«Bibliotime», anno XII, numero 2 (luglio 2009)

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Maria Teresa Miconi

Comunicazione scientifica e innovazione: impressioni e tendenze da OAI6



Dal 17 al 19 giugno 2009 si è svolto a Ginevra il sesto Workshop dell'Open Archives Initiative (OAI) [1], organizzato dall'Université de Genève [2] e dal CERN (European Organization for Nuclear Research) [3]. L'evento, che prosegue la serie di meetings dell'OAI iniziati nel 2001 ed aventi cadenza biennale, rappresenta uno dei maggiori incontri internazionali in tema di nuovi paradigmi e innovazioni tecnologiche nell'ambito della comunicazione scientifica, e costituisce un'occasione unica per scambiare idee e informazioni con la vasta gamma di persone collegate al movimento Open Access.

A differenza delle precedenti edizioni il convegno è stato ospitato dall'ateneo ginevrino, che celebra quest'anno il suo 450° anniversario dalla fondazione [4], mentre al CERN ha avuto luogo la cena sociale. Il comitato scientifico, presieduto da Paul Ayris, direttore del Library Services dell'University College London e Vice-Presidente di LIBER (Ligue des Bibliothèques Européennes de Recherche), comprendeva tra gli altri: Lars Bjornshauge (Università di Lund), Melissa Hagemann (Open Society Institute), Neil Jacobs (Università di Bristol), David Prosser (SPARC Europe), Herbert Van de Sompel (Los Alamos National Laboratory), Jens Vigen (CERN).

I lavori, ai quali hanno partecipato oltre duecentotrenta convegnisti provenienti da tutto il mondo, si sono articolati lungo un fitto programma, [5] secondo uno schema divenuto ormai consueto e caratterizzato dall'alternanza di esercitazioni pratiche, presentazione di progetti d'avanguardia, gruppi di discussione, esposizione di poster, il tutto accompagnato da una intensa attività sociale avente lo scopo di massimizzare l'interazione e la comunicazione tra i partecipanti.

La prima giornata si è aperta con la sessione dedicata al tema "Compound objects" coordinata da Herbert Van de Sompel. Nel suo intervento il matematico belga, che con il suo carisma ha immediatamente calamitato l'attenzione dei presenti, ha delineato il contesto di riferimento proponendo alcune riflessioni sulla comunicazione scientifica a partire da uno "slogan" d'effetto: "The current scholarly communication system is nothing but a scanned copy of the paper-based system". A seguire Van de Sompel ha richiamato gli sforzi compiuti per cercare di introdurre nel sistema un cambiamento reale, ed ha descritto le recenti innovazioni tecnologiche, tutte accomunate dalla tendenza verso la costruzione di un sistema interoperabile "web-oriented", all'interno del quale il protocollo OAI-ORE (Object Reuse and Exchange) [6], frutto di due anni di lavoro di un gruppo internazionale di esperti, vuole rispondere alla esigenza di gestire aggregazioni di risorse web attraverso l'uso di "Resource Maps" che "instantiate, describe and provide an identity for the aggregation".

Resource Map: an information resource that describes an Aggregation

Di seguito sono state mostrate alcune interessanti applicazioni delle specifiche ORE da parte di Robert Sanderson (University of Liverpool) nell'archivio JSTOR per la visualizzazione dei risultati e delle loro relazioni; da parte di Maarten Hoogerwerfer (consulente presso DANS, Data Archiving & Networked Services) nella creazione di "enhanced journals", e infine da Tim Di Lauro (John Hopkins University) nella semplificazione del processo di deposito negli archivi.

La seconda sessione "Mandates and preservation", moderata da David Prosser, ha affrontato i nodi critici della sostenibilità economica, delle politiche mandatarie e della conservazione a lungo termine. John Houghton del Center of Strategic Economic Studies della Victoria University (Australia) ha descritto l'approccio utilizzato per esplorare le implicazioni economiche di modelli alternativi di pubblicazione (in particolare self-archiving e repositories) sulla base dello studio commissionato dal JISC (Joint Information Systems Committee), e ne ha riassunto le conclusioni preliminari che indicano, almeno nel Regno Unito, un risparmio di risorse nel passaggio ad un "OA world" ed un incremento nel ritorno degli investimenti in ricerca e sviluppo (R&D).

L'australiano Tom Cochrane ha tracciato il percorso che ha portato, già alla fine del 2003, la Queensland University of Technology all'adozione di una politica mandataria, e al successo del deposito istituzionale [7] costruito a partire dal dibattito e dalla discussione interna, per arrivare poi alla definizione della policy ufficiale, fino all'integrazione della pratica del deposito nelle attività quotidiane dei ricercatori. Tra i fattori del successo Cochrane ha indicato la motivazione dei ricercatori, che attraverso le statistiche, ricevono un ritorno immediato in termini di visibilità ("more readers = more potential citations"), e il ruolo della biblioteca, che aiuta gli autori nella gestione del copyright ("Copyright as an enabler").

A seguire Wouter Spek, rappresentante della Alliance for Permanent Access [8], che vede, tra i suoi numerosi membri, anche JISC, British Library, PORTICO, CERN. Il relatore ha aperto il suo intervento con un suggestivo richiamo alle figure di Plinius Major e Minor, le cui opere sono ancora oggi utilizzate dai vulcanologi per studiare l'eruzione del Vesuvio del 76 d.C., ed ha presentato, sottolineando l'importanza di un approccio coordinato, il progetto PARSE.insight [9], co-finanziato dall'Unione Europea e finalizzato alla costruzione di una "e-Science infrastructure" per la preservazione a lungo termine dell'accessibilità e dell'usabilità dell'informazione scientifica in formato digitale in Europa, dai dati primari ai risultati finali contenuti nelle pubblicazioni.

Infine Andreas Rauber (Vienna University of Technology), dopo aver lucidamente chiarito le criticità che pone la conservazione del digitale, ha posto l'attenzione sull'attività di progettazione, ritenuta essenziale per assicurare una 'optimal' preservation, ed ha illustrato PLATO [10], un applicativo teso a supportare la pianificazione.

Nella seconda giornata, molto densa e ricca di spunti, William Nixon (Glasgow University) ha coordinato i lavori della sessione "Use and re-use", nella quale sono state affrontate le problematiche relative al copyright nella prospettiva duplice del gestore di un deposito istituzionale, da parte di Morag Greig (Advocacy Manager dell'IR dell'università di Glasgow), che ha ricostruito l'evoluzione degli atteggiamenti da parte degli editori e degli autori nel periodo 2003-2009, e di un editore tradizionale, Nature Publishing Group (rappresentato da David Hoole), che ha mostrato segnali di apertura verso forme di riuso dei contenuti da parte degli autori.

Nell'intervento successivo Sophia Ananiadou (direttore del National Centre for Text Mining) ha illustrato le potenzialità offerte dalle tecniche di text mining, che consentono di analizzare il contenuto dei documenti memorizzati nei repositories e permettono di eseguire ricerche semantiche, conferendo in tal modo un valore aggiunto alla comunicazione scientifica. La mattinata si è chiusa con l'avvincente relazione di Alexander Lerchl (biologo alla Jacobs University di Brema) che, descrivendo due casi esemplari di pubblicazione di dati "fabbricati", ha dimostrato l'importanza e sottolineato la necessità di depositare negli archivi anche i dati primari della ricerca, per rendere possibili le verifiche circa l'integrità scientifica.

Il focus della seconda parte della giornata è stato centrato sull'integrazione delle risorse ("Embedding"), con il coordinamento di Franz Scholze (Università di Stoccarda). Martin Van Lujit ha portato l'esperienza della Utrecht University Library, che sta profondamente evolvendo dall'essere una biblioteca 'solo' tradizionale per diventare anche un partner innovativo nel processo di produzione di nuova conoscenza attraverso lo strumento del "Virtual Knowledge Center", uno spazio virtuale a disposizione degli utenti non solo per il deposito ma anche per la comunicazione e la collaborazione.

Peter Burnhill (Università di Edinburgo) ha poi parlato degli ultimi sviluppi del progetto JORUM, che si propone come deposito nazionale Open (a diversi livelli) del Regno Unito per le "Educational Resources". Infine Travis Brooks (SLAC Library, Stanford), ripercorrendo la storia delle infrastrutture tecnologiche a servizio della comunità dei fisici delle alte energie, caratterizzata da una forte "preprint culture", ha illustrato INSPIRE [11], l'evoluzione congiunta di arXiv e SPIRES (definiti come i 'luoghi' virtuali nei quali avviene la 'conversazione' nel campo delle HEP) sulla piattaforma Invenio del CERN.

L'ultima giornata è stata, se possibile, ancor più interessante delle precedenti, con vari interventi di notevole calibro. Nella sessione "Community building", moderata da Thomas Krichel, fondatore di RePEc [12], Christian Zimmermann (economista all'Università del Connecticut) ha presentato "RePEc Authors Service", a testimonianza dell'importanza del coinvolgimento e della motivazione degli utenti, quali fattori vincenti per assicurare il successo di un repository. A seguire James Pringle ha illustrato il "ResearchID Project" di Thomson Reuters, pensato per rispondere alla esigenza di identificare in maniera univoca gli autori scientifici. Infine Jim Pitman (Università di Berkeley), in rappresentanza della comunità dei matematici, ha parlato del progetto "Bibliographic Knowledge Network", finalizzato all'identificazione univoca degli autori personali e collettivi per favorire lo scambio di informazioni bibliografiche.

Nell'ultima sessione - "Quality assurance" - Joahn Bollen (LANL) ha monopolizzato l'attenzione dell'uditorio con un mirabile intervento nel quale ha illustrato il progetto MESUR [13] (in collaborazione con Herbert Van de Sompel) finalizzato ad indagare nuovi approcci per studiare e valutare l'impatto dell'attività scientifica nella società. Se nella "print era" il sistema era centrato sulle citazioni, ora nella "online era" siamo di fronte ad una grande varietà di risorse prevalentemente accessibili online e connesse tra loro. Ciò rende possibile l'utilizzo di due nuovi elementi di indagine: "Usage data" disponibili in tempo reale e "Network metrics" basate sul contesto. I dati raccolti nel corso di due anni sono stati analizzati al fine di conoscere le 'proprietà strutturali' dell'attività scientifica e sono stati presentati attraverso una suggestiva "Map of Science", in grado di rendere più immediato il concetto di impatto e di mostrare i rapporti (anche inediti) tra le discipline. Il passaggio da mappe statiche a mappe dinamiche introduce la possibilità di individuare o (addirittura) prevedere l'emergere di innovazioni attraverso l'analisi dei mutamenti strutturali nel tempo.

La suggestiva mappa della scienza di Bollen-Van de Sompel

A seguire Ulrich Poeschl (Max-Planck-Institut) ha portato all'attenzione dei presenti un altrettanto stimolante e innovativo intervento nel quale, a partire dalla constatazione dei limiti della peer review tradizionale – "Speed vs. Quality" – ha proposto il ricorso a forme di "Open Peer Review & Interactive Open Access Publishing", in grado di coniugare "Speed & Quality". La formula è applicata con successo dalla rivista "Atmospheric Chemistry and Physics" e da altri otto periodici editi dall'EGU (European Geosciences Union) [14].

In chiusura Paul Ayris ha tirato le conclusioni dei tre giorni di lavori, in un intervento dal titolo "The Impact of Open Access in Europe's Universities", nel quale ha proposto alcune riflessioni sul ruolo delle università in un "Open Environment".

Durante il workshop sono stati presentati 27 poster [15] , per i quali i convegnisti sono stati invitati a votare. Lo scrutinio ha decretato la vittoria del poster dedicato ad E-LIS (E-prints in Library and Information Science), l'archivio aperto internazionale per la biblioteconomia e le scienze dell'informazione, nato nel 2003 e ospitato presso il CILEA.

Il premio è stato ritirato da Antonella De Robbio e Imma Subirats Coll del team di E-LIS.

Maria Teresa Miconi, Università 'Sapienza' di Roma, e-mail: mariateresa.miconi@uniroma1.it


Note

[1] <http://www.openarchives.org/>.

[2] <http://www.unige.ch/index.html>.

[3] <http://public.web.cern.ch/public/>.

[4] Peraltro, con decorrenza dal 1 giugno 2009, l'Università di Ginevra ha adottato una policy istituzionale a favore dell'Open Access. Cfr. <http://archive-ouverte.unige.ch/vital/access/manager/Policies>.

[5] Il programma è disponibile, insieme alle presentazioni, all'indirizzo <http://indico.cern.ch/conferenceDisplay.py?confId=48321>.

[6] <http://www.openarchives.org/ore/>.

[7] QUTe-Prints, <http://eprints.qut.edu.au>.

[8] <http://www.alliancepermanentaccess.eu/index.php?id=1>.

[9] Permanent Access to the Records of Science in Europe, <http://parse-insight.eu>.

[10] Preservation Planning Tool <http://www.ifs.tuwien.ac.at/dp/plato/intro.html>.

[11] <http://www.projecthepinspire.net/>.

[12] Research Papers in Economics, <http://repec.org/>.

[13] <http://www.mesur.org/services/>.

[14] <http://www.egu.eu>.

[15] La descrizione dei poster è disponibile all'indirizzo <http://indico.cern.ch/internalPage.py?pageId=9&confId=48321>.




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