«Bibliotime», anno XIX, numero 1 (marzo 2016)

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Antonella De Robbio e Fernando Venturini

La biblioteconomia giuridica in Italia



Abstract

This paper is the Italian version of the contribution published in the special issue (1/2016) of the Brazilian magazine Cadernos de Informação Jurídica, focused on juridical librarianship in some countries. In Italy, we have a great legacy of juridical information but the juridical librarianship is almost absent, for a number of reasons that are analyzed in our contribution. The presence of major librarian institutions in the legal disciplines is not accompanied, in Italy, to a professional specialization of librarians who work in the numerous law libraries belonging to different administrations, often of ancient traditions and with important book collections. In our country it is not required a formal legal specialisation in law for those working in a library of the sector. In part this derives from the general approach around to the humanistic librarian profession as evidenced by the provision of training largely focused on cultural heritage, without ties to the disciplines of the sector. The profession of librarian in Italy is characterized by strong differences in economic status and legal treatment. In Italy, the juridical librarian learns the her own job on the field, working inside a juridical library in contact with the sources and collections, studying tools in the world of network on laws, legislation and doctrine, and through using constantly of manuals and guides written mainly by lawyers and academic.

1. La professione del bibliotecario in Italia

La professione del bibliotecario in Italia è caratterizzata da forti differenze di status e di trattamento giuridico-economico. Non sempre la figura del bibliotecario è prevista nell'ordinamento dell'ente di appartenenza: in alcuni casi le attività vengono assimilate ai "profili" di altri lavoratori, in altri casi non vi è la percezione dell'utilità delle attività biblioteconomiche e, anche nelle istituzioni ove esistono biblioteche organizzate, le attività professionali talvolta si sovrappongono ad attività diverse, proprie di altre categorie di lavoratori.

In generale si possono individuare quattro grandi comparti ed alcune realtà più al margine:

  1. Bibliotecari dipendenti dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che lavorano nelle cosiddette "Biblioteche pubbliche statali", cioè nelle 46 biblioteche di proprietà dello Stato dove è custodita una parte consistente del patrimonio librario nazionale (circa 40 milioni di documenti), comprese le due biblioteche nazionali centrali di Firenze e di Roma. Le Biblioteche pubbliche statali sono regolamentate dal D.P.R. 5 luglio 1995 n. 417 [1].
  2. Bibliotecari dipendenti dalle "Biblioteche pubbliche di ente locale", cioè da Comuni e Provincie, coordinate dalle Regioni, circa 6000 biblioteche in tutta Italia, con circa 12.000 bibliotecari, spesso "monoposto". Nei Comuni, i bibliotecari hanno in prevalenza la qualifica di Istruttore-bibliotecario – corrispondente a un bibliotecario non laureato – e possono rientrare all'interno dell'area culturale, di quella socio-educativa o di quella amministrativa. Le analoghe figure di Assistente di biblioteca o Aiuto bibliotecario le ritroviamo in biblioteche più grandi - organizzate in Sistemi bibliotecari provinciali - dove vi è anche un responsabile laureato definito Bibliotecario. Queste biblioteche rivolgono i propri servizi ai cittadini, circa 10 milioni di utenti su 60 milioni di abitanti.
  3. Bibliotecari dipendenti dalle università, una realtà di circa 2600 biblioteche all'interno di 96 atenei pubblici e privati. Negli ultimi dieci anni negli atenei sono sorti dei veri e propri nuclei operativi – i sistemi bibliotecari – che hanno centralizzato funzioni e risorse gestite da personale altamente specializzato, le cui attività sono in prevalenza condotte sul digitale e sulle innovazioni. I sistemi bibliotecari di ateneo hanno accorpato tutte quelle differenti tipologie di biblioteche che erano rimaste ancorate alle storiche denominazioni dei vari istituti, centri, dipartimenti, facoltà ecc.
  4. Bibliotecari nelle biblioteche delle amministrazioni pubbliche centrali (Ministeri, Agenzie, ecc.), delle assemblee regionali (Biblioteche dei Consigli regionali, Biblioteche delle Giunte regionali) e degli organi costituzionali (biblioteche della Camera, del Senato, della Corte costituzionale, ecc.).

Altre tipologie di biblioteche sono:

Esiste un'anagrafe delle biblioteche italiane che registra più di 17.500 biblioteche [3] nelle quali lavorano circa 20.000 bibliotecari. Delle 17.500 biblioteche italiane, oltre il 40% sono sorte negli ultimi 40 anni e sono collocate per il 50% al Nord, per il 30% al Sud e il restante 20% al Centro. Se fino a un decennio fa solo 1/5 delle biblioteche aveva un sito web, ora la presenza delle biblioteche italiane in rete ha assunto dimensioni importanti, con presenze anche nelle reti sociali 2.0. Inoltre, se solo la metà aveva un sistema d'automazione per il trattamento dell'iter del libro, oggi sono poche le biblioteche che non hanno automatizzato i processi. Sono oltre 2000 gli OPAC italiani intesi come interfacce di ricerca nei cataloghi automatizzati che, nel corso degli ultimi decenni, hanno assunto caratteristiche di veri e propri network, laddove un OPAC può raggruppare anche centinaia di biblioteche.

Il Catalogo nazionale per eccellenza è SBN Servizio bibliotecario nazionale [4], che comprende attualmente 5838 biblioteche suddivise in 97 Poli su base regionale. In vari contesti sono stati avviati progetti di digitalizzazione che hanno visto i bibliotecari in prima fila, insieme ad altre figure professionali, con l'obiettivo di mettere a disposizione dell'utenza digitale l'accesso da remoto alle rappresentazioni del prestigioso patrimonio culturale italiano.

In particolare, MICHAEL (Multilingual Inventory of Cultural Heritage in Europe) [5], ha avviato in Italia il censimento sistematico delle risorse culturali digitali e digitalizzate appartenenti a organizzazioni culturali e scientifiche di ogni settore, giungendo a garantire una capillare copertura del territorio nazionale. Il censimento, condotto nel 2004, [6] è stato promosso dal Ministero per i beni e le attività culturali, coinvolgendo tutti i propri istituti centrali e periferici, in collaborazione con le Regioni; tutti gli Atenei pubblici e privati, oltre ad archivi, musei, biblioteche, archivi audiovisivi e altre organizzazioni private e pubbliche. Il censimento, basato su standard e buone prassi stabilite dal network europeo MINERVA [7] ha previsto l'inserimento di schede descrittive dei diversi progetti in un database unico per consentire la creazione di un portale web per la ricerca e l'accesso [8].

In Italia quella del bibliotecario è una professione "organizzata in associazione" regolata dalla legge 14 gennaio n. 4, "Disposizioni in materia di professioni non organizzate". Questa legge affida all'Associazione italiane biblioteche [9] la creazione di un "Elenco degli associati" e l'individuazione dei titoli di studio e dei requisiti professionali necessari per ottenere la qualifica di Associato. Anche se i bibliotecari per esercitare la loro professione non hanno obbligo di iscrizione all'AIB, l'Associazione ha il fine di valorizzare le competenze degli associati e garantire il rispetto delle regole deontologiche; promuovere la formazione permanente degli iscritti; adottare un codice di condotta ai sensi dell'art. 27-bis del Codice del Consumo.

In relazione a questa legge, nel 2014 è stata emanata la norma Uni 11535 sulla figura professionale del bibliotecario. Si tratta di una norma che volutamente descrive l'essenza della professione senza distinzioni derivanti dal contenuto dei documenti trattati o dai diversi contesti operativi e tecnologici.

Per la professione del bibliotecario esiste uno specifico corso di laurea, numerosi corsi di laurea specialistica, un master, un dottorato, un master di secondo livello. L'offerta formativa è completamente incentrata sui beni culturali e non si lega a particolare discipline. Un elenco dei corsi di formazione universitaria è reperibile sul sito dell'Associazione italiana biblioteche [10].

In ogni caso, l'ingresso nelle biblioteche avviene quasi esclusivamente per concorso pubblico ed è sempre il bando che elenca i titoli necessari. Per il momento non è richiesta l'iscrizione all'elenco dei bibliotecari per poter esercitare la professione. Ne deriva che lo stipendio dei bibliotecari varia in relazione ai contratti nazionali dei settori nei quali opera (Stato, Università, Comuni, ecc.).

2. Le biblioteche giuridiche in Italia

All'interno del panorama delle biblioteche italiane vi sono numerose biblioteche giuridiche, appartenenti alle più diverse amministrazioni, spesso di antiche tradizioni e con fondi librari importanti. La Guida dell'ITTIG, l'Istituto di teoria e tecniche dell'Informazione giuridica, enumera 216 siti di biblioteche giuridiche [11] anche se l'elenco non appare completo e comprende alcune realtà bibliotecarie non strettamente riferibili al settore giuridico [12]. Vi sono biblioteche giuridiche in tutte le università dove esistono corsi di laurea di giurisprudenza. Tra le Biblioteche universitarie di area giuridica più importanti si possono ricordare la Biblioteca giuridica Antonio Cicu a Bologna, la Biblioteca di scienze sociali dell'Università di Firenze, la Biblioteca Norberto Bobbio dell'Università di Torino [13].

Inoltre esistono importanti biblioteche giuridiche presso gli organi giurisdizionali, a cominciare da quelli centrali come la Corte costituzionale, il Consiglio di Stato, la Corte dei Conti. A Roma è presente la Biblioteca centrale giuridica, dipendente dal Ministero della giustizia, che fin dal 1880 riceve copia di ogni pubblicazione stampata sul territorio dello Stato. La vigente normativa sul deposito obbligatorio degli stampati (legge 15 aprile 2004, n. 106 e relativo regolamento di attuazione, DPR 3 maggio 2006, n. 252), la individua come biblioteca depositaria "a richiesta" delle pubblicazioni ufficiali e come biblioteca destinataria di una copia d'obbligo per i documenti "attinenti alla materia giuridica" (artt. 12 e 32 D.P.R. 252/2006), anche su supporto informatico.

La Biblioteca centrale giuridica è quindi, di fatto, l'archivio nazionale del libro giuridico italiano, che si aggiunge ad un nucleo storico costituito dai fondi librari della Grande Cancelleria dell'ex Regno di Sardegna e dai materiali documentari appartenenti a varie corporazioni religiose soppresse nel 1866. Altre biblioteche delle amministrazioni centrali o delle autorità indipendenti sono rilevanti per il patrimonio storico o per l'attività di documentazione e di ricerca svolta per la propria istituzione di riferimento. Tra le più importanti, si possono citare la Biblioteca del Ministero per le politiche agricole, la Biblioteca centrale del Ministero dell'interno, la biblioteca del Ministero degli esteri, la Biblioteca storica del Ministero dell'economia e delle finanze, la Biblioteca della Banca d'Italia, la Biblioteca dell'Istat [14].

All'interno del Servizio bibliotecario nazionale (che, come si è detto, è la rete delle biblioteche italiane promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, dalle Regioni e dalle Università), esiste un "Polo Giuridico" che costituisce il fulcro del Polo RMG, il cui nucleo iniziale nacque insieme alla Biblioteca centrale del Ministero dell'Interno e alla Biblioteca del Consiglio di stato. Il "Polo giuridico", costituito nel 1994, nel tempo si è accresciuto annoverando altre istituzioni operanti nel campo delle discipline giuridiche e non solo. All'interno della rete, che comprende attualmente 30 biblioteche, si distinguono 3 principali tipologie di biblioteca:

  1. Ambito direttamente afferente al Ministero della Giustizia:

Le biblioteche di questo ambito portano avanti una politica cooperativa di condivisione delle risorse e di fornitura di documentazione (document delivery) rivolta direttamente all'attività giudiziaria.

  1. Ambito giudiziario amministrativo:
  1. Ambito estensivamente giuridico:

Tra le altre biblioteche importanti per la ricerca giuridica, in particolare per gli studi di diritto pubblico, occorre citare le biblioteche delle assemblee legislative.

Le biblioteche della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica [15], da molti anni aperte al pubblico, dal 2007 costituiscono il Polo bibliotecario parlamentare, con più di 2 milioni di volumi e un'importante collezione di periodici e di risorse elettroniche [16]. Inoltre le due Biblioteche parlamentari, in base alla legge sul deposito obbligatorio (Legge 15 aprile 2004, n. 106), sono destinatarie, su richiesta, di una copia di tutte le pubblicazioni ufficiali e di ogni altra pubblicazione edita dalle amministrazioni pubbliche.

Le biblioteche dei Consigli regionali svolgono, in molti casi, un'intensa attività di informazione e documentazione rivolta ai cittadini e agli studiosi sull'attualità legislativa ed amministrativa dell'ente Regione e degli enti regionali e sulla storia del regionalismo italiano. Tra le biblioteche più importanti di questo tipo si possono citare le Biblioteche del Consiglio regionale del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, della Toscana, dell'Emilia-Romagna, dell'Umbria, della Sicilia, la Teca del Mediterraneo del Consiglio regionale della Puglia [17].

Infine, in Italia, appare irrilevante il peso delle biblioteche dell'avvocatura e del notariato, poiché la professione forense è molto parcellizzata e sono pochi gli studi professionali di grandi dimensioni.

3. I bibliotecari (non) giuridici

La presenza di importanti istituzioni bibliotecarie nelle discipline giuridiche non si accompagna, in Italia, ad una specializzazione professionale dei bibliotecari che vi lavorano. In altri termini in Italia non è richiesta una specializzazione in diritto per chi opera in una biblioteca giuridica, e fino a tempi recenti non erano necessari titoli accademici specifici per essere bibliotecari, problematica sempre molto dibattuta e oggetto di varie valutazioni.

In parte ciò deriva dall'approccio generalista ed umanistico della professione bibliotecaria, come dimostra l'offerta formativa largamente incentrata sui beni culturali, senza legami con le discipline di settore. Nelle biblioteche giuridiche italiane di università, a causa dell'invecchiamento del personale, pochissimi sono i giovani con competenze informatiche-tecnologiche IT applicabili a banche dati di settore e al trattamento di informazioni giuridiche. La maggior parte dello staff ha una formazione che risale agli anni Ottanta e l'aggiornamento, negli ultimi decenni, ha coinvolto il personale in modo "orizzontale" su tematiche come la catalogazione, l'iter automatizzato del libro, l'uso di OPAC, la gestione dei periodici elettronici, i negoziati per le banche dati.

Solo in anni recenti si sono avviate attività di formazione su tematiche più sentite a livello europeo, come ricerca e trattamento dell'informazione in rete, digitalizzazione, gestione e organizzazione di biblioteche digitali, accesso aperto alla ricerca, gestione dei diritti e copyright, implementazione e gestione di archivi aperti istituzionali, information literacy, reti sociali, valutazione della ricerca, e-learning. In Italia un bibliotecario accademico o di un ente di ricerca è una figura professionalmente preparata e la sua formazione "generalista" gli consente di migrare da un settore ad un altro, da una biblioteca scientifica a una umanistica o giuridica, ma ciò rende più difficile lo sviluppo dei subject librarians in quanto le competenze specialistiche di un bibliotecario – o professionista dell'informazione come lo si voglia definire – sono il risultato di anni di esperienza e di lavoro in un certo ambito disciplinare.

Altre motivazioni sono da ricondurre alla natura della comunità dei giuristi, divisa tra comunità scientifica e comunità professionale, ma unita nell'utilizzo di fonti informative che appaiono del tutto particolari. Le fonti normative, la giurisprudenza, la cosiddetta "dottrina", hanno caratteristiche molto diverse dalle fonti utilizzate nelle altre scienze sociali e il loro studio fa parte integrante dei programmi d'insegnamento. In tale contesto, l'informazione bibliografica risulta in una posizione subordinata rispetto alle norme e alla giurisprudenza. Queste specificità, che in teoria avrebbero potuto essere alla base di uno sviluppo della biblioteconomia giuridica, come in altri paesi, in Italia hanno invece favorito la convinzione che solo i giuristi possono effettivamente conoscere la documentazione giuridica e svolgere un ruolo di mediatori. Lo conferma il ruolo di assoluti protagonisti svolto dai giuristi italiani nell'applicazione dell'informatica al dato giuridico.

In Italia, l'informatica giuridica è nata negli anni '60 su di un doppio binario, il primo fortemente applicativo, legato al recupero della documentazione, in particolare della giurisprudenza e della dottrina, che ha visto protagonisti soprattutto l'Ufficio del massimario della Corte di cassazione e L'ITTIG - organo del Consiglio Nazionale delle Ricerche e membro della rete dei Legal Information Institutes (LIIs). L'ITTIG [18], nato nel 1968, svolge attività di ricerca, alta formazione [19], consulenza e trasferimento tecnico-scientifico nel campo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione applicate al diritto e alla pubblica amministrazione, producendo e diffondendo banche dati di rilievo nazionale e internazionale (tra cui la banca dati di dottrina DOGI [20]) e mettendo a disposizione software specialistico e strumenti per la ricerca dell'informazione giuridica in rete.

L'Istituto collabora con l'Università nell'insegnamento dell'Informatica giuridica in corsi di laurea, scuole di specializzazione e master, nonché ai fini del conseguimento del dottorato di ricerca; prepara inoltre giovani studiosi nelle discipline di propria competenza attraverso borse di studio e assegni di ricerca, oltre a svolgere attività di aggiornamento professionale per il personale delle pubbliche amministrazioni e delle imprese. L'elemento unificante delle attività di ricerca dell'Istituto è la rilettura dei temi tradizionali della scienza giuridica attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, oggi riferibile alle discipline dell'informatica giuridica e del diritto dell'informatica.

Il secondo filone, legato al mondo accademico e alla riflessione di teorici e filosofi del diritto come Vittorio Frosini, Mario G. Losano, Luigi Lombardi Vallauri, ha indagato i rapporti tra diritto e nuove tecnologie per la possibilità di formalizzare il ragionamento giuridico e di automatizzare le procedure amministrative o i sillogismi alla base delle decisioni giurisprudenziali in una prospettiva cibernetica o di intelligenza artificiale. Ne sono derivati applicazioni e sistemi professionali molto sofisticati, modellati sulle esigenze del ceto dei giuristi ed in particolare dei magistrati, con esiti di grandissima originalità ma che restarono inevitabilmente all'interno del mondo delle professioni giuridiche [21].

Di recente questa situazione è in parte cambiata poiché Internet ha aperto al grande pubblico le fonti giuridiche e messo in discussione tutte le forme di monopolio informativo. Tuttavia i bibliotecari sono rimasti ai margini di questi sviluppi [22]. Ne deriva che, in Italia, il bibliotecario giuridico apprende il proprio mestiere sul campo, lavorando in una biblioteca giuridica a contatto con le fonti e con le collezioni, studiando i prodotti dell'informatica giuridica e il mondo del diritto in rete attraverso manuali e guide scritte prevalentemente da giuristi [23].

Di conseguenze non esiste la figura del bibliotecario giuridico indipendente che offre le proprie competenze sul mercato del lavoro. Nelle Università italiane non vi sono corsi di specializzazione né master in Biblioteconomia giuridica. Per un biennio, negli anni 2010-2011, si è costituito all'interno dell'Associazione italiane biblioteche, il Gruppo italiano biblioteche di area giuridica con l'obiettivo di conoscere meglio le biblioteche giuridiche e sviluppare iniziative di formazione e di impulso verso il mondo dell'editoria di settore, sul modello di quanto è avvenuto nella vicina Svizzera, dove l'assenza di una struttura giuridica e la scarsità di mezzi finanziari spinsero il Gruppo di lavoro delle biblioteche giuridiche svizzere – che esisteva dal 1974 e che era composto da collaboratori di biblioteche giuridiche, giuristi e bibliotecari – a fondare nel 1998 l'Associazione delle biblioteche giuridiche svizzere (ABGS), con l'obiettivo di promuove la collaborazione e lo scambio non solo tra biblioteche giuridiche e centri di documentazione in Svizzera, e favorire i contatti professionali a livello nazionale ed internazionale [24]

Su un piano più ampio, ma che comprende sempre l'informazione giuridica, è da segnalare l'attività del gruppo DFP (Documentazione di fonte pubblica in rete). Il gruppo DFP prosegue il lavoro compiuto dal Gruppo di studio dell'AIB sulle pubblicazioni ufficiali, che ha operato dal 1995 al 2001, ed è composto da bibliotecari di biblioteche specializzate (università, enti locali, pubbliche amministrazioni) che si occupano di informazione del settore pubblico. L'attività principale è l'analisi, la selezione critica e la diffusione delle migliori fonti informative di fonte pubblica, orientando i bibliotecari nel diffondere la DFP tra i cittadini e consentendo ai cittadini stessi di accedervi direttamente [25].

Il gruppo cura, sul sito dell'Associazione italiana biblioteche, il repertorio online DFP: documentazione di fonte pubblica in rete [26]. Alcuni suoi membri hanno svolto attività di formazione sull'uso delle fonti giuridiche in rete. Da segnalare infine, il corso svolto annualmente, in collaborazione con l'AIB, dalle Biblioteche della Camera dei deputati e del Senato denominato "Il Parlamento in biblioteca: documentazione parlamentare e fonti giuridiche per il reference in biblioteca: strumenti e metodi", centrato sull'uso della documentazione parlamentare in rete e rivolto a bibliotecari provenienti dalle più diverse istituzioni [27].

Una forma di cooperazione importante è quella che vede 140 biblioteche aderenti all'Associazione ESSPER [28], in cui operano bibliotecarie e bibliotecari di istituti di studio e ricerca nell'ambito delle discipline economiche, delle scienze sociali, giuridiche e storiche. Un nutrito numero di addetti contribuisce ad alimentare giornalmente la banca dati degli spogli ESSPER con TOC (Table of Contents) selezionati da un centinaio di riviste giuridiche.

Numerosi sono i bibliotecari italiani, tra cui una buona parte di ambito giuridico, che sono attivamente coinvolti nel movimento Open Access sia a livello nazionale, sia europeo, sia internazionale. Se, come sottolinea Sonia Cavirani, "nel contesto dinamico che sta interessando il fenomeno Open Access, sembra rimanere stabile in Italia una particolare diffidenza da parte delle discipline giuridiche" [29], non si può dire altrettanto dei bibliotecari giuridici italiani che – in parte per la "vicinanza" alle materie giuridiche strettamente connesse alla proprietà intellettuale, in parte per ragioni "etiche" a garanzia del diritto di accesso all'informazione oltre a quello ancora primario di poter condurre liberamente le attività di ricerca e didattica – sono particolarmente attivi in vari gruppi di studio e di lavoro.

In particolare questi bibliotecari sono da tempo coinvolti in un lavoro di coordinamento a livello nazionale nella redazione di policy e regolamenti entro le istituzioni che hanno implementato un archivio istituzionale Open Access [30]. In seno all'AIB l'Osservatorio sul diritto d'autore e Open Access coinvolge giuristi e bibliotecari "giuridici" operando su tre piani strettamente collegati [31]:

E' proprio grazie al lavoro certosino dei bibliotecari – molti dei quali attivi nei gruppi AIB citati e/o esperti di copyright e coinvolti nel gruppo di lavoro Open Access della CRUI [32] – che l'Italia si è dotata di una "Legge OA" sull'accesso aperto alla ricerca. La Legge 7 ottobre 2013, n. 112 di conversione del Decreto Legge 9 agosto 2013 n. 91 "Disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo", che introduce l'Open Access come percorso "obbligato" nelle ricerche finanziate con fondi pubblici, è ormai una realtà e l'impatto in termini organizzativi che deriva dalla sua applicazione avrà ripercussioni di una certa rilevanza negli ambienti bibliotecari.

Antonella De Robbio, Polo delle biblioteche Giuridiche - CAB - Università degli Studi di Padova, e-mail: antonella.derobbio@unipd.it
Fernando Venturini, Biblioteca della Camera dei deputati, e-mail: venturini_f@camera.it


Note

[1] http://www.librari.beniculturali.it/opencms/export/sites/dgbid/it/documenti/dpr_5_7_95_nr147.pdf.

[2] http://www.anagrafebbcc.chiesacattolica.it/anagraficaCEIBib/index.jsp.

[3] http://anagrafe.iccu.sbn.it/opencms/opencms/.

[4] L'OPAC SBN consente l'accesso a 15.534.327 notizie bibliografiche, corredate da 78.417.962 localizzazioni, http://opac.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/personale.jsp.

[5] http://www.michael-culture.org/.

[6] Avviato il 1º giugno 2004 congiuntamente da Italia, Francia e Gran Bretagna è finanziato dal programma e TEN della Commissione Europea sulla base di investimenti nazionali. Il 1º giugno 2006, con l'avvio di MICHAEL plus, il progetto si è esteso ad altri 11 Paesi dell'Unione ed oggi si è raggiunto un totale di 18 nazioni coinvolte e 40 partner. Con la conclusione del progetto, 31 maggio 2008, si è data vita all'associazione internazionale senza fini di lucro MICHAEL Culture per garantire la sostenibilità del progetto una volta esaurito il finanziamento europeo.

[7] http://www.minervaeurope.org/listgoodpract.htm.

[8] Il progetto, per la parte relativa agli Atenei, è stato coordinato dal CAB, Centro di Ateneo per le Biblioteche, dell'Università degli Studi di Padova.

[9] https://www.aib.it.

[10] https://www.aib.it/progetti/formazione-in-italia/.

[11] http://www.ittig.cnr.it/risorse/guide/biblioteche-giuridiche/.

[12] Sulle biblioteche giuridiche in generale, si veda R. Maiello, Law libraries in Italy, relazione tenuta al 75° Congresso IFLA tenutosi a Milano nell'agosto 2009: http://www.ifla.org/files/assets/law-libraries/Papers/IFLA%202009%20-%20LAW%20LIBRARIES%20SECTION%20-%20Maiello.pdf.

[13] Sulle biblioteche giuridiche universitarie, con riferimenti alla realtà italiana, si veda S. Cavirani, Biblioteche giuridiche in evoluzione tra nuovi modelli e tradizione, "Aib studi", 53 (2013), 2, http://aibstudi.aib.it/article/view/8900/8318. Da notare che con la recente riforma universitaria (Legge 30 dicembre 2010 , n. 240), le facoltà sono state soppresse e sostituite con strutture che spesso prendono il nome di "Scuole".

[14] Su queste biblioteche si veda F. Venturini, Le biblioteche istituzionali fra isolamento e nuove opportunità, "Economia della cultura", 13 (2003), 3, p. 329-334, e il volume Le biblioteche dell'amministrazione centrale in Italia: contributi al dibattito e indagini sui siti web e sulla professione a cura del Gruppo di lavoro SSAB-AIB Lazio, Roma, Associazione italiana biblioteche, Sezione Lazio, 2004. Per informazioni sulle singole biblioteche, si vedano i siti web delle rispettive amministrazioni.

[15] http://www.senato.it/biblioteca; http://biblioteca.camera.it/.

[16] Alcune risorse sono curate dalle biblioteche stesse, come nel caso della digitalizzazione degli atti parlamebntari, la raccolta di statuti e fonti per la storia dei comuni italiani, la bibliografia del Parlamento BPR Bibliografia del parlamento italiano e degli studi elettorali http://bpr.camera.it/.

[17] Si veda un elenco sul sito: http://www.parlamentiregionali.it/biblioteche/rete.php.

[18] http://www.ittig.cnr.it/.

[19] http://www.ittig.cnr.it/Formazione/Formazione.php?Id=1.

[20] http://www.ittig.cnr.it/dogi/. DOGI è banca dati di riferimenti bibliografici di articoli pubblicati su riviste giuridiche italiane.

[21] Per un panorama completo della storia e delle prospettive dell'informatica giuridica in Italia, si veda: L'informatica giuridica in Italia: cinquant'anni di studi, ricerche ed esperienze, a cura di G. Peruginelli, M. Ragona, Napoli, Esi, 2014, disponibile in rete sul sito dell'ITTIG, http://www.ittig.cnr.it/EditoriaServizi/AttivitaEditoriale/CollanaSeD/sed-12.html.

[22] Per un'analisi della tensione tra l'esigenza di costruire le banche di dati giuridici a beneficio e per conto dei giuristi e la richiesta di utilizzare le nuove tecnologie per dare risposta alla domanda di informazione giuridica proveniente dai cittadini, si rinvia a F. Venturini, Il diritto per pochi, il diritto per tutti: mito e realtà della biblioteca digitale giuridica tra professionisti e cittadini, https://www.academia.edu/12141987/ .

[23] Tra i manuale più recenti di informatica giuridica in Italia cfr. G. Ziccardi, La ricerca automatizzata dell'informazione giuridica: evoluzione, abitudini di ricerca, teorie predittive, accesso libero, Milano, Giuffrè, 2015; F. Romeo, Lezioni di logica ed informatica giuridica, Torino, Giappichelli, 2012; G. Sartor, L'informatica giuridica e le tecnologie dell'informazione : corso d'informatica giuridica, 2. ed. riveduta e ampliata, Torino, Giappichelli, 2010.

[24] ABGS si occupa dell'aggiornamento e perfezionamento del Thesaurus multilingue Jurivoc anche in lingua italiana e di un sistema di classificazione giuridico, attualmente utilizzato in più di 40 biblioteche e centri di documentazione in Svizzera.

[25] Da segnalare il documento approvato in occasione del decennale della DFP, novembre 2007: Stato e necessità della documentazione di fonte pubblica in rete, https://www.aib.it/dfp/c0711d.htm3, nel quale i curatori del repertorio DFP hanno inteso sottolineare la centralità dell'informazione pubblica disponibile in rete, in primo luogo come patrimonio di conoscenza e strumento per favorire la formazione dell'opinione pubblica e la partecipazione dei cittadini e delle loro organizzazioni alla formazione delle decisioni pubbliche; in secondo luogo come "materia prima" informativa utile per molteplici attività o decisioni legate alla vita sociale, al lavoro, al tempo libero. Nel 2007 la redazione DFP ha curato il volume: Documenti e dati pubblici sul web: guida all'informazione di fonte pubblica in rete, a cura di P. Cavaleri e F. Venturini, Bologna, Il Mulino, 2004, dove un capitolo è dedicato all'informazione giuridica.

[26] http://dfp.aib.it.

[27] Si veda il programma del corso 2015: https://www.aib.it/attivita/2015/52207-il-parlamento-in-biblioteca-edizione-2015/.

[28] http://www.biblio.liuc.it/essper/default.asp.

[29] S. Cavirani, Biblioteche giuridiche in evoluzione …, cit. http://aibstudi.aib.it/article/view/8900/8318.

[30] L'utilizzo di un archivio istituzionale come parte del processo di valutazione della ricerca assume un valore cruciale a causa della rapida evoluzione del processo di produzione, diffusione e pubblicazione della ricerca scientifica.

[31] Il gruppo nasce nel 2008 come "Gruppo su diritto d'autore e Open Access" e prosegue senza soluzione di continuità fino al 2011. Nel 2009 completò le sue attività il  Gruppo per la stesura del copyright statement dell'AIB, composto da membri del Gruppo su diritto d'autore e Open Access (Rosa Maiello, Antonella De Robbio), membri di AibWeb (Riccardo Ridi, Eugenio Gatto, Andrea Marchitelli), referenti delle edizioni AIB, periodici e monografie (Alberto Petrucciani, Giovanni Solimine e Vittorio Ponzani) e il presidente nazionale Mauro Guerrini.

[32] https://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1167. Il gruppo nasce nel 2006 in seno alla Commissione nazionale biblioteche della CRUI Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.




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