«Bibliotime», anno XIX, numero 2 (luglio 2016)


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Indici di vitalità



La letteratura biblioteconomica più recente, una volta assorbite le straordinarie novità indotte dal digitale, dalle reti e dai social media, sembra orientarsi verso tematiche che guardano da un lato all'utente e a un suo diverso rapporto con la biblioteca, dall'altro alle ricadute che tale rapporto può avere sulla società nel suo complesso, e che si possono determinare attraverso una valutazione dell'impatto e della responsabilità economica e sociale delle biblioteche.

Anche nel nostro paese questi argomenti vengono indagati in modo approfondito e competente. Alla rinnovata centralità dell'utente, ad esempio, è dedicato il corrente fascicolo di "Biblioteche oggi Trends" che, come scrive il suo direttore Giovanni Solimine, prova a mettere in luce i "cambiamenti in atto nel rapporto tra le biblioteche e i loro utenti, anche, ma non solo, a causa delle trasformazioni dovute all'uso delle tecnologie digitali".

Di analogo interesse appare il tema dell'impatto sociale delle biblioteche, sul quale ricordiamo tra l'altro il contributo che già nel 2011 Giovanni Di Domenico ha pubblicato sulla nostra rivista (<https://www.aib.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-xiv-1/didomenico.htm>).

A questo filone di studi si ricollega l'articolo, a firma di Ilaria Giglio e Maria Maiorano, che apre il presente numero di Bibliotime: incentrato sulla "rendicontazione sociale delle biblioteche pubbliche italiane", il lavoro infatti mette in luce "i vantaggi che gli enti italiani potrebbero ricavare dall'applicazione di questo strumento di rendicontazione alle biblioteche pubbliche".

Nel far ciò le autrici sviluppano un'ampia indagine sulla realtà statunitense, individuando alcune iniziative di particolare rilievo attraverso le quali "le amministrazioni statali americane" intervengono "nella gestione e nella promozione sociale delle proprie biblioteche", operando attivamente "per l'evoluzione e l'integrazione delle comunità a cui appartengono". Ed è interessante notare che anche nel nostro paese esistono "alcune realtà all'avanguardia", per le quali è sempre più "importante amministrare le proprie comunità, le proprie risorse ed anche le proprie biblioteche, attraverso l'utilizzo di strumenti di rendicontazione utili ad una migliore inclusione sociale, alla crescita dei cittadini, al miglioramento dei servizi offerti e all'ottimizzazione, attraverso il confronto costante, delle risorse".

Sempre legato al mondo delle biblioteche pubbliche, ma imperniato sulla nuova dimensione utenziale, è poi il contributo di Valentina Galante: esso infatti s'inserisce in quel campo d'indagine noto come biblioteconomia sociale, riconnettendosi in particolare a quel "filone di studi volto a sondare la 'percezione' della biblioteca pubblica, cioè la posizione che questa occupa nella mente delle persone e le sensazioni da essa inconsciamente suscitate".

In tale quadro, l'obiettivo dell'autrice è di dare risposta a una serie di quesiti quali: "gli utenti conoscono realmente e fanno uso delle potenzialità che il servizio bibliotecario mette loro a disposizione?"; o anche: "il servizio bibliotecario è, e se sì in quale misura, parte integrante della quotidianità nella società di oggi?"; e infine: "quale forma può, e deve, assumere la cosiddetta 'biblioteca del futuro?'", interrogativi che vengono affrontati attraverso un'analisi delle conoscenze e dei comportamenti degli utenti.

Difatti la risposta a queste domande non viene soltanto da un esame della letteratura professionale italiana e internazionale, ma da una vera e propria indagine sull'utenza condotta presso la Biblioteca Comunale di Spinea (Venezia), e che ha coinvolto "un campione di 197 unità, selezionato tra l'utenza attiva" della biblioteca, a cui si aggiunge una serie di interviste effettuate "attraverso un questionario autosomministrato, distribuito in forma cartacea presso la sede della biblioteca dal 21 ottobre al 30 novembre 2015".

Un'altra dimostrazione che il mondo bibliotecario italiano è quanto mai vivace è data poi dal resoconto, redatto da Enza Gasbarro ed Elisabetta Tamburini, del biennale incontro della comunità NILDE, tenutosi a Roma il 19 e 20 maggio di quest'anno e teso a esplorare alcune caratteristiche dell'odierna realtà, tra cui l'impiego massiccio delle risorse digitali, l'utilizzo di social network per la ricerca come Mendeley, ResearchGATE o Academia.edu, la costante diffusione dell'open access e l'impatto sui servizi interbibliotecari di siti pirata come Bookzz, oltre ai problemi creati dalle limitazioni imposte al prestito interbibliotecario dai maggiori editori.

Ma il convegno ha rappresentato anche l'occasione per celebrare i 15 anni della comunità NILDE, che "risulta essere una comunità virtuosa, efficiente e vitale", accertando al tempo stesso che "il servizio di document delivery non rappresenta una minaccia ma piuttosto una risorsa per gli editori, aumentando la visibilità delle loro pubblicazioni", e dimostrando che "i dati degli scambi sono fondamentali per avviare una rete di cooperazione in vista di una politica delle acquisizioni a livello nazionale".

Un'ulteriore testimonianza di vivacità, se ancora ve ne fosse bisogno, del panorama bibliotecario del nostro paese, che continua a investire in competenza e professionalità a vantaggio della propria utenza.

Michele Santoro



«Bibliotime», anno XIX, numero 2 (luglio 2016)


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