«Bibliotime», anno XII, numero 2 (luglio 2009)

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Virginia Gentilini

Anna Galluzzi, Biblioteche per la città. Nuove prospettive di un servizio pubblico



Anna Galluzzi, Biblioteche per la città. Nuove prospettive di un servizio pubblico, Roma, Carocci, 2009

La biblioteca pubblica nasceva con l'ambizioso obiettivo di rivolgersi 'a tutti', in un momento storico in cui quel 'tutti' era solo una prima rappresentazione di quella che sarebbe stata la società di massa a venire ... (p. 160)

Biblioteche per la città. Nuove prospettive di un servizio pubblico è un libro che si segnala per numerosi aspetti che lo differenziano dall'impostazione e dallo stile prevalenti nella letteratura professionale italiana. Pur sulla base di un impianto sintetico e agile – caratteristica che si riscontra più spesso nella letteratura angloamericana che nella nostra - appare infatti un libro ambizioso, che supera l'approccio focalizzato sulla gestione di singoli aspetti o servizi in favore di una visione generale sul ruolo della biblioteca pubblica nel mondo contemporaneo, in un'ottica sia interpretativa che propositiva.

Per sviluppare la sua analisi, Anna Galluzzi utilizza un approccio fortemente interdisciplinare, che integra biblioteconomia, sociologia e antropologia urbana, sociologia del consumo e della comunicazione, fino all'urbanistica e a testi di "critica culturale" anche non strettamente sociologici come I barbari di Baricco. A ciò si associa una metodologia combinata composta di analisi della letteratura sul tema, modellizzazione – cioè creazione di "modelli ideali" che incarnano tipologie particolari di biblioteche – e casi di studio.

Così facendo, l'autrice va oltre la tradizionale classificazione delle biblioteche per appartenenza istituzionale e tipologie rigide di pubblici di riferimento, arrivando a delineare un quadro più agile di riferimento; al tempo stesso, supera una certa retorica culturale, improntata alla conservazione delle istituzioni bibliotecarie esistenti - che prescinde dal loro senso attuale e dalla loro sostenibilità - a favore di un approccio più innovativo e progettuale.

Pur mantenendo sempre una posizione di equilibrio, il volume affronta il tema del rapporto fra cultura e consumi di massa in termini non moralistici ma propositivi. Infinem si fa apprezzare anche per la strutturazione interna del testo, che mette al centro i casi di studio, a significarne il ruolo di cardine della riflessione.

La biblioteca pubblica è dunque l'oggetto specifico del libro:

Oggi che l'urbanizzazione è praticamente globale e costituisce un modo di vita che appartiene non solo a chi abita la città, ma è capace di condizionare l'intera società, ci si può spingere fino a sostenere che la biblioteca pubblica, in quanto rappresentazione bibliotecaria originaria della vita urbana, costituisce in qualche misura un vero e proprio paradigma dell'istituzione bibliotecaria tout court... (p. 32)

L'identità della biblioteca pubblica va però ridefinita inseguendo i segni della mutazione propri della metropoli contemporanea.

La prima parte del libro, dedicata appunto alla biblioteca pubblica e alla città contemporanea, parte dal concetto di pubblicità della biblioteca e dall'analisi del rapporto fra spazio e funzioni della biblioteca attraverso i tre modelli della public library, della tedesca "biblioteca a tre livelli" e della francese mediathèque. Modelli che costituiscono un punto da cui far partire una riflessione nuova, che si basi sui profondi mutamenti propri della città e del territorio ad essa circostante.

Sfumati oggi i confini tra città e campagna, è lo stile di vita delle persone che tende ad accomunarsi secondo un modello di "dominanza metropolitana", che investe in modi nuovi il rapporto fra omologazione e ibridazione delle culture, fra individualismo e comunitarismo, fra spazio fisico e flussi di movimento di uomini, mezzi e merci. Ecco allora che osservare anche l'intreccio fra rete infrastrutturale, movimenti di massa verso i mall extraurbani e persistenza – specie nelle città europee – dell'attrattività simbolica del centro cittadino, assume un significato anche per la progettazione delle biblioteche e dei loro servizi.

Impossibile non tenere in considerazione, ad esempio, fenomeni come quelli del pendolarismo e dei cosiddetti city users, veri e propri consumatori di eventi, o fenomeni cittadini (professionisti, turisti, studenti fuori sede, o semplici visitatori temporanei per motivi di svago o di shopping) che sovvertono il concetto tradizionale di bacino di utenza.

Fenomeni di questo tipo sono da mettersi in correlazione con un aumento generalizzato – o un utilizzo più intenso – del tempo libero, unito ad una mobilità veloce fra luoghi di residenza e centri di attrazione urbana che rende prive di significato e di identità propri tutte le aree intermedie, destinate ad essere vissute solo come luoghi di passaggio. Tendenza alla mobilità che, viceversa, tende a creare un bisogno compensativo di incontro fisico fra le persone, in nome di sentimenti di identità e fiducia che, altrimenti, appaiono sfumati.

Anche l'uso del tempo è toccato da questa generale trasformazione: secondo il modello del centro commerciale, sono l'accorpamento delle funzioni e l'estensione degli orari di apertura a suscitare la maggiore attrattiva per un pubblico che non separa più nettamente le funzioni di gestione delle incombenze della vita quotidiana da quelle dell'intrattenimento e del consumo più specificamente culturale.

Anche dal campo dell'economia e dell'organizzazione del lavoro, divisi fra modelli di "mcdonaldizzazione", diversificazione delle linee di prodotto e nuove forme di scambio comunitario, possono venire indicazioni utili per le biblioteche, specie se le si mette a paragone con le politiche di comunicazione e vendita proprie delle librerie.

Infine, il libro esplora il campo dell'architettura, in particolare quella postmoderna, e della sua tendenza alla creazione di "scenografie urbane" di cui i cittadini possano sentirsi protagonisti e al tempo stesso spettatori, allo scopo di indagare il senso di alcuni modelli attuali di biblioteca che, con una sorta di "traversata" o di piazza, aprono verso l'esterno la struttura bibliotecaria realizzando nuovi spazi a disposizione della socialità cittadina.

In questo contesto, grandi biblioteche pubbliche di nuova realizzazione hanno dimostrato nei fatti di svolgere un ruolo urbano e sociale importante, se supportate da scelte precise rispetto a localizzazione – strategica e non di puro adattamento all'esistente – e tendenza a costituirsi come grandi poli attrattivi.

Il ruolo delle biblioteche di piccole dimensioni sparse sul territorio viene invece rivisto dall'autrice in favore di una scelta di coordinamento sia con le altre istituzioni bibliotecarie, sia con i servizi sociali, riconoscendo finalmente il loro possibile ruolo più nei termini di erogazione di servizi a fasce particolari della popolazione (anziani, bambini, disabili) che di baluardi territoriali della cultura.

Le biblioteche speciali assumono invece un ruolo attivo proprio in quanto istituzioni destinate a pubblici di nicchia, la cui persistenza e numerosità confermano i caratteri propri della città fin dal suo apparire.

I cinque modelli di biblioteca che nel corso di questa analisi vengono delineati, dunque, rispondono variamente ad alcune delle caratteristiche proprie della mutata situazione della città contemporanea e degli stili di vita dei suoi cittadini.

La biblioteca-spazio urbano, ad esempio, risponde al bisogno di condivisione fisica di spazi e attività, al bisogno comunitario che nasce in risposta all'opposta tendenza alla mobilità continua delle persone nella città.

La biblioteca di nicchia occupa una diversa dimensione, quella della specializzazione propria delle nicchie di mercato, con una particolare enfasi posta sulle collezioni e su servizi di consulenza ad alto livello. Il modello concettuale entro cui la biblioteca speciale viene qui rivisitata è quello della coda lunga reso ormai famoso dall'omonimo libro di Chris Anderson.

La biblioteca esperienziale fa del proprio focus di attenzione l'utente finale, la sua fruizione e il suo grado di coinvolgimento e di soddisfazione nell'essere utente della biblioteca, mettendo in un certo senso in secondo piano beni e servizi. La qualità dell'assistenza fornita, la presenza di servizi innovativi e personalizzati, persino la qualità estetica e architettonica del luogo incidono su questo modello.

La biblioteca-libreria costituisce invece il modello che fa proprie le suggestioni derivanti dagli esempi commerciali a disposizione, con particolare attenzione ad elementi quali la varietà delle collezioni ma anche la loro presentazione fisica, gli orari di apertura allargati, il comfort e l'aggiunta di servizi aggiuntivi come caffetterie e simili.

L'ultima tipologia individuata è quella della reference library, la biblioteca che si pone come luogo di mediazione al servizio dell'information literacy e dell'apprendimento continuo, secondo il modello già delineato da Giovanni Solimine e qui ripreso come esempio di superamento del confine netto fra biblioteca di pubblica lettura e biblioteca di studio e ricerca.

Vengono presentati a questo punto i dodici casi di studio che stanno alla base dell'analisi contenuta nel libro. Si tratta di biblioteche pubbliche di nuova realizzazione o soggette a una recente profonda riorganizzazione, di grandi dimensioni e situate in grandi centri urbani (fa parzialmente eccezione in questo senso la biblioteca Sala Borsa di Bologna). Le schede dedicate alle singole istituzioni descrivono sinteticamente il contesto metropolitano in cui si situa la biblioteca, l'intervento urbanistico di cui è stata oggetto, le sue caratteristiche architettoniche, biblioteconomiche e funzionali. Maggiori informazioni sulle singole istituzioni – a cui l'autrice ha dedicato diversi articoli pubblicati negli ultimi mesi - sono disponibili nell'allegata bibliografia.

La terza parte del libro propone un superamento e una sintesi delle cinque tipologie descritte, in realtà diverse sfaccettature di un unico modello definito come multipurpose library, una biblioteca multiscopo che raccoglie in sé diverse delle caratteristiche, anche contraddittorie, individuate nel corso dello studio.

Il forte intento propositivo del libro viene basato sulla necessità per le biblioteche pubbliche contemporanee di non auto-condannarsi a un ruolo di marginalità, ma di intervenire positivamente e con adeguati correttivi sugli aspetti deteriori dell'attuale sistema dei consumi culturali. Ciò in base alla consapevolezza che, in mancanza di una presa di posizione attiva da parte delle istituzioni bibliotecarie, lo spazio del consumo culturale potrebbe agevolmente venir occupato da concorrenti commerciali ben più forti e meno controllabili nei loro effetti.

Come si è visto, viene riconsiderato il tema della natura tipologica delle biblioteche. Al modello tradizionale basato su appartenenze istituzionali e precisi pubblici di riferimento viene contrapposto il fenomeno della convergenza nell'uso delle biblioteche. Difficilmente, ad esempio, viene percepita la differenza esistente fra grandi biblioteche pubbliche e biblioteche universitarie da parte della popolazione studentesca delle città. Contro una simile convergenza è inutile mantenere un atteggiamento rigido e forzatamente "tipologico", tanto più in quanto interdisciplinarità e flessibilità delle competenze propri del sapere contemporaneo rendono difficile separare fra loro bisogno di studio, formazione informale, interesse personale e svago.

Sulla base del principio secondo cui è l'uso, e non la tipologia formale, a definire l'identità di una biblioteca, vengono citati casi già realizzati di dual use libraries, biblioteche pubbliche e scolastiche oppure pubbliche e universitarie che svolgono congiuntamente servizi indifferenziati per il loro pubblico, o comunque casi simili di istituzioni che modellano organizzazione e struttura dei servizi l'una sul modello dell'altra.

L'attenzione si focalizza inoltre sulle interpretazioni esistenti dei consumi culturali, con l'intento di superare una rigida contrapposizione fra persone colte e consumatori estemporanei di cultura, modello considerato ormai come semplicistico e fuorviante.

Le diverse indagini svolte in questo campo in ambito sociologico e biblioteconomico evidenziano la presenza di diverse dimensioni contemporaneamente in campo nella soddisfazione dei bisogni culturali: il bisogno di essere informati, intrattenuti, di ritenersi soddisfatti del tempo speso in una determinata attività, assieme al bisogno di sentirsi in un luogo sicuro e che riconosca la specificità dei bisogni individuali, sono tutte dimensioni compresenti e che devono essere tenute in adeguata considerazione.

A questo panorama generale si aggiungono i risultati di indagini specifiche sugli utenti delle biblioteche (prima fra tutte quella del 2005 di OCLC, Perceptions of Libraries and Information Resources), per arrivare ad una definizione più precisa delle funzioni della multipurpose library.

Temi posti alla discussione sono allora fra gli altri il modello proposto da Bjarrum e Cranfield sulle quattro aree funzionali in cui opera la biblioteca pubblica contemporanea (che producono aree di intersecazione fra funzione più specificamente culturale, centro di ricerca, centro informativo per la comunità e funzione sociale), le analisi dell'economista della cultura Gianni Geroldi, il tema del bilancio sociale ed il recente dibattito biblioteconomico italiano sulla biblioteca pubblica (che ha avuto ad esempio per protagonisti Paolo Traniello, Alberto Petrucciani, Claudio Leombroni, Giovanni Solimine).

La conclusione del libro (dal titolo significativo L'epoca della mutazione) rimarca una presa di posizione forte non tanto a favore dell'uno o dell'altro modello di biblioteca, o della proposizione di un modello unico e rigido di riferimento, quanto piuttosto di un diverso atteggiamento mentale nei confronti dello sviluppo del sistema bibliotecario pubblico:

Molti sono coloro che parlano di 'barbarie' per riferirsi ad alcune manifestazioni di questa mutante società contemporanea; molti sono coloro che temono, inorriditi, che questo intacchi anche la sacralità delle istituzioni bibliotecarie.

Ma forse tutto ciò è già avvenuto mentre cercavamo di difendere prerogative e roccaforti. (p. 159)

C'è indubbiamente il rischio che un approccio ideologicamente negativo alla cultura di massa, che può a volte tradursi in snobismo della classe intellettuale, possa diventare addirittura un ostacolo all'affermarsi di una biblioteca pubblica nuova, che contempli anche le nicchie, ma non le selezioni a priori su presupposti ideologici o culturali, e non si accontenti di quelle dimenticando il minimo comune denominatore sociale che percorre trasversalmente le nicchie e le accomuna tutte all'interno di alcune esigenze di fondo.

Rispondendo a questo invito, la multipurpose library deve fare genuinamente proprie le caratteristiche della 'cultura barbarica' al fine di realizzare, 'nella' mutazione, le massime aspirazioni della biblioteca pubblica. (p. 165)

Il libro è dunque in qualche misura un invito diretto a misurarsi con quello che, per riprendere la citazione iniziale, la società di massa è divenuta nei fatti, superando pregiudizi e luoghi comuni nella consapevolezza però sempre forte del potenziale insito nell'istituzione biblioteca.

Virginia Gentilini, Biblioteca Sala Borsa - Comune di Bologna, e-mail: virginia.gentilini@gmail.com





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