«Bibliotime», anno VII, numero 2 (luglio 2004)

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Luisella Goldschmidt-Clermont

Modelli di comunicazione nella fisica delle alte energie *



Introduzione

Nessuna sociologa nel pieno delle sue facoltà mentali abbandonerebbe di propria volontà l'osservazione delle tribù primitive (campo di osservazione relativamente sicuro) per avventurarsi a dare un'occhiata alla distintissima casta dei fisici. Solo se i casi della vita l'hanno intrappolata a fornire qualche servizio a questa rispettabile comunità, ella si puo ritrovare in posizione di osservatrice. Come è ben noto ai fisici, in alcuni casi la stessa osservazione induce una modifica dell'ambiente preso in esame. Svelare i risultati dell'osservazione sociologica può produrre ulteriori cambiamenti, inconsci o determinati. Lo scopo della nostra sociologa non è comunque la scienza pura, ma il servizio; presenterà dunque in questa sede qualche nota nella convinzione che una descrizione sistematica delle funzioni da conseguire e delle tecniche disponibili possano aiutare a ridurre la confusione prevalente in alcune aree della rete di comunicazione e suggerire dei mezzi per migliorarne l'efficienza. Saranno tra l'altro analizzate le funzioni dei preprints, dei reports, dei letter-journals e degli atti di convegno, nel tentativo di determinare le loro rispettive posizioni.

I modelli di comunicazione qui riportati sono quelli prevalenti nella fisica delle alte energie e nei campi correlati della strumentazione e della costruzione di acceleratori. Possono mostrare una certa similitudine con quelli di altri campi che condividerebbero con la fisica delle alte energie le seguenti caratteristiche: una scienza dallo sviluppo rapido che richiede investimenti di grandi capitali per portare a termine i suoi programmi sperimentali, un numero relativamente piccolo di laboratori coinvolti ma con una dispersione su larga scala a livello mondiale, un codice etico tradizionale ampiamente condiviso dalla comunità scientifica. All'interno di questa infrastruttura, sono state sviluppate tecniche per rispondere ad una varietà di bisogni correlati alla comunicazione della conoscenza.

Le tecniche variano a seconda delle postazioni finali: ovviamente la comunicazione dei risultati della ricerca assume forme diverse se avviene tra due scienziati che si incontrano nel corridoio durante una conferenza, o tra un docente e un gruppo in un auditorium, o tra comunità di scienziati che si trovano a migliaia di chilometri di distanza. Le tecniche di comunicazione variano anche in base al tipo di conoscenza da trasmettere: ad esempio, i risultati di ricerche ben accreditate verranno incanalati in percorsi che sarebbero inadatti per idee in germe ma ancora immature, e viceversa.

Poiché il campo è in rapido sviluppo e richiede investimenti di grandi capitali, la velocità è un importante fattore nella comunicazione. I ritardi che si verificano nel processo di trasmissione delle informazioni possono causare uno spreco dello sforzo sperimentale. In questo campo come in altri è necessario poter contare su un certo numero di duplicazioni. Comunque, a causa dei costi, la duplicazione deve essere controllata e non fatta alla cieca. Sulla base di questo argomento sarebbe però sbagliato arguire che solo i fisici sperimentali sono sensibili ai tempi richiesti dai processi comunicativi. I fisici teoretici interagiscono fortemente non solo fra di loro ma anche con gli sperimentali; una comunicazione rapida consente ai fisici teorici di evitare aree di ricerca superate e di contribuire agli avamposti del pensiero teoretico. Negli ultimi anni la ricerca teoretica sembra saltare da una 'moda' all'altra, e alcune persone sono propense a credere che questo sia un effetto della comunicazione rapida. Le radici delle mode invece sono da ricercare nel carattere insoddisfacente di alcune delle attuali teorie, una situazione che gli stessi teoretici tristemente ma prontamente ammettono. E' vero che la comunicazione rapida può indurre più fisici a lavorare simultaneamente ad una linea di pensiero, producendo perciò fluttuazioni più accentuate nella moda, ma certamente non ostacola coloro che sono ispirati da una improvvisa "scintilla" ad elaborare idee originali incrementando la velocità alla quale tali intuizioni sono state generate.

Le tecniche comunicative si sviluppano dapprima in maniera empirica. Con il passare del tempo alcune di esse sono state migliorate e rese stabili per rispondere ad una funzione specifica, e alcune anche per più di una funzione; altre mantengono le loro caratteristiche empiriche ed informali. Nella comunità scientifica lo status più alto è di solito concesso ai canali di comunicazione che convogliano dati più perfezionati, presentati in una forma più elaborata. Ci conformeremo perciò a questo schema di status e passeremo brevemente in rassegna le tecniche di comunicazione in ordine di crescente elaborazione.

Tecniche di comunicazione in ordine crescente di elaborazione e di sintesi

Alla base della scala, troviamo lo scambio comunicativo orale, che avviene tra un numero limitato di scienziati. Per oscuri motivi, una tavola imbandita sembra possedere un certo potere catalitico il cui effetto è anche più grande se vi sono tovaglia e tovaglioli di carta. Dal momento che questi vengono scarabocchiati con tutti i tipi di simboli, vanno a costituire ciò che può essere considerato come comunicazione scritta al suo status più basso. Il loro ruolo è determinante nel favorire un alto livello di attività mentale, e che questo effetto non debba essere attribuito ad altri fattori (quali ad esempio bicchieri di vino) è abbondantemente provato in un'altro impianto comunicativo sperimentale: la situazione catalitica della lavagna, dove il livello di attività mentale è tanto alto quanto quello della situazione con i tovaglioli di carta. Sebbene la scritta 'non cancellare' rappresenti una caratteristica ricorrente della lavagna, nessun serio tentativo è stato mai fatto per dare uno status permanente alla conoscenza trasmessa attraverso questi canali.

Il grado successivo di elaborazione viene raggiunto con le lettere (letters) che gli scienziati si scambiano fra di loro. Talvolta vengono mostrate a dei colleghi, o ne vengono fatte solo alcune copie. Questa procedura, apparentemente inoffensiva, apre la porta alla… giungla: comunicazioni private, reports interni, note tecniche, preprints, reports, appunti di conferenze, abstracts, ambito nel quale la comunicazione orale e quella scritta sono strettamente interconnesse. Sebbene la comunicazione orale giochi un ruolo predominante, le tracce che lascia sono indirette: sono infatti nascoste nei processi creativi del pensiero scientifico. Poiché la comunicazione orale non lascia tracce dirette, essa non si presta bene ai fini dell'osservazione scientifica. La discussione nei paragrafi successivi pertanto verterà principalmente sulla comunicazione scritta, ma il ruolo complementare della comunicazione orale dovrà essere tenuto a mente.

In qualche modo è arbitrario decidere dove finisce la giungla: si prova un sentimento totale di sicurezza solo dopo essere usciti dall'intero 'campo conferenze'. Il dominio civilizzato delle pubblicazioni è davanti a noi: qui l'elaborazione raggiunge un plateau. Gradi successivi di sintesi sono i criteri migliori per differenziare le varie tipologie di pubblicazioni: articoli in periodici scientifici che riportano le scoperte di ricerche sperimentali e teoriche o descrivono apparati, articoli di rassegna in periodici che esaminano criticamente i progressi in un campo circoscritto in un periodo di tempo limitato, saggi, manuali didattici, trattati, ecc.

Un'analisi dettagliata di come gli scienziati usano la conoscenza registrata in modo permanente [n.d.t.: pubblicata e stampata, quali libri, riviste, ecc.] esula dagli scopi di questo studio. Accenneremo solo che nell'approccio alla letteratura, lo scienziato si inserisce a livelli più bassi o più alti della scala, a seconda se vuole informazioni su un soggetto di cui è un relativo outsider o uno specialista. Come non specialista consulterà forse in primo luogo un collega più esperto [i] che gli indicherà un trattato appropriato o un articolo di rassegna; proseguirà poi il suo percorso di ricerca nella letteratura periodica o perfino in qualche report fin quando non troverà la risposta alla sua domanda. Ha anche a sua disposizione bibliografie e abstract-journals. Questi ultimi strumenti risulterebbero più utili ai non specialisti se classificassero chiaramente i riferimenti bibliografici secondo il livello di sintesi. In competizione con i colleghi eruditi gli strumenti bibliografici soffrono di numerosi handicap: una mancanza di valutazione qualitativa dei riferimenti bibliografici e delle citazioni presenti, problemi di terminologia e di definizione di soggetto che nella comunicazione orale possono essere risolti in maniera più efficiente.

Lo scienziato che si accosta a un soggetto a lui familiare vi entra a livello della letteratura registrata in modo permamente. L'approccio è relativamente semplice: gli articoli di rassegna costituiscono un'utile sintesi; gli indici per autore e, ad un minor grado, gli indici per soggetto, aiutano lo specialista ad individuare gli articoli di periodici di cui ha bisogno. In generale è informato sulla letteratura e raggiunge il suo scopo. Per il materiale-giungla, la ricerca è più difficile. I rapporti (technical reports) sono coperti in maniera soddisfacente dal Nuclear Science Abstracts e dai suoi indici, ma gli scienziati non approfittano di questo strumento tanto quanto la sua qualità meriterebbe. Per il resto del materiale-giungla, principalmente i preprints, non ci sono strumenti e solo una classe limitata e privilegiata di scienziati vi ha accesso in modo soddisfacente. Recenzioni informali, di solito appunti di lezioni/conferenze ("lecture notes"), bibliografie specializzate o anche solo liste di autori e titoli sono inconsueti a questo livello di comunicazione; la popolarità dei pochi esistenti indica che rispondono ad un bisogno sebbene, allo stato attuale, questo bisogno non sia affrontato in maniera soddisfacente.

In questi anni molta considerazione è stata data alla quantità di conoscenza registrata ufficialmente che è aumentata in relazione alle somme investite nella ricerca. Forse maggiore attenzione potrebbe essere prestata all'elaborazione ed alle caratteristiche di sintesi per cercare di risolvere problemi di quantità. Ad esempio, lo scienziato sarebbe aiutato nel suo modo di trattare la quantità se fossero disponibili più recensioni ad intervalli di tempo relativamente brevi e a tutti i livelli di comunicazione. Potrebbe allora fare a meno di leggere nei dettagli la letteratura di campi in cui non è direttamente coinvolto ma nei quali vuole rimanere aggiornato.

Le rispettive funzioni e posizioni della biblioteca centrale di università rispetto a quelle delle biblioteche settoriali possono essere viste anche in quest'ottica. La biblioteca centrale si concentra sul materiale pubblicato e fornisce un'ampia gamma di periodici e libri, venendo incontro ai bisogni degli studenti e consentendo agli scienziati di avvicinarsi a campi diversi rispetto a quelli della loro specializzazione. Le biblioteche settoriali (dipartimentali o di laboratorio) rispondono piuttosto ai bisogni dei ricercatori e possiedono un limitato numero di volumi e di periodici, i più utili per quel particolare ambito di ricerca. Le loro collezioni sono composte principalmente di materiale comunicativo informale (reports, preprints) e coprono esclusivamente, ma in maniera altamente specialistica, i soggetti di interesse immediato per il laboratorio. Essendo a stretto contatto con gli scienziati, la biblioteca di settore, oltre ad avere una posizione privilegiata per assicurare un'adeguata copertura, acquisizione e trattamento di strumenti informali di comunicazione, è anche collocata in un posto in cui questo materiale è qualitativamente più prezioso. La biblioteca centrale è sollevata da quello che è un problema di quantità, e può agire come coordinatore e centro di riferimento tra le varie biblioteche settoriali.

Tecniche di comunicazione e loro rispettive funzioni

Gradi di elaborazione e di sintesi ci hanno fornito, in questo studio, un mezzo adeguato per classificare un'ampia varietà di tecniche di comunicazione largamente diffuse nella comunità della fisica delle alte energie. L'analisi delle loro rispettive funzioni spiegherà perché ce ne sono così tante e perché ciascuna abbia un giustificato diritto ad esistere: viste attraverso la lente dell'elaborazione, alcune di esse sembrano migliori di altre; viste attraverso la lente funzionale, tutte sembrano giocare ruoli essenziali nella trasmissione della conoscenza.

A – Pubblicazioni

I periodici scientifici e tecnici svolgono una funzione comunicativa: rendere ufficialmente noti ed ampiamente disponibili i risultati di ricerche alla comunità scientifica, cioè al pubblico. Sono pubblicazioni nel vero e proprio senso etimologico del termine, ma adempiono anche ad altre funzioni: vagliare e certificare il materiale di qualità, mantenere degli standard di qualità nei contenuti e nelle presentazioni, offrire un mezzo adatto, almeno nei principi, per stabilire le priorità nelle scoperte.

Queste funzioni complementari, di comunicazione e di salvaguardia della qualità, pongono domande conflittuali: la comunicazione in una scienza in rapido sviluppo richiede velocità, mentre scrivere correttamente un articolo, raccogliere l'imprimatur dei referee, in alcuni casi modificando l'originale per rispondere ai requisiti della pubblicazione, ed infine anche l'attività di stampa, richiedono tempo. Nel corso degli ultimi anni, i curatori di alcune riviste scientifiche hanno dedicato grandi sforzi per ridurre i tempi richiesti per pubblicare al minimo compatibile con il mantenimento della qualità. Per un articolo lungo, il tempo più breve che passa tra la ricezione del manoscritto dal curatore e la ricezione del fascicolo di periodico corrispondente dall'abbonato è stato ridotto a cinque mesi [2]. L'intervallo medio è di sette-otto mesi, per alcuni articoli anche di nove e dieci; un tempo più lungo lo si registra solo in casi eccezionali. Si può perciò affermare che vi sia un soddisfacente bilanciamento fra gli obiettivi complementari della pubblicazione, e che comunque si favoriscano i requisiti di qualità a scapito di quelli di velocità. La distribuzione dei preprints è una tecnica sviluppatasi per compensare l'aspetto negativo di questo equilibrio, ma questo punto sarà in seguito trattato dettagliatamente. L'importanza dei ritardi implicati nel rendere disponibili i risultati delle ricerche è già stata sottolineata in precedenza; ciò appare con chiarezza se si considera la velocità a cui progredisce la fisica delle alte energie ed anche il capitale investito per impostare gli esperimenti. Sette mesi sono un tempo sufficiente per pianificare, impostare ed anche varare un esperimento costoso. Durante queste fasi è importante conoscere esperimenti simili che sono già stati portati a termine, e che attendono solo le procedure di pubblicazione per completare il loro corso. L'interazione tra fisici, sperimentali e teoretici, varia con qualche esponente negativo della distanza; le interazioni a lunga distanza si ridurrebbero comunque drasticamente se lo scambio dei risultati si verificasse con sette mesi di ritardo.

Dell'aumento nel numero delle pubblicazioni si è già detto in precedenza. I periodici hanno fatto i passi necessari per far fronte a un numero di pagine sempre crescente, ed hanno anche applicato criteri più rigidi nel decidere quale tipo di informazioni dettagliate siano accettabili per la pubblicazione. Dettagli utili, ma solo per una parte limitata del pubblico, devono essere sacrificati. La relazione tecnica (technical reports, si vedano i paragrafi successivi) ha assunto la funzione di trasmettere questi dettagli ai specialisti che ne hanno bisogno.

Le lettere al curatore (letters to the editor) sono sempre state pubblicate nei periodici in tempi più rapidi rispetto agli articoli completi. La loro pubblicazione in fascicoli separati nei letter-journals rappresenta uno sforzo significativo verso la riduzione dei tempi richiesti per la pubblicazione, portandoli approssimativamente a cinque o sei settimane [2]. Questo risultato è stato accolto nella comunità scientifica con il successo che merita: i letter-journals sono diventati i periodici più popolari nella fisica delle alte energie. Uno sviluppo relativamente nuovo, ma che soffre di problemi di gioventù: come se i curatori avessero dato agli scienziati uno strumento bene accolto e usato in modo intensivo, ma non appropriato allo scopo per cui era stato creato. I curatori vogliono che le lettere siano brevi e che ad esse facciano seguito articoli completi; tuttavia, a più di due anni dalla loro pubblicazione, due lettere su tre nella fisica delle particelle elementari non sono stati seguite dall'articolo. Nell'opinione del curatore questo dimostra che è stato fatto un uso sbagliato dei letter-journals: sono usati come canale per risultati non ancora convalidati, o non del tutto completi, che in seguito si potrebbero rivelare sbagliati. Gli scienziati argomentano che in molti casi una lettera è sufficiente per comunicare adeguatamente dei risultati, e che anche un'analisi parziale dei dati sperimentali può rendere noto un esito che incontri il requisito editoriale di influire in maniera significativa sulla ricerca in corso, e dunque giustifichi una pubblicazione veloce.

E' difficile per un sociologo discriminare tra queste argomentazioni: come al solito, in casi simili, la verità sta da entrambe le parti. Dal punto di vista sociologico si possono prendere in considerazione due aspetti: in primo luogo, poiché si tratta di un canale di comunicazione ad alto livello (una "pubblicazione"), il letter-journal può indurre in tentazione per assicurare rapidamente uno status di alto rango a dei risultati preliminari, soggetti a modifica o a ritrattazione dopo il proseguimento dello studio. In secondo luogo, queste tracce fasulle devono costituire l'eccezione e non la regola, se si considera la popolarità dei letter-journals riflessa dagli abbonamenti: non c'è dubbio che essi assolvano ad un'utile funzione. Ma la radice del problema è la definizione di questa funzione: qui la divergenza di opinione tra coloro che forniscono lo strumento ed i fruitori è davvero fondamentale. I curatori forniscono una "pubblicazione", forse una specie di parente povero di ciò che considerano come un periodico convenzionale, ma pur sempre una pubblicazione con tutte le sue caratteristiche ed implicazioni: qualità di contenuto e di presentazione, selezione, base per stabilire le priorità di scoperte, ecc. D'altra parte, i lettori usano i letter-journals come uno "strumento di aggiornamento", cioè uno strumento di comunicazione. La loro popolarità nasce dalla velocità e dalla concisione. Nel campo a rapido sviluppo delle particelle elementari una fetta sostanziale dei risultati soddisfa il requisito editoriale di avere una portata significativa sulla ricerca corrente. I fisici delle alte energie leggono le Letters, …almeno le Letters, in alcuni casi, sfortunatamente …solo le Letters. Nessuna meraviglia dunque che in qualità di autori desiderino che i risultati da loro conseguiti appaiano nei letter-journals. La pressione cresce e con essa le lamentele e talvolta forme di protesta meno civili.

Questo ed altri sintomi sembrano indicare che i fisici delle alte energie hanno insistentemente bisogno di uno strumento di aggiornamento (current awareness tool). Forse lo si dovrebbe creare ad un basso livello di elaborazione, all'esterno dell'area dove i requisiti e le funzioni della pubblicazione sono conflittuali con quelli della velocità di comunicazione. Un tale strumento informale può aiutare a ridurre la pressione a cui sono attualmente sottoposti i letter-journals.

Un altro contributo effettivo dato da alcuni periodici in favore della rapidità della comunicazione, è la pubblicazione anticipata degli abstracts degli articoli accettati (tre mesi passano tra la presentazione del manoscritto e la disponibilità dell'abstract ai lettori). In questo modo i lettori sono informati dei risultati che saranno pubblicati a breve scadenza.

Certi periodici e seriali sono specializzati nella pubblicazione di recensioni (reviews). Giocano un ruolo importante nel riassumere lo status dei sotto-campi. Anche qui l'utilità varia con la velocità con cui le recensioni sono rese disponibili. Tempi più brevi potrebbero forse essere ottenuti da questi periodici se si concentrassero sulla funzione della rassegna ed abbandonassero la pubblicazione degli atti di convegno, funzione che può essere più efficacemente portata a termine con altri sistemi (si vedano gli ultimi paragrafi).

Si può concludere che, per ciò che riguarda le pubblicazioni, le tecniche impiegate svolgono in maniera soddisfacente le seguenti funzioni: registrazione permanente ed ampia disponibilità dei risultati consolidati, salvaguardia degli standard di qualità, definizioni di priorità. I periodici in questo modo compiono solo una parte delle funzioni comunicative - la comunicazione di risultati compiuti, elaborati - e per alcuni obiettivi, a velocità insufficente.

B – La "giungla" o il mercato "all'aperto"

L'osservatore non avvertito rimane sorpreso quando realizza che un argomento inoffensivo come quello delle tecniche di comunicazione in fisica puo dar vita ad inattese quanto esplosive controversie. Questo sembra essere il caso dell'area delle tecniche di comunicazione che si trovano fra le lettere private e gli articoli su riviste; già precedentemente vi abbiamo fatto riferimento come la "giungla". Voci autorevoli mettono al bando i reports, mentre altre ne stimolano la produzione, così come agenzie ufficiali ne organizzano la distribuzione. La disseminazione di idee non del tutto mature (half-baked) è condannata dalle stesse istituzioni che le pubblicano come abstracts prima dei convegni. I preprints sono stati accusati di tutti i mali del mondo, eppure prosperano di anno in anno. Quest'area traffica in idee con altrettanta vivacità che negli assolati paesi del sud, un mercato all'aperto commercia nelle necessità base dei consumi casalinghi. La flessibilità dei suoi metodi di compravendita è essenziale alla sua produttività: il rafforzamento di rigide regole commerciali provocherebbe la scomparsa dell'area. Comunque un tale pericolo è ipotetico, ed è più probabile che siano le regole a fallire.

Alcuni non si fidano dei mercati all'aperto perché offrono una minor resistenza a pratiche disoneste. Sebbene quest'affermazione non sia totalmente infondata, sarebbe bene ricordare che la comunità dei fisici ha una lunga tradizione di rispetto verso un rigido codice etico; per di più, all'interno di una comunità relativamente così piccola, nessun comportamento rimane a lungo inavvertito. Il problema non sono tanto le pratiche disoneste quanto le difficoltà che scienziati bene intenzionati possono provare nello scoprire quali pratiche sono ammesse. Una scoperta resa più difficile nei confronti delle autorevoli opinioni contraddittorie sopra citate. Una qualche guida agli acquisti è necessaria per fare un uso efficiente del mercato. La prima cosa ovvia di cui si ha bisogno è una definizione dei termini: in questo modo un numero di difficoltà apparenti sarà eliminato; la seconda è una definizione delle funzioni, cioè una descrizione degli usi generalmente fatti delle tecniche di comunicazione offerte. Mentre tenteremo di stabilire queste definizioni, ci asterremo dall'esaminare tutte le forme di significato usate nel mercato o dal descrivere il loro background storico: sceglieremo particolari definizioni perché sono le più comuni o le più feconde.

Gli scientific e technical reports sono documenti che contengono dati tecnici o scientifici utili ma non adatti per la pubblicazione su periodici. Sono di solito riprodotti in poche centinaia di copie con mezzi "near-print" (offset, mimeografia, ectografia) e sono identificati tramite un codice (iniziali seguite da numeri) dato dall'agenzia che li pubblica. Sono indicizzati nel Nuclear Science Abstracts, e sono – o dovrebbero essere – disponibili per tutti gli interessati. Alcuni laboratori indicano la data di near-printing, che corrisponde a quella delle ultime correzioni [3]; solo allora è assegnato il numero di codice.

Di cosa sono costituiti "i dati tecnici o scientifici utili non adatti per la pubblicazione in periodici"? Essi si qualificano per questa definizione: descrizioni dettagliate di apparati sperimentali interessanti solo per un pubblico limitato e programmi di computer usati in connessione con un esperimento specifico. Tali reports sono complementari alla pubblicazione in periodici, ed essi stessi sono una forma di pubblicazione. Da questa analisi sembra che essi dovrebbero essere liberamente citati in pubblicazioni convenzionali, dando il riferimento bibliografico completo (autori, titolo, data, numero di pagine, agenzia di pubblicazione e numero di codice).

Altro materiale utile qualificante per i reports sono le traduzioni e gli appunti di conferenze (lecture notes). Questi ultimi meritano un'attenzione speciale: sono degli appunti editi in maniera sommaria presi nel corso di seminari tenuti per un pubblico specialistico (per esempio un fisico teorico tratta un dato argomento per un pubblico di fisici sperimentali). Costituiscono una rassegna informale aggiornata su un argomento. Che assolvano ad una funzione utile e rispondano ad un bisogno profondamente radicato può essere meglio illustrato da poche cifre: il CERN riceve tra 2.000 e 3.500 richieste per le lecture notes, mentre per altri reports la richiesta va dalle 1.000 alle 1.500 copie. Si può argomentare che la dimensione della domanda giustificherebbe una pubblicazione formale. Un passo è stato recentemente fatto dagli editori in questo senso. Il successo dell'impresa dipenderà dall'abilità di alleggerire il carico editoriale posto sull'autore e di venire incontro ai requisiti di velocità e di costo.

Internal reports. Sebbene la terminologia e la forma esterna possano creare confusione, i rapporti interni dovrebbero essere chiaramente distinti da quelli scientifici e tecnici appena esaminati. Anch'essi hanno un numero di codice e sono riprodotti con metodi near-print, ma solo in poche decine di copie. Di solito, sebbene non esclusivamente, sono prodotti da gruppi che costruiscono acceleratori ed apparecchiature [4]. Gli internal reports sono validi strumenti di lavoro (working tools) per gli specialisti: se i dati che contengono si rivelano sbagliati, senza alcuna formalità il report è rimpiazzato da un altro internal report; possono essere esonerati dal formale riconoscimento del contributo di altri scienziati, possono essere scritti in gergo. Sono disponibili solo per lo specialista, in quanto è l'unico a poter valutare i loro limiti ed interpretarne il contenuto. Per via di tutte queste caratteristiche non sono indicizzati negli abstract-journals e, preferibilmente, non dovrebbero essere citati nella letteratura, certamente non come "internal reports" o da numeri di codice. Se sorge la necessità di avvalorare, in una pubblicazione convenzionale, un contributo comunicato in un report interno, si suggerisce che la citazione prenda la forma: autore, comunicazione privata, data.

Circondato da tutte queste precauzioni, il rapporto interno (internal report) viaggia tranquillamente per centinaia di miglia senza lasciare il giro degli iniziati. Comunque il problema comincia quando, come conseguenza dello studio, lo strumento di lavoro contiene una dovizia di dati utili e confermati. A questo livello, l'internal report può differire da quello tecnico solo negli aspetti editoriali. Di solito gli autori sono incoraggiati a curare l'edizione di tali documenti in reports più formali, che possano essere resi ampiamente disponibili o a pubblicarli in periodici. Gli "scienziati che si occupano dello sviluppo" (i cosiddetti development scientists) sono ciononostante talmente sotto pressione nei laboratori di fisica delle alte energie che raramente riescono ad assolvere questo compito editoriale.

Abbiamo già detto precedentemente come, nel mezzo di questo quadro "giungla" molto confuso, nasca talvolta il bisogno di scegliere. La nostra descrizione della relazione tra gli articoli di periodici, i reports e gli internal reports mette in rilievo, tra le pratiche predominanti, quelle che ci sembrano le più feconde. Il nostro criterio è l'utilità. Condividiamo l'opinione assai diffusa che se un documento contiene dati utili dovrebbe essere facilmente ed ampiamente reperibile. Tra le relazioni esistenti scegliamo di descrivere come "ideali" quelle che si conformano a questo obiettivo. Lo scenario reale non è così semplice. Ciononostante nell'analizzarlo vedremo che ciò che causa la differenza tra l'ideale ed il reale è in se stesso un fattore relativamente semplice che, se affrontato in maniera realistica, può essere superato. Sul mercato gli internal reports (come già descritti) sono mescolati ad altri che ne hanno solo l'apparenza esterna; questi differiscono solo nella forma e nella reperibilità – non nel contenuto – dai reports scientifici od anche dagli articoli di periodico. Per comprendere questa situazione per prima cosa deve essere messa in rilievo una differenza: il modo migliore per un fisico, sperimentale o teoretico, per tradurre in una forma oggettiva i propri risultati, è di esprimerli in pubblicazioni riconosciute. Alcuni circoli sono così sensibili a questo fattore che tendono a creare psicosi del tipo "Pubblica o muori". I team che hanno attinenza con lo sviluppo tecnico sono in una situazione molto diversa: sono sotto pressione per produrre apparecchiature che costituiscono in sé l'elemento tangibile del loro lavoro. Nella fisica delle alte energie, la pressione a produrre risultati è altrettanto forte, sia per i fisici sperimentali sia per i teoretici sia per gli scienziati che si occupano dello sviluppo. I primi trovano il tempo necessario per limare gli articoli poiché la pubblicazione è una parte del processo attraverso il quale i risultati conseguiti acquistano una forma oggettiva, mentre gli altri non trovano questo tempo poiché i loro risultati si concretizzano nell'apparecchiatura stessa. Gli scienziati che si occupano dello sviluppo non hanno bisogno di pubblicare o, comunque, la pubblicazione è per loro solo un obiettivo secondario; certamente hanno bisogno di comunicare fra di loro, ma questa funzione può essere raggiunta in modo molto informale. In fase di sviluppo, il limare diventa un lusso che non ci si può permettere. In alcune aree nei settori dello sviluppo, il report non rifinito è diventato, sotto la spinta delle circostanze, l'unico (e quasi esclusivo) strumento di comunicazione. Considerazioni sulla forma – non sul contenuto – determinano che un documento diventi: internal report, o report tecnico o articolo di periodico. L'articolo di periodico in questi specifici campi assolve essenzialmente la funzione di recensire un sotto-campo a beneficio dei non-specialisti o dei nuovi arrivati. Questa situazione potrebbe essere accettata come tale se non comportasse due inconvenienti: primo, la difficoltà, eccetto che per gli specialisti, di distinguere fra i documenti che sono solo strumenti di lavoro e quelli che comunicano i risultati finali; secondo, essendo la distribuzione di quei documenti non sistematica, non è possibile né indicizzarli né dotarli di abstracts in modo appropriato. Non sono perciò reperibili per tutti coloro che potrebbero usarli, ma solo ad una cerchia limitata di privilegiati.

La radice del problema è una questione di forma versus tempo. A causa dei requisiti conflittuali dello sviluppo e della pubblicazione, qualsiasi esortazione o regolamentazione arbitraria designate a richiedere che gli scienziati che si dedicano allo sviluppo pubblichino di più, o lo facciano in una forma migliore, è probabile che restino infruttuose. Le soluzioni devono perciò essere trovate sia in standard di pubblicazione più bassi che implicherebbero degli svantaggi sia, preferibilmente, nel fornire agli scienziati assistenza editoriale. Per conseguire ciò, devono essere escogitate alcune strade, se si vuole mantenere lo scopo di rendere i risultati scientifici ampiamente disponibili. In questo ambito dovranno essere sperimentate nuove soluzioni, ma ritorneremo su questo punto nell'ultima parte di questa indagine.

La produzione di progress reports è nota agli scienziati come un dovere a scadenze fisse, in parte poco benvenuto poiché deve essere scritto in risposta a scadenze temporali imposte dall'esterno piuttosto che in seguito ad una avanzata del progetto. Questo tratto psicologicamente negativo, insieme ad altri fattori, può spiegare perché gli scienziati li usino relativamente poco: i progress reports danno informazioni sulle ricerche in itinere e sono una delle poche fonti scritte che comunicano i risultati negativi.

I preprints sono documenti near-printed sottoposti per pubblicazione a un periodico. Sono documenti temporanei la cui funzione è quella di colmare il gap di tempo creato dai ritardi del processo di pubblicazione. C'è una tendenza a confonderli con i reports, in quanto appaiono simili. La maggior fonte di confusione sta comunque nella pratica mantenuta da alcuni laboratori di assegnare ai preprints i numeri di codice delle serie dei reports. Considerando la funzione e la natura dei preprints, un'altra pratica assai diffusa sembra più adeguata: il preprint è fascicolato senza nessun numero di codice e l'indicazione "sottoposto per pubblicazione in ...(nome del periodico)" compare sulla prima pagina. Ai preprints è data minor diffusione rispetto ai reports: circolano tra gli scienziati che operano attivamente nello stesso campo che beneficeranno sia della riduzione del ritardo che si avrebbe con il solo canale della pubblicazione a stampa, sia di uno stimolo verso nuovi approcci. Poiché sono temporanei e non ampiamente reperibili, i preprints non compaiono nel Nuclear Science Abstracts. Qualora il bisogno di citare un preprint apparisse, il riferimento prenderà la forma: autore, titolo, sottomesso per pubblicazione.

Non appena l'articolo, talora una versione migliorata del manoscritto originale, è pubblicato, il preprint può e dovrebbe essere distrutto e la citazione allora fare riferimento alla sola pubblicazione. Sebbene il compito non sia sempre facile, grande attenzione dovrebbe essere dedicata a trovare e dare riferimenti di pubblicazioni piuttosto che riferimenti di preprints, e questo non solo per motivi razionali. Rancori nascono quando un contributo è citato come "comunicazione privata" o "preprint" mentre è già apparso in un periodico.

I preprints, come tecnica di comunicazione, sono stati accusati di molti mali: a causa della loro distribuzione casuale, tendono a creare una classe privilegiata (l'insieme di scienziati i cui nomi compaiono sulle mailing lists). Seguendo l'esperienza positiva di un grande laboratorio, un numero crescente di istituti di ricerca sta costituendo un servizio di preprint che estenda a tutto lo staff il privilegio della mailing list. I servizi di preprint funzionano di solito in collegamento con biblioteche specializzate o un gruppo di ricerca. I preprints che trattano soggetti di interesse immediato per lo staff sono sistematicamente acquisiti: agli scienziati che notoriamente lavorano in un campo è richiesto di inserire di persona l'indirizzo del servizio preprint di laboratorio nella loro mailing list. Appena giunti, i documenti sono rapidamente elaborati e portati all'attenzione dello staff per mezzo di una lista di un visualizzatore, e vengono distrutti appena l'articolo viene pubblicato. In uno di questi servizi i preprints provenienti da ogni parte del mondo sono resi disponibili a tutti i membri dello staff con una media di circa tre giorni successivi dal loro ricevimento, cioè dieci giorni dopo la loro spedizione. Il tempo medio recuperato da questa procedura, cioè il tempo medio che trascorre tra la ricezione del preprint e la ricezione del fascicolo di periodico contenente l'articolo in oggetto, è di sette mesi. Questo tipo di servizio è ancora troppo difficoltoso e troppo costoso per essere realizzato dalla maggioranza dei fisici che lavorano in piccoli laboratori o in dipartimenti universitari, mentre una cooperazione potrebbe fornire a tutti gli scienziati che lavorano nel campo della fisica delle alte energie uguali opportunità d'accesso a questo canale di comunicazione. L'iniziativa di coordinare gli sforzi e di mettere insieme le risorse non è comunque ancora stata presa.

I preprints sono accusati di essere usati in maniera non appropriata come strumenti per la costituzione di priorità non eque. La questione delle priorità in se stessa è un nido di vespe che fortunatamente non rientra negli scopi di questa rassegna. L'oggetto delle nostre osservazioni, un canale comunicativo, essendo soggetto a tali disonorevoli accuse, ci porta comunque ad avvicinarci al nido di vespe, che osserveremo attentamente ma da una prudente distanza di sicurezza. In un campo altamente competitivo, in cui il riconoscimento accademico dei risultati di uno scienziato è essenzialmente il solo processo che conferisce lo status, questioni di priorità, di paternità intellettuale, ecc, acquistano un grande significato sociale. Nella loro ricerca di contributi al progresso scientifico – e per di più di contributi originali che implicano l'arrivare primi nella corsa alla scoperta – i fisici devono fare i conti con alcuni fattori estranei alle loro capacità scientifiche personali: un adeguato supporto finanziario, facilità di accesso alla ricerca, opportunità di esprimere se stessi nella comunità attraverso i canali di pubblicazione. In questo quadro, anche i preprints possono giocare un modesto ruolo di cui vogliamo discutere; dovrebbe comunque esser tenuto a mente che non sono i soli a influire in questo campo. La natura umana e gli usi accademici essendo quel che sono, anche se la strada del preprint alle priorità fosse bloccata, tutti gli altri sbocchi sarebbero ancora disponibili per energie alla ricerca di uno status. Una domanda deve essere sollevata per prima: i preprints conferiscono priorità? La risposta è "si" ed anche "no". "Si" nel senso che, in accordo con l'etica della comunità, deve essere attribuito credito ad uno scienziato per un contributo originale, sia esso solo un'idea o un suggerimento, indipendentemente dalla forma orale o scritta in cui è stato espresso. "No" in un senso formale: cioè, sin da subito, le pretese di priorità sono fissate in accordo e sulla base della data in cui un manoscritto è stato ricevuto da un periodico. Alcuni osservatori temono che il mercato possa essere inondato da idee immature e non complete o da risultati frettolosamente annunciati per procurarsi priorità non etiche. I fatti comunque sembrano contraddire questa visione pessimistica: gli abusi non sono né più frequenti né più riusciti in questo campo di comunicazione rispetto ad altre aree dell'attività scientifica. La maggior parte degli scienziati presta poca attenzione alle pratiche scorrette: ignorarle con disprezzo o farne oggetto di ironia accondiscendente, tali sono nella comunità i potenti strumenti di coercizione. Se risoluti tentativi fatti per stabilire false priorità sono rari, gli errori dovuti a una mancanza di informazione sono più frequenti: si tratta di omissioni nel dar credito ad un altro scienziato per un contributo espresso in un preprint ancora in corso di pubblicazione. Tali casi sono più dannosi perché inutilmente generano sospetti. Accadrebbero più di rado se la conoscenza del mercato dei preprint fosse ugualmente disponibile per tutti.

Per ultimo, ma non perché meno importante, considereremo una delle aree più vivaci del "mercato all'aperto". Una fitta folla circonda un palco: qualche sgomitata sembra dover essere messa in relazione al processo filtrante attraverso il quale le persone sono ammesse una alla volta a camminare avanti e indietro sul palco, a scarabocchiare sulla lavagna e a parlare. Prima di andar via scambiano occasionalmente alcune frasi con qualcuno del pubblico. A parte questi contributi minori, il pubblico è generalmente tranquillo, rispettoso se qualcuno dorme. Ma appena l'ultimo oratore termina il proprio intervento, la folla si anima: si formano sottogruppi, conversazioni e discussioni vengono fuori da ogni parte. Quando il silenzio è stato quasi ristabilito, qualcun altro sale sul palco… Le conferenze sono ovviamente una parte essenziale del processo di comunicazione: occasione di fitti scambi tra gli scienziati con la flessibilità della comunicazione orale. Partecipare ad una conferenza, alle sue sessioni così come agli scambi di idee in corridoio o ai pasti, è uno dei modi più efficaci per tenersi informati sugli sviluppi in corso nel campo.

La popolarità delle conferenze riflette la loro utilità. Per sostenere questa affermazione lasciateci raccontare un aneddoto recentemente udito per caso. Il comitato organizzatore di un'imminente conferenza doveva fronteggiare la spiacevole necessità di eliminare i candidati in eccesso a causa della insufficente capacità dell'auditorium. In seguito a un errore amministrativo, le lettere circolari, che esprimevano il rammarico del comitato verso coloro che non erano stati accettati, erano state stampate sul retro degli avvisi di lavoro ed erano state spedite prima che l'errore fosse scoperto. Gli avvisi erano per impieghi temporanei durante la conferenza: addetti al ricevimento dei congressisti, proiezionisti, operatori dei microfoni, portieri, addetti alla caffetteria, camerieri, addetti alla pulizia dei portacenere, assistenti di pronto soccorso. Si dice che, per la prima volta nella storia, la conferenza abbia goduto, da un punto di vista amministrativo, di un eccesso di personale.

Gli abstracts di relazioni proposte per una conferenza servono come base per la selezione delle presentazioni e sono necessari ai relatori. Costituiscono una guida approssimativa di ciò che sarà discusso, e sono utili ai partecipanti per programmare la loro presenza alle varie sessioni. Comunque, poiché gli abstracts devono essere preparati con due mesi e mezzo d'anticipo, i dati che contengono possono talvolta essere colorati di troppo ottimismo e soggetti a cambiamenti. Sarebbe quindi più appropriato distribuirli ai partecipanti solo al momento dell'inizio dei lavori della conferenza, piuttosto che dar loro un'ampia distribuzione in una forma che può essere confusa con una pubblicazione.

Gli atti di convegno (conference proceedings) contengono tutte le comunicazioni e le discussioni, e sono perciò di grande utilità, particolarmente per coloro che non hanno avuto la possibilità di partecipare alla conferenza. Atti di piccoli convegni sono già stati realizzati con successo in forma di reports e distribuiti nell'arco di due o tre mesi. Recentemente, riprodotte con foto-offset, i contributi dei relatori di un'importante conferenza erano disponibili dopo un mese [2]. Tuttavia gli atti completi delle maggiori conferenze richiedono un minimo di sei mesi per essere disponibili sulle scrivanie degli scienziati, mentre il termine generale di consegna è piuttosto di un anno. Sei mesi sembrano essere il minimo indispensabile per curare l'editing e la stampa: è il tempo richiesto per produrre e distribuire una "pubblicazione". Se gli scienziati si accontentassero di un documento inedito dall'aspetto non rifinito, prodotto tramite foto-offset, potrebbero avere sulle loro scrivanie, due mesi dopo la fine della conferenza, i testi completi delle relazioni e delle discussioni, accompagnati da un indice degli autori [2]. Oltre ad essere rapidamente disponibile, un tale documento avrebbe il vantaggio di non essere confondibile con una pubblicazione convenzionale.

Da pochi anni gli atti di alcune conferenze sono stati prodotti come libri o fascicoli di periodici: il loro aspetto rifinito crea confusione, portando erroneamente alla convinzione che tutte le relazioni che compaiono negli atti di conferenze sono equivalenti agli articoli di rivista. Questo a sua volta fa sorgere domande del tipo: dovrebbero gli atti di conferenze escludere le relazioni che sono già state accettate per la pubblicazione in una rivista? Dovrebbero le riviste rifiutare le relazioni che sono apparse in atti di convegno? In realtà queste ultime non soddisfanno i requisiti per lo status di pubblicazione perchè non sono state sottoposte a un processo di selezione [6] e, cosa più importante, i risultati riportati non sono necessariamente la conseguenza di ricerche interamente finite e confermate.

Le relazioni presentate ad una conferenza sono istantanee di progetti di ricerca, presi ad un dato momento dell'anno. Gli atti di convegno sono un album di istantanee. I fotografi naturalmente cercano di presentare la migliore immagine del loro modello, lavorano intensamente durante le settimane precedenti, mettono insieme sufficiente materiale grezzo, levigando varie faccette. Benché non sia consentito il "trucco", non tutte le faccette risultano levigate al momento dello scatto del flash.

La funzione delle conferenze e, conseguentemente, degli atti di convegno è chiaramente molto diversa dalla funzione delle pubblicazioni (discussa nei paragrafi precedenti) che è di registrare in maniera permanente i risultati convalidati. Ogni apparenza di interferenza tra gli atti di convegno e i periodici è perciò un falso problema: è normale che una relazione appaia prima negli atti per essere successivamente seguita da una pubblicazione su in un periodico, pubblicazione che riporti una versione definitiva dei risultati.

Due argomentazioni, tempi di produzione e confusione, perorano in favore dell'abbandono della tendenza attuale alla redazione degli atti per rimpiazzarli con una documentazione informale, prodotta in maniera più rapida e facilmente reperibile. La pubblicazione di risultati confermati ritornerebbe interamente entro il canale meglio equipaggiato per questo scopo, il periodico scientifico.

L'osservazione della "giungla" o "mercato all'aperto", mostra che è ancora più difficile commerciare in idee embrionali che in risultati ben consolidati. La diversità delle tecniche impiegate nel mercato all'aperto riflette la diversità dei processi creativi. In vista di questa diversità si può argomentare che la comunità dei fisici delle alte energia sta facendo complessivamente un buon lavoro di comunicazione, e che tutto ciò di cui si ha bisogno è un'attitudine contemplativa a "lasciar fare". D'altra parte, si può anche argomentare che l'efficienza della rete di comunicazione è un elemento vitale per il progresso scientifico, e che nessuna opportunità per migliorare la comunicazione dovrebbe essere trascurata. Quando una tale attitudine dinamica è stata adottata in passato, ha comportato eccellenti risultati; ad esempio, l'attività condotta dalla U.S. Atomic Energy Commission, Division of Technical Information nell'indicizzare e fare gli abstracts dei reports di scienze nucleari e nell'integrarli con la letteratura convenzionale.

In conclusione, numerose iniziative potrebbero essere prese per garantire che si venga incontro al bisogno di uno strumento di informazione aggiornata (current awareness tool), che i preprints in circolazione siano conosciuti da tutti quelli a cui possono essere utili, che gli atti di convegni siano rapidamente disponibili per coloro che non hanno avuto la possibilità di parteciparvi, che dell'assistenza redazionale sia disponibile per facilitare la produzione di reports o di pubblicazioni più formali che traggano informazioni utili dai documenti informali di lavoro.

Partecipazione degli scienziati nel funzionamento della rete di comunicazione

Degli scienziati e degli specialististi dell'informazione cooperano già da molto tempo con istituzioni ed agenzie attive nella gestione dell'informazione scientifica. La National Science Foundation sta supportando programmi destinati a fornire un training in scienze per addetti all'informazione e in gestione e recupero di informazione per gli scienziati. Il U.S. President's Scientific Advisory Committee ha sottolineato che la ricerca include non solo la generazione delle informazioni, ma anche la loro trasmissione, ed ha insistito sulla necessità per gli scienziati di impegnarsi in entrambi questi aspetti. Si vede cosi che ai più alti livelli di responsabilità, la comunicazione è considerata far parte della ricerca e la necessità per gli scienziati di partecipare al funzionamento della rete di comunicazione è chiaramente riconosciuta.

La situazione non sembra essere altrettanto chiaramente compresa, in media, dai fisici che lavorano nei laboratori o nei dipartimenti universitari. Anche quando desiderano un accesso più adeguato all'informazione, ogni investimento in personale, in spazio e spese per migliorare la situazione appare ai loro occhi come una decurtazione sulla ricerca, per non parlare di un investimento di parte del loro tempo e lavoro. Tra le molte ragioni di questa tendenza, le principali domande poste sui mezzi disponibili per gli aspetti più tangibili ed immediati della ricerca giocano certamente un ruolo, ma più importante è forse il fallimento di chi è responsabile della fornitura di servizi d'informazione a guadagnarsi la fiducia dello scienziato, tramite la comprensione e la soddisfazione dei suoi bisogni. Per interrompere questo circolo vizioso, i succitati programmi di training saranno d'aiuto nel lungo periodo, mentre risultati più immediati saranno prodotti da un'aumentata partecipazione degli scienziati in attività informative.

Se fossero escogitati incentivi appropriati, potrebbe essere relativamente facile ottenere la cooperazione degli scienziati per programmi d'informazione su vasta scala. Non è neanche troppo difficile incoraggiare fisici altamente qualificati a scrivere recensioni a livello di pubblicazione. Ciononostante, sarà molto più difficile ottenere la cooperazione degli scienziati per i livelli bassi della scala delle informazioni: lo scienziato attivamente impegnato nella ricerca è sottoposto a una pressione troppo grande per essere in grado di contribuire al miglioramento degli strumenti di comunicazione o per trasmettere in forma adeguata la conoscenza che egli genera continuamente. L'antinomia tra i due incarichi è tale che nessuna sollecitazione può aver successo nel modificare la situazione. In questo campo è chiaramente necessario innovare.

Una possibile linea di innovazione che potrebbe essere esplorata nelle istituzioni di fisica delle alte energie, è suggerita dalle tre seguenti osservazioni:

1. Gli scienziati vorrebbero una comunicazione migliore: desiderano potersi tenere informati in modo adeguato sugli sviluppi in corso e comprendono il bisogno di trascrivere i risultati delle loro ricerche in una forma accessibile ai non specialisti.

2. C'è una preoccupazione assai diffusa circa un insufficiente ricambio dei fisici negli anni futuri. C'è anche una preoccupazione crescente per la perdita di scienziate a causa delle difficoltà che esse incontrano nel mantenere le qualifiche professionali durante gli anni della maternità. Durante questo periodo di tempo, comparativamente breve, donne che erano adeguatamente addestrate ed attive perdono completamente i contatti con i rapidi sviluppi del campo, e possono non essere capaci di riprendere la ricerca una volta che i loro bambini sono cresciuti. Troppe studentesse idonee per il training scientifico ma consce delle difficoltà sperimentate da quelle che le hanno precedute, scelgono di specializzarsi in altri campi. Tra i paesi occidentali, gli Stati Uniti sono i primi nella graduatoria di chi si preoccupa della perdita di forza lavoro femminile qualificata, ma sono anche all'avanguardia della ricerca di soluzioni al problema: istituzioni accademiche stanno provvedendo a corsi di aggiornamento compatibili con le responsabilità della vita domestica, e una serie di sovvenzioni sono disponibili per facilitare il ritorno alla ricerca su base part-time. Il National Manpower Council ha raccomandato ai datori di lavoro di sperimentare un impiego part-time per donne che vogliono portare avanti o riprendere la loro attività professionale.

3. I grossi team sperimentali che stanno lavorando ora sugli acceleratori comportano di solito uno o due scienziati che sono soliti frequentare la biblioteca, che prendono in prestito più preprints e reports di altri. Se questi ultimi sono più inclini alla ricerca bibliografica per disposizione o per bisogno, in fondo non ha importanza; ciò che è importante è che il team abbia sviluppato in modo naturale un modello attraverso il quale pochi individui assolvono una funzione comunicativa a beneficio dell'intero gruppo.

In considerazione delle preoccupazioni sulla forza lavoro e degli insoddisfatti bisogni comunicativi, sembra che la comunità della fisica delle alte energie possa provare ad applicare questo modello più sistematicamente. Entro i team scientifici potrebbero essere create delle posizioni part-time che richiedono un training formale in fisica e un'adeguata conoscenza di tecniche di informazione. I compiti da portare a termine in queste posizioni includerebbero, ad esempio, analizzare regolarmente la letteratura pubblicata e quella informale nel campo d'interesse del team e mettere in evidenza i contributi rilevanti; scrivere reports sulla ricerca in corso e contribuire alla redazione delle pubblicazioni formali; redigere gli appunti di conferenze (lecture notes); partecipare ad alcuni aspetti delle pubbliche relazioni; fornire assistenza scientifica alla biblioteca per effettuare, ad esempio, delle ricerche bibliografiche, per la selezione del materiale da acquistare e per la sua indicizzazione per soggetto. Un aspetto essenziale della proposta è che queste persone facciano parte del team scientifico. Essere informati sugli argomenti che interessano il gruppo, partecipare alle sue discussioni, frequentare conferenze e seminari sarebbe loro dovere tanto quanto quello di adempiere agli altri compiti. Queste posizioni costituirebbero un terreno ideale al fine di mantenere un contatto con il campo, e potrebbero essere rese disponibili su una base part-time a donne che possano dedicare temporaneamente solo una frazione del loro tempo ad attività professionali. Queste donne potranno in seguito riprendere la ricerca a tempo pieno o qualunque combinazione di ricerca ed informazione. Anche insegnanti di scuole medie e di licei potrebbero essere interessati a questi posti part-time: l'insegnamento trarrebbe certamente beneficio da questi contatti stretti con la ricerca, aggiungendo quindi dei risultati a lungo termine ai vantaggi immediati di una tale collaborazione.

Conclusione

Agli antropologi è noto che la comunicazione della conoscenza assume forme rudimentali tra le società primitive, una situazione che è tanto il risultato quanto la causa della stagnazione tecnica. Non siamo perciò sorpresi di trovare che un soggetto così circoscritto come la fisica delle alte energie ed i suoi campi correlati abbiano sviluppato una varietà di tecniche per rispondere alle funzioni di comunicazione. In prima approssimazione queste tecniche rispondono agli obiettivi loro assegnati, sebbene non tutti siano stati ancora pienamente riconosciuti e raggiunti. Le società scientifiche, gli organismi nazionali, le istituzioni educative sono consapevoli del bisogno di comunicazione efficace, e stanno sostenendo vigorosi programmi che indubbiamente produrranno ulteriori miglioramenti nelle tecniche di gestione e di recupero dell'informazione. Questi miglioramenti riguarderanno più probabilmente le pubblicazioni, cioè i canali di comunicazione posti nelle parte alta della scala dell'elaborazione, piuttosto che il materiale specializzato e in continuo aggiornamento di grande interesse per i fisici delle alte energie, ma solo per loro. Poiché, per questo materiale, le postazioni finali della rete di comunicazione rientrano nei confini della fisica delle alte energie, l'iniziativa di promuovere miglioramenti dovrà provenire dalla stessa comunità scientifica. Chi prenderà l'iniziativa di promuovere i passi che la cooperazione richiede? I grandi laboratori, perché sono i meglio equipaggiati per farlo? Questi sono tuttavia i pochi privilegiati nel campo delle comunicazioni, e perciò sono meno sensibili ai bisogni. Gli scienziati sparsi in tutto il mondo in laboratori più piccoli ed in dipartimenti universitari? Da qualsiasi parte provenga l'iniziativa, essa sarebbe gratificante per tutti, in quanto contribuirebbe ad assicurare che tutta la conoscenza rilevante per la fisica delle alte energie sia accessibile attraverso una rete di comunicazione integrata che permetta un flusso continuo di informazione, dai reports interni informali fino alle pubblicazioni più elaborate.

Luisella Goldschmidt-Clermont, Senior Scientific Information Officer - European Organization for Nuclear Research (CERN), Geneve **


Note

* Testo originale: Communication Patterns in High-Energy Physics, february 1965. Pubblicato in "High Energy Physics Libraries Webzine", 6, March 2002,URL: <http://library.cern.ch/HEPLW/6/papers/1/>.
Traduzione a cura di Fiorella Paino, Centro Linguistico d'Ateneo, Università di Camerino;
Revisione e adattamento a cura di Antonella De Robbio, Centro di Ateneo per le Biblioteche, Università degli Studi di Padova.

** Nel 1965, all'epoca del lavoro originale, l'autrice era Consultant, M.I.T. Massachusetts Institute of Technology, Laboratory for Nuclear Science, Cambridge, Mass.

[1] L'autrice esprime la sua gratitudine a tutti i membri della comunità scientifica che, per iscritto o nel corso di conversazioni, l'hanno messa in grado di acquisire una qualche dimestichezza con l'argomento.

[2] Sono considerati i tempi reali, cioè il tempo che scorre prima che i documenti siano disponibili allo scienziato. Questi tempi includono un periodo di produzione così come uno per la distribuzione. In ogni caso quest'ultimo non è insignificante.

[3] Gli autori tendono ad introdurre lunghi termini di produzione per i reports: alcuni mesi possono passare tra la prima bozza per un report e le correzioni finali. A paragone, i tempi richiesti per la dattilografia e la riproduzione sono insignificanti.

[4] Quando trattano di soggetti tecnici, sono chiamate anche "note tecniche" o "note di ingegneria", quando trattano di soggetti fisici, sono talvolta detti "comunicazioni private". Noi scegliamo di chiamarli "reports interni" (internal reports), sia perché questa terminologia è ampiamente usata per entrambi i soggetti, sia perché accentua la caratteristica che il documento è per circolazione interna tra un gruppo limitato di specialisti.

[5] Per aiutare ad identificare i reports interni sono usati i seguenti metodi: in prima pagina appare l'esplicita frase: "Questo è un documento di lavoro (working paper): non dovrebbe essere citato o copiato senza il permesso dell'autore". Il codice d'identificazione omette le iniziali dell'istituto ed è accompagnato dalle parole "internal report".

[6] Tutti i contributi proposti appaiono negli atti sebbene solo una parte di essi, sulla base degli abstracts, sono accettati per la conferenza.

Note del traduttore

[i] Wizard, nel testo originale.




«Bibliotime», anno VII, numero 2 (luglio 2004)

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URL: http://www.spbo.unibo.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-vii-2/goldschm.htm