRIS" l'espressione più organica e matura. In altri termini, esse intendono associare alla dimensione diacronica del linguaggio di indicizzazione, rappresentata da una lista aggiornata di termini, adeguata per l'ampiezza della copertura disciplinare e aderente all'uso linguistico, la dimensione sincronica, rappresentata dall'impiego di regole e dall'idea di "struttura".

Regole e "struttura", sia detto per inciso, vanno di pari passo. Una struttura è un insieme di relazioni (tra concetti e tra termini). Due tipi di strutture si hanno in un linguaggio di indicizzazione: quella semantica (l'insieme delle relazioni tra i termini nel vocabolario, formalizzate nella struttura della voce) e quella sintattica (l'insieme delle relazioni tra i termini di una stringa, formalizzate nello schema dei ruoli). Queste strutture operano in associazione con alcune regole logiche, di applicabilità generale. Dunque, aggiornare il linguaggio di indicizzazione significherà renderlo rispondente all'evoluzione della cultura e ai mutamenti linguistici, ma sulla base di regole e strutture logiche, indipendenti dalle lingue, dalle discipline e dai loro cambiamenti.

Se, invece, consideriamo lo Studio di fattibilità un punto di arrivo, ci appare allora come un momento di sintesi, un luogo di convergenza di tante esperienze (individuali e collettive) di ricerca, studio, formazione, produzione di strumenti diversi dal Soggettario e anche diversi tra loro, sviluppatesi in Italia nel corso dell'ultimo ventennio. Questo intervento cerca di farne un bilancio, provvisorio e parziale: parziale, non solo perché incompleto, ma anche perché condotto da un punto di vista particolare. Infatti, ciascuna di queste esperienze ha una sua specificità, un valore per sé e per i risultati raggiunti; qui, invece, è considerata, più in generale, per il contributo dato alla riflessione sui principi e i metodi dell'indicizzazione per soggetto, per il ruolo svolto nel processo di rinnovamento dei suoi strumenti.

In ogni caso, questa ricostruzione non è fine a se stessa. Ambirebbe a fare emergere alcuni presupposti teorici e metodologici del nuovo soggettario, a trovare, anche sul piano storico, le ragioni del perché il rinnovamento del Soggettario abbia preso una certa direzione, assunto una certa impostazione.


La prima esperienza, che viene richiamata qui, prima non solo di tempo ma per importanza, è quella legata alla traduzione italiana della Classificazione decimale Dewey. Su un numero di "Bibelot" del 1996 veniva ricordata con queste parole:

"A Firenze, presso il Servizio regionale beni librari e archivistici, era in corso in quegli anni il lavoro per il "Dewey italiano": fu per alcuni di noi un'esperienza formativa importante, dentro la quale maturò l'interesse per la ricerca sulla classificazione e l'indicizzazione per soggetto. La preparazione dell'edizione italiana della DDC costituiva di per sé uno stimolo ad approfondire i temi della catalogazione semantica. Inoltre, il gruppo dell'AIB, coordinato da Luigi Crocetti, era diventato per noi un punto di riferimento: luogo abituale di discussione e confronto, occasione frequente di riflessione, richiamo costante allo studio e all'indagine critica. "Con Dewey, oltre Dewey": dalla DDC alle classificazioni a faccette e ai thesauri, dall'indicizzazione a catena al PRECIS: più di un percorso di ricerca fu tracciato a margine della Classificazione decimale Dewey" [1].

Nel maggio del 1990 si tenne a Milano un seminario sulla 20 edizione della Classificazione decimale Dewey. Uno dei contributi s'intitolava Principi di classificazione e DDC e si proponeva di analizzare l'organizzazione concettuale della Classificazione decimale Dewey alla luce di alcuni principi generali di classificazione (come la distinzione tra relazioni semantiche e relazioni sintattiche, l'analisi a faccette, i criteri per la classificazione delle opere interdisciplinari), considerati come principi generali, ossia applicabili in contesti differenti, dalle classificazioni ai thesauri, ai sistemi di indicizzazione per soggetto.

Ebbene, non si tratta di un esempio isolato. Questo atteggiamento ha accompagnato il lavoro di studio, traduzione, insegnamento e applicazione della Classificazione decimale Dewey, facendone anche un veicolo di trasmissione di molti concetti della moderna teoria dell'indicizzazione per soggetto.

Quali concetti? Innanzitutto, proprio la visione unitaria dei principi dell'indicizzazione, intesi come principi comuni alle diverse tecniche. Testimoni di questa visione ci furono allora alcuni studiosi stranieri, come Vickery e Austin. Due loro brevi citazioni. Da Vickery:

"Le diverse tecniche di indicizzazione differiscono nella forma, nel modo in cui i principi dell'analisi per soggetto sono applicati. Ciascuna forma ha i suoi propri vantaggi e un suo campo di applicazione - e molto rimane da fare per definire il campo appropriato nel quale ciascuna tecnica è applicabile. Ma questa valutazione dovrebbe essere più facile se anzitutto si acquisisce una chiara comprensione dei principi da applicare" [2].

Da Austin:

"La riflessione suggerisce, tuttavia, che queste differenze sono in larga misura questioni di apparenza superficiale, e tendono a far dimenticare fino a che punto tutti i prodotti di classificazione [tassonomie scientifiche, classificazioni bibliografiche, linguaggi di indicizzazione, proposizioni logiche, enunciati in linguaggio naturale, n.d.t.] ... siano composti di certi tipi fondamentali di concetti legati da un insieme limitato e comune di relazioni di base" [3].

L'altro insegnamento della Classificazione decimale Dewey è legato ai principi dell'analisi a faccette. Pur non essendo una classificazione a faccette, è sulle sue tavole che abbiamo appreso a distinguere il metodo a faccette da altre forme di suddivisione di una classe.

Uno dei principali contributi dell'analisi a faccette consiste nella generalizzazione e diffusione del modello cosiddetto analitico-sintetico, che ha due implicazioni essenziali:

  1. la possibilità di analizzare qualsiasi soggetto nei suoi componenti di base (i singoli concetti e i termini che li esprimono);
  2. la possibilità di organizzarli su due piani distinti e complementari, quello della semantica, dove i termini sono legati da relazioni semantiche, e quello della sintassi, dove i termini che esprimono un soggetto si combinano secondo relazioni sintattiche.

Questo modello si compone, poi, di altre due nozioni, anch'esse apprese alla scuola della Classificazione decimale Dewey: la nozione di ordine di citazione e quella di sintesi. Si tratta, infatti, di nozioni estranee alla soggettazione, la quale subordina il problema dell'ordine di citazione a quello della scelta della voce principale: piuttosto che regole per l'ordine di citazione si hanno criteri per la scelta della voce principale; cosicché l'accento si sposta, nella soggettazione tradizionale, dalla funzione, ossia dalla relazione fra i concetti che costituiscono un soggetto, al loro grado di importanza, di significatività. Riguardo, poi, alla nozione di sintesi, prevale nei sistemi tradizionali il metodo enumerativo, cioè quello di elencare nella lista le voci costruite, nelle quali le suddivisioni compaiono al seguito della voce principale, riservando la sintesi alle suddivisioni cosiddette "libere", sia comuni che specifiche.

Allo studio dell'analisi a faccette si è accompagnata anche l'indagine sul ruolo delle categorie nell'indicizzazione [4]: non solo la natura delle categorie o gli schemi prodotti nel corso del tempo, ma il metodo dell'analisi categoriale, in un'accezione più ampia rispetto alle classificazioni a faccette, ossia nella duplice valenza di analisi a faccette e analisi dei ruoli. Come ricordò Eric Coates in una conferenza tenuta al Gabinetto Vieusseux anni fa, ruoli e faccette restano ancora oggi le nozioni più efficaci per analizzare e organizzare i concetti in un linguaggio di indicizzazione.

Il modello analitico-sintetico ha trovato nella "Guida GRIS" un'espressione nitida, organica e una formulazione normativa; nel progetto di nuovo soggettario una visibilità a livello di sistema. Esso, tuttavia, ha informato anche altri strumenti, p.e., alcuni thesauri e, in particolare, il Thesaurus Regionale Toscano, uscito contemporaneamente alla "Guida GRIS", che per molti è stato un esempio di thesaurus generale, con una struttura a faccette, coerente con lo standard internazionale ISO 2788/86, e una guida metodologica e organizzativa alla costruzione in cooperazione di uno strumento di controllo terminologico [5].


La classificazione ha un altro punto di contatto con l'indicizzazione alfabetica: l'indice relativo, sia quello relativo alle tavole di uno schema di classificazione che quello relativo alla sezione classificata del catalogo. In particolare, il metodo di indicizzazione cosiddetto "a catena" [6], se ora mantiene solo un valore storico, ha avuto da noi, nella prima metà degli anni Ottanta, un duplice interesse:

  1. un interesse pratico, per la sua applicazione alla costruzione dell'indice del catalogo classificato;
  2. e un interesse didattico, come esercizio di analisi sia dell'organizzazione concettuale di una classificazione che della struttura delle stringhe di soggetto.

In diversi istituti e biblioteche toscane è stato così uno strumento di lavoro e, al tempo stesso, un'occasione di approfondimento dei problemi dell'indicizzazione per soggetto e un banco di prova, quando si trattò di sperimentare un adattamento della procedura alla costruzione di stringhe di soggetto per il catalogo informatizzato, prima di orientarsi verso l'adozione di un ordine di citazione standard basato sulle relazioni di ruolo.

E' singolare che la riflessione sull'indicizzazione a catena sia stata anche da noi propedeutica ad un nuovo metodo di indicizzazione, così come lo fu in Inghilterra alla fine degli anni Sessanta, quando fu sostituita alla BNB (la bibliografia nazionale inglese) dal PRECIS, fatte naturalmente le debite proporzioni.

C'è, tuttavia, una ragione di fondo: con il metodo "a catena" emergeva un problema cruciale dei linguaggi precoordinati, quello dei "termini nascosti": in un ordinamento alfabetico ogni termine di una stringa lineare successivo al primo è nascosto e non può essere trovato direttamente.

Nella soggettazione tradizionale il problema viene ignorato per via del presupposto della "voce principale", esprimibile in questi termini: un soggetto esiste in quanto ha un nome, comunemente accettato e ammesso come "voce principale" in una lista di autorità. Questa idea di soggetto appare oggi inadeguata.

Il GRIS ha dato una definizione di soggetto che accoglie l'impostazione moderna: il soggetto è il tema del documento, espresso da una parola o da una combinazione di parole, tradotta poi nei termini del linguaggio di indicizzazione.

Anzi, è andato oltre, sviluppando criticamente la nozione di tema di base, in due sensi:

  1. specificandone alcune proprietà, in relazione al testo e al contenuto concettuale dei documenti:
  1. indicando, nei criteri dell'implicazione e della coerenza, le condizioni di pertinenza di un soggetto ad un documento.

Anche la riflessione sulla nozione di "soggetto" è legata all'indicizzazione a catena, a partire da quel dispositivo pratico chiamato espansione verbale: quando il numero di classe non è coesteso con il soggetto specifico del documento, si aggiunge un anello alla catena da cui saranno derivate le voci d'indice, un anello rappresentato non da una notazione ma da un termine. Come dire che dell'integrità del soggetto fa fede il documento e non il linguaggio di indicizzazione, che ha solo il compito di rappresentarlo più fedelmente possibile.

Tornando al problema dei "termini nascosti", il metodo "a catena" lo risolve solo in parte, poiché soltanto una delle voci derivate è coestesa con il soggetto specifico del documento. Da qui la ricerca di metodi più efficaci, di cui quello del PRECIS è certamente il più sofisticato. Nel catalogo in linea questo problema è facilmente risolvibile, senza dover sacrificare niente dell'articolazione del linguaggio, come talvolta si è tentati di fare oggi, né ricorrere a procedure complesse, come si era costretti a fare ieri. E', insomma, un problema di "visibilità" delle relazioni, e ciò vale tanto per le relazioni sintattiche che per quelle semantiche.

Volendo concentrare in un unico punto la lezione dell'indicizzazione a catena potremmo riferirci alla nozione del GRIS di stringa unica coestesa, accessibile da tutti i suoi termini, disposti in un'unica sequenza lineare secondo un ordine di citazione standard, capace di rappresentare con precisione il soggetto di un documento.


Nell'autunno del 1983 nacque un altro progetto dell'Associazione italiana biblioteche, l'applicazione del PRECIS alla lingua italiana, i cui risultati sono stati pubblicati nel 1990 da Maltese e Petrucciani [7].

Il PRECIS riscuoteva allora in Italia un crescente interesse, alimentato anche dai Seminari che in quell'anno tenne a Roma e a Firenze Derek Austin, il "padre" del sistema. Quei seminari sono rimasti impressi nella mente di coloro che vi parteciparono, ma presumibilmente anche in quella dello stesso Austin, che in un recente "autoritratto", parlando della sua attività di insegnamento, annota:

"Per la preparazione di questo saggio ho riletto il Manuale [del PRECIS], compresi gli algoritmi per la programmazione dell'elaboratore e, all'improvviso, mi sono trovato su un treno tra Firenze e Roma, in viaggio da un corso sul PRECIS all'altro, mentre di quando in quando do un'occhiata al paesaggio toscano nel sole pomeridiano, per poi tornare al blocco di carte sulle mie ginocchia. Non è questo un esempio isolato: sviluppare il sistema divenne una specie di dipendenza, con alti e bassi, persino con occasionali sintomi da astinenza" [8].

La presentazione del PRECIS faceva parte, inoltre, di un modulo formativo sull'analisi concettuale dei documenti, che è andato in giro per l'Italia durante gli anni Ottanta. Del resto, tutti hanno sempre riconosciuto nel PRECIS un eccellente strumento per insegnare i concetti fondamentali dell'analisi per soggetto, dell'indicizzazione e della classificazione.

Il gruppo di studio, coordinato da Diego Maltese, si proponeva il fine di

"sperimentare a fondo il sistema per fornire ai bibliotecari e, auspicabilmente, anche agli amministratori e agli utenti elementi concreti, dettagliati e affidabili per la conoscenza delle sue caratteristiche e potenzialità, delle sue modalità di funzionamento, delle decisioni applicative di maggiore rilievo e dei risultati conseguibili. Su queste basi sarebbe stato possibile valutare concretamente l'opportunità di introdurne l'uso" [9].

Tuttavia, in Italia, la fortuna del PRECIS non è stata tanto nell'applicazione del sistema, quanto nell'acquisizione e diffusione dei suoi principi logici, del suo metodo di analisi, che è risultato così illuminante e fruttuoso da permeare gran parte della riflessione sui problemi dell'indicizzazione e da contaminare, precocemente, anche i progetti di rinnovamento della soggettazione.

Non è un caso che Diego Maltese già nel 1985 avesse preparato un documento di lavoro [10] per la Commissione nazionale per la catalogazione dell'Associazione italiana biblioteche, relativo ad un progetto di regole italiane per il catalogo alfabetico per soggetti, nel quale si faceva ricorso, per stabilire l'ordine di citazione dei termini nella stringa, ai ruoli, quali quelli di attività, agente, parte, proprietà.

Il progetto di regole per il Soggettario rimase fermo; ma questo approccio ai problemi della sintassi, dopo essere transitato nel 1990 tra i progetti della Commissione nazionale dell'AIB "Informazione e documentazione" [11], avrà un seguito effettivo nel lavoro del GRIS.

In effetti, molti dei principi e dei metodi del PRECIS hanno influenzato la preparazione degli standard internazionali sull'analisi concettuale dei documenti e sul controllo terminologico. Non così è avvenuto per la sintassi, fino a quando il GRIS nella "Guida" non ha fatto del metodo dell'analisi dei ruoli uno standard generale, applicabile in qualsiasi contesto per soddisfare le esigenze di controllo delle relazioni sintattiche.

Del resto, i ruoli hanno una forte e indiscutibile funzione normalizzatrice. Lo abbiamo riscontrato, con sorpresa, nel sistema portoghese SIPORbase. L'accenno che ai ruoli viene fatto nel manuale di questo sistema, ben poca cosa rispetto alla trattazione esplicita e organica che si può trovare nella "Guida GRIS", produce tuttavia nel catalogo portoghese una pratica di costruzione delle stringhe di soggetto rigorosa e coerente, che fa piazza pulita della vecchia nomenclatura basata sul concetto più significativo, più importante, espresso dalla voce principale.


Il 1985, l'anno del documento di Maltese sulle regole per il Soggettario, è un anno di riferimento importante almeno per un altro motivo, che ha a che vedere con i rapporti tra indicizzazione per soggetto e nuove tecnologie. Nell'ottobre di quell'anno, infatti, si tenne a Trieste il Convegno "Indicizzazione per soggetto e automazione", dal quale vennero spunti interessanti.

Negli atti di quel Convegno, curati da Adriano Dugulin, Antonia Ida Fontana e Annamaria Zecchia, si possono cogliere, per esempio, alcune indicazioni innovative di Carlo Revelli, come la costruzione di quella che il GRIS chiamerà la stringa unica coestesa:

"La possibilità poi di indicare un soggetto complesso con più schede è da respingere con vigore: quando non si tratti di soggetti distinti all'interno della medesima pubblicazione, un soggetto complesso ha una propria unità che deve dar luogo a una voce complessa" [12]

oppure la necessità di una guida normativa:

"Appare anche opportuno affiancare al soggettario adottato una guida alla costruzione di intestazioni, sebbene la normativa sulla catalogazione per soggetti sia ben lontana dal godere della tradizione e della relativa uniformità riconosciute a quella per autori" [13].

Vi compare, negli atti di quel Convegno, anche il rapporto di un gruppo di studio, il Gruppo di ricerca indicizzazione per soggetto – SBN, coordinato da Carla Bonanni, che aveva il compito di affrontare le tematiche dell'indicizzazione per soggetto con riferimento al progetto di Servizio bibliotecario nazionale. Di questo rapporto mi limito a citare alcune indicazioni di fondo, alcune ipotesi di lavoro, che troveranno sviluppo e applicazioni diverse negli anni successivi e che oggi si sono ripresentate puntuali nel progetto di rinnovamento del Soggettario:

  1. la costruzione di un thesaurus generale, come strumento per il controllo terminologico, da attuarsi mediante la collaborazione di alcune biblioteche sotto la responsabilità dell'agenzia bibliografica nazionale;
  2. il riferimento agli standard internazionali sull'analisi concettuale dei documenti e sulla costruzione dei thesauri;
  3. l'individuazione di procedure di ricerca nel catalogo in linea, che si configurano essenzialmente come "ricerca a due stadi", la quale prevede che il passaggio dai termini alle notizie bibliografiche sia mediato dalle forme di rappresentazione dei soggetti a cui ciascun termine è collegato (le stringhe di soggetto o le classi di uno schema di classificazione).

Al Convegno di Trieste Diego Maltese presentava il progetto del PRECIS italiano [14]. A questa esperienza ho già accennato, ma in questo intervento di Maltese mi piace cogliere due osservazioni, una specifica e una generale, entrambi rispondenti a questo esercizio di annodare i fili di un discorso sull'indicizzazione per soggetto. La prima riguarda l'interpretazione dell'operatore "2" nel PRECIS, ossia del ruolo corrispondente all'azione. Osserva Maltese:

"Qualche difficoltà … ha presentato, anche in pratica, l'attribuzione dell'operatore 2 in assenza dell'operatore 1. A me sembra che, come non esiste un concetto che di per sé sia concetto di localizzazione o di agente, così non esiste un concetto di azione se non in rapporto ad un oggetto (e ad ogni modo è più facile distinguerlo in rapporto al suo oggetto). In assenza di un oggetto, un concetto di azione di cui tratta il documento dovrebbe essere considerato il sistema chiave" [15].

Non mi risulta che questo suggerimento abbia avuto un seguito nella sperimentazione italiana del PRECIS, mentre ha trovato applicazione nella "Guida GRIS", in cui l'Azione senza l'entità verso cui è diretta è considerata, appunto, concetto chiave. E come non collegare logicamente a questo ragionamento l'ipotesi contenuta nello Studio di fattibilità sul rinnovamento del Soggettario, là dove si pone l'accento sulla transitività della relazione piuttosto che sulla transitività dell'azione? Si legge nel Rapporto intermedio:

"Occorre … stabilire, più concretamente, se per applicare il principio della costruzione passiva è sufficiente individuare nell'enunciato di soggetto un concetto in sé transitivo (in particolare, un'azione transitiva), o se, invece, è necessario che nell'enunciato sia effettivamente espressa una relazione transitiva, e che quindi un elemento con funzione logica attiva sia esplicitamente correlato ad un elemento con funzione logica passiva (azione/oggetto, agente/oggetto, causa/effetto, strumento/scopo)" [16].

Ne consegue, come ipotesi, la trasformazione del ruolo dell'azione in quello di Elemento transitivo, attribuibile anche a concetti diversi da quelli di attività (p.e., proprietà), purché sia presente nella stringa un oggetto/meta, senza il quale non si attuerebbe una relazione transitiva. Per esempio:

Matematica – Apprendimento – Bambini dislessici

ma:

Bambini dislessici - Apprendimento

Datori di lavoro – Responsabilità

ma:

Assegni familiari – Responsabilità dei datori di lavoro

L'altra osservazione riguarda una possibile trasformazione del Soggettario, per il tramite del PRECIS, nel modello del thesaurus:

"Un recupero importante … ci sembra la scelta di principio di utilizzare i termini del Soggettario, e di quelli stabiliti sulla sua base, nella costruzione del tesauro. Questa scelta, se seguita, permetterà anche il sostanziale ricupero degli indici esistenti basati sul Soggettario e la loro integrazione e convivenza anche per il futuro in archivi comuni. Ma queste prospettive, certamente ragionevoli e interessanti, sono già fuori della ricerca in corso" [17].

Sul tema dei rapporti tra indicizzazione per soggetto e nuove tecnologie uscirà nello stesso anno, su "Biblioteche oggi", il noto saggio di Austin Controllo terminologico e tecnologie informative [18], che ci mette in guardia dall'illusione che l'elaboratore possa rendere inutili le tecniche di indicizzazione tradizionali, cioè l'indicizzazione basata su termini assegnati da indicizzatori umani e che comporti una qualche forma di controllo terminologico; mentre, mostra come quest'ultimo, guidato da regole logiche, di applicabilità generale, approvate a livello internazionale, sia indispensabile in tutte e tre le operazioni fondamentali dell'indicizzazione per soggetto: non solo nell'analisi concettuale dei documenti, atto conoscitivo che va al di là delle capacità dell'elaboratore, ma anche nella costruzione delle stringhe di soggetto, per evitare le false coordinazioni tra i termini, e in quell'area che è normalmente associata con il concetto di controllo terminologico, cioè il controllo sulle forme e i significati dei termini d'indice. Inoltre,

"l'uso di regole per il controllo terminologico fa sì che abbiamo a disposizione un linguaggio di indicizzazione più semplice di quello che avremmo senza queste regole. Ma è ancora più importante il fatto che le regole stesse creano le basi per un livello più alto di omogeneità e prevedibilità" [19].


Nel loro libro sulla versione italiana del PRECIS, Maltese e Petrucciani osservano:

"… ci sembra che il maggiore problema dell'indicizzazione per soggetto sia l'assenza di una guida organica, sistematica, che possa essere appresa con lo studio e non solo con l'imitazione e l'esercizio, che fornisca risposte alle domande non in quanto possa prevederle tutte ma in quanto sappia categorizzarle efficacemente" [20].

A questo problema ha cercato una risposta il GRIS, del quale sarebbe venuto il tempo di parlare, anche per rispetto al titolo di questo intervento, se non fosse che al GRIS si è finito di tornare ad ogni tappa di questo percorso, per cui, forse, almeno per il momento, non resta altro da dire.

Alberto Cheti, Biblioteca comunale - Fucecchio, e-mail: a.cheti@comune.fucecchio.fi.it


Note

* Questo articolo riprende il testo della relazione tenuta in occasione del Seminario "L'Indicizzazione: problemi e prospettive dell'approccio semantico all'informazione", Modena, 16 dicembre 2002.

[1] Indicizzazione per soggetto: l'esperienza del GRIS. Intervista ad Alberto Cheti. A cura di Elena Boretti. "Bibelot", 2 (1996), 3, p. 4.

[2] B. C. Vickery, Developments in subject indexing. "Journal of Documentation", 11 (1955), 1, p. 10.

[3] D. Austin, Basic concept classes and primitive relations. In Universal classification. Subject analysis and ordering systems. Proceedings 4th Internatl. Study Conference on Classification Research, 6th Annual Conference of Gesellschaft für Klassifikation e. V., Augsburg, 28 June - 2 July 1982. Frankfurt, Indeks Verlag, 1982, vol. 1, p. 86-94 (p. 86).

[4] Cfr. A. Cheti, Le categorie nell'indicizzazione. "Biblioteche oggi", 8 (1990), 1, p. 29-49.

[5] Cfr. M. Rolle, Un thesaurus giuridico-amministrativo per il governo locale: un'esperienza di costruzione. In: Annuario dei thesauri, 1991. Firenze, IFNIA, 1991, p. 79-87. D. Danesi, Le variabili del thesaurus. Gestione e struttura. Firenze, IFNIA, 1990.

[6] Cfr. D. Maltese, Elementi di indizzazione per soggetto. L'analisi dei documenti e l'indicizzazione a catena. Milano, Editrice Bibliografica, 1982. A. Cheti, L'indicizzazione a catena. In: Lezioni di Biblioteconomia. Firenze, Regione Toscana, 1994, p. 99-123.

[7] D. Maltese, A. Petrucciani. Un'esperienza di indicizzazione per soggetto. Materiali per la versione italiana del PRECIS. Roma, Associazione italiana biblioteche, 1990.

[8] D. Austin, Developing PRECIS, Preserved Context Index System. In: Portraits in Cataloging and Classification: Theorists, Educators, and Practitioners of the Late Twentieth Century. The Haworth Press, 1998, p. 47.

[9] D. Maltese, A. Petrucciani. Un'esperienza di indicizzazione per soggetto, cit., p. 7.

[10] D. Maltese, Regole per il Soggettario. Un progetto non finito. "L'indicizzazione", 3 (1988), 2, p. 7-15.

[11] Cfr. A. Cheti, Problemi di sintassi dell'indicizzazione per soggetto. In: Informazione e documentazione. Atti del seminario della Commissione nazionale "Informazione e documentazione", Roma, 4 giugno 1990. A cura di Vilma Alberani. Roma, Associazione italiana biblioteche, 1991, p. 24-32.

[12] C. Revelli, Il catalogo per soggetti e le aspettative dei bibliotecari nei confronti dell'automazione. In Il recupero dell'informazione. Atti del Convegno-Esposizione bibliografica "Indicizzazione per soggetto e automazione", Trieste, 21-22 ottobre 1985. A cura di Adriano Dugulin, Antonia Ida Fontana, Annamaria Zecchia. Milano, Editrice Bibliografica, c1986, p. 27-53 (p. 35).

[13] Ivi, p. 38.

[14] D. Maltese, SINTESI: un progetto di PRECIS italiano. In Il recupero dell'informazione, cit., p. 127-135.

[15] Ivi, p. 132-133.

[16] Gruppo di progetto per il rinnovamento del Soggettario, Per un nuovo Soggettario, cit. p. 271.

[17] D. Maltese, SINTESI, cit., p. 134.

[18] D. Austin, Controllo terminologico e tecnologie informative. Le prospettive dell'indicizzazione. "Biblioteche oggi", 3 (1985), 3, p. 17-31.

[19] Ivi, p. 26.

[20] D. Maltese, A. Petrucciani. Un'esperienza di indicizzazione per soggetto, cit., p. 203.




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