«Bibliotime», anno VI, numero 1 (marzo 2003)

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Elisa Minardi

Il bibliotecario nella società dell'informazione



Il 31 gennaio scorso, presso l'Aula dei Filosofi dell'Università degli Studi di Parma [1], si è svolta un'interessante giornata di studio dal titolo "Il bibliotecario nella società dell'informazione" [2]. L'evento, elaborato nell'ambito del Master Internazionale a distanza in Biblioteconomia e Scienze dell'informazione [3], è stato organizzato in collaborazione tra il Dipartimento di Beni Culturali-Sezione Beni Librari dell'Università di Parma e la Sezione Emilia-Romagna dell'Associazione Italiana Biblioteche [4].

Bibliotecari, docenti, studenti e datori di lavoro attivamente impegnati nello sviluppo di servizi e prodotti, sono stati invitati a partecipare ad un interessante e innovativo dibattito sul concetto di società dell'informazione [5].

L'incontro, grazie anche alla partecipazione e all'intervento di esperti internazionali, si è sviluppato attorno a domande quali:

L'introduzione dell'incontro è stata affidata a Michele Santoro, Presidente dell'AIB Emilia-Romagna che, dopo il benvenuto rivolto ai partecipanti, ha ragionato sul concetto di società dell'informazione, di quanto esso sia esemplare ed emblematico ma al tempo stesso estremamente complesso ed astratto: un concetto che può essere una sorta di contenitore eccessivamente retorico ed usato in diversi contesti per significati diversi.

Santoro ha sottolineato quindi come i nuovi modelli sociali, economici e culturali, l'interscambio rapido e dinamico di dati tra individui e tra organizzazioni, indipendentemente dai limiti temporali o geografici, hanno fatto dell'informazione la merce più preziosa che si fa elemento chiave della nostra cultura.

La parola è quindi passata a Ian Johnson, Assistant Dean alla Business School della Robert Gordon University ad Aberdeen in Scozia [6]. Nel suo ampio ed articolato intervento Johnson ha esposto alcune considerazioni riguardo alla multi-sfaccettata natura della professione bibliotecaria, considerandone le figure professionali emergenti ed i ruoli che è necessario che il professionista dell'informazione assuma [7]. Infine, ha fornito qualche suggerimento in relazione ai riconoscimenti più appropriati per la biblioteconomia nel contesto indicato dalla ormai nota "dichiarazione di Bologna" [8].

Viviamo, sottolinea Johnson, in una società in cui la vita economica, sociale ed educativa è quasi del tutto dipendente dall'accesso e dalla creazione di conoscenza, dove la comunicazione dell'informazione è una attività fondamentale e vitale. Se fino a poco tempo fa il ruolo tradizionale del bibliotecario era incentrato sull'acquisizione e l'organizzazione delle risorse, l'emergere di servizi di informazione elettronica ha dato un nuovo significato a questo ruolo e all'importanza di integrare aspetti delle tecnologie della comunicazione nella formazione professionale del bibliotecario. L'esplosione dell'informazione facilmente e immediatamente accessibile grazie a Internet aggiunge valore alle mansioni del bibliotecario, che non solo è tenuto a rendere la propria utenza in grado di giudicare autonomamente e criticamente le informazioni ottenute, ma ha l'obbligo di creare ciò un ambiente di apprendimento tale da consentire un passaggio naturale e agevole di conoscenze.

La riorganizzazione in ambito governativo, universitario ed economico rende le biblioteche non più unità isolate ma parti integranti di ampie organizzazioni, con la conseguente trasformazione del contesto lavorativo; per le biblioteche ed i bibliotecari si presentano dunque nuove sfide e nuove opportunità di carriera. Johnson di conseguenza si è posto la domanda che ogni bibliotecario e professionista dell'informazione dovrebbe porsi: "in che modo le biblioteche e i bibliotecari possono sopravvivere in questo rinnovato contesto senza far proprie le capacità manageriali? come possiamo sviluppare queste capacità?"

In primo luogo, risponde Johnson, è necessario riconoscere che il contesto in cui il professionista dell'informazione lavora è guidato dalla Commissione Europea, quindi il fine della professionalità deve essere la reciprocità internazionale dei titoli acquisiti. A livello globale tuttavia, ancora oggi, esistono delle differenze nei modelli per la formazione dei bibliotecari e dei professionisti dell'informazione, come ad esempio la durata, i contenuti dei corsi ed i criteri di giudizio. Queste eterogeneità nascono solo in parte da precedenti storici, ma rispecchiano soprattutto difformità nei modelli delle attività socio economiche e nel modo in cui ogni governo si occupa della creazione di scuole o di centri di formazione dei professionisti dell'informazione. L'interesse nell'equivalenza dei corsi è diventato sempre più significativo a partire da quello che oggi si chiama "Bologna process", iniziato nel maggio 1998 quando i ministri dell'educazione di Francia, Germania, Inghilterra e Italia hanno sottoscritto una dichiarazione formale riguardo all'armonizzazione dell'architettura dell'educazione superiore in Europa. I membri della "dichiarazione di Bologna" sono stati tutti d'accordo sulla necessità di accrescere l'occupazione e la mobilità dei cittadini [9].

Come l'intervento di Ian Johnson ha voluto evidenziare, le sfide che la professione bibliotecaria sta fronteggiando possono essere superate con successo stabilendo e mantenendo corsi che si focalizzano sulla preparazione e le capacità del professionista dell'informazione.

Breve, ma puntuale e stimolante è stato l'intervento di Sandra Parker, ricercatrice presso l'Information Management Research Institute alla School of Information Studies della University of Northumbria a Newcastle [10], e dedicato alla preparazione del professionista dell'informazione [11]. Parker ha citato alcuni dei ruoli che i professionisti dell'informazione assumeranno in futuro, quali ad esempio quello del content manager o del knowledge architect, del director of scholarship and collections o del director of resources.

Successivamente sono state analizzate le capacità di cui dovranno essere fornite queste nuove figure professionali. Tra queste Sandra Parker ha particolarmente enfatizzato i cosiddetti information and computer techncology (ICT) skills, ma allo stesso tempo anche la necessità di possedere eccellenti capacità relazionali e una certa attitudine al lavoro in team. Il professionista dell'informazione negli anni a venire avrà la necessità di possedere qualità tipicamente manageriali, ossia una notevole competenza in pianificazione e organizzazione del lavoro, nell'ottica del raggiungimento degli obiettivi.

Da ultimo, ma non meno importante, Parker ha considerato le information specialist skills, ossia la capacità di valutare la qualità, l'accuratezza, la completezza e la rilevanza dell'informazione. La relatrice ha quindi preso in esame gli elementi essenziali che ogni corso dovrebbe possedere, i criteri di valutazione e le risorse necessarie a supportare questi corsi; tra i criteri utili a valutare la completezza e la validità dei corsi la relatrice ha citato la rilevanza rispetto all'attuale mondo bibliotecario e il futuro mondo dell'informazione, dell'esperienza e della professionalità dello staff e l'importanza delle relazioni con le altre organizzazioni.

Tra le risorse Parker ha elencato, oltre alla disponibilità di personale per l'insegnamento, l'esigenza di avere a disposizione biblioteche e altre infrastrutture per l'informazione e la comunicazione, ed in particolare l'accesso alle risorse da parte di studenti part time o a distanza.

A conclusione del suo intervento Sandra Parker ha quindi affermato che la preparazione non deve avere fine con il riconoscimento o l'ottenimento di un titolo, ma che è necessario promuovere l'idea di una educazione sempre in progress, poiché l'informazione è globale e la preparazione deve ugualmente essere globale.

Pat Dixon, docente di Information Studies presso la School of Information Science dell'University of Northumbria a Newcastle [12] e course leader del Master internazionale a distanza in biblioteconomia e scienze dell'informazione, ha illustrato, nel corso del suo intervento, il ruolo della biblioteca e del bibliotecario in questo nuovo e stimolante contesto della società dell'informazione [13].

Dopo una rapida presentazione del proprio ruolo, Dixon ha strutturato la sua relazione sottolineando la funzione vitale che deve svolgere la biblioteca nella cosiddetta learning society, per dar modo a qualsiasi persona di riflettere criticamente e di accrescere la qualità della vita, assicurando l'integrazione sociale come pure il successo economico.

Procedendo attraverso la definizione di apprendimento, quale capacità di mettere in relazione le nuove informazioni con la conoscenza precedente per farne personal understanding, Pat Dixon è arrivata a ragionare sul ruolo del bibliotecario. Il bibliotecario è sì colui o colei che si occupa di recuperare le informazioni e di metterle a disposizione di chi ne ha bisogno, ma la sua funzione non si esaurisce in questo. Nella rinnovata e stimolante realtà che ha visto le biblioteche muoversi a grandi passi dalla conservazione all'accesso, diversi sono i termini che possono definire il ruolo del bibliotecario, quali ad esempio gatekeeper, navigator o facilitator.

La figura che risulta quindi dall'intervento di Pat Dixon è quella di un bibliotecario con elevate capacità e specializzazione, in grado di correre dei rischi, capace di lavorare in gruppo e di sviluppare progetti, ma soprattutto, come la stessa relatrice ha evidenziato, in grado di lavorare quickly and approximately, "per vivere (o sopravvivere) in un mondo digitale disordinato, dove i processi e le procedure sono spesso irrilevanti".

Il fulcro attorno al quale tutte le attività della biblioteca e dei bibliotecari devono avere inizio e quindi svilupparsi rimane sempre e comunque l'utente, non la tecnologia. Dixon ha inoltre enfatizzato il gap esistente tra ciò che i bibliotecari sono e ciò a cui dovrebbero aspirare, o meglio, tra ciò che i bibliotecari sono oggi e quello che vogliono essere domani. Per superare questo gap l'unica soluzione è la formazione professionale continua per tutti e indipendentemente dal livello, poiché più il bibliotecario conosce più è in grado di operare in modo significativo e efficace per la propria organizzazione. In relazione alla formazione professionale, Pat Dixon ha quindi illustrato la struttura, i contenuti e la metodologia didattica del Master Internazionale a distanza di cui lei stessa è course leader.

Pressoché ogni relazione è stata preceduta e seguita da interventi che, anziché limitarsi a presentare i temi dell'incontro stesso, hanno assolto un'utile funzione di stimolo e talvolta, come nel caso dell'intervento di Luca Burioni, un'intervento dichiaratamente provocatorio.

Dopo essersi brevemente soffermato sulla necessità di cambiamento nella professione bibliotecaria, ma soprattutto nel modo di percepirla, Burioni, direttore di E.S. Burioni Ricerche Bibliografiche [14], ha ragionato sul rapporto tra editori e mediatori dell'informazione, rilevando come per le biblioteche far fronte alla spesa per gli abbonamenti delle pubblicazioni scientifiche costituisce, ormai da tempo, un ostacolo quasi insormontabile.

I rapporti con gli editori, sia per la novità del mezzo elettronico, sia per i frequenti cambiamenti dal punto di vista editoriale, si sono rivelati fin dal principio piuttosto problematici, poiché gli editori guardano alle biblioteche come una sorta di strozzatura o di barriera, piuttosto che come partners [15].

Gli editori, da parte loro, tendono ad avere un rapporto diretto con l'utente finale e si sforzano di rendere i loro prodotti più adatti al mercato accademico, dotandoli di tutta una serie di funzionalità e di servizi informativi. Ci si trova quindi di fronte a servizi "preconfezionati", quali per esempio la possibilità di consultare le collections contenenti articoli full-text, suddivisi per argomenti di interesse particolare.

Applicazioni "personalizzate" sono anche quelle legate alle tecnologie di tipo push. Un esempio di questo tipo di tecnologia è il servizio alert, che permette di ricevere gratuitamente nella propria casella postale elettronica l'indice del fascicolo corrente della rivista scelta, per poi collegarsi al sito solo nel caso si individui un articolo di interesse.

Tuttavia, come notato da Burioni, la disintermediazione esiste nell'utilizzo finale delle risorse ma non ancora nell'acquisto. Per gli acquisti rimangono problemi non indifferenti, difficilmente gestibili dal momento che ad esempio i contratti per le licenze d'uso e le condizioni sono variabili.

L'aumento dei prezzi e la moltiplicazione dei periodi elettronici ha portato le biblioteche a prospettare nuove politiche per gli acquisti [16]. Tra le diverse iniziative Burioni ha segnalato l'esperienza del progetto CIPE (Cooperazione Interuniversitaria per i periodici elettronici). CIPE nasce nel 1999 come iniziativa di cooperazione per l'acquisizione di periodici elettronici ed è stata formalizzata con una lettera di intenti tra i responsabili dei Sistemi Bibliotecari di Ateneo. Obiettivo principale di CIPE è quello di contrattare con gli editori l'acquisto consortile di periodici in formato elettronico. In altre parole, CIPE propone di gestire razionalmente la spesa per i periodici dei vari atenei, attraverso trattative e acquisti centralizzati o coordinati per sede, mirando ad ottenere la riduzione di abbonamenti doppi e la messa a punto di meccanismi organizzativi per gestire la transizione dal cartaceo all'elettronico [17].

La cooperazione è nata quindi dall'esigenza di rispondere meglio al potere contrattuale dei produttori di fronte alla frammentazione della domanda accademica ed ottenere condizioni finanziare e contrattuali adeguate.

A conclusione della mattinata Michele Galante, direttore associato di Global Information Network (GIN) di Pharmacia [18], ha presentato l'organizzazione attuale del flusso informativo in una global company. Galante ha introdotto i servizi offerti da GIN quali ad esempio l'accesso diretto alle banche dati con il conseguente calo di information retrieval on demand, mettendo in luce la possibilità di consultare periodici elettronici full-text in luogo della tradizionale sezione periodici della biblioteca, e quindi l'accesso diretto ai documenti al posto del servizio di document delivery. Tra i servizi più innovativi sono stati messi in evidenza il training per gruppi o ad personam anche computer based, tutorship e help desk e il virtual reference desk. Tutti questi nuovi servizi, come lo stesso Galante ha precisato, sono nati dall'esigenza e dal desiderio di rispondere meglio ai bisogni di un'utenza che cambia e che diviene sempre più indipendente. Le informazioni fornite coprono campi molto vasti ed eterogenei come la bio-medicina, i brevetti e la proprietà intellettuale, il manufacturing, la chimica e il knowledge management.

Galante ha inoltre parlato di quella che fino a poco tempo fa era la web page dell'intranet aziendale, e che invece oggi si sta trasformando in un portale che include tra le principali caratteristiche la personalizzazione, la strutturazione e la flessibilità; il repertorio delle fonti disponibili; la rapidità di accesso alle fonti selezionate e una facilità di accesso a tutte le altre. In breve si tratta di un vero e proprio search engine per il reperimento delle fonti e delle informazioni in grado di funzionare simultaneamente su più fronti. Con il suo intervento, Galante ha chiaramente dimostrato che GIN è fondata su una precisa ottica di cambiamento che mira a portare le informazioni fuori anziché portare gli utenti dentro la biblioteca, anche e soprattutto per il fatto che GIN attualmente dispone di ben dieci siti distribuiti in tutto il mondo uniti da un solo management.

La sessione pomeridiana dell'incontro è stata introdotta dal professor Pier Paolo Lottici, delegato del Rettore per le biblioteche dell'Università di Parma. Nell'ambito del discorso sulla società dell'informazione, Lottici ha presentato il recente progetto editoriale della Monte Università Parma Editore, nato nel giugno 2002 come sviluppo della rivista letteraria "Palazzo Sanvitale", che negli ultimi anni ha costruito un percorso di ricerca culturale di alto profilo, coinvolgendo scrittori, poeti, critici e intellettuali di tutta Italia [19]. Come lo stesso Lottici ha sottolineato, si tratta di un avvenimento culturale unico a livello nazionale, in quanto per la prima volta una Fondazione bancaria (la Fondazione Monte di Parma) e un'università (l'Università degli Studi di Parma) hanno dato vita ad un progetto di produzione editoriale comune. La M.U.P. editore intende coinvolgere tutta la realtà universitaria parmigiana, nelle sue dieci facoltà e i numerosi indirizzi di studio, pubblicando testi scientifici e didattici, tesi di laurea e originali lavori di ricerca.

Successivamente Lottici ha accennato ad un progetto regionale di fornitura di servizi bibliografici alla sanità di base, progetto per il quale occorrerà personale con competenze non solo biblioteconomiche ma anche tecniche e informatiche al fine di creare motori di ricerca personalizzati. Lo scopo di tale progetto è estendere le risorse bibliografiche dell'università ad una utenza che non è più limitata alla stessa università ma che si distribuisce su tutto il territorio regionale.

La parola è quindi passata ad Anna Maria Tammaro, docente di Organizzazione informatica delle biblioteche presso l'Università di Parma che ha coordinato la sessione pomeridiana.

Le nuove esigenze della formazione poste dal cambiamento di destinazione professionale sono state oggetto dell'intervento di Flora Balino dell'Università di Genova [20], che ha presentato gli interessanti risultati di una ricerca condotta in ambito nazionale e internazionale su profili, formazione, curricula, caratteristiche professionali degli addetti al mondo dell'informazione [21].

L'intervento di Flora Balino si è dimostrato molto interessante e ben articolato e i risultati da lei prodotti avevano lo scopo non solo di determinare le reali richieste dell'attuale mondo del lavoro ma soprattutto valutare se, e in che misura, il Master Internazionale a distanza in Biblioteconomia e Scienze dell'informazione, è in grado di preparare adeguatamente i nuovi professionisti alle esigenze del mercato. Dapprima la relatrice ha illustrato la metodologia utilizzata nella ricerca: l'indagine è stata condotta in ambito internazionale mediante l'analisi di annunci di lavoro di cinque mesi scelti a caso, uno per ogni anno diverso, dal 1998 al 2002, dal sito della IFLA [22]. In ambito nazionale, invece, sono stati analizzati annunci di lavoro di cinque mesi scelti a caso, uno per ogni anno diverso, dal 1998 al 2002 apparsi sulla Gazzetta Ufficiale. I risultati sono quindi stati presentati mediante chiari e esplicativi grafici.

I dati ricavati a livello internazionale hanno mostrato con evidenza che la figura richiesta non sia più solo né tanto quella del bibliotecario legato alla realtà della biblioteca universitaria, pubblica o privata; al contrario viene richiesto il professionista che possieda un titolo di studio e professionalità molto elevati. Balino ha messo in evidenza come, nella maggioranza dei casi, si possa notare una significativa tendenza ad acquisire personale già competente e in grado di organizzare e gestire servizi anche di ampio respiro. Estendendo inoltre la propria ricerca alle competenze e le capacità richieste, la relatrice ha rilevato che la figura professionale richiesta deve possedere buone doti di comunicazione e organizzazione, l'attitudine a lavorare in gruppo e l'uso della tecnologia nelle sue diverse forme.

Procedendo quindi ad esaminare i dati a livello nazionale, Balino ha osservato come ancora oggi in Italia i luoghi di lavoro per il professionista dell'informazione siano per lo più le università e gli enti territoriali, e che il titolo di studio principalmente richiesto sia la licenza superiore e il diploma di laurea. La relatrice ha inoltre sottolineato come, a parità di qualifica professionale, esista una enorme eterogeneità di competenze richieste negli annunci di lavoro, e che queste spaziano dalle strategie di ricerca in rete alla teoria delle comunicazioni, dall'organizzazione delle biblioteche alla gestione di biblioteche digitali. A conclusione del suo intervento, mettendo a confronto il contesto internazionale con quello nazionale, Flora Balino è giunta alla conclusione che il Master, in un certo senso, è "iperspecializzante" rispetto alla richieste del mercato del lavoro nazionale. Da un lato infatti il master costituisce un'occasione, in quanto prepara ad essere information specialists a livello internazionale, ma rappresenta al contempo una sfida in quanto, come la stessa relatrice ha affermato : "se pensiamo che il Master sia l'offerta formativa, questa stessa offerta potrebbe condizionare la domanda!"

Fabrizia Bevilacqua, bibliotecaria presso il Dipartimento di Filologia Classica e Medievale dell'Università di Parma, ha ragionato sulla sua esperienza di studente del Master Internazionale, come esperienza di formazione continua [23].

Dopo una rapida panoramica sul proprio percorso formativo, la relatrice ha descritto brevemente la struttura e la metodologia didattica del master. In un secondo tempo Bevilacqua ha illustrato i motivi che l'hanno indotta a seguire questo percorso ed in particolare ad iscriversi al master. Il cambiamento del contesto di riferimento e dei contenuti della professione bibliotecaria, la richiesta di rinnovate ed eterogenee competenze, ma soprattutto il desiderio di acquisire una preparazione specifica e certificata di orientamento internazionale, sono le ragioni principali di questa scelta.

A tutto questo il master ha saputo rispondere affiancando insegnamenti teorici a lavori pratici, puntando sulla centralità dell'utente e fornendo un metodo di lavoro. In tema di metodologia lavorativa, Fabrizia Bevilacqua ha verificato come durante il master si impari ad apprendere dai propri errori, anche e soprattutto lavorando in gruppo e mettendo a confronto i propri punti di vista con quelli di colleghi provenienti da esperienze lavorative e con background completamente differenti. Bevilacqua non ha dimenticato di considerare anche i problemi e gli ostacoli che ha dovuto affrontare durante questi ultimi due anni. Per prima cosa è stata manifestata la difficoltà di applicare modelli e situazioni di stampo anglosassone al contesto locale, quindi la rigidità che spesso contraddistingue le istituzioni pubbliche e che rende i cambiamenti all'interno di esse alquanto ardui. Da non dimenticare inoltre la difficoltà di pianificare il proprio tempo, specialmente per chi, come la relatrice, lavora e studia. Difficoltà accresciuta dal fatto che non sempre il supporto dell'Università per chi è impegnato nella formazione è efficace.

A conclusione del proprio intervento Bevilacqua ha rivelato le proprie aspettative una volta ultimato il master. In particolare la relatrice ha dichiarato il desiderio di migliorare la qualità del suo lavoro sviluppandone gli aspetti più interessanti; offrire servizi migliori all'utenza partecipando a progetti e iniziative e, per completare, realizzare uno sviluppo personale condividendo ulteriori esperienze e conoscenze.

Con il suo puntuale ed interessante contributo, Eugenio Pelizzari, direttore della Biblioteca interfacoltà dell'Università di Brescia [24], ha discusso il cambiamento di ruolo del bibliotecario nel processo di diffusione della comunicazione scientifica, con particolare riferimento al contesto universitario [25]. Pelizzari ha organizzato la propria presentazione basandosi sul lavoro di Peter Suber che ha affrontato queste tematiche in un recente articolo [26].

Come affermato dal relatore, la crisi della comunicazione scientifica è oggi essenzialmente legata alla crisi dei periodici. La smisurata crescita dei costi non sempre permette la sottoscrizione di nuovi abbonamenti né, in alcuni casi, è possibile mantenere abbonamenti già sottoscritti. Inoltre neppure l'utilizzo delle nuove tecnologie ha contribuito ad attenuare questa crescita [27]. Le biblioteche quindi risultano vincolate da condizioni contrattuali o da barriere tecnologiche che impediscono un efficace uso dei periodici elettronici, situazione che di fatto ostacola la ricerca scientifica.

Come osservato da Pelizzari [28], l'aumento dei prezzi dei periodici a fronte della riduzione delle risorse economiche delle biblioteche, oltre che l'inadeguato sistema di distribuzione dell'informazione, hanno moltiplicato negli ultimi tempi iniziative e progetti innovativi, tesi a migliorare il meccanismo della comunicazione scientifica.

Un esempio rilevante di queste iniziative è dato dall'Open Archives Initiative (OAI), volta a promuovere il self-archiving. Pelizzari ha tuttavia sottolineato che "il temine open, all'interno del progetto OAI, non significa affatto gratuito, né significa necessariamente dare accesso al full text delle risorse recuperate in rete. L'obiettivo di OAI è quello di fornire standards di interoperabilità condivisa, tramite appositi protocolli, dell'intera letteratura digitale on-line, autoarchiviata o meno, gratuita o a pagamento, per periodici, riviste o qualsiasi altro "oggetto digitale", sia full text sia no, sia centralizzata su un unico archivio sia distribuita".

In questo fase di cambiamento per la comunicazione scientifica le biblioteche e i bibliotecari possono giocare un ruolo centrale, potendo scegliere di passare dalla fase passiva di acquisizione di pubblicazioni edite alla creazione e gestione diretta di prodotti digitali. Questo "salto di qualità" permetterà ai bibliotecari di migliorare i contenuti e organizzare i materiali in modo tale che l'informazione sia facilmente individuabile e reperibile.

L'ultimo intervento della giornata è stato quello di Federica Riva, bibliotecaria del Conservatorio di Parma [29], che ha parlato del ruolo e delle competenze del bibliotecario e della biblioteconomia musicale [30]. Dapprima Riva ha notato come in Italia l'ambiente bibliotecario generale e quello musicale siano due entità ben distinte, con una accentuata differenza di linguaggi, cosa che genera ancora oggi una notevole difficoltà di comunicazione. La relatrice è quindi passata ad analizzare il ruolo e le competenze del bibliotecario musicale. Come primo punto Riva ha evidenziato la necessità di superare le contraddizioni interpretando entrambi i linguaggi, la capacità di valorizzare le competenze professionali specialistiche, mantenendo al contempo vivo il dialogo con l'ambiente bibliotecario nel suo complesso, ed infine, l'esigenza di una formazione continua.

Riva ha poi affermato che la biblioteconomia musicale deve ancora affermarsi in Italia sia come ambito scientifico-disciplinare, sia come prassi per una corretta gestione dei documenti musicali nelle biblioteche. La relatrice non ha tuttavia mancato di sottolineare le difficoltà che si oppongono a questa possibilità. Innanzitutto la complessità di trasformare due specializzazioni diverse in disciplina autonoma e, non meno importante, l'esiguità delle persone coinvolte.

La mancanza di una solida prassi biblioteconomica musicale si riflette quotidianamente in biblioteca con la gestione "generalista" dei materiali che sono al contrario speciali in quanto caratterizzati dalla molteplicità e dalla varietà dei supporti, con il conseguente abbassamento della qualità dell'informazione fornita all'utenza finale. Questa mancanza si avverte del resto anche nella società, dove proliferano soluzioni non professionali e dove esistono leggi che non sostengono la cultura musicale.

Questi ostacoli sono tuttavia superabili mediante la diffusione e il consolidamento di principi e metodi a livello europeo, proponendosi obiettivi di qualità, ma soprattutto mettendo a disposizione una formazione adeguata agli scopi. A tale meta mira l'Associazione professionale dei bibliotecari musicali (IAML-Italia) [31]. Lo IAML non solo si occupa di allestire convegni nazionali specifici quale ad esempio La biblioteca musicale di qualità, tenuto a Roma lo scorso ottobre nell'ambito della rassegna Bibliocom [32], ma è anche attivamente impegnata nell'organizzazione corsi di aggiornamento professionale [33].

Infine Riva ha illustrato i risultati ottenuti al Conservatorio di musica di Parma relativamente alla gestione dei servizi della fonoteca e dei materiali museali e di archivio, per mezzo di una infrastruttura informatica e grazie ad una preventiva quantificazione delle necessità degli utenti da realizzarsi mediante un questionario distribuito a studenti e docenti del Conservatorio [34].

La parola è quindi tornata ad Anna Maria Tammaro, che ha tratto le conclusioni della giornata. Da quanto emerso da alcuni interventi, pur essendo difficile farsi protagonisti del cambiamento in un ambiente che ci pare ostile in quanto più orientato alla produzione che all'utenza, è necessario pensare criticamente e reagire attivamente agli stimoli che il contesto in continua evoluzione in cui lavoriamo ogni giorno ci suggerisce.

Tammaro ha successivamente riportato il discorso sulla formazione dei professionisti dell'informazione all'interno del mondo accademico. Tra i bibliotecari, tradizionalmente abituati ad un ruolo e a curricula professionali stabiliti e immutati nei secoli, vi è l'idea che lavorando non rimanga tempo per lo studio e la formazione. Al contrario essi devono essere in grado di riconoscere le tendenze tipiche della società dell'informazione, e la ricerca non deve essere praticata solo a livello accademico ma deve rientrare nelle normali funzioni del bibliotecario, così come la formazione. Secondo il parere di Anna Maria Tammaro, non bisogna però vincolare la formazione a corsi episodici e discontinui, poiché questi non servono a dare uno stile ed una mentalità lavorativa. Il Master internazionale a distanza in biblioteconomia e scienze dell'informazione è focalizzato sui bisogni di formazione continua e rappresenta un passo concreto verso l'internazionalizzazione della formazione dei bibliotecari.

Il Master fornisce dei metodi da trasportare criticamente nel nostro contesto e l'utilizzo delle nuove metodologie di insegnamento facilitano l'apprendimento dello studente, rendendolo più attivo, responsabile e creativo. Se davvero esiste un gap tra noi e il mondo anglosassone, questo non è dovuto tanto all'ambiente lavorativo che ci circonda, quanto invece al diverso atteggiamento assunto dai professionisti dell'informazione. È quindi indispensabile cambiare il nostro atteggiamento per modificare la situazione attorno a noi, e il Master offre appunto la possibilità di uscire dall'isolamento professionale nel quale spesso si trova costretti a operare.

Da molti degli interventi si evince che la formazione continua è sempre più essenziale per la professione bibliotecaria e che, fermo restando il necessario impegno delle istituzioni nella preparazione e nell'aggiornamento professionale del personale, ogni bibliotecario deve essere cosciente delle proprie necessità di aggiornamento e responsabile della propria crescita professionale.

Elisa Minardi, Biblioteca Centrale di Giurisprudenza - Università di Parma, e-mail: elisa.minardi@unipr.it


Note

[1] <http://www.unipr.it/>.

[2] Le pagine web dedicate all'incontro, organizzato in collaborazione tra il Dipartimento di Beni Culturali-Sezione Beni Librari dell'Università di Parma e la Sezione Emilia-Romagna dell'Associazione Italiana Biblioteche, si trovano all'indirizzo <http://www.aldus.unipr.it/master/bibliotecario-i.html>.

[3] Il Master internazionale a distanza in Biblioteconomia e Scienze dell'Informazione, giunto al secondo ciclo, è stato attivato nell'anno accademico 2001/2002 in collaborazione tra il Dipartimento di Beni Culturali - Sezione Beni Librari dell'Università di Parma e la School of Information Studies della University of Northumbria at Newcastle. Informazioni dettagliate sul programma, i requisiti di ammissione e la struttura del corso sono disponibili presso il sito della Sezione, all'indirizzo: <http://www.aldus.unipr.it/master/index.php>.

[4] Home page di AIB-Emilia Romagna all'URL <http://www.spbo.unibo.it/aiber/aiber.htm>.

[5] Lo scorso anno (18 marzo 2002) si è svolto un analogo seminario dal titolo Verso l'internazionalizzazione della formazione in biblioteconomia e scienze dell'informazione; ne è stato pubblicato un resoconto su "Aida Informazioni", 20 (2002) 2-3, a cura di Flora Balino. <http://www.aidainformazioni.it/pub/balino232002.html>.

[6] All'indirizzo <http://www.rgu.ac.uk/> si trova la home-page della Robert Gordon University.

[7] La relazione di Ian Johnson è visibile su Web all'URL: <http://www.aldus.unipr.it/master/31-01-03/johnson.doc>.

[8] La Dichiarazione di Bologna, sottoscritta il 19 giugno 1999 dai Ministri di 29 Paesi Europei, è uno dei passaggi fondamentali del processo teso alla costruzione di uno spazio europeo dell'istruzione superiore. È possibile recuperare il testo della Dichiarazione di Bologna in Italiano, Francese e Inglese dal sito del MIUR ed in particolare all'indirizzo <http://www.miur.it/0002Univer/0052Cooper/0064Accord/0336Verso_/index_cf2.htm>.

[9] All'indirizzo <http://europa.eu.int/comm/education/socrates/erasmus/bologna.pdf> è presente un interessante documento redatto dalla Conferenze Europea dei Rettori e comprende, oltre al testo della Dichiarazione di Bologna, anche una dettagliata spiegazione e una lista di indirizzi utili a chi volesse ottenere ulteriori informazioni riguardo il cosiddetto processo di Bologna.

[10] Home page dell' Information Management Research Institute (IMRI) all'URL <http://online.northumbria.ac.uk/faculties/art/information_studies/imri/>.

[11] All'indirizzo <http://www.aldus.unipr.it/master/31-01-03/parker.ppt> si trova la presentazione di Sandra Parker.

[12] Homepage della University of Northumbria all'URL<http://northumbria.ac.uk/>.

[13] La presentazione di Pat Dixon è visibile all'indirizzo <http://www.aldus.unipr.it/master/31-01-03/dixon.ppt>.

[14] E.S. Burioni Ricerche Bibliografiche è una delle aziende leader in Italia nella distribuzione in rete di risorse informative su supporto elettronico per biblioteche, università, enti di ricerca e professionisti italiani. Il sito di E.S. Burioni Ricerche Bibliografiche si trova all'URL <http://www.burioni.it/>.

[15] Per un approfondimento della discussione sugli acquisti e sui costi dei periodici elettronici si veda lo stimolante contributo di Luca Burioni dal titolo Un anno vissuto pericolosamente: per il mercato dei periodici scientifici è concentrazione o monopolio? Il contributo è accessibile all'indirizzo <http://www.burioni.it/cat/cd-rom/editor02.htm>.

[16] Relativamente alla discussone sui consorzi per l'acquisizione di risorse elettroniche esiste un contributo molto interessante a cura di Luca Burioni recuperabile all'indirizzo: <http://www.burioni.it/news/consorzi/contributo.htm>.

[17] Nel febbraio 2000 si è svolto a Bologna uno stimolante convegno di studio dal titolo I periodici elettronici in biblioteca: nuova frontiera o terra promessa? Il programma dettagliato del convegno e i testi di alcune delle relazioni sono disponibili all'indirizzo <http://www.spbo.unibo.it/aiber/perelet.htm>.

[18] Il gruppo Pharmacia è fra le maggiori società farmaceutiche operanti in Italia. Pharmacia nasce ufficialmente nell'aprile del 2000 dalla fusione di Pharmacia & Upjohn e Monsanto Searle. In realtà le radici di Pharmacia risalgono a quasi 150 anni fa, nel 1853, quando il farmacista italiano Carlo Erba, fondò la sua azienda, che successivamente si è trasformata in Farmitalia Carlo Erba. Ulteriori informazioni e approfondimenti possono essere recuperati all'indirizzo <http://www.pharmaciaitalia.it/>.

[19] Ulteriori informazioni possono essere recuperate direttamente dal sito di Monte Università Parma all'URL <http://www.mupeditore.it/> oppure a partire dalla homepage della Fondazione Monte Parma all'URL <http://www.fondazionemonteparma.it/index2f.htm>.

[20] <http://www.unige.it/>.

[21] La presentazione di Flora Balino con i grafici e i risultati dell'indagine è reperibile all'URL <http://www.aldus.unipr.it/master/31-01-03/balino.ppt>.

[22] <http://www.ifla.org/>.

[23] La presentazione di Fabrizia Bevilacqua si trova all'indirizzo <http://www.aldus.unipr.it/master/31-01-03/bevilacqua.ppt>.

[24] Homepage della Biblioteca interfacoltà dell'Università di Brescia all'URL <http://www.bci.unibs.it/>.

[25] Il testo della relazione di Eugenio Pelizzari è recuperabile all'URL <http://www.aldus.unipr.it/master/31-01-03/pelizzari.doc>.

[26] L'articolo di Peter Suber su cui Eugenio Pelizzari ha basato la sua presentazione sarà pubblicato nel numero di febbraio della rivista "College & Research Libraries News" con il titolo Removinng the barriers to reseacrh: an introduction to open access for librarians. Attualmente è accessibile all'URL <http://www.earlham.edu/~peters/writing/acrl.htm>.

[27] Cfr. Peter Suber Removing the barriers to research: an introduction to open access for librarians. <http://www.earlham.edu/~peters/writing/acrl.htm>: "One might expect relief from digital technologies that allow the distribution of perfect copies at virtually no cost. But so far these technologies have merely caused panic among traditional publishers, who have reacted by laying a second crisis for libraries and researchers on top of the first. The new crisis is still in its first decade and doesn't yet have a name. Let me call it the permission crisis. It's the result of raising legal and technological barriers to limit how libraries may use the journals for which they have so dearly paid. The legal barriers arise from copyright law and licensing agreements (statutes and contracts). The technological barriers arise from digital rights management (DRM): software to block access by unauthorized users, sometimes with the help of special hardware. The permission crisis is a complex quadruple-whammy arising from statutes, contracts, hardware, and software."

[28] Si veda inoltre l'articolo di Eugenio Pelizzari, Crisi dei periodici e modelli emergenti nella comunicazione scientifica. Uno spazio d'azione per le biblioteche. "Biblioteche oggi", 20 (2002) 9, p.46-56. Anche nella versione online all'indirizzo <http://www.bibliotecheoggi.it/2002/200211pelizzari46.pdf>.

[29] Homepage del Conservatorio di Parma all'URL <http://www.conservatorio.pr.it/>.

[30] Le slides relative alla presentazione di Federica Riva sono visibili all'indirizzo <http://www.aldus.unipr.it/master/31-01-03/riva.ppt>.

[31] Il più importante sito dell'associazionismo professionale musicale è quello dell'International Association of Music Libraries, Archives and Information Centres (IAML). La homepage della sezione italiana all'URL <http://web.genie.it/utenti/i/iamlit/>.

[32] Per il programma dettagliato del convegno La biblioteca musicale di qualità e per i testi di alcune delle relazioni si veda all'indirizzo <http://web.genie.it/utenti/i/iamlit/convegni/Bibliocom_2002_IAML.htm>.

[33] L'elenco dei corsi di aggiornamento professionale organizzati da IALM-Italia si trova all'indirizzo <http://web.genie.it/utenti/i/iamlit/corsi.htm>.

[34] La biblioteca del Conservatorio di Parma costituisce una sezione della biblioteca Palatina. <http://www.biblcom.unipr.it/BibParma/bibprov/musicale.htm>.




«Bibliotime», anno VI, numero 1 (marzo 2003)

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