«Bibliotime», anno VIII, numero 3 (novembre 2005)

Precedente Home Successiva



Eleonora Azzini

Pellegrino Antonio Orlandi, Origine e progressi della stampa



Pellegrino Antonio Orlandi, Origine e progressi della stampa, introduzione di Paolo Tinti, Sala Bolognese, Arnaldo Forni, in-8 gr., XIX, 449 p., ill. (Ristampa anastatica dell'ed.: Bononiae, Costantinus Pisarius, 1722).

Dopo il significativo esordio con la Storia della stampa in Bologna [1] di Albano Sorbelli, la prestigiosa collana di edizioni anastatiche, "Bibliografia e storie del libro e della stampa", edita dalla Forni e diretta da Maria Gioia Tavoni e Paolo Tinti, si arricchisce, all'interno della sezione Monumenta, secondo una concatenazione tutt'altro che casuale, dell'Origine e progressi della stampa, doviziosa opera del padre Pellegrino Antonio Orlandi uscita a Bologna nel 1722 dai torchi di Costantino Pisarri.

Tale proposta conferma il disegno degli ideatori della serie, già manifesto nel primo reprint, di riconsegnare nelle mani degli studiosi i monumenti dell'annalistica tipografica e gli strumenti preliminari ad una euristica delle fonti bibliografiche, affinché di quei volumi e degli elementi paratestuali ad essi connaturati "non si perda notizia". Ma non solo. Essa si lega anche, con un sottile filo rosso, al nome di Albano Sorbelli [2], cui va il merito di aver restituito al repertorio dell'Orlandi il primato italiano nell'ambito degli studi incunabolistici e di averne rivendicato l'originalità rispetto al contemporaneo e analogo lavoro del Maittaire [3].

Difatti, nell'accurata introduzione al testo Tinti [4] rammenta come gli annali del padre carmelitano, pur noti e apprezzati nel XVIII secolo [5], non ebbero tuttavia la fortuna auspicata; essi infatti furono in certa misura oscurati dai celebri Annales typographici maittairiani - dai quali lo stesso autore non fa mistero aver attinto "molte erudizioni, e notizie spettanti alle antiche edizioni" - ma soprattutto rimasero incompresi quanto alle innovazioni metodologiche che oggi sono, invece, concordemente riconosciute come "anticipatrici di future conquiste" [6].

L'Orlandi, già noto in virtù del fortunato Abcedario pittorico, proto enciclopedia artistica stampata a Bologna nel 1704 e successivamente accresciuta nel 1717, nonché di un cospicuo prontuario bio-bibliografico dal titolo Notizie degli scrittori bolognesi e dell'opere loro stampate, edito nel 1714, anch'esso per i tipi di Costantino Pisarri, fu certamente il primo in Italia ad avviare una repertoriazione sistematica della produzione libraria europea, dai primordi della stampa all'anno 1500 incluso, e ad impostarla secondo un ordinamento topografico, criterio che, tra Otto e Novecento, avrebbe poi dominato presso grandi bibliografi quali il Panzer, l'Audiffredi, il Proctor e il Reichling.

Ma il merito orlandiano non si esaurisce unicamente in questo nuovo concetto di disposizione delle edizioni. Lo scartafaccio conservato presso l'Archiginnasio di Bologna [7] testimonia come il carmelitano avesse dedicato anni di studio a raccogliere notizie riguardanti l'ars artificialiter scribendi, riuscendo così ad acquisire una più matura e approfondita conoscenza delle sue varie componenti, sia storiche sia tecniche, senza tralasciare affondi sugli elementi indispensabili all'analisi bibliologica, dalla carta ai caratteri, dalla composizione alle marche tipografiche. Tali importanti annotazioni confluirono in parte nell'edizione del 1722.

L'opera che il padre bolognese dedicò al marchese Antonio Ghisilieri con l'esteso titolo di Origini e progressi della stampa o sia dell'arte impressoria e notizie dell'opere stampate dall'anno M.CCCC.LVII sino all'anno M.D., non nasceva dunque quale puro esercizio di carattere compilativo, sfoggio di ragguagli eruditi, bensì quale strumento di consultazione destinato a quanti avessero voluto soddisfare, "colla scelta delle ottime, tra le migliori Edizioni", il "prurito" suscitato da "quella nuova dilettatione", il collezionismo di libri rari, sviluppatosi primariamente oltralpe e affermatosi presto in Italia. L'appello all'autorità degli incunaboli giustifica la scelta di presentare "le precise notizie di quei Libri…i quali vennero alla luce nel felicissimo Secolo XV, in cui l'Arte Impressoria, circa la metà di esso, ebbe la tanto sospirata Origine, e successivamente i fortunati Progressi, mediante i quali fu arricchito il Mondo colle Edizioni dei più celebri Autori, e delle Opere piu rimarcabili in ogni Scienza, ed Arte", secondo il principio filologico, già noto sin dal XVII secolo, che l'antichità delle primissime stampe e la vicinanza con gli antigrafi manoscritti ne avrebbero appunto garantito il pregio. Del tutto originale è invece lo scrupolo dell'Orlandi nei riguardi della fedeltà ortografica della citazione: "Li titoli, e le finali dei libri, i nomi, li cognomi, e le patrie degli autori, degl'impressori, e delli comentatori…sono notati nelli modi, e forme, che sono stati trovati impressi, e non altrimenti". Il proposito, enunciato in lettere capitali sul verso dell'ultima pagina della dedica, di non intervenire né con aggiornamenti o modernizzazioni né per rettificare o correggere errori palesi dimostra come fossero già presenti nell'autore una sensibilità e un atteggiamento metodologico assolutamente innovativi.

Dopo aver precisato i motivi della bibliografia e prima di puntualizzare i criteri adottati per connotare ed identificare le edizioni, l'erudito bolognese espone i caratteri organizzativi del suo volume. La prima parte si apre con la sequenza di oltre duemila incunaboli, ripartiti cronologicamente per tipografo, editore e libraio, ma raggruppati sotto la città di stampa (p. 5-217), da Magonza a Bamberga, rispettivamente prima ed ultima a dotarsi della nuova tecnologia. Si inserisce poi una breve ma raffinatissima parentesi contenente le Notizie di varie cose spettanti all'arte impressoria (p. 218-246). Con dovizia di particolari Orlandi istruisce il "cortese leggitore" sugli aspetti tecnici sottesi alla produzione editoriale, dalla confezione della carta ai caratteri, dai fregi alle miniature, dal torchio alle marche tipografiche, alzando via via il sipario non solo sulle professionalità della stamperia, ma anche sulla precarietà dei mestieri del libro in ancien régime typographique, precarietà spesso imputabile all'ingente, quanto indispensabile, immobilizzo di capitali per impiantare e proseguire attività impressorie. Sono naturalmente notizie sommarie, ma che mettono ugualmente in luce la diversa angolazione da cui l'appassionato bibliografo osservava il mondo dei libri: uno scorcio sui retroscena del prodotto tipografico che per molti versi ha precorso i tempi. Completa questa prima sezione un articolato piano di indici (p. 247-263), vera novità della proposta bibliografica dell'Orlandi nei confronti dell'opera del Maittaire. Al repertorio delle fonti consultate si aggiungono diverse tavole: cronologica delle città; alfabetiche delle città, degli stampatori, dei librai e degli editori; dei correttori distribuiti per i luoghi in cui operarono e dei soprannomi di alcuni autori con le relative forme di rinvio.

La seconda parte (p. 265-448), strettamente connessa alla prima anche se dotata di frontespizio proprio e redatta in lingua latina, riallestisce il catalogo degli incunaboli già esaminati ma organizzandoli per autore o titolo. Chiude infine il volume un Index scriptorum, che classifica gli autori citati in trentuno grandi classi, enumerate alfabeticamente, espressione di quel gusto enciclopedico imperante all'epoca dell'Orlandi.

La stratificazione dei livelli di fruizione del testo, resa possibile dall'imponente apparato indicale, palesa quanto fosse importante per l'autore mettere a disposizione del pubblico un sussidio completo sotto ogni punto di vista e, al contempo, di semplice compulsazione. Per raggiungere questo scopo il carmelitano non si dedicò solamente al testo, ma ne curò anche con particolare perizia la mise en page.

È illuminante in questo senso lo zibaldone orlandiano [8] dal quale si possono cogliere, ancora una volta, assaggi del suo "laboratorio": l'autore infatti progetta un frontespizio arioso ed incisivo, fa disegnare appositamente la marca tipografica, e infine, ben consapevole della semiotica dei corpi tipografici, stabilisce dettagliatamente le spaziature e i caratteri dell'impaginato. Il risultato di un simile labor limae, riservato agli aspetti paratestuali, dovette soddisfare pienamente l'Orlandi se, come ipotizza Tinti, si preoccupò di far circolare, in veste di anteprima, con espliciti intenti promozionali, il fascicolo iniziale comprendente frontespizio, dedica e voce relativa a Magonza.

L'Origine, tirata in 506 copie su sessanta risme di carta bastarda e divenuta rara già al tramonto del XVIII secolo, cosa di cui si rammaricava Gaetano Fantuzzi nel suo Catalogo ragionato [9], risorge oggi a nuova vita. Grazie alla collana di Forni si riscopre dunque un'opera che è preziosa raccolta di raffinatissimi libri e, come ebbe a dire lo stesso Orlandi, "di altre cose, le quali mi do a credere, che non saranno spiacevoli al buon genio di chi si degnerà di leggerle".

Eleonora Azzini, CERB. Centro di ricerca in bibliografia, Dipartimento di Italianistica - Università di Bologna, e-mail: eleonora.azzini@libero.it


Note

[1] Albano Sorbelli, Storia della stampa in Bologna, a cura di Maria Gioia Tavoni, Sala Bolognese, Arnaldo Forni, 2003 (ristampa anastatica dell'ed.: Bologna, Zanichelli, 1929).

[2] Albano Sorbelli, L'"Origine e i progressi della stampa" di P. A. Orlandi, "Gutenberg Jahrbuch", (1934), p. 218-223.

[3] Michel Maittaire, Annales typographici ab artis inventae origine usque ad annum MD, Hagae Comitum, Vaillant, 1719.

[4] Paolo Tinti, Origini e progressi dell'annalistica tipografica: il contributo di Pellegrino Antonio Orlandi tra bibliografia e storia del libro, in Pellegrino Antonio Orlandi, Origine e progressi della stampa, Sala Bolognese, Arnaldo Forni, 2005, p. V-XIX.

[5] L'Origine e progressi della stampa venne ampiamente menzionata negli "Acta eruditorum" di Lipsia, (1724), p. 101-105, come esempio da imitare per gli studiosi di area germanica; il bibliografo tedesco Nicola Francesco Haym la ricordava nella sua Biblioteca italiana, Venezia-Milano, Per Michel'Antonio Panza, nella contrada de' ratti, 1742, II, p. 462; mentre Johann Georg Schelhorn la annoverava tra le opere erudite necessarie all'esercizio della professione bibliotecaria nella Anleitung fur Bibliothekare und Archivare, Ulm, s.n., 1788-1791. Ancora alle soglie del XIX secolo, Giovanni Fantuzzi segnalava con rilievo che "Il merito del Padre Orlandi fu ben conosciuto in Italia, e fuori d'Italia eziandio mentre egli visse, e dovrà esserlo sempre mai presso i posteri, finché i giusti estimatori risguarderanno senza passione e il numero, e l'ampiezza delle Opere, alle quali cimentò la sua penna, poco o nulla pregiudicando gli abbagli, che l'Autore qua e là abbia presi, e le omissioni, che vi si incontrano, e che parranno imperdonabili a' que' Critici solamente, i quali non abbiano davanti agli occhi la somma difficoltà, o piuttosto impossibilità di esaurire senza imperfezioni argomenti amplissimi, e quasi infiniti". Giovanni Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, in Bologna nella stamperia di San Tommaso d'Aquino, 1788, v. 6, p. 191-197.

[6] Dopo il Sorbelli approfondirono l'esame dell'opera orlandiana Maria Jole Minicucci, Roberto Ridolfi incunabolista: contributo alla storia degli studi paleotipici in Italia, in Studi offerti a Roberto Ridolfi derettore de "La Bibliofilia" a cura di B. M. Biagiarelli e D. E. Rhodes, Firenze, Olschki, 1973, p. 24-32; Luigi Balsamo, La bibliografia: storia di una tradizione, Firenze, Sansoni, 1984, pp. 99-101, 108 e 122; Id., Introduzione generale, in Produzione e circolazione libraria a Bologna nel Settecento. Avvio di un'indagine, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1987, p. 9-16, part. p. 11-13; Alfredo Serrai, Storia della bibliografia, VII, Roma, Bulzoni, 1997, p. 575-576.

[7] Pellegrino Antonio Orlandi, "Origine e progressi della stampa dall'anno MCCCCXXXXII sino al MDCCXIX", cart., 1719 ca. (Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, coll: Ms.B.252).

[8] Id., "L'origine dell'arte impressoria o sia della stampa sino all[']anno M.D.", cart., 1721 (Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, coll: Ms.B.31).

[9] Gaetano Fantuzzi, Catalogo ragionato dei libri di me Gaetano Fantuzzi, trascritto e curato da Federico Olmi, Bologna, Pàtron, 2004, p. 266 (Mss. Regg. B 348 e B 351 conservati presso la Biblioteca comunale Antonio Panizzi di Reggio Emilia).




«Bibliotime», anno VIII, numero 3 (novembre 2005)

Precedente Home Successiva


URL: http://static.aib.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-viii-3/azzini.htm