«Bibliotime», anno XII, numero 2 (luglio 2009)

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Graziella Tonfoni

Un caso unico di autoreferenzialità scientifica e letteraria (2005-2007) : per un catalogo degli Epistolari Frattali attraverso I Saggi della Perpendicolarità Linguistica di Graziella Tonfoni



1. Premessa

In una realtà ipermediale, ove si sono persi i confini fra letterale e ironico, paradossale e scientifico, letterario iperbolico e surreale fantastico, proprio a causa della estrema accelerazione nella sofisticatezza e pervasività delle tecnologie, necessario è oggi per gli studiosi di scienze della catalogazione e per gli esperti biblioteconomia individuare nuove categorie per gestire la attuale interdisciplinarietà. Data la particolarità delle procedure di ragionamento, diverse e spesso difformi, la omologazione dei saperi porta a spinte retroattive confuse e di estrema contraddittorietà. Come testimonial del post tecnologico, l'autrice dimostra una forte atipicità nello stile di trasmissione dei contenuti, e quindi di scrittura, che lei stessa deriva dalla pratica gestione di sue attività di ricerca scientifica complessa, dato che da sempre è, e deve continuare ad essere, pioniera e portatrice di innovazione, per insegnarla e trasmetterla quindi solo se verificata, dimostrata e solida.

Evidente quindi è la delicatezza ed unicità ed atipicità delle sue opere, sia estese che brevi, che se inedite devono comunque essere accessibili in tempi relativamente brevi, tempi che difficilmente si conciliano con quelli delle redazioni troppo spesso oggi sovraffollate, ecco che contributi, di vario spessore stilistico, e di varia afferenza disciplinare, sono stati realizzati dalla stessa autrice, questa volta in lingua italiana, e non come adattamento dei suoi stessi originali in lingua inglese. Si tratta di inediti assai recenti, di evidente valenza scientifica e natura interdisciplinare, da considerarsi e catalogarsi, quindi, come produzione distinta dalla seppur già vasta mole di pubblicazioni della autrice, già catalogate e rese note secondo criteri che, seppur prematuramente rispetto ai tempi di ricezione della innovazione in essi contenuta, nelle rispettive aree di afferenza, sono già state lette e compulsate, e in quanto tali non vengono più ridiscusse, né riposizionate, né riproposte dalla autrice stessa.

Per fare comprendere meglio concetti altamente interdisciplinari, che sono già dall'inizio afferenti a tematiche complesse, attuali, e di natura interdisciplinare, e che proprio perché tali, restano spesso troppo a lungo in attesa nelle varie redazioni, in attesa di una categoria adeguata a rappresentarne il senso autentico, ecco l'autrice produrre sistematicamente una sequenza cadenzata di saggi, sia brevi che estesi, multitematici, a stile letterale e, a volte, invece metaforico ed analogico, con andamento letterario e narratologico, di contenuto scientifico-ecologico, ovvero rispettoso dei gradi di comprensibilità immediata e progressiva nel territorio dei lettori e delle lettrici.

Stabilisce lei stessa nuove indicizzazioni, per promuovere tratte di apprendimento precise in aree interdisciplinari, a frasi e paragrafi leggeri, ma contenutisticamente stabili e quindi importanti perché basati su teorie, modelli e metodologie verificate e solide.


Saranno quindi testi a paragrafi leggeri, interdisciplinari, e a bassa intertestualità, ovvero che non necessitano citazioni continue, della stessa autrice alle sue precedenti pubblicazioni, a portare quella sostenibilità di lettura per apprendimento interdisciplinare, che le seppur tuttora valide passate prose della medesima, fitte di autoriferimenti e anche di citazioni a testi, spesso non più reperibili e veri e propri prototipi stilistici, metodologici e teorici dell'autrice, non rendevano possibile, né comunque facilmente accessibile.


L'autrice promuove quindi, oggi, una letteratura computazionale leggera, anzi perfino alleggerita: non ci saranno neppure esigenze di stabilire nessi di continuità fra il presente, e il passato prossimo, nè deve esserci obbligo di fare riferimento a quello remoto, sebbene la autrice sia una testimonial storica di molteplici settori disciplinari, nelle rispettive ere di massima significatività.
Si tratterà di ridefinire per catalogarle adeguatamente, le prose semplici, distanziandole dalle tratte testuali divulgative dell'autrice, al punto da potere prescindere completamente, dalla intera dinamica di ricerca, precedente, e dalla autrice fondata e di molteplici e complessi contenuti fondanti già ampiamente circolati.

2. Classificazioni tradizionali tra innovazione e obsolescenza

La caratteristica unica nel suo genere di questo stile composito in lingua italiana, consiste nel dimostrare che la rilettura della immagine testuale autoriale, e dell'immaginario scientifico e letterario, ovvero la rappresentazione delle intenzioni e funzioni dei testi interdisciplinari particolarissimi, per spessore concettuale, diversi e distinti dai suoi precedenti e dalla medesima autrice concepiti e realizzati, sono ricavabili attraverso la testimonianza e illustrazione della autrice stessa, che unica può correttamente chiosarli e commentarli. Metafora il suo lavoro scientifico e letterario dunque della complessità caotica e della confusione mediale di un contemporaneo dissipativo a reti convulse.

Una critica corretta, alle di lei opere più complesse, può prescindere dalla loro lettura e sicuramente dalla letteralità del suo stile. Quindi, senza dovere necessariamente accedere nei minimi dettagli ai paragrafi frattali, altamente complessi, è non solo possibile, ma di fatto può risultare sufficiente ed esaustiva una sintesi autoreferenziale, a dimostrarne la complessità dei contesti reali e di quelli potenziali. Attraverso le rappresentazioni testuali, gli angoli di lettura, gli scorci interpretativi forniti dalla stessa autrice, e ricollocati nell'ambito della accurata analisi ecdotica, si procede alla identificazione dei punti più significativi del suo lavoro interdisciplinare, complesso al punto, da essere facilmente frainteso.

Mediante la rivisitazione di brevi, ma numerosi ed assai precisi e pregnanti inediti dell'autrice, che spiega se stessa, e narra lei stessa i contenuti e le finalità di sue numerose opere, soprattutto quelle pubblicate dal 2005 al 2007, e di suoi innumerevoli epistolari frattali, semanticamente carichi in emissione, questo saggio, redatto dall'autrice, che si converte in rilettrice attenta di se stessa, mette in luce una geografia narrativa ed una mappatura concettuale, che lei stessa fornisce sulle sue frasi, per evitare aberrazioni interpretative e promuovere piuttosto la corretta polisemia dei riferimenti possibili e segnalando chiaramente i percorsi errati, ovvero indicando la esclusione delle tratte dissipative di senso autentico senza mai cancellarle.

L'autrice, anche autolettrice critica di se stessa, è ben conscia del fatto che, se dalle sue assai fitte pagine, le rappresentazioni testuali e le cartografie tematiche precise, non fossero da lei stessa accuratamente tratteggiate e realizzate, in forma di numerose annotazioni, e chiose autoesplicative, vere e proprie autorecensioni, sarebbe difficilissimo per i critici, non pronti alla interconnessione totale dei suoi testi, ricrearne i nessi fra le discipline plurime, e ritrovarne le tratte analogiche, corrette e significative, così come arduo sarebbe rintracciarne le traiettorie di un pensiero sofisticatissimo, al punto da risultare unico, nel suo genere, di scrittura al femminile singolare, che riflette più paradigmi teorici e genera dimostrazioni delle stesse metodologie dalla autrice messe a punto.

Tale modo di procedere compositivo, che ingloba la sincronia e la diacronia, è tanto interdisciplinare, da richiamare una pluralità di riferimenti interculturali, vasta e stratificata.
Questo saggio filologico autoreferenziale, e proprio per questo importante, atipico, nel suo genere, e stili avviluppati, richiede a chi lo sta leggendo, il rispetto e la cura dovuti alle scelte retoriche molteplici dell'autrice, e ai settori coinvolti. Chi si addestra quindi ad accedere a paragrafi densi di significati, di fatto dovrà procedere con la correttezza, che deve dimostrare di seguire chi di tale tracciato saprà valorizzare i numerosi significati, e contesti, espressi negli stessi inediti della autrice, nell'ambito della dimensione letteraria della narrativa scientifica contemporanea italiana.

3. Una linguistica letteraria al servizio della narratologia scientifica

Seguendo le impronte critiche rese disponibili in molti manoscritti inediti dalla stessa autrice, si evince la particolarità del suo stile e dei suoi temi. Resta al lettore, anche se squisitamente raffinato, la unica opzione di dover seguire il filo illustrativo delle opere, tessitura ecdotica che sdipana la matassa delle chiose possibili. Si tratta dell'unica procedura accurata davvero plausibile, ovvero il rispiegare l'autrice da parte dell'autrice medesima, attraverso le prose edite ed inedite della medesima e le eventuali interviste letterarie della stessa a se stessa. Può apparire paradossale oggi, ma di fatto nell'era dell'eccesso multimediale non lo è affatto.


Ebbene sì, è proprio lei, l'autrice stessa, a lanciare questo titolo: dalla matrice algoritmica della scrittura letteraria scientificamente controllata, alla matrioska antologica della traduzione letteraria interdisciplinare. Cui aggiunge poi, lei stessa, una sintesi esplicativa per arginare la collettiva perplessità o allarmismo filologico più che giustificabile. Come infatti possibile tradurre in una seconda lingua, qualunque essa sia, quanto non ancora reso comprensibile negli originali della medesima?

Si tratta infatti di procedere a una descrizione, surreale, ma non per questo meno appassionata dell'autrice, che si spiega, si commenta e si recensisce da sola, rivolgendosi anche ad altre scrittrici, prefigurandosi virtualmente come una relatrice presente in sala, e richiesta di volere lei stessa progettare una antologia virtuale, mediante un dialogo del tutto plausibile, e senza dovere necessariamente incontrare alcuna delle sue possibili lettrici filologhe, per non volerne influenzare le forme e strutture della ricezione che ognuna di loro possa avere sulla base delle aspettative che ognuna si sia creata.

Semplicemente, ma altrettanto accuratamente definendosi, per loro attraverso una serie di considerazioni, relative ad una sua letteratura troppo particolare per potere perfino pensare di tradurla (restino a testimoniare la complessità I Diari Olografici e Frattali: editi e inediti) trasmettendo le priorità ideali e logiche della sua vita scientifica e letteraria di autrice pioniera in settori ad altissima rapidità evolutiva e ad accelerazione estrema.

Obiettivo di questa operazione, specificamente linguistica, ma non soltanto, è quello di procedere da pagine, complicate al punto da fare imbizzarrire le menti dei lettori, per estrarne e mostrarne solo logaritmiche tracce, di un parser concettuale fra i più complessi semioticamante, oltre che dimostrarne le complessità stilistiche e le varianti sovrasegmentali. Questo per confermare la totale impossibilità di tradurre alla lettera i suoi propri paragrafi, dato che il senso, che se ne evincerebbe procederebbe solo a molteplici linee di percorrenza interpretativa che scorrono in sincronia, mai in interferenza.

Ma possibile, eventualmente, resta progettare pacchettini lessicali minimi, accompagnati da chiose paragrafiche, che si materializzano in nozioni fondanti; sulla base di tabulati contestuali di complessità altissima, si tratteggiano compendi frastici, che possono spiegare ogni sua parola ovvero elemento lessicale, in percentuale del dieci per su cento ovvero con vincoli computazionali precisi, riflettendone alcune note emotive.

Ma quale seppur potenziale casa editrice o biblioteca seppur a la Borges, di quale lingua possibile dovrebbe volere procedere ad una pubblicazione di per sè infinitamente ipersemantica o ad una unica ed inequivocabile catalogazione? Al minimo concettuale stabilizzato si può infatti continuare a preferire la solidità del dubbio maieutico ad oltranza.

Si portano così fino alle estreme conseguenze le teorie della traduzione, dichiarata essere possibile, soltanto ed unicamente come parafrasi testuale, già dalla stessa autrice nei suoi scritti più precoci, ovvero intorno ai primissimi anni Ottanta. Tale impossibilità della rappresentazione completa, e quindi del rischio ovvio di implosione dei significati, la aveva già enunciata nei suoi originari lavori di scienziata del linguaggio, prima ancora di dimostrarla sul piano letterario, per trasportarne il senso in nuovi criteri di catalogazione bibliografica. Si tratta quindi di una narrazione metaforica, di quanto dovrebbe accadere per evitare incidenti comunicativi, sul piano interdisciplinare, ed interlinguistico e da esprimere metatestualmente. Si tratta di un vero e proprio annuncio letterario, di una prassi scientifica corretta, che procede verso la semplificazione rigorosa, rispettosa delle molteplici ideologie, che si riflette, rispecchiandosi nelle diversità concettuali, ammesse seppur non sempre ovvvie, nella dichiarazione delle diversificate attività ermeneutiche ora esplicitamente dichiarate tali. Ecco dimostrata anche la possibilità della prosecuzione di un autentica trasmissione letteraria in trobar clus.

Alle lettrici critiche, quindi l'autrice, dal senso impossibile lascia il cogliere i risvolti testuali critici che non sono però mai trucchi ecdotici, come se si trattasse di un testo reso intenzionalmente malfermo nei suoi rifermenti connotativi e in quelli denotativi. Se critiche accorte, accompagnate da precise curatrici finora rimaste scettiche, decidessero loro che a loro interessa, veramente, sostenere l'ipotesi di proiettare il senso di un capitolo suo di autochiosa per una antologia di donne in scrittura, e i tempi fossero brevi , allora ecco che una unica pagina dell'autrice può produrre cinque manoscritti progettuali in sincronia, e anche in dinamica e quindi diacronica evoluzione.

Vi si tratterebbero, allegoricamente, problemi di informazione, si evidenzierebbero quelli di congestione da eccesso di non verificata informazione, e il tema attualmente prioritario per l'autrice stessa, ovvero quello delle nuove categorie interpretative, sarebbe così rilanciato sul piano surreale e astratto. Ma sempre decisamente resta molto impegnativa per i recensori, la sua proposta editoriale dal punto di vista dei contenuti e degli spazi pronti ad accogliere tale novità di classificazione.

Naturalmente l'autrice vivente assai complessa, si rivolgerebbe ad un curatore o curatrice ideali ed idealizzati, che potrebbero loro stessi intervenire riducendo alcune delle sue frasi e paragrafi nei tempi più rapidi che la critica contemporanea concede. In fondo, molta della prosa autoriale, di suoi potenziali diari della catalogazione dislocata, e della archiviazione open source, e condivisa, rappresenta la necessità primaria di ogni scrittrice e scienziata attuale, ovvero quella di produrre fiabe post tecnologiche , narrazioni del cognitivo fantastico, a la Propp appunto. E già ne sono derivate raffigurazioni letterarie dell'immaginario accademico collettivo, di cui alcune legate al modello più potente, ovvero quello dell'antico ma tuttora valido, paradigma jakobsoniano.

Concluderebbe quindi, la curatrice autoreferenziale, che sarebbe di nuovo l'autrice stessa, affermando lei stessa che 'la autrice, di fatto ha promosso il crescere di un fantastico autoironico, mai lesivo, nè offensivo di altri, consentendo una fantasticazione narratologica, mai farneticazione, e prendendo invece le distanze da ogni falsificazione aberrazionalistica dei significati.

Ha inteso lei stessa unire elementi scientifici a quelli letterari, creando così non solo un ponte precario, fra discipline considerate lontane, ma una serie di rinforzi interdisciplinari a norma delle vigenti leggi della lettura cartacea ed online. Se tanti microtesti dislocati possono confondere e restare oscuri, dando luogo ad interpretazioni arbitrarie, se lasciate localmente dilagare, possa questo grande opus letterario, altamente articolato di fatto rappresentarne regolamentandolo il senso davvero metalogico, per procedere ad una operazione filologica unica nel suo genere così come del tutto speciale, resta la unicità della prosa di una autrice che non intende limitarsi agli standard comunicativi neppure quando si tratti di suoi scritti scientifici.

4. Il superamento di una prosa a molteplici linee di percorrenza

Numerose sono le schede bibliografiche, illustrative dei molteplici livelli di contenuto, che sono state composte dall'autrice in superamento costruttivo di un suo libro eccessivamente denso di contenuti e riferimenti, formato da suoi paragrafi troppo complessi per essere effettivamente compresi nelle molteplici e rispettive corrette valenze. Semplificarne la comprensione poteva risultare obiettivo eccessivamente dispendioso del tempo dei lettori: quindi è stata la stessa autrice ad autoridursi riassumendo, e il testo è oggi da considerarsi semplicemente ricondotto ad una compendiante serie di micro-recensioni sostitutive, per gli esperti dei vari settori coinvolti, in particolare ma non solo per i linguisti italiani e per gli specialisti in scienze della comunicazione.

Si tratta de I diari della creatività scientifica e letteraria (1980-2005), Bologna, Pitagora Editrice, 2005, p.212, Collana Proposte. Il senso autentico della testimonianza illustrata prima nel volume, che rappresenta già una scelta antologica dalle originarie 2500 pagine, e spiegata punto per punto poi in prima persona dalla autrice, nei suoi innumerevoli epistolari frattali, online e cartacei, sta nella necessità di evidenziare linguisticamente e con massima precisione filologica, le valenze semantiche e le concordanze pragmatiche, nella narrativa di una esperienza scientifica, espressa a frammenti non per questo meno densi di significato emozionale scientifico. Si tratta quindi di presentare non una biografia, ma un vissuto nella e per la ricerca interdisciplinare, linguisticamente ubiquito, culturalmente dislocato, politicamente impegnato, che si riflette sulle scelte lessicali e sullo stile a particelle morfologiche e ad onde intenzionalizzanti e funzionalizzanti ogni singola sequenza.

Ad una superficiale e rapida lettura frase per frase, nulla potrebbe apparire più lontano dagli interessi della linguistica e della dialettologia di questo volume autobibliografico, concepito e scritto sulla base di una selezione di frammenti narrativi, da un corpus molto più vasto, di una autrice bilingue, emozionalmente densi, a latere di un curriculum con elenco delle pubblicazioni, redatto secondo le norme vigenti degli antichi bandi miur. Sia l'elenco dei libri e degli eventi, che la narrazione, non possono essere considerati completi, né esaustivi, neppure di brevi tratte del di lei intenso passato didattico, seppur le pagine si dimostrino essere sicuramente assai fitte, di riferimenti bibliografici precisi. L'autrice, nel suo ruolo di linguista, scrive, in questo caso, proprio per dimostrare come possa funzionare l'insieme complesso delle sue tecniche di scrittura a resa lessicale frattale (Graziella Tonfoni's textual theorem proving), assai precisamente articolate language and context dependent, anche dal punto di vista soprasegmentale e morfologico.

Questa resa lessicale, immaginifica e matematica al tempo stesso, non sfida alcuna comunità scientifica, né tantomeno può offendere nessuno e nessuna: semmai svaporano certe assonanze in una giocosa autoironia, perfino nelle tratte scherzosamente toscaneggianti, che riecheggiano la più consolidata tradizione dantesca. Ecco che l'autrice risponde anche all'invito preciso a dimostrare ai colleghi italiani linguisti e lessicologi, senza alcuna finalità accademica, le particolarità del suo stile, mostrando e dimostrando concretamente il risultato delle sue precise teorie, e più avanzate metodologie testuali, anche nella sua lingua di origine, ovvero l'italiano.

Si tratta della realizzazione pratica di una autrice scientifica, effettivamente pendolare, e quindi anche lessicalmente complessa, fra continente nuovo ed antico e fra diverse aree disciplinari. Obiettivo di questa singolare prova di rigore lessicale è proprio quello di rendere l'autrice comprensibile nel suo territorio di origine geografica, anche accademica, come appunto, questi suoi singolarissimi Diari della dedizione paziente alla verifica quotidiana per la stabilizzazione di dati scientifici nella ricerca bilingue inglese italiano, dimostrano.

La casa editrice di queste Memorie scientifiche e letterarie al femminile singolare, che sottolineano anche l'alta valenza emozionale, non poteva essere più consona, Pitagora, nazionalmente oltre che localmente nota per il pregiato catalogo di pubblicazioni di evidente rilievo nell'area della ingegneria, della matematica, della fisica e delle discipline prettamente scientifiche. La discreta presenza di questo volume in catalogo, per due anni 2005-2007, ha evidenziato l'importanza di inglobare il racconto emotivo, come parte integrante e sostanziale dell'evento di scoperta scientifica, e di elaborazione discreta per verifica puntuale. Solo quando ci si può dichiarare certi di risultati effettivi, allora è giusto passare alla pubblica trasmissione della propria ricerca scientifica, ovvero delle parti che non presentino il rischio di effetti collaterali indesiderati, se ci fossero stati errori di valutazione sottovalutati, e quindi non rettificati.

L'autrice di infiniti epistolari frattali, invita il lettore alla disamina delle sue frasi più stilisticamente complesse per arrivare al quanto lessicalmente più composito e letteralmente mai decrittabile. Si potrebbero ridenominare gli epistolari, che richiedono più fasi di lettura e di rilettura approfondita, nei termini di vere e proprie Lettere del rispetto culturale linguistico ad alta variazione stilistica, in quanto nessun elemento lessicale può esservi dato per acquisito, né presenta significato condiviso, sulla base di una prossimità ideologica, o di una vicinanza geografica, che non esistono più per una autrice resa ubiquita nei sensi e significati.

Oggi di fatto sono le tecnologie stesse a rendere ogni individuo del tutto scollegato dalla sua comunità di significati, rendendo ognuno passibile di ogni tipo di fraintendimento. Le enucleazioni frattali frastiche non sono riferite, né riferibili ad una continuità storica, cui affidare l'implicito, del non detto ma compreso, che non può sussistere, perché è sfumata nel tempo e nello spazio la possibilità effettiva di una coesione semantica, di una solidarietà lessicale pragmatica. Queste lettere, catalogabili secondo la categoria di linguistica applicata a dimostrazione di una letteratura computazionale – primo esempio in lingua italiana di stile algebrico, con scelte lessicali geometriche - diventano quindi immediatamente catalogabili e rileggibili nei doverosi termini di Epistolari per il rispetto testuale di una autorialità scientifica ed emozionale al femminile singolare, mai offensivo. Una volta compresa la profondità dei significati, al di là della esplicitazione dei riceventi, se ne potrebbe prevedere la parafrasi di aree narrative particolarmente significative, nell'ambito della storia del pensiero linguistico computazionale contemporaneo, che si materializzerebbe attraverso altro tipo di riformulazioni stilistiche, più lineari, meno difficili.

E' importante sottolineare che gli Epstolari della evidenza della originalità teorica e stilistica, come costituitisi all'oggi, rendono possibili molteplici interviste letterarie alla loro stessa autrice, proprio per renderne più lineare la comprensione da parte ovviamente della autrice stessa. Oggi ogni autore che decida di operare in Facebook può dover fare proprio così, ovvero spiegare e rispiegarsi per gli altri riceventi anonimi che non condividono lo stesso tessuto di implicazioni ed aspettative.

Da queste Lettere non letterali e quindi della pazienza interpretativa, possono uscire molteplici domande, e possono quindi rendersi necessarie varie glosse, basate su quesiti ermeneutici, corredate da riflessioni storiche, basate su rappresentazioni astratte e raffigurazioni concettuali, veri e propri bozzetti narrativi, come già tratteggiati dalla scrittura vivida di una autrice testimonial. Senza il di lei diretto intervento, anche a mezzo di auto-recensioni, sarebbe necessario troppo tempo, per consentire alla critica linguistica corretta, e filologicamente matura, oltre che lessicalmente attenta, di recuperare e riconfigurare nello spazio di pochi anni, la prospettiva di interpretazione stabile e corretta, frase per frase, paragrafo per paragrafo, aldilà della stratificazione dei molteplici possibili fraintendimenti che ogni parola può evocare nella ricezione di lettori e lettrici.

In sintesi, delle espressioni complesse, ma tutte rispettose della consecutio temporum, nulla deve sembrare ovvio perché nulla ovvio è. Divagazioni, ispessimenti interpretativi e rafforzamenti pragmatici, che si materializzano nelle intonazioni variegate dei paragrafi, compositi e complessi, di questo tessuto letterario a frammenti, possono avere provocato quelle incomprensioni ideologiche a scheggia, che necessitano molti anni e molto lavoro filologico, accurato e prezioso per essere ricomposte, dati gli smottamenti critici evidenziatisi parallelamente. Ma le illustrazioni semantiche dell'autrice o interviste pragmatiche da lei a lei stessa, anche in forma di dibattito, potrebbero accelerare tale processo, evitando così scosse e scarti interpretativi, su testi che ne risulterebbero interpretativamente danneggiati. Ma non è questo che l'autrice oggi chiede né tanto meno suggerisce: non è interessata alla sua personale visibilità quanto a rendere visibile la natura effettiva dei problemi che intende risolvere.

Ma perché dovrebbe mai l'autrice volersi accaparrare tanto spazio di critica in una realtà oggi più che mai congestionata di scritture e riscritture? Non è questa la sua scelta. Né è lei a volere richiedere a tutti i costi il tempo di decodifica prezioso di tanti altri. Se, come dice Vincenzo Cerami, il dialetto è assai più articolato in ogni suo termine della lingua nazionale, allora potrebbe lei paradossalmente sostenere la plausibilità di adattamenti parziali e di riletture leggere ed autoironiche, ad alta voce unicamente, di parti scelte di questo volume, da parte di colleghi che si rendano curatori illustri, di brevi selezioni di paragrafi soltanto, in micro scelte mirate ad un ascolto sereno e rasserenante, in modalità regionalizzata, proprio perché l'intento è quello per la ricercatrice di autospiegarsi, ricollegandosi alla realtà nazionale con leggerezza.

Ma di fatto l'andamento di questo volume è centripeto, ovvero destinato alla consultazione di esperti e storici, e non centrifugo, in quanto il suo stile si nega alla divulgazione per un pubblico non didatticamente coinvolto. L'autrice vuole rendere conoscibile o riconoscibile nel territorio delle sue origini, alcune parti del suo lavoro di ricerca, secondo una illustrazione armoniosa delle sue fatiche concettuali, solo alcune delle quali quindi risultano testualmente registrate nelle strutture paragrafiche che si riflettono poi sulle scelte lessicali, molto precise.

La prosa autoriale è del tutto distinta dalle tappe del curriculum, così come dalla lista delle sue pubblicazioni. Le parti destinate ad essere liste di pubblicazioni e di eventi redatte secondo i criteri di catalogazione correnti sono riprodotte in corsivo per distinguerle completamente dal tessuto narratologico della autrice. Lo stile di scrittura delle sue Lettere da Alma Mater, anche se meno denso di quello dei Diari, è particolarmente compatto e composito, in quanto l'autrice addensa in ogni paragrafo, vero e proprio gomitolo di tessuti narrativi, esplicativi ed emotivi, sincronici, una alta complessità di significati, che vanno ben aldilà di quello che i lettori possano prefigurarsi. L'autrice, che promuove una operazione di autoriduzione, paradossalmente ed iperbolicamente, ma non meno per questo accuratamente, ridefinisce i propri termini continuamente per accertarsi che possa esserci effettiva ed affettiva comprensione.

Correttamente citando il Circolo linguistico di Praga, possiamo definire i di lei epistolari online come una vera e propria opera postjakobsoniana, proprio per le estreme tensioni lessicali e sintattiche delle costruzioni frastiche ardite e decostruzioni lessicali, basate su una vasta serie di crocicchi interpretativi. Tanto ha l'autrice già scritto da sé, di sé e per sé e sopra di sé che le pare inopportuno oggi interpellare altri, invitandoli a chiosarne le righe che lei stessa considera superate da altre frasi ancora da lei stessa semplificate. Ma invita così anche tutti gli scrittori online a non dare mai nulla per acquisito, e quindi a spiegarsi continuamente classificando loro stessi i loro paragrafi.

L'autrice inserisce manifestazioni evidenti di gratitudine nella sua prosa: non vuole far dimenticare che proprio già nella sua tesi di laurea discussa presso la stessa Facoltà di Lettere della Alma Mater compariva, dalla medesima amplificato, il modello jakobsoniano, sotto gli occhi increduli degli illustri, ed ammirati linguisti e anche di lei maestri Luigi Rosiello e Luigi Heilmann, già nel 1980, come fa fede la stessa bibliografia. L'intelligenza e sensibilità di entrambi gli studiosi, unita alla loro altrettanto profonda onestà intellettuale e morale, fu quanto permise ad una allora giovanissima studiosa della linguistica italiana, di osare procedere e perseguire in tale sua assai prematura intuizione, per potere proseguire con il quanto, aldilà dell'oceano.

Tutto questo grazie proprio ad entrambi questi suoi e non solo suoi maestri, notissimi già per la loro competenza, ed anche e non meno per la loro altrettanto encomiabile, trasparente onestà mentale ed etica. Sarebbe stato per loro facilissimo appropriarsi di intuizioni tanto importanti, quanto premature in una laureanda, e per loro grande onestà non solo non lo hanno fatto, né hanno bloccato l'autrice, ma la hanno loro stessi invitata, e sollecitata a procedere nella via di quella libertà mentale e di ricerca che entrambi, seppur da sponde ideologiche diverse, per tutta la loro vita hanno dimostrato di avere e testimoniato concretamente nelle loro azioni e scritti.

Per la complessità e la profondità delle opere dell'autrice, la voce enciclopedica appositamente costituita in lingua italiana per comprendere i classici italiani, quella appunto di letteratura computazionale, che lei stessa ha osato proporre, invita i critici dell'oggi ad una approfondita attenzione ad un unicum che non intende essere né imitato, né tantomeno emulato.

L'autrice ha infatti fin dall'inizio osato anche travalicare il modello di Louis Hjelmslev, sfidandone quelli che correttamente lo stesso Stefano Bertezzaghi definisce come 'i più erti studi di linguistica e semantica' riferendosi ai Fondamenti della teoria del linguaggio. Se Hjelmslev sostiene la tesi, per cui ogni lingua segmenterebbe il mondo secondo una relativa visione, sicuramente possiamo affermare che la tessitura testuale complessa, del corpus dgli epistolari scientifici e letterari di Graziella Tonfoni, rappresenta la sovrapposizione di molteplici stratificazioni teoriche e metodologiche. Tali linee si applicano anche agli stessi sistemi cognitivi complessi, e di cui la autrice prova e e dà dimostrazione concreta della concettuale operatività.

Molto resta al lettore da ricostruire sulla base di un patrimonio testuale autoriale femminile ad altissima complessità, che potrà trovare in archivio o in biblioteche specialistiche per procedere ad una ricerca matura che sia utile a chi oggi intenda comprendere non solo i risultati ma anche e soprattutto come a certi assiomi e soluzioni si possa pervenire.

Per gli scettici dell'oggi, faccia fede il recente rinvenimento bibliografico a posteriori, di alcuni articoli, brevi ma significativi, comparsi ai tempi in stampa nel giro di pochi mesi per volere e per invito dello stesso Luigi Heilmann, che li intese appunto ai tempi vedere uscire editi in successione limitrofa, anche tutti insieme in uno stesso o in due volumi successivi di una stessa rivista oggi non più attiva. Ecco quindi qui per la prima volta citati reperti bibliografici successivamente introdotti nella di lei bibliografia ufficiale ma di grande rilevanza:

E' significativo ricordare che l'autrice, fra le prime in Italia, osò applicare le metodiche avanzate di un'area disciplinare considerata estranea e spuria, ovvero l'Intelligenza artificiale, nel settore della glottologia e linguistica, ed anche trasportare, proponendone una contestualizzazione culturalmente mediata, i modelli dei pionieri con cui lei stessa si era formata e con cui lei stessa operava presso il Massachusetts Institute of Technology. Per anni ha lei stessa concepito e prodotto modelli avanzati e praticato sistemi cognitivi complessi. Ha inoltre contribuito ad evidenziare, nei tempi dell'eccesso di spregiudicatezza, i rischi della immissione di una tecnologia non mediata, proliferantesi a ritmo incontrollato e selvaggio, anticipando e mettendo in guardia nei confronti di quegli effetti degenerativi che solo possono condurre al rigetto della sfrenata omologazione monoculturale, e cui oggi puntualmente assistiamo.

Importante la notazione lessicale, particolarmente importante per le scienziate linguiste, con l'invito a ridiscutere morfologicamente il concetto stesso di interazione uomo-macchina, sostenendo nelle sedi scientifiche e politiche di competenza, la importanza di reinterpretare correttamente, di ridefinire coerentemente nei termini rispettosi ed inclusivi di utente-sistema ogni metodica destinata ad essere usata anche per un contesto di immissione composito, e quindi comprensivo di espressioni stilistiche al femminile.

Solo una voce specifica come quella di Letteratura Computazionale, come attualmente inserita nell'Enciclopedia Filosofica (prima edizione 1957-58), edizione interamente riveduta e ampliata in 12 volumi a cura del Centro Studi Filosofici di Gallarate, Milano, Bompiani, 2006, rende possibile la comprensione di un lavoro tanto ampio quanto atipico e quindi particolarmente fragile da preservare nel suo spessore interpretativo corretto se non dalla medesima spiegato e compendiato.

5. Near miss testuale: una procedura retoricamente possibile per un compendio intertestuale equo e sostenibile

Come si risale in quoting, si chiede l'autrice stessa agli albori del 2006, di fronte a numerose mancanze di riferimento bibliografico in testo di terzi al suo proprio statuto autoriale? Il concetto e la espressione di italian almost published item (iapi), ovvero di printing near miss (pnm), che significa di fatto testo destinato ad essere pubblicato e quindi affidato alle stampe, ma di fatto non uscito, o ritardato per motivi vari, è stato adattato dall'autrice, Graziella Tonfoni, sulla base del noto concetto formulato da Patrick Winston, che è stato fra i suoi maestri più importanti presso il Massachusetts Institute of Technology, e che lo aveva lui stesso per primo applicato alla struttura di rappresentazione di oggetti nello spazio, nell'ambito di ricerca di Visione e Robotica, del settore di studi di Intelligenza Artificiale.

In questo caso di estensione del concetto, la tratta analogica coprirebbe la rappresentazione visiva di un immaginario di lettori e critici, mancato prima e modificatosi poi, in quanto gli studiosi che cerchino questi testi pronti e carichi di significato, progettati con una carica lessicale adeguata rispetto alla sede di edizione, spesso non li trova pubblicati nelle sedi deputate, ovvero quelle per cui l'autrice li aveva di fatto composti e per la tipologia di utenti prevista dalle rispettive redazioni.

La tipologia delle sedi mancate è rappresentata da comitati o direzioni editoriali, che avevano a loro volta richiesto, oppure semplicemente accolto il testo e ricevuta quindi copia, o comunque accettata la proposta dell'autrice, non negando affatto la possibilità della pubblicazione, ma rimandando nel tempo la realizzazione della decisione, fino a non rendere più possibile capire lo stato delle cose fra versioni in continua evoluzione. Considerare attuale la riproposta della lettura stessa e quindi facendo risultare i testi di fatto bloccati o fluttuanti, nel tempo e nello spazio come un territorio autoriale unico, seppur complesso e a volte perfino discontinuo per temi, permette di salvare la autenticità dei molteplici contesti.

Se tutti questi testi non sono mai apparsi, come originariamente prodotti dall'autrice, non è però mai stata neppure negata in assoluto la loro pubblicabilità. Pagine concepite e composte nel periodo 2005-2007, dall'autrice che si è anche da sola impegnata a monitorarne il ciclo di comprensione e i tempi di assorbimento dei significati autentici e non fraintesi, fanno riflettere ogni utente multimediale che oggi si interroga sui livelli di comprensibilità di tanta informazione tutta insieme. Il deposito editoriale in cui giacciono, di fatto li rende tuttora eleggibili dalle stesse redazioni, che ne trattengono copia, e comunque leggibili su vasta scala senza però il controllo dell'autrice, sui percorsi che ognuna di queste pagine all'oggi inedite, ha già avuto, essendo trascorso già un certo periodo di tempo.

Ecco quindi che da questa sospensione di giudizio, nasce l'esigenza di mettere a punto una nuova categoria in forma di definizione, che indichi tali testi con sigla accomunante, e che li differenzi, però da altri già editi e circolanti, o da altri editi, ma non più reperibili in consultazione, per repentini cambiamenti redazionali o cambi di gestione o modifiche di politiche editoriali. Oggi la dissipazione di testi importanti è diventato un problema non solo per l'autrice ma per ogni operatore scientifico, dato l'eccesso di canali e fonti.

Quindi questa categoria analogica, appositamente coniata per costituire una nuova sigla di classificazione (iapi-pnm), permetterà la realizzazione di un recupero non antologico di questi testi, di cui alcuni potranno comparire con esplicita citazione della redazione o anche delle molteplici direzioni editoriali, per cui erano stati originariamente realizzati, mentre altri che siano dall'autrice stati più volte ridirezionati, e comunicativamente riposizionati in riferimento alla diversità delle sedi, potranno semplicemente apparire senza alcun tipo di specificazione aggiuntiva come archiviati per la traduzione in altre lingue o per compendi a cura di colleghi che vogliano sintetizzarne parti. Per recuperare le quote interpretative perdute, dato che alcuni di questi testi tuttora giacenti e non in stampa, non sono risultati accessibili al prestito concettuale, ogni diniego o sospesa approvazione redazionale potrà, alla luce di questo rilancio editoriale complessivo anche se dilazionato nel tempo, acquisire un valore di riferimento a sé. In modalità open source.

Secondo tali parametri di rilancio concettuale, i tentativi semplici, o ripetuti da parte dell'autrice, di proporre alle stampe, i singoli testi a volte decisamente troppo complessi, per risultare accettabili o tuttora in attesa sono valore aggiunto a sé, per le pagine delle future rese in altre sedi ed adattamenti antologici, che acquisirebbero quote del tipo destined to filing procedures (dtfp) autonome, e del tutto indipendenti dal risultato previsto, ma calcolabile sullo scarto dall'asse prevista di abbassamento o caduta del valore del titolo, originariamente assegnato ad ogni testo, a seguito incuria o mancata curatela editoriale nella lingua in cui l'autrice le aveva originariamente realizzate, in questo caso l'italiano.

In sintesi si realizza un modello completo di micro prestito editoriale locale, in quanto nessuna traduzione viene parallelamente avviata prima di un consolidamento pieno della letteratura computazionale italiana autoriale esistente per una fruizione rispettosa delle particolarità del contesto. Solo quando l'autrice scientifica, ma anche letteraria, abbia consolidato un valore critico autonomo e davvero stabile nella sua lingua originaria, si dimostrerà la possibile mutuazione di titoli dalla medesima che rispecchiandosi sugli originali e suoi di lei inediti riassorbe il debito semantico che la non pubblicazione o la stampa ritardata stava seppur inavvertitamente ma progressivamente creando.

6. Teorie e modelli troppo potenti, autorecensioni per assicurarne il senso corretto senza banalizzarne il significato

Molti sono i potenziali lettori prefigurati dall'autrice de I saggi della perpendicolarità linguistica, Napoli, Bibliopolis, 2007, p. 212, Collana: Serie Studi dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, vol XXXIII, che prima di avvicinarsi a questo testo vorrebbero giustamente capire cosa sia la perpendicolarità linguistica. E' quindi l'autrice stessa a chiarire il concetto mediante una ulteriore autorecensione.

Questa raccolta di saggi riduce all'essenziale quello che può sintetizzarsi con un termine, che la linguistica contemporanea tuttora non prevede, e che l'autrice introduce come risultato di una selezione e astrazione accurata all'interno della sua vasta, complessa, e altrettanto interdisciplinare attività di ricerca, sul linguaggio naturale e sulle dinamiche della comunicazione influenzata dalla accelerazione estrema delle nuove tecnologie dell'informazione. Ma come si sa, si ricorre alla coniazione di un termine nuovo, o se ne risemantizza uno già esistente in modo preciso, o se ne adatta, trasferendolo da altri settori di studio, un altro, quando e se davvero si debba e si voglia caratterizzare una nuova prospettiva di studio, un nuovo ambito, o definire senza ambiguità un concetto effettivamente ancor non esistente nella consapevolezza degli studiosi del settore in cui si opera.

Quindi nessuno, più facilmente dell'autrice stessa può, collegando emozione e scienza, dichiarare che il titolo particolare di questa sua antologia ha anche una valenza autobiografica, in quanto è indirizzato a manifestare anche il come, il quanto e il quando, il pendolarismo transoceanico che ha caratterizzato la sua ricerca linguistica, e tutta la sua produzione scientifica interdisciplinare molto vasta, abbia portato anche alla necessità di una serie di ortogonalità precise, nella categorizzazione dei periodi della sua formazione, e del suo lavoro di ricerca linguistica, sia in modalità sincronica che diacronica.

Questo per precisare che, della sua italianità, così come di un uso delle parole del dizionario italiano corretto e preciso, al limite della pignoleria, è ben lieta assertrice e convinta promotrice. Ecco quindi veri e propri angoli retti, a delimitare questi periodi, rilanciando l'originalità delle metodiche sviluppate, senza mai offuscare la centralità teorica dei suoi primissimi lavori, da cui tutto prende origine e cui molto si riferisce senza scadenze di senso né decadimenti di significato.

Ma c'è poi un secondo e più forte uso del termine, che va ad indicare invece la ortogonalità di certe procedure di segmentazione e di incapsulazione, che procedono aldilà del tradizionale parsing sintattico e che, di fatto, perfino oltrepassano le teorie morfologiche più avanzate. La sua visione, a particelle ed onde, del linguaggio naturale, le ha permesso sin dalle origini delle sue prime intuizioni, di concepire la traduzione linguistica come una propagazione di vibrazioni di contesto pragmatico, oltre che un allieneamento, di tratti distintivi semantici.

Se con le sue metodologie e teorie, Graziella Tonfoni ha infatti proceduto a rendere la intonazione, la intenzione comunicativa e la funzione informativa, una vera e propria punteggiatura cognitiva, fino a permettere la punzonatura di tratte frastiche in punti determinati, segmentandole, e quindi rappresentandole visivamente, con vere e proprie linee ad angolo retto, periodicamente ha suggerito poi di applicare strumenti di verifica teorica concavi e convessi, per accertare e verificare che tali tratte, anche se sintatticamente ben formate, siano state semanticamente e pragmaticamente comprese e trasmesse in modo contestualmente esatto.

Quindi all'asse orizzontale del parsing, in dimensione sintattica, rispettando comunque la solida trattazione generativo trasformazionale, aggiunge lei stessa una strumentazione di perforazione degli spazi di significato, autonoma, anche sovrasegmentale, che possa creare momentanee pause, per procedere con l'andamento dislocato delle onde di intenzionalità comunicativa, ad un morfologico roaming intertestuale, che necessita comunque sempre una mediazione interpretativa precisa, da parte di chi tali tessuti conversazionali direzionati dall'autrice appositamente ad un pubblico di critici ostili o dubbiosi, abbia ricevuto per pubblicarli. Dislocando i contesti, un'autrice rende possibile comporre un testo conversazionale per un lettore che di fatto non coincide con l'ascoltatore reale e che l'autrice sa già di trovare a lei ostile, e per cui quindi adatta le stesse tonalità che solo un critico davvero convinto vorrebbe potere identificare per rilanciarle contro di lei.

Questa tecnica che pare paradossale, in quanto è l'autrice stessa a rivolgere le proprie prose e conversazioni contro se stessa, è derivata dall'antica prassi della ricerca seria che lei stessa ha svolto nei primi anni ottanta presso l'Artificial Intelligence Laboratory del MIT, quando ognuna delle teorie degli scienziati che operavano in quel clima era sottoposta volutamente a critiche ferocissime da parte dei colleghi , onde consentire l'eccellenza e stabilità dei risultati. Sembrano ormai tali tempi vera e propria antichità.

Esattamente come ogni autore di testo scritto oggi dovrebbe operare sulla base di un modello ideale di lettore che mai di fatto se non in minima parte approssima le pluralità dei lettori dislocati e ignoti. Seppur tale ascoltatore reale, avverta vibrazioni di un senso più o meno letterale, di fatto l'esasperazione di certe tratte soprasegmentali, serve, non a chi riceve, ma a chi ascolta la trasmissione, perpendicolarmente differita, in corso fra emittente e ricevente, sulla base di un contesto di conversazione di cui la fonte e il ricettore a distanza sono in questo caso a conoscenza delle traiettorie tematiche, ma che il ricevente materiale ed effettivo può perfino ignorare totalmente anzi deve di fatto tralasciare di volere sapere.

Questa asserzione non avrebbe alcun senso se non stessimo parlando di un'autrice che, linguista umanista e ingegnere dell'informazione, è anche e soprattutto un'esperta e autrice di crittologia, che ha saputo concepire dopo la telefonia il teletrasporto meccanicamente cablato sulla base di conversazioni, in cui la linearità elementare mai potrà coincidere con una semplice decodifica letterale, lemma per lemma, e stringa per stringa, e neppure tratto sovrasegmentale per nesso intonativo.

Risulta evidente l'influsso degli studi di una linguistica testuale permeata anche dallo spessore, delle teorie di Roman Jakobson e di Luis Hjelmslev, e dalle traiettorie più singolari dei lavori di Janos Sandor Petofi, Teun Van Dijk, Thomas Ballmer, Noam Chomsky e Charles Fillmore. Da questa raccolta breve si evince, che, prescindendo completamente dal percorso pionieristico dei continuativi lavori nell'ambito dell'Intelligenza Artificiale di Graziella Tonfoni, lei stessa aveva sviluppato ipotesi che hanno superato la specifica formazione ricevuta in tale settore, già dai primissimi anni Ottanta, mettendo a punto tutti gli elementi per la produzione dell'algoritmo originario, che sta alla base della teoria della relatività del linguaggio naturale, avvicinato da lei alle più moderne acquisizioni della fisica nucleare. Esiste quindi anche una forte componente di studi di linguistica russa nella sua formazione, seppur siano tali testi a lei pervenuti attraverso le traduzioni e mediazioni linguistiche della lingua italiana o inglese e mai in originale.

La formalizzazione dell'intuizione più importante della autrice scienziata si è resa possibile, immediatamente, ovvero nei primi anni Ottanta proprio, e semplicemente, sulla base della potente scoperta della praticabilità di quella che ora lei ci propone definendola all'oggi come perpendicolarità linguistica.

Perpendicolarità, come presentata nella Enciclopedia Garzanti, ed analogicamente adattata al linguaggio naturale, implica che: "due rette o due piani ovvero due dimensioni, quella sintattica e quella semantica, si taglino formando angoli retti o diedri ovvero intercapedini pragmatiche''. E' proprio su queste ribadite basi geometriche che lo stesso presupposto di sintatticità fondante, che farebbe della frase l'unità di base, lascia spazio alla più adeguata definizione di entità minima testuale, orientata ed orientabile, sintatticamente ben formata, semanticamente ruotabile e pragmaticamente involucrata per evitare la distorsione pseudointerpretativa.

Ogni paragrafo risulterebbe quindi movimentabile, proprio nel rispetto dell' approccio fillmoriano, come esteso da Ballmer, successivamente reso da Tonfoni anche intrafrastico. E' infatti lei ad introdurre, già con le prime schematizzazioni, le rette intersecantisi, che predispongono gli attrezzi concettuali, che conducono a pensare e dichiarare il linguaggio, come granulare e discontinuo e come basato su particelle, attraversate da onde.

Sulla base di questa sua prima ed originaria intuizione, ed a seguito del rafforzamento teorico e metodologico, che deriva dalla formazione fondamentale e fondante, ricevuta direttamente da Marvin Lee Minsky e da Patrick Henry Winston, nei primi anni Ottanta, presso l'Artificial Intelligence Laboratory del Massachusetts Institute of Technology, è proprio un'autrice umanista che porta alle estreme conseguenze teoriche il processo analogico, come già delineato inizialmente da Minsky e sviluppato brillantemente da Winston, successivamente ampliato da Dedre Gentner e da Jaime Carbonell.

Proprio grazie a quella, che è giusto considerare la più brillante intuizione del secolo, ovvero la valorizzazione della linea del corretto e preciso ragionamento analogico, come prefigurato nel suo brillante lavoro di tesi dottorale da Patrick Henry Winston, ha, Graziella Tonfoni, già sua allieva, raccolto il suo invito a rileggere ognuno dei fenomeni linguistici, secondo le prassi proprie della scienza della visione. Per potere verificare lei sola con ogni schema minuziosamente, e tappa per tappa, in modo scientificamente rigoroso, la produttività e consistenza di questa originale intuizione.

In questo percorso, che ha condotto la linguista a delineare e definire sempre più numerose metafore visive, permettendole di dimostrare pienamente la validità dei nessi analogici forti e consistenti, separandoli da quelli deboli ed arbitrari, proprio attraverso tale diversione metodologica, con numerose digressioni didattiche, ha lei stessa dimostrato precisamente, in tutti i dettagli, la validità di tale approccio, indipendente sì, ma anche in piena consonanza con le ipotesi ed i lavori di Winston (cfr. G. Tonfoni, Conditions and constraints on correct APA, Analogy Procedure Application, in "Lingua e Stile", 20 (1985), 3, Bologna, Il Mulino, p. 319-332). Si può quindi, proprio scorrendo con attenzione ogni tratta della sua attuale ed ampia bibliografia, verificare come l'incontro con il paradigma teorico e metodologico dell'Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence, Massachusetts Institute of Technology, primi anni Ottanta), comunque da considerarsi parallelo sincronico e anche successivo alle sue primissime intuizioni, sia stato fondamentale per la verifica minuziosa e precisa che poi ha lei stessa condotto nel corso degli anni.

All'oggi si può confermare, ed è questo il senso e il significato di una rilettura dei saggi raccolti, che l'intuizione primaria, come confermata nella sua validità, resta distinta e indipendente rispetto al paradigma di Intelligenza Artificiale, in quanto tutto quanto concepito e scritto già dal 1981 è risultato, ma solo in seguito a lunghi anni di verifiche, essere parte di un percorso decisamente autonomo. Di cui alcune sedi europee di linguistica testuale, giustamente riconoscono non solo la piena compatibilità metodologica, ma e sottolineano la originaria ed originalissima affinità elettiva.

Questa selezione di saggi, intende documentare e diacronicamente dimostrare quindi un pensiero linguistico perpendicolare, basato su infrastrutture concettuali e su piattaforme teoriche ben diverse e totalmente distinte rispetto all'iter di ricerca più noto (didattica del testo, metodologie di scrittura e lettura multimediali, intelligenza artificiale e trattamento del linguaggio naturale, information design e storia del pensiero linguistico computazionale contemporaneo). Si dimostra, attraverso questa riproposta e rilettura, che quanto già dai primi anni Graziella Tonfoni aveva osato proporre, ed ha proceduto a verificare per rendere praticabile, era appunto un pensiero perpendicolare oltre che parallelo in relazione all'analisi del testo. Si dimostra che già nei suoi primi scritti compare l'intuizione, ai tempi quasi folle, della teoria della relatività applicata al linguaggio naturale, di cui esistono numerose attestazioni successive, relative a sue pubbliche illustrazioni, nonché suoi manoscritti e disegni in progressione.

I saggi riproposti coprono un arco temporale esteso; il saggio finale, unico inedito, dimostra, in particolare, come si possano portare alle estreme conseguenze, teoriche e metodologiche, le intuizioni già emerse nei primi lavori: dalla tridimensionalità all'olografia per giungere allo stile tanto complesso da risultare massimalista, decisamente frattale, senza dovere necessariamente passare per o ricorrere al paradigma della Intelligenza Artificiale. Viene così a costituirsi un ponte diretto fra i saggi degli albori linguistici e la Letteratura Computazionale, nelle forme più avanzate, recentemente dimostrata e scientificamente provata anche in lingua italiana nel costruzione multiprospettica anche dello stile narrativo che spesso pratica.

La plausibilità della ipotesi di una perpendicolarità visibile in frasi e paragrafi, come già evidente nei suoi primissimi scritti, dal 1980, è quanto rende possibile concepire ed attuare, a molteplici livelli di complessità, la cosiddetta scrittura frattalizzata, basata sull' algoritmo originario, che rende possibile la decodifica di varie forme di criptologia olografica testuale, che ne sono state sistematicamente derivate, a chi ne possegga le chiavi interpretative. Scrisse già l'autrice:

Se infatti è lecito e legittimo procedere rapidissimi e pervenire, ad alta velocità, direttamente dai miei scritti originari - dei primissimi anni 80 - alla dimostrazione pratica dello stile massimalista italiano (ologrammi testuali, dimostrati letteriamente in lingua italiana nell'anno 2005), è anche vero che il percorso parallelo e lento che ho condotto, facendolo passare attraverso le prove metodologiche e le tappe del paradigma di Intelligenza artificiale, e quindi con ovvio rallentamento, ha permesso la verifica dei presupposti di una metodologia didattica ulteriore, che ho potuto lasciare ai miei colleghi ed allievi ed allieve italiane per sicuro e perdurante loro sviluppo didattico.

La pratica della lentezza, ha aggiunto un valore intrinseco a tutto il materiale didattico in lingua italiana, da preservarsi e da continuare ad utilizzare nella didattica di aula. All'oggi sappiamo bene che la verifica di ipotesi scientifiche è sempre meno richiesta nella didattica e talvolta neppure resa obbligatoria, ed è quindi particolarmente significativo potere riaffermare la mia diversità nel procedere, in certi casi cauto e perfino rallentato.

Il senso più profondo di questa rilettura per collettiva rimeditazione, è quello, diverso e distinto, di indicare ai colleghi italiani anche la linea veloce del mio pensiero linguistico, senza con questo volere ridurre lo spessore della parallela linea lenta,da anni attiva e che potrà continuare ad esserlo nelle sue valenze didattiche fondamentali.

Semplicemente leggendo con attenzione questi testi in lingua italiana, quindi, si evincono le precise linee evolutive della scoperta originaria, e i criteri secondo cui questo enorme e complesso lavoro è stato da me personalmente concepito e poi punto per punto verificato.

L'autrice intende ribadire con questa testimonianza il credo forte per cui non tutta la ricerca avanzata deve essere fatta circolare, né tutta può o deve essere utilizzata:

Arrivata io stessa al margine estremo della dimostrabilità dei miei postulati, non per questo intendo rispondere a sfide e quindi finire per immettere modelli, che so bene essere troppo potenti e che creerebbero, un danno ad altre teorie esistenti e tuttora ben funzionanti.

Esiste infatti un ecosistema delle teorie vigenti, che necessita precisa attenzione e dovuto rispetto per non causare squilibri. Una teoria ad eccesso di potenza esplicativa, e di velocità definitoria, se fatta emergere completamente, e prevalere quindi sulle altre, porterebbe ad uno sconvolgimento degli standard vigenti provocando danni collaterali. Crede infatti l'autrice che di questi tempi, stremati da tanti conflitti, la sua stessa esemplare prova di denuclearizzazione morfologica per evitare una proliferazione inutile e rischiosa di codici spuri ed arbitrariamente circolati, debba decisamente far riflettere l'intera comunità accademica e non soltanto, sulla necessità di fermarsi a riflettere prima di decidere cosa divulgare e insegnare.

7. Immaginario scientifico e letterario

Non c'è nulla di offensivo nel raccontare per immagini, come fa l'autrice tanto spesso, citando in paradosso surreali vicende critiche, e non si riaprono pagine già da tempo edite per una pacata rilettura, ove il limite che la medesima si autoimpone risulti tratto positivo e non vincolo negativo. Non è tecnica retorica efferata, né tantomeno stilistica devastante, ricorrere ad un tono iperbolico per tratte impervie di significati mai aggressivi né dannosi per nessuno, se non per chi invece da lettore intrinsecamente reattivo, vuole ridicolizzare o banalizzare una prosa peculiare, da alcuni definita silenziosamente a là Nothomb, in assonanza con il cognome Tonfoni, spostando il centro dell'attenzione sull'autrice e non sulle di lei prose e sulla rispettiva portata nell'ambito della scienza e letteratura contemporanee di un fenomeno difficilmente riconducibile ad una catalogazione, se non sulla base dell'inserimento di una nuova categoria a sè. Nè offende questo voler sempre mettere in contrastivo paragone una prosa incommensurabile secondo i canoni stilistici attuali, con altri autori e autrici. Certi paragoni possono rendere semplicemente più facile rendere giustizia alla complessità di una prosa difficile, e che come tale è giusto dichiarare tale, senza offesa per nessun lettore.

Piuttosto necessario è per chi troppo velocemente si affrettasse a portare oltreoceano e ad amplificare note a suo arbitrio, divulgandone traduzioni spurie basate su espressioni che nulla hanno di ironico informare i traduttori illeciti, e i chiosatori clandestini, che l'autrice procede leggera perfino sulle più ovvie aberrazioni critiche, liberando lo stile delle grevità da ogni tipo di risentimento

Viviamo in una società tanto appiattita di senso quanto cablata di contesto, priva di senso del discernimento delle sfumature, a stile omologato e globale e di fatto i manuali di retorica e di stilistica sono andati in disuso o in uso di arbitraria applicazione per artificiose implicazioni.
Si dovrebbe tornare al sacrosanto esercizio di stilistica nell'ambito dell'Italianistica, quello serio e sereno che sa fare emergere i toni della variegazione intenzionale, ed intonazionale, e che soprattutto evita le traduzioni fra lingue che, pur apparendo affini, presentano certe diversità sostanziali in forma di sensibilità di singole parole.


Nessuna meglio di un'autrice spesso colpita da interdisciplinare oblivio, e quindi considerata come già migrata altrove dalla bibliografia locale può, non solo capire ma anche superare con serenità certi silenzi, ben conscia del fatto che una persistente errata interpretazione e trasmissione di suoi testi non letterali, liquidati come fluidi, in quanto poetici letterari e fantastici, ma resi da lettori non informati letterali per loro, crea lo sgomento di chi si veda sempre attribuiti contesti alieni alle proprie intenzionalità espressive e critiche. Forse per questo dovrà la stessa autrice fondare anche la Linguistica Fantastica e forse proporre di insegnarne un corso pilota: in questo caso però sarebbe meglio definirla una rifondazione e recupero della Retorica già da secoli esistente, e non si assumerebbe lei certo alcun tipo pionierato se non fosse davvero tale.

Si tratterebbe piuttosto di una riscoperta, dato che nessuno oggi sembra più né conoscerla la retorica, nè riconoscerne le tracce le sfumature i silenzi le pause i tratti sovrasegmentali etc., nella proliferazione del trasmettere parola per parola, sempre pià arbitrariamente assunto e sempre più decontestualizzato. Però effettivamente ogni frase se distorta e rimbalzata avesse tutte le premesse per essere dichiarabile allusiva ma se allusioni ci fossero state, di fatto, si applicherebbe il diritto di chiosa che comunque ne scaricherebbe ogni connotazione non positiva per renderla fatto letterario di squisita leggerezza semantica qualora si trattasse dei suoi avantesti, veri e propri apparati critici, anche questi appunto dalla autrice stessa composti perché non si continui a volerla a tutti i costi fraintendere, e non piuttosto coerentemente decrittare.

8. Conclusioni

Fondamentale oggi distinguere gli effetti collaterali della inadeguatezza di alcuni criteri di classificazione globali, data le difficoltà a trasferirne correttamente il senso nelle strutture di senso localizzate: valenze di significati che portano valore risultano compromessi spesso proprio nelle fasi di trasporto e transito concettuale fra contesti diversi. Essenziale dal punto di vista storico ed imprescindibile per tutti è stata l'eccellente attività ricostruttiva di categorie proprie della interdisciplinarietà, che consentono di pervenire ad un restauro conservativo e decorativo che permette di raggiungere la piattaforma di senso originante ed originale di partenza prima della perdita progressiva di valore semantico. Si salvano solo rettificandone la distorsione interpretativa allargata dalle multimedialità eccessive o gli investimenti critici e letterari messi a rischio da lettori che non riescono più a comprendere le differenze e variegazioni stilistiche, data la omologazione che le nuove tecnologie hanno introdotto.

Queste riflessioni, seppur si riferiscano all'esperienze scientifica e letteraria più recente di una autrice, intendono costituire elemento di compulsazione per una ben più vasta comunità di autori e lettori. Si auspica infatti che si possa eventualmente proseguire annualmente il restauro di un sentire comune basato sul buon senso che porti alla etichettazione corretta di ogni espressione assicurandone il senso primario reale.

Se le multimedialità estreme e le interconnessioni eccessive trasportano imprecisione e danno, possano tali problemi risultare evidenti e risolvibili, sulla base delle operazioni poetiche proposte dall'autrice che possono ricreare nuove categorie di interdisciplinarietà rispettosa, ripianando quindi i fraintendimenti e ricaricando quindi numerosi titoli scientifici e azioni letterarie del loro autentico senso costruttivo e rispettoso dei tempi dei lettori.

Graziella Tonfoni, Università di Bologna, e-mail: graziella.tonfoni@unibo.it





«Bibliotime», anno XII, numero 2 (luglio 2009)

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