«Bibliotime», anno XIV, numero 1 (marzo 2011)

Precedente Home Successiva



Roberto Ventura

Dalla biblioteconomia come disciplina sociale alla biblioteca al servizio della comunità *



Abstract

The article presents four examples of social accountability of libraries: the first and the second one are based on the contributions of two theorists of librarianship (S. R. Ranganathan and J. H. Shera), the third one describes the policy developed in the U. K. about social impact of libraries, the fourth one shows the effects of the economic impact of Florida public libraries (U.S.A.).

Premessa

Esiste una responsabilità sociale delle biblioteche? La risposta è: sì. Cercherò di motivare il perché attraverso una narrazione in quattro capitoli: il primo e il secondo si rifanno al contributo di due teorici della biblioteconomia; il terzo scaturisce dalla politica bibliotecaria attuata in Gran Bretagna, il quarto evidenzia l'impatto economico della public library in una realtà degli Stati Uniti.

Capitolo primo. Ranganathan: la biblioteconomia come library science e la biblioteca per tutti.

In Ranganathan la figura del librarian è intimamente connessa ad un orientamento di carattere etico: prima di intraprendere il mestiere di bibliotecario, il biblioteconomo indiano praticò per sei anni e mezzo il mestiere di insegnante, e da questa esperienza ricavò che la lettura è una attività che va calibrata sulle esigenze e sulla storia del singolo lettore. Egli era infatti contrario a somministrare in modo uniforme il medesimo libro a tutti gli allievi di una classe: in una determinata disciplina, le letture dovevano essere predisposte a partire dalle attitudini di ciascun discente. Tale approccio fu adottato da Ranganathan anche nelle riflessioni riguardanti il servizio di reference:

Il servizio di reference è la procedura con cui si stabilisce il contatto tra un lettore e i suoi documenti in maniera personalizzata. 'I suoi documenti' significa tutti e precisamente i documenti di cui ha bisogno in quel momento. Significa anche tutti i documenti che è probabile gli siano utili in quel momento […]. Dal primo momento in cui il lettore chiede assistenza, all'ultimo in cui ottiene tutti i suoi documenti, il bibliotecario dovrà prendersi carico personalmente dei bisogni del lettore. Perciò, il servizio di reference è essenzialmente servizio personalizzato [1].

Questo orientamento trova pieno sostegno nelle cinque leggi della biblioteconomia, attente alla dimensione individuale del servizio bibliotecario. La seconda legge, "every person his or her book", scaturisce come conseguenza della prima, "books are for use", e si basa sul principio rivoluzionario che "books are for all" piuttosto che "for the chosen few" e che "education [is] for every person".

Ma l'attenzione al lettore-individuo scaturisce in Ranganathan dalla consapevolezza del ruolo sociale delle biblioteche. Vediamo di contestualizzare. In passato si riteneva che la diffusione della cultura verso tutti gli strati della popolazione avrebbe potuto causare problemi di sovvertimento dell'ordine costituito, innescando rivolte degli strati popolari, scatenando rivoluzioni politiche. Una siffatta concezione della cultura - più che conservatrice, del tutto reazionaria - si fondava su un principio di esclusione, di discriminazione, di educational & library divide, ed aveva fatto assumere alla prima legge della biblioteconomia la forma "books are for preservation", puntando tutto sulla conservazione e sull'accesso limitato e controllato al documento.

La conseguenza di una concezione liberale e democratica della biblioteca sposta il focus della sua gestione dalla funzione della conservazione alla funzione della circolazione, fornendo la base per organizzare la biblioteca secondo criteri "open access", grazie ai quali l'utente, potendo autonomamente accedere agli scaffali, è posto nelle condizioni di individuare il libro più idoneo a soddisfare le proprie esigenze informative. La terza legge, "every book its reader", concerne infatti gli aspetti organizzativi e promozionali della biblioteca e mira a far sì che ciascun libro sia posto nelle condizioni di essere assegnato al lettore potenziale più adatto [2].

Capitolo secondo. Shera: la biblioteconomia come librarianship e la biblioteca come agenzia della comunicazione grafica

Secondo Shera la biblioteca è un'agenzia sociale dell'educazione che svolge la sua funzione tramite la valorizzazione della comunicazione bibliografica, l'incentivazione all'uso del patrimonio bibliografico, la diffusione sociale delle registrazioni grafiche.

Shera è considerato uno dei padri dell'epistemologia sociale, ambito di studio al quale egli assegnò il compito di assolvere alla funzione di retroterra teorico della biblioteconomia. La proposta non ebbe un grande seguito o consistenti sbocchi operativi nel mondo delle biblioteche, nonostante il suo indubbio fascino intellettuale: l'idea di coniugare i processi individuali della comunicazione e della conoscenza, studiati dalla psicologia, con quelli dell'azione e dei comportamenti umani, studiati dalla sociologia (da qui la denominazione social epistemology, definita come "l'autentico fondamento della conoscenza teorica del bibliotecario" [3]), e porre tale connubio alla base dell'azione bibliotecaria, ha aperto la strada a modalità più pragmatiche, e forse più realistiche, di pensare alle biblioteche. L'epistemologia sociale è concepita da Shera come una disciplina "molto pratica" grazie alla quale è possibile occuparsi di produzione, circolazione e consumo del pensiero trasmesso in forma scritta:

Lo scopo della biblioteconomia, a qualunque livello intellettuale essa operi, è di massimizzare l'utilità sociale delle registrazioni grafiche, sia che l'utente servito sia un bambino illetterato immerso nel suo primo libro illustrato, o il più progredito studioso impegnato in qualche misteriosa indagine. Perciò, se la biblioteconomia esiste per servire la società al massimo grado della sua potenzialità essa deve essere molto di più di una manciata di trucchi per trovare un libro particolare o un particolare scaffale per un bisogno personale. Senza dubbio, per di più, ma fondamentalmente, biblioteconomia è la gestione della conoscenza [4].

I meccanismi di manipolazione della conoscenza sono finalizzati a dare agli individui una migliore comprensione dell'universo in cui si trovano; il bibliotecario che non comprende il ruolo giocato dalla conoscenza nella società contemporanea non sarà in grado di raggiungere questa finalità:

Così, la biblioteca è più di un anello importante nella catena della comunicazione; come sistema intellettuale essa è parte dello stato della conoscenza globale. Il bibliotecario deve essere interessato non solo a ciò che è conosciuto, ma anche alla condizione o alla situazione intellettuale del conoscere [5].

Come è noto, Shera si rifà alla sociologia dei comportamenti di lettura di Douglas Waples, messa a punto negli anni trenta del secolo scorso presso la Graduate Library School dell'Università di Chicago, e alla sociologia struttural-funzionalista di Talcott Parsons, che ebbe grande influenza negli anni cinquanta e sessanta e anticipò, per certi aspetti, la teoria generale dei sistemi.

L'epistemologia sociale si basa su quattro assunzioni:

  1. l'individuo può entrare in un rapporto conoscitivo con l'ambiente;
  2. i simboli linguistici costituiscono un'esperienza vicariale dell'esperienza empirica e ambientale;
  3. il coordinamento della conoscenza di molti individui porta a trascendere la dimensione individuale della conoscenza;
  4. l'azione sociale, riflettendo l'azione sociale integrata, trascende l'azione individuale. [6]

Incentrarsi sui processi della comunicazione grafica può costituire una prospettiva chiave per evidenziare la ricaduta della biblioteca sul contesto sociale di appartenenza:

L'epistemologia sociale è l'analisi della produzione, distribuzione e utilizzazione dei prodotti intellettuali allo stesso modo in cui sono state a lungo indagate la produzione, la distribuzione e l'utilizzazione dei prodotti materiali. La comunicazione grafica fornisce un'evidenza obiettiva del processo. [7]

Shera, colta l'evoluzione strutturale della società contemporanea riguardo al ruolo cruciale assunto dalla comunicazione, è interessato a constatare in che modo la biblioteca si inserisca nel relativo sistema, in quella parte della comunicazione che è alla biblioteca stessa connaturata: la comunicazione grafica.

Per Shera la librarianship si è sviluppata come come corpus di tecniche che si è evoluto a partire da come il pubblico usa i libri, costituisce anzitutto una professione e presenta due caratteristiche fondamentali:

  1. è un servizio effettuato a beneficio della società;
  2. ha un corpo di conoscenza intellettuale, un nucleo centrale fatto di teoria o di pratiche. [8]

La professione bibliotecaria ha una finalità ben precisa:

Il ruolo del bibliotecario nella società […] è di massimizzare l'uso delle registrazioni grafiche a vantaggio della società. In altre parole, la sua funzione è di fare da mediatore tra l'uomo e le registrazioni grafiche: non solo libri, ma […] tutto ciò che contribuisca all'avanzamento della conoscenza umana. [9]

Per comprendere il ruolo ricoperto dalla biblioteca, Shera riprende la distinzione tra istituzione e agenzia sociale. Le istituzioni sociali sono il riflesso delle credenze culturali nell'organizzazione sociale, un mezzo (instrumentality) con cui la cultura opera e che stabilisce norme di condotta per i membri di una comunità, conferendole la coesione necessaria alla sopravvivenza. L'agenzia sociale, invece, è un mezzo creato a beneficio di un'istituzione: ad esempio, se la religione è un'istituzione, la chiesa è un'agenzia; se la legge è un'istituzione, il tribunale è la sua agenzia. Se l'educazione e la conoscenza sono istituzioni, la scuola, l'università e la biblioteca sono agenzie. Shera, dunque, non ritiene che la biblioteca sia un'istituzione, bensì un'agenzia. Quando insorgono mutamenti nell'ambito delle istituzioni, ecco che questi si ripercuotono sulle agenzie; se un'istituzione è poi respinta in quanto tale da una comunità, un'intera struttura sociale può rivoluzionarsi, col conseguente crollo delle agenzie che fino ad allora ne hanno costituito l'espressione [10].

L'agenzia-biblioteca di Shera, per lo meno nel caso della biblioteca pubblica, è però anche una organizzazione che consente all'utente di ritagliare percorsi personalizzati sulla base di esigenze individuali. La biblioteca pubblica si differenza dai mezzi di comunicazione di massa, che destinano l'utente ad una fruizione passiva e aliena da scelte o necessità proprie, configurandosi nei termini di un'organizzazione democratica, piuttosto lontana dalla biblioteca pubblica tradizionale ed erudita, destinata alle élite degli studiosi o delle classi agiate piuttosto che alla generalità della popolazione [11].

La biblioteca, inoltre, è al servizio della società e acquisisce senso solo nell'ambito del contesto di appartenenza, al punto che è la società stessa a plasmarne storicamente la fisionomia:

La società ha determinato che cosa la biblioteca del passato è stata, e la società determinerà ciò che sarà la biblioteca del futuro. [12]

Shera ha saputo conferire un notevole spessore di consapevolezza sociale alla nostra professione, tuttavia, a una certa distanza di tempo, è opportuno tracciare un bilancio. L'attribuzione alla biblioteca del ruolo di agenzia basata sulla teoria parsoniana dell'azione sociale risulta superata dai tempi, non essendo più possibile delineare un quadro contestuale omogeneo entro cui comprendere in che modo un'istituzione debba manifestarsi e interagire col contesto di riferimento. Il funzionalismo costituisce una concezione un po' rigida rispetto alla fluidità ambientale odierna, fluidità che non sempre consente di individuare in modo netto meccanismi e modalità dell'interazione tra biblioteca e società: difatti, quando indaghiamo il fenomeno "biblioteca" dovremmo farci carico, secondo quanto afferma Traniello, della "grande complessità non solo degli strumenti, ma delle stesse motivazioni dell'agire umano nella società di oggi, vale a dire delle finalità molteplici e addirittura contraddittorie che esso è in grado di proporre a se stesso nei confronti di una medesima struttura" [13].

Forse la biblioteca può ancora far leva sulla funzione della conservazione documentaria, e recuperare quel ruolo informativo posto sotto assedio dall'information technology e dalla ontologia consumistica della nostra società. Se il tessuto bibliotecario globale sarà ancora in grado di assolvere alla funzione di repository documentario organizzato - perché nessun altra rete di taglia e di diffusione paragonabile alla nostra si sta occupando di ciò - allora le raccolte documentarie avranno ancora qualcosa da dire.

Capitolo terzo. Il ruolo sociale della biblioteca pubblica in Gran Bretagna.

La biblioteca pubblica è stata recentemente proposta in Gran Bretagna come istituto della comunità collegato agli obiettivi sociali dei governi ad amministrazione laburista. Le prestazioni sociali delle biblioteche pubbliche sono state evidenziate in una serie di studi promossi dal Departement for Culture Media and Sport (DCMS) [14], dal Museums Libraries and Archives Council (MLA) [15] e della Laser Foundation [16].

Ne citiamo qui uno, a titolo esemplificativo, che propone cinque aree d'impatto sociale per le biblioteche pubbliche: [17]

Capitolo quarto. La public library negli Stati Uniti come motore dell'economia: una leva per uscire dalla crisi

Negli Stati Uniti d'America la biblioteca è considerata una realtà che produce valore e profitti monetari a vantaggio della comunità di riferimento. La biblioteca pubblica può pertanto costituire una leva per uscire dalla crisi, non solo come istituto culturale e educativo, ma anche come organizzazione in grado di contribuire alla formazione del prodotto interno lordo. Citiamo qui uno studio sull'economia della biblioteca effettuato nello Stato della Florida [18]. A fronte di un finanziamento complessivo di poco meno di 449,3 milioni di dollari nel 2004, le biblioteche pubbliche presentano un ritorno economico di 2,9 miliardi, con un return on investment di almeno 6,54 $ a 1. La frequentazione delle biblioteche ha comportato per gli utenti un costo complessivo in tempo, viaggio e altre spese correlate di 1,72 miliardi, cifra che fornisce una valutazione indiretta del valore del servizio. Se l'utenza fosse stata costretta a rivolgersi a servizi alternativi per l'assenza di servizi bibliotecari pubblici, avrebbe dovuto sostenere costi per 4,05 miliardi. Le biblioteche pertanto hanno consentito alla popolazione di realizzare un risparmio effettivo di 2,33 miliardi (4,05 di risparmio - 1,72 di costo in tempo e viaggio).

C'è di più. Se biblioteche pubbliche non ci fossero, l'economia locale risentirebbe di alcuni mancati introiti, ora generati grazie alle biblioteche): nel sistema economico vengono inseriti 241 milioni di stipendi dei bibliotecari, 105 milioni di forniture acquistate, 195.000 dollari e 101 milioni di entrate da parte di esercizi commerciali interni alla biblioteca o localizzati nei pressi della biblioteca - coffee-shop, ristoranti, fotocopisterie, eccetera - per un totale di 447 milioni. Sommando il risparmio netto (2,33 miliardi) ai benefici che si perderebbero se le biblioteche cessassero di esistere (447 milioni) e ai benefici diretti prodotti sugli utenti (155 milioni), giungiamo alla rispettabile cifra di 2,93 miliardi di dollari. Dividendo i benefici netti prodotti dalle biblioteche per i finanziamenti ottenuti abbiamo un rendimento di circa il 654% per ogni dollaro investito.

Se applichiamo al settore bibliotecario un modello di analisi e simulazione econometrica regionale, possiamo evidenziare gli effetti moltiplicatori attuali e futuri, diretti, indiretti e indotti sull'economia del lavoro, sul reddito, sul prodotto interno lordo e sul sistema economico regionale [19]. Ciò è stato fatto ricorrendo al REMI (Regional Economic Models, Inc.) [19], prendendo in esame 169 settori economici della Florida e calcolando gli effetti moltiplicatori prodotti dalle biblioteche secondo un approccio input/output.

I risultati dell'analisi effettuata tramite REMI sono in sintesi i seguenti: il PIL cresce di oltre 4 miliardi di dollari grazie all'effetto "moltiplicatore" delle biblioteche, le quali producono redditi diretti e indiretti individuali per 5,6 miliardi e sono determinanti per la creazione di 68.700 posti di lavoro: abbiamo benefici complessivi (in termini di reddito) per 9,2 miliardi, costi totali per 1,83 miliardi (finanziamenti pubblici più il costo del tempo a carico dell'utente), con un bilancio benefici/costi che REMI calcola di 5,02. Il bilancio benefici/costi può essere calcolato anche tramite combinazioni più prudenziali, che comunque non scendono al di sotto di un bilancio positivo di 3,66 per dollaro speso.

Epilogo: e in Italia?

Al termine di questa narrazione, viene da domandarsi se ad una responsabilità sociale ed economica delle biblioteche pubbliche che emerge dal contesto anglo-americano corrisponda un'irresponsabilità programmatica che investe, nonostante il lavoro delle bibliotecarie e dei bibliotecari italiani, la non-politica bibliotecaria del nostro paese. In estrema sintesi, una buona politica nazionale potrebbe partire dall'istituzione della Biblioteca nazionale italiana, potenziando e coordinando adeguatamente quegli istituti del Ministero per i Beni e le attività culturali che erogano servizi bibliografici, bibliotecari e di promozione della lettura diretti all'intero tessuto bibliotecario italiano [20], devolvendo agli Enti locali, alle Università o ad altri enti le biblioteche prive di funzioni "centrali".

L'impressione è quella di un crescente interesse per questa tematica da parte della comunità professionale italiana, come l'incontro di oggi ed altre recenti e importanti occasioni di dibattito hanno chiaramente dimostrato; tuttavia, pur senza cadere nel circolo vizioso dell'impotenza o cedere al sottile piacere del pessimismo, dobbiamo constatare che ad oggi, fatta eccezione per qualche realtà di governo locale, non corrisponde una pari consapevolezza da parte del decisore politico centrale, ed è questa una mancanza coerente con la nostra storia. Ovviamente l'auspicio è che la spinta innovatrice proveniente dalle realtà bibliotecarie più avanzate a livello internazionale e dalle realtà bibliotecarie più avvertite di casa nostra riesca a incidere sull'agenda politica del paese, in modo tale che chi opera nelle alte sfere della governance percepisca e riconosca il ruolo strategico che le biblioteche, al di là delle appartenenze amministrative, sono in grado di assumere per il miglioramento della qualità della vita e del benessere economico delle nostre comunità.

Roberto Ventura, Biblioteca di scienze tecnologiche - Università di Firenze, e-mail: r.ventura@unifi.it


Note

* Questo articolo riprende il testo della relazione tenuta in occasione del Seminario "Verso una responsabilità sociale delle biblioteche", Modena, Teatro della Fondazione Collegio San Carlo, 14 dicembre 2010.

[1] Su questi temi: S. R. Ranganathan, Il vero lavoro del bibliotecario, traduzione di Diego Maltese e Alberto Petrucciani, "Bollettino Aib", 32 (1992), 4, p. 369-383 (tratto da S. R. Ranganathan, Reference service, 2nd ed., London, Asia Publishing House, 1961, p. 23-25, 26-28, 53-59).

[2] S. R. Ranganathan, The Five Laws of Library Science, edition 2, Madras, The Madras Library Association, London, Blunt and Sons, Ltd., 1957.

[3] Jesse Hauk Shera, Libraries and the organization of knowledge, edited and with an introduction by D. J. Foskett, London, Crosby Lockwood & Son Ltd, 1965, p. 17.

[4] Ibid., p. 16.

[5] Jesse Hauk Shera, The foundations of education for librarianship, New York, Becker and Hayes, a subsidiary of J. Wiley and Sons, 1972, p. 118-119.

[6] Jesse Hauk Shera, Libraries and the Organization of Knowledge, cit., p. 27-28.

[7] Ibid., p. 29.

[8] Jesse Hauk Shera, Sociological foundations of librarianship, London, Asia Publishing House, 1970, p. 28-29.

[9] Ibid., p. 30.

[10] Ibid., p. 58-63.

[11] Claudio Leombroni, Sulla pubblicità della biblioteca pubblica, in Pensare le biblioteche. Studi e interventi offerti a Paolo Traniello, a cura di Angela Nuovo, Alberto Petrucciani e Graziano Ruffini, Roma, Sinnos Editrice, 2008, p. 253-285, in particolare p. 256-258.

[12] Jesse Hauk Shera, The foundations of education for librarianship, cit., p. 135.

[13] Paolo Traniello, Biblioteche e società, Bologna, Il Mulino, 2005, p. 143.

[14] <http://www.culture.gov.uk>.

[15] <http://www.mla.gov.uk>.

[16] <http://www.bl.uk/aboutus/acrossuk/workpub/laser>.

[17] Burns Owens Partnership Consulting, Capturing the Impact of Libraries. Final Report, London, DCMS, 2009, <http://www.culture.gov.uk/images/publications/Capturing_the_impact_of_libraries.pdf>.

[18] Lo studio è illustrato in tre documenti disponibili a partire da: <http://dlis.dos.state.fl.us/bld/roi/publications.cfm>. Essi sono: José-Marie Griffiths, Donald W. King, Christinger Tomer, Thomas Lynch, Julie Harrington, Taxpayer return on investment in Florida Public Libraries: Summary Report, Prepared for State Library and Archives of Florida, September 2004. José-Marie Griffiths, Donald W. King, Christinger Tomer, Matt Herbison, Scott Beach, Janet Schlarb, A study of taxpayer return on investment (ROI) in Florida Public Libraries: Detailed Results & Study Methods Part II, For: Florida Department of State State Library of Florida Division of Library and Information Services. Thomas (Tim) Lynch, Julie Harrington, A study of taxpayer return on investment (ROI) in Florida Public Libraries, Part III - REMI Details, For: Florida Department of State State Library of Florida Division of Library and Information Services.

[19] <http://www.remi.com>.

[20] Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, Istituto Centrale per i beni sonori e audiovisivi, Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le Informazioni Bibliografiche, Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario, Centro per il libro e la lettura. L'Associazione Italiana Biblioteche ha espresso più volte indicazioni in tal senso: tra le prese di posizione citiamo la relazione del Presidente dell'AIB presentata ad un congresso nazionale: Mauro Guerrini, Relazione del Presidente, 54º Congresso nazionale AIB, Le politiche delle biblioteche in Italia, Il sistema bibliotecario nazionale, Firenze, Palazzo dei Congressi 6–8 novembre 2007, in: <https://www.aib.it/aib/congr/c54/cd.htm3>.




«Bibliotime», anno XIV, numero 1 (marzo 2011)

Precedente Home Successiva


URL: http://static.aib.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-xiv-1/ventura.htm