«Bibliotime», anno XII, numero 1 (marzo 2009)

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Riccardo Ridi

Oggi si può parlare ancora di ricerca bibliografica? *



"Dopo, una cosa che mi vien da pensare, sicuramente qualcuno l'avrà pensata e scritta prima di me, è il fatto che oggi, come siam messi, uno che fa lo storico, un problema dello storico è sempre stato quello di recuperare la documentazione, di procurarsi il materiale, oggi, c'è talmente tanta documentazione, talmente tanto materiale, che il problema dello storico, oggi, mi sembra, è di difendersi, dal materiale, mi vien da pensare, ma forse mi sbaglio." Paolo Nori, Mi compro una Gilera, Milano, Feltrinelli, 2008, p. 68.

No, non si sbaglia il giovane (si fa per dire: siamo entrambi nati nel 1963) scrittore parmigiano Paolo Nori, e la sua riflessione può senz'altro essere estesa oltre i confini della storiografia, tanto che, di fronte alla domanda che gli organizzatori dell'odierno convegno mi hanno rivolto a bruciapelo alcuni mesi fa e che ho mantenuto come titolo della mia relazione, non ho esitato allora e non esito adesso a rispondere senza esitazione "Assolutamente sì! Anzi, più di prima!".

La ricerca bibliografica è oggi più attuale e importante che mai, perché si moltiplicano le tipologie e la quantità delle "entità" che potrebbero sensatamente entrare nel mirino di tale ricerca. E lo stesso varrebbe, in fondo, anche per la cosiddetta "bibliografia analitica", [1] che non si occupa della redazione e dell'uso dei repertori per il recupero dei documenti, ma della fisicità dei documenti stessi, visti come oggetti materiali, e che troppo spesso si arresta purtroppo, sospettosa, di fronte alla loro digitalizzazione.

Restiamo però nell'ambito assegnatomi, ovvero quello della ricerca bibliografica, notando come moltissime tipologie di tradizionali oggetti e strumenti di tale ricerca restano tutto sommato ben identificabili e di grande utilità anche passando dall'ambiente analogico a quello digitale, nonostante alcune modifiche sia strutturali che formali, anche piuttosto profonde, su cui non abbiamo oggi il tempo di soffermarci. Ad esempio:

Una forte continuità è riscontrabile anche nell'ambito di servizi e strutture tipicamente connesse con la ricerca bibliografica, come ad esempio:

Già questi due elenchi depongono a favore dell'odierna permanenza e rilevanza della ricerca bibliografica, se non addirittura della sua estensione, dovuta se non altro al sommarsi dei nuovi oggetti, strumenti, servizi e strutture a quelli precedenti, ancora indispensabili in numerosi ambiti. Ma è il prossimo elenco quello a mio avviso più eloquente perchè mostra, scegliendone solo alcuni esempi, come numerose fonti informative tradizionali che mai avremmo considerato di tipo bibliografico (o, addirittura, documentario) possono trasformarsi in documenti (talvolta persino con marcate caratteristiche bibliografiche) una volta collocati in ambito digitale online:

Di fronte a quest'ultimo elenco forte sarebbe la tentazione di addentrarci in una sofisticata discussione filosofica sui concetti stessi di "documento" e di "oggetto bibliografico", tentando di inserire ciascuna di queste nuove entità in una di queste tre classi:

Non si tratterebbe, d'altronde, di una inutile speculazione fine a se stessa, perchè esistono ambiti (ad esempio quello del deposito legale digitale) in cui stabilire prioritariamente classificazioni del genere è indispensabile per poter poi individuare degli algoritmi che meccanicamente applichino determinate procedure a tutti e soli gli oggetti così identificati. [2] Ma esistono invece ambiti, come quelli delle procedure concorsuali e della ricerca bibliografica, dove gli algoritmi devono lasciare il posto alla valutazione personale, per quanto condotta seguendo linee guida e standard, nonché utilizzando anche parametri quantitativi, se disponibili e appropriati.

Nel valutare i titoli presentati ad un concorso per ordinario di matematica, o nel cercare e selezionare fonti per una tesi di laurea nella medesima discipina, professori e studenti dovrebbero essere interessati più alla qualità e all'attendibilità nell'ambito del sapere matematico corrente degli "oggetti" esaminati che al loro presentarsi su un supporto cartaceo o digitale, oppure alla loro natura, definibile più o meno documentaria e bibliografica in base a questa o quella teoria o definizione.

Quello che va quindi rafforzato è l'alfabetismo informativo (information literacy), definibile in vari modi e a vari livelli [3], ma che in estrema sintesi consiste nel possedere competenze tali da consentire ad ogni studente, studioso e - più in generale - cittadino di saper

le fonti informative di volta in volta più utili ed appropriate nei vari contesti di studio, lavoro e ricreazione in cui essi si trovino ad operare. Nel continuo ed impegnativo processo di alfabetizzazione informativa (information literacy teaching), che sviluppa, diffonde e rafforza tali competenze nel tempo e nello spazio, sono coinvolti molti soggetti, dagli insegnanti alle famiglie, ma le biblioteche ed i bibliotecari possono e devono svolgervi un ruolo da protagonisti, oggi come e più di ieri.

Riccardo Ridi, Università degli studi di Venezia, e-mail: ridi@aib.it


Note

* Questo articolo riprende il testo della relazione tenuta in occasione del Seminario La bibliografia nel mondo digitale, Modena, Biblioteca della Fondazione San Carlo, 16 dicembre 2008.

[1] Detta anche bibliografia materiale, fisica o critica, nonché bibliologia, contrapposta a quella detta invece enumerativa, metodica, sistematica, citazionale, repertoriale o compilativa.

[2] Cfr. Riccardo Ridi, La biblioteca come ipertesto, Milano, Editrice Bibliografica, 2007, cap. 3, 4.

[3] Cfr., ad esempio, il documento Standard sulla competenza informativa per gli studi universitari, redatto dall'Association of College and Research Libraries nel 2000 e tradotto dall'AIB nel 2003, disponibile a <https://www.aib.it/aib/commiss/cnur/tracrl.htm3>.




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