«Bibliotime», anno VI, numero 1 (marzo 2003)

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Anna Lucarelli

La revisione del Soggettario *



Al tema della revisione del Soggettario per i cataloghi delle biblioteche italiane sono stati dedicati recentemente incontri e contributi di vario genere. Della necessità di rinnovare il Soggettario si parla da decine di anni, ma soltanto negli ultimi tempi ci sono stati stimoli concreti. Antonia Ida Fontana, direttrice della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, ha voluto raccogliere questi segnali e queste esigenze finanziando uno Studio di fattibilità.

Il Soggettario, pubblicato nel 1956 a cura della BNCF, non ha avuto il potere normativo di altri codici (ad esempio, le RICA), ma nello stesso tempo, pur con i suoi difetti, è stato il principale riferimento di cui disponevano i bibliotecari italiani. Pertanto un uso differenziato a seconda di particolari contesti, ma comunque continuativo, ha caratterizzato e continua a caratterizzare l'impiego di questo strumento di lavoro. Nell'ambito di tale tradizione composita, la BNCF ha da sempre svolto un ruolo di riferimento e, per continuare ad adempiere ai suoi compiti tradizionali e istituzionali in materia di sperimentazione e messa a punto di strumenti catalografici, ha finanziato e commissionato lo Studio di fattibilità sul rinnovamento del Soggettario.

Lo studio, di cui è stata incaricata la società Ifnet, è iniziato a settembre del 2000 e si è concluso a maggio del 2002. L'obiettivo principale era quello di arrivare ad un Progetto esecutivo che contenesse anche un preventivo di spesa sulla base del quale la Biblioteca potesse chiedere un finanziamento al Ministero per i beni e le attività culturali al fine di realizzare il lavoro vero e proprio [1].

Ciò che ha dato un colore particolare a questo progetto è stata senza dubbio la collaborazione e la voglia di confrontarsi sulle idee e tra le persone. Come ha ricordato Antonia Ida Fontana nell'Introduzione al volume recentemente pubblicato dall'Editrice Bibliografica, "era nostro interesse mirare a un metodo moderno e coerente di soggettazione, ma nello stesso tempo offrire un contributo importante nella direzione del dialogo e della collaborazione fra istituzioni diverse [...]. Sin dall'inizio abbiamo creduto nella ricchezza che deriva dalla pluralità dei punti di vista [...], nell'apporto che potevano dare esperti e tecnici pur provenendo da esperienze anche molto diverse fra loro. Tutta la conduzione dei lavori è stata all'insegna di questa fiducia e ha rappresentato un esempio di come si possa creare sintonia e collaborazione [...] fra risorse intellettuali e tecniche offerte da personale interno ed esterno alla Pubblica amministrazione" [2].

Non solo i membri del gruppo si sono misurati con nuove modalità di lavoro, ma si è stabilito con la Biblioteca un confronto stimolante e leale. I protagonisti di questa collaborazione sono stati il gruppo di lavoro dei consulenti, Marta Ricci ed io in rappresentanza della BNCF, Maria Lucia Di Geso dell'Istituto centrale per il catalogo unico e le informazioni bibliografiche (ICCU). A tutto il lavoro ha dato la sua consulenza scientifica Diego Maltese.

Può essere interessante partire da questo: che cosa significava per noi, per la Biblioteca nazionale di Firenze e per la Bibliografia nazionale italiana (BNI) che opera al suo interno, affrontare un'operazione come quella di rinnovare uno strumento usato da quasi cinquant'anni dai bibliotecari italiani. Da che cosa si voleva partire, cosa salvaguardare e cosa invece innovare. Volevamo una semplice revisione oppure un rifacimento? Quale doveva essere lo spirito del progetto, e quale il confine fra un'operazione di innovazione e quello che gli storici dell'arte chiamerebbero un semplice "restauro conservativo"?

In ogni caso bisognava dare un senso ad anni di lavoro svolto su più versanti: l'attività del Gruppo di ricerca sull'indicizzazione per soggetto (GRIS), della BNI, le esperienze dei poli SBN, i lavori di altre biblioteche, l'elaborazione di tesauri. Nello stesso tempo ci si doveva confrontare con la strada fatta in campo internazionale sul piano della formalizzazione e della standardizzazione: i gruppi UNI, la diffusione delle Norme ISO, le iniziative dell'IFLA, gli studi sulla terminologia.

Certamente ci muovevamo con ritardo, ma questo ritardo poteva essere convertito in un valore aggiunto, approfittando delle esperienze fatte in questi anni nel mondo dell'indicizzazione.

Ma allora, come ci dovevamo rapportare alla tradizione delle Subject Headings della Library of Congress che non solo furono il riferimento del nostro Soggettario, ma che detengono tuttora un'egemonia sempre più forte soprattutto in alcuni ambiti geografici? Avremmo potuto adottare direttamente le LCSH, traducendole, invece che rinnovare il nostro Soggettario? Orientarsi verso un sistema già esistente e operativo per ragioni economiche e di politica dell'indicizzazione (come ha fatto la Bibliografia nazionale inglese abbandonando Precis e successivamente Compass) comporta un vantaggio quando si è in presenza della stessa lingua. Questa scelta non avrebbe avuto senso per chi indicizza in lingua italiana. Non si trattava di sottovalutare le Subject Headings, e neppure il senso della loro diffusione, ma non abbiamo nemmeno voluto sottovalutarne i limiti e l'inefficienza.

In realtà, come ha affermato Alberto Cheti alla sessione di Bibliocom 2002 su Il nuovo Soggettario per un sistema integrato di indicizzazione, il gruppo di lavoro ha inteso "cominciare dal principio". Non avendo una soluzione e una proposta preconfezionata, si è occupato prima di tutto delle fondamenta. Per la Biblioteca nazionale di Firenze era chiaro che si poteva mettere in pratica questo rinnovamento soltanto se veniva tentata una comprensione globale dei problemi di fondo. Certamente l'aspetto teorico non doveva far dimenticare la sfera della pratica e i problemi della ricerca dal punto di vista dell'utente. Ma il riferimento alla pratica non doveva svilire l'aspetto della coerenza interna dell'intero impianto. Quanto più il linguaggio è coerente tanto più la ricerca è facilitata ed efficace. Abbiamo rifiutato sin dall'inizio l'idea che nel catalogo in linea qualunque soluzione fosse indifferente. Definire regole è utile sia per chi opera in contesti informativi generali che specializzati, tanto più in sistemi che si fondano sulla partecipazione e la condivisione di risorse. Ci interessava un sistema stabile e poco vulnerabile di fronte alla eventuale evoluzione di metodi, di politiche e standard.

Inoltre un requisito importante del nuovo linguaggio doveva essere la sua insegnabilità. Un linguaggio è efficiente se è anche insegnabile, viceversa un linguaggio è insegnabile se è coerente. Chi deve conoscerne i meccanismi non sfoglierà solo uno strumento a stampa ma consulterà strumenti in linea. Questo diverso approccio all'apprendimento delle tecniche di indicizzazione comporterà un diverso modo di trasferire e ricevere competenze. Ritenevamo importante che non venissero trascurate nemmeno le caratteristiche formali dei nuovi strumenti. Indipendentemente dai connotati cartacei o elettronici che avrà il loro supporto, doveva essere garantita una certa semplicità di consultazione.

Infine una fase delicata è stata quella della definizione dei criteri per raggiungere obiettivi realizzabili e soluzioni economicamente sostenibili. Insomma, nel passare dal vecchio al nuovo sistema, accanto agli aspetti strettamente biblioteconomici e scientifici, non volevamo trascurare componenti gestionali e finanziarie.

Entrando nel merito del progetto, potremmo così riassumere le caratteristiche di base individuate per il nuovo Soggettario, peraltro esplicitate nel capitolo delle Proposte del già citato volume [3]:

  1. aderenza alle norme internazionali sul controllo e la struttura del vocabolario: i termini, la loro forma, i principi della gerarchia;
  2. distinzione tra relazioni semantiche e relazioni sintattiche;
  3. adozione del modello dell'analisi dei ruoli per la costruzione delle stringhe di soggetto;
  4. una politica di indicizzazione orientata alla stringa unica coestesa;
  5. recupero della terminologia e delle relazioni del Soggettario, mediante un processo guidato da norme; ristrutturazione delle voci del Soggettario, secondo un modello più evoluto.

La preferenza per un linguaggio analitico-sintetico è sembrata dunque la più adatta a controllare la distinzione fra semantica e sintassi. Per le regole sintattiche, non poteva bastare quanto espresso dalla norma ISO, e l'analisi dei ruoli si presta a definire norme più approfondite e un buon fondamento per l'ordine di citazione. Questo significa superare l'impostazione voce principale-suddivisione, orientandosi verso un tesauro di termini di uguale importanza e usabili con qualunque altra combinazione di termini. I termini esprimono concetti singoli o unitari che possono svolgere funzioni diverse nella descrizione del soggetto, e dunque occupare anche posizioni diverse nelle relative stringhe. Il tradizionale criterio della specificità si deve integrare con quello della coestensione. Infine, come risulta chiaro dal punto 5, un contesto rinnovato di regole non comporterà l'azzeramento totale della nostra tradizione catalografica.

Il progetto comporta allora elementi di continuità ed elementi di rinnovamento rispetto alla tradizione. La continuità è data sostanzialmente dal rispetto di alcuni principi di base già presenti nel Soggettario, primo fra tutti la pre-coordinazione, e dal proposito di recuperare il patrimonio lessicale del Soggettario e dei suoi aggiornamenti. L'innovazione, invece, prende avvio dalla consapevolezza di stabilire regole e distinguere il piano terminologico da quello sintattico.

A proposito di regole, ci siamo chiesti se per avere un linguaggio di indicizzazione che porti a risultati coerenti fosse preferibile uno strumento normativo oppure semplici raccomandazioni. Ma se un rinnovamento andava fatto si dovevano pur fornire principi a cui riferirsi, e dunque la risposta è stata quella di preferire delle norme che sapessero comunque garantire una buona flessibilità. In che senso flessibilità? Come è stato detto, "una forma di flessibilità [consiste nella] adattabilità del linguaggio alla rappresentazione di soggetti di diverso livello di complessità. Un'altra forma di flessibilità invece riguarda la sua applicabilità in contesti documentari diversi (generali, specializzati, precoordinati, postcoordinati) e a risorse informative diverse (p.e., risorse elettroniche)" [4]. Solo un linguaggio che abbia una massima applicabilità, con una struttura dinamica condivisibile a vari livelli, favorisce la cooperazione e la convergenza di biblioteche e istituti diversi su metodologie simili.

Dunque quali sono le componenti fondamentali di questo nuovo linguaggio fondato su norme e su strutture, in cui la sfera della sintassi è concettualmente distinta da quella terminologica? La sua architettura è composta da:

Le norme e il vocabolario costituiscono l'impalcatura del nuovo linguaggio documentario. Vediamo come dovrebbe apparire la struttura di una voce a chi consulti il tesauro [5]:

Struttura della voce (termine preferito)

struttura della voce

Come viene spiegato nella Proposta 7 dello Studio di fattibilità, questa articolazione rispetta la norma ISO sui tesauri, risponde a esigenze di controllo semantico mediante l'indicazione delle relazioni e di strutturazione del vocabolario mediante l'indicazione della categoria di appartenenza ed eventualmente della classe. La nota sintattica spiega come applicare la voce nella descrizione dei soggetti; la nota storica consente compatibilità con il vecchio Soggettario, così come la nota sui cambiamenti all'interno di quella sintattica, l'indicazione della fonte e delle varianti. Il campo delle varianti permette di non confondere le relazioni di sinonimia con le varianti d'uso di tipo temporale, una differenziazione molto importante che consente di recuperare la diacronia dei cataloghi e il loro dinamismo e di passare da una concezione solo rappresentativa della terminologia ad una anche comunicativa, legata alle sue variazioni funzionali.

La nota sintattica correda alcuni termini e rappresenta un aiuto e una facilitazione per il catalogatore, poiché dà istruzioni sull'impiego del termine, nel rispetto dell'analisi dei ruoli e in coerenza con quanto stabilito dalle norme generali. La sua struttura viene spiegata approfonditamente nel Rapporto intermedio dello Studio di fattibilità anche attraverso vari esempi fra cui quello che segue [6]:

Affreschi

Par. Segue il termine che rappresenta l'intero (classe di edifici o singolo edificio), p.e., Ville Venete - Affreschi; Abbazia di Grottaferrata - Affreschi. u Propr. Segue il termine che rappresenta il possessore (autore), p.e., Benozzo Gozzoli - Affreschi - Castelfiorentino. u Par./Prop. Quando siano citati entrambi i concetti (intero e possessore), segue il termine che rappresenta l'intero ed è seguito dal termine che rappresenta il possessore, p.e., Convento di San Marco, Firenze - Affreschi di Beato Angelico - Restauro [precedentemente Beato Angelico - Affreschi - Firenze - Convento di San Marco - Restauro]. n Poss. Quando sia citato un particolare soggetto iconografico, è seguito dal termine quasi generico che lo introduce, p.e., Torre dell'Aquila, Trento - Affreschi - Temi - Mestieri [precedentemente 1. Mestieri - Sec. 15. - Fonti iconografiche, 2. Affreschi - Trento - Torre dell'Aquila].

 

Dall'esempio è ben visibile che il linguaggio ha la capacità di fondere il metodo del controllo terminologico e l'espressività della pre-coordinazione, affida al vocabolario il ruolo di ossatura e infrastruttura del sistema e con la nota sintattica propone dispositivi per il controllo delle relazioni sintattiche stesse, completando quanto stabilito dalle norme. In questo senso si è parlato di una modularità del linguaggio, sia perché la struttura semantica consente una gradazione dal generale allo specifico, sia perché la sfera semantica e quella sintattica sono integrate ma al tempo stesso separabili.

Dunque, come si è detto, il Sistema del nuovo Soggettario, oltre alle norme e al tesauro prevede anche altre due componenti: il corredo sintattico applicativo (espresso attraverso la nota sintattica e le istruzioni di un Manuale d'uso) e l'archivio delle stringhe di soggetto. Le quattro componenti interagiscono fra loro e saranno navigabili grazie a un software adeguato.

Del progetto devono ancora essere approfondite e realizzate alcune parti, non su tutto, infatti, sarebbe stato utile fare una sperimentazione in questa prima fase.

Sono ancora in via di definizione:

Dal nuovo linguaggio ci aspettiamo che soddisfi la necessità di muoversi su un terreno comune e consentire diffusione e generalità di impiego. Un vocabolario rigorosamente controllato sarà di utilità generale. Potrà essere implementato a vari livelli da chi deciderà di condividerlo. Regole certe ed esplicite sul piano sintattico costituiranno la base per impostare una cooperazione efficace.

La strada scelta sin qui nel Servizio bibliotecario nazionale (SBN) di non avere un allineamento per quanto riguarda soggetti e classi, ma di prevedere la possibilità di derivarli tramite l'Indice, si è rivelata buona. Dobbiamo proseguire su un percorso che salvaguardi le politiche di indicizzazione delle singole biblioteche.

La stringa unica coestesa non sarà un obbligo ma la possibilità - per chi lo potrà fare - di garantire attraverso la coestensione una migliore efficacia della risposta. Nulla vieterà, ad esempio, a biblioteche specializzate di affiancare ad una stringa coestesa anche accessi più specifici per singole parti di un'opera ritenute interessanti per la propria utenza. La cooperazione potrà cominciare con la condivisione della terminologia per estendersi poi alla condivisione della sintassi. Il sistema è stato concepito per favorire un arricchimento del vocabolario attraverso contatti e momenti di scambio con altre realtà interessate a sistemi integrati di ricerca semantica. Verranno definite le modalità con cui le biblioteche che utilizzeranno il linguaggio potranno proporre nuove voci, cooperando soprattutto per il suo ampliamento in ambiti specializzati. Occorre stabilire un'intesa con le esperienze importanti sviluppatesi in questi anni, soprattutto con i gruppi costituiti per la creazione di tesauri specializzati.

Alla luce di quanto descritto, si prospettano evidentemente specifiche nuove funzioni per la Bibliografia nazionale italiana che sin dall'inizio ha seguito e partecipato a questi lavori di rinnovamento. La sua prassi descrittiva rappresenterà l'esemplificazione di un metodo per le biblioteche e i loro cataloghi in un contesto di condivisione di risorse. Si dovrà non solo confermare ma anche potenziare il suo ruolo di laboratorio di scelte, di studio e approfondimento delle questioni del controllo bibliografico. La BNI dovrà impiegare il nuovo linguaggio nel rispetto delle Raccomandazioni della Conferenza di Copenaghen sulle bibliografie nazionali del 1998, ad esempio, riguardo alla politica differenziata da attuare nell'indicizzazione di documenti diversi. Sarà interessante verificare come il nuovo Soggettario consentirà questa varietà e molteplicità di livelli descrittivi. Il mondo della produzione editoriale, come è noto, si è evoluto notevolmente, si è diversificato in una ricchissima tipologia di generi e di supporti, ha ampliato forme esteriori e riferimenti disciplinari, ha testimoniato nuovi modi di diffondere e trasmettere la conoscenza. La BNI ha cercato di tenere conto di questa evoluzione, ha di conseguenza allargato le categorie di materiale descritto e, in coerenza con gli standard prima detti, indicizza già questi materiali con modalità diverse.

Insomma si apre un periodo di sperimentazione e di scelte. Sia la BNI che le biblioteche italiane che adotteranno il nuovo linguaggio dovranno prendere decisioni, ad esempio, su quanto bonificare dei pregressi archivi e in quali tempi, su come gestire ed eventualmente cumulare vecchi e nuovi soggetti.

Nell'impiego del nuovo Soggettario, la Biblioteca nazionale centrale di Firenze procederà per tappe, con la speranza che i finanziamenti possano consentire di produrre anche gradualmente degli strumenti che si possano mettere a disposizione non solo a progetto concluso, ma via via che vengono predisposti. Questa modalità consentirà anche di mettere a punto alcune scelte e decisioni che non avrebbe avuto senso stabilire a priori, indipendentemente dallo sviluppo concreto del sistema.

Anna Lucarelli, Biblioteca nazionale centrale di Firenze - Sez. Bibliografia nazionale italiana, e-mail: anna.lucarelli@bncf.firenze.sbn.it


Note

* Questo articolo riprende il testo della relazione tenuta in occasione del Seminario "L'Indicizzazione: problemi e prospettive dell'approccio semantico all'informazione", Modena, 16 dicembre 2002.

[1] Gli esperti che hanno dato la loro consulenza, con il coordinamento di Luigi Crocetti, sono Alberto Cheti, Daniele Danesi, Massimo Rolle, Stefano Tartaglia; ha collaborato Carlo Revelli.

[2] Per un nuovo Soggettario. Studio di fattibilità sul rinnovamento del Soggettario per i cataloghi delle biblioteche italiane, commissionato dalla BNCF alla Ifnet Firenze, realizzato dal Gruppo di progetto per il rinnovamento del Soggettario. Milano, Editrice Bibliografica, 2002, p. 11.

[3] Ibidem, p. 195-247.

[4] Ibidem, p. 23-24.

[5] Ibidem, p. 244.

[6] Ibidem, p. 281-282.




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