«Bibliotime», anno XV, numero 1 (marzo 2012)

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Annamaria Gotti

Gli 'institutional repository' delle università italiane. Una nota



Abstract

The aim of this work is to provide an analysis of Italian academic open access repositories. It shows the difficulty in determining the number of institutional repository (IR) and supply a comparison of results of IR research using OpenDOAR, ROAR, Repository66 and PLEIADI. It also presents some considerations on IR quality. Moreover, data analysis are presented, such as the relationship between the IR consistency and the number of professors, the authors and the IR productivity (number of items) and number of academics.

1. Introduzione

Oggetto del presente contributo sono gli institutional repository (IR) ad accesso aperto (open access, OA), delle università italiane. Per una definizione internazionale di IR ci siamo ispirati a Driver 2008 Inventory Study [1]. Sugli IR, e in modo più specifico su quelli universitari, è disponibile ad oggi un'ampia letteratura alla quale rimandiamo [2].

In Italia possiamo rintracciare almeno tre espressioni utilizzate per rendere il termine inglese institutional repository. La prima è archivio istituzionale nell'accezione proposta da Guerrrini nel 2010 [3], la seconda è deposito istituzionale usata per esempio nella voce "Archivio istituzionale" del wiki dedicato all'OA di PLEIADI [4], e la terza è repository istituzionale rintracciabile nelle Linee guida per la creazione e la gestione di metadati nei repository istituzionali elaborate dalla Commissione Biblioteche della CRUI (febbraio 2012) [5]. Il presente contributo si colloca all'interno della attività di studio sullo stato dell'arte dei motori di ricerca di risorse OA che sto svolgendo nell'ambito di un progetto co-finanziato dal FSE e dalla Regione Umbria [6].

Con questo articolo vorremmo proporre alcuni spunti di riflessione su aspetti legati agli IR accademici. Per prima cosa, ci soffermeremo sulle difficoltà di determinare il numero degli IR. A tale scopo verranno esaminate e confrontate le modalità di funzionamento di alcuni repertori o directory (OpenDOAR, ROAR, Repository66, PLEIADI), con lo scopo di testarne l'efficienza. In secondo luogo, presenteremo alcune circoscritte riflessioni sulla qualità degli IR universitari italiani a partire dall'analisi dei dati (es. la relazione tra la consistenza degli IR e il numero dei docenti di ruolo; la produttività degli autori rispetto alla consistenza degli IR e al numero dei docenti di ruolo).

2. Metodologia

Le directory prese in esame nella prima parte del contributo sono OpenDOAR e ROAR alle quali abbiamo aggiunto due fonti di dati: Repository66 e le Risorse indicizzate-Archivi di PLEIADI (ultima consultazione 9 marzo 2012). OpenDOAR (Directory of Open Access Repositories) è un repertorio di IR accademici lanciato nel 2006, gestito da SHERPA e supportato dal Center Research Communications della Università di Nottingham [7]. Le informazioni pubblicate sono verificate da uno staff di esperti. OpenDOAR ospita 2182 repository di 1785 organizzazioni.

ROAR (Registry of Open Access Repositories) è una directory sviluppata dal 2006 dalla School of Electronics and Computer Science [8]. È ospitata nei server della Università di Southampton ed è finanziato dalla JISC (già Joint Information Systems Committee) [9]. ROAR ospita 2730 repository relativi a 2199 localizzazioni (geoname).

Repository66, ideato e gestito da Stuart Lewis, non è un repertorio, ma un'applicazione (mashup) che combina i dati provenienti da OpenDOAR e ROAR con le mappe generate da Google Maps [10]. Repository66 ospita 2311 repository. All'interno di PLEIADI, il Portale per la Letteratura scientifica Elettronica Italiana su Archivi aperti e Depositi Istituzionali promosso da CASPUR e CILEA [11], troviamo invece una directory denominata "Risorse indicizzate-Archivi" di 41 IR italiani di cui 33 universitari [12].

A queste liste abbiamo aggiunto l'Archivio digitale del CEUM dell'Università di Macerata, l'Archivio Aperto Istituzionale UniMessina.it. dell'Università di Messina, e il DSpace dell'Università per Stranieri di Perugia, trovati nella lista di "Archivi italiani OAI" del portale di Aepic (Academic E-Publishing Infrastructures, CILEA) [13], e il DSpace (Archivio istituzionale delle tesi di dottorato ad accesso aperto) dell'Università Ca' Foscari di Venezia [14].

Per proporre alcune circoscritte riflessioni sulla qualità degli IR universitari italiani, abbiamo preso in esame i seguenti dati: i ranking internazionali, la consistenza degli IR, il ruolo dei docenti di ruolo e degli autori, le politiche mandatarie a favore dell'OA, la distribuzione delle risorse per unità territoriali, la dimensione e la posizione degli atenei in una classifica nazionale.

3. Quanti sono gli IR universitari in Italia? [15]

OpenDOAR permette di fare ricerche sia libere sia con vari criteri di ricerca. Utilizzando la ricerca per paese (country) sono stati rintracciati 68 repository di varie tipologie (Figura 1).

Figura 1. OpenDoar: mappa dei repository in Italia

Per accertare gli IR universitari abbiamo prima utilizzato il campo repository type suddiviso in quattro tipologie di IR: aggregation, disciplinary, institutional e governmental, e poi cercato i termini "università" (41) e "politecnico" (2). Va notato che, con questo tipo di interrogazione, rimangono esclusi i repository che riportano il termine "university" nel nome dell'organizzazione (es. Padua@research e Padua@thesis dell'Università di Padova e Lear dell'Università Ca' Foscari di Venezia), o il termine (senza accento) "universita" (es. CamEprints dell'Università di Camerino o C.A.B. dell'Università di Messina), o organizzazioni con altre denominazioni (Sissa Digital Library e Procedings of science della Scuola internazionale di Studi Avanzati). Per l'Università di Roma Tor Vergata sono presenti sia ART (nuova versione), che Dspace @ Tor Vergata (precedente versione, di cui non tutto il materiale è stato caricato nella nuova).

Allo stato attuale dei 68 IR presenti in Italia 48 sono di enti universitari. Sono stati esclusi i repository: C.A.B. perché è un Portale di integrazione Risorse (all'interno è presente il link all'Archivio Aperto Istituzionale UniMessina.it.); E-prints at the Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università di Catania perché non più mantenuto; e DSA University Perthenope of Naples-Publications del Dipartimento di Scienze Applicate dell'Università di Napoli Parthenope perché non attivo.

Anche ROAR permette di fare una ricerca libera o per liste. Per testare le potenzialità del portale, rispetto al nostro obiettivo, siamo partiti dalla ricerca per country rintracciando 72 IR italiani. Filtrando ulteriormente il dato per la tipologia dei repository, abbiamo ottenuto i seguenti dati: research institutional or departmental (46 record, 36 IR universitari e 10 non); research cross-institutional (8 record, nessun IR universitario); e-journal/publication (3 record, nessun IR universitario); e-theses (9 IR universitari); other (6 record, 4 IR universitari e 2 non). Con la modalità di ricerca browse by country abbiamo trovato 59 IR elencati per tipologia di repository: research institutional or departmental (30 record, IR universitari e non), research cross-institutional (6 record, nessun IR universitario), e-journal/publication (4 record, nessun IR universitario), e-theses (8 IR universitari) ed other (5 record, IR universitario e non).

Se alle ricerche per country e browse by country aggiungiamo la ricerca libera con il termine "università" otteniamo 26 risultati, per il termine (senza accento) "universita", otteniamo 3 risultati italiani (2 CamEprints dell'Università di Camerino e 1 Aisberg dell'Università di Bergamo) in una lista di 10 risultati, in quanto ROAR non permette di raffinare la ricerca per termine all'interno dei singoli country. Con il termine "politecnico" otteniamo 1 risultato italiano (PORTO del Politecnico di Torino) su 3 e con il termine "university", per esempio presente in University "G. d'Annunzio" of Chieti-Pescara, rinunciamo perché il risultato della ricerca presenta 1093 risultati. Nelle ricerche per termine sopraindicate otteniamo sempre il medesimo numero di risultati per country e browse by country. Alcune stringhe di informazioni degli IR non sempre sono complete, come per esempio il caso dell'Archivio Marini, che non riporta il nome dell'organizzazione (Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università di Pisa), ma se effettuiamo una ricerca del termine "pisa", viene elencato tra i risultati.

Nella ricerca per country, di 72 risultati 49 sono IR di università italiane e i restanti 23 IR sono di altre organizzazioni. Degli IR universitari dobbiamo segnalare alcune anomalie, come per esempio: 2 sono gli IR duplicati (CamEprints dell'Università di Camerino e DocTA, indicata anche come Doctoral Theses Archive, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore), 2 sono gli IR presenti in due versioni (ART e Dspace @ Tor Vergata dell'Università di Roma Tor Vergata), 2 sono i risultati per l'Università di Messina, ma entrambi non sono IR (University of Messina:Documenti e C.A.B. – University of Messina), 6 sono i risultati per l'Università di Bologna (4 IR attivi: AMS Acta, AMS Campus, AMS Tesi di Dottorato, AMS Tesi di Laurea; 1 non è un IR, ma un portale della Biblioteca Digitale di ateneo, Benvenuto su Aml@-DL, e 1 presenta un link non attivo, Università di Bologna AMS Miscellanea).

Nel caso della seconda interrogazione per browse by country abbiamo 59 IR: 42 di università e 19 di altre organizzazioni. Ripetto alla prima ricerca mancano 6 IR: AMS Tesi di Dottorato, AMS Tesi di Laurea dell'Università di Bologna, CamEprints dell'Università di Camerino, ArcAdiA dell'Università di Roma TRE, Open Archive Siena dell'Università di Siena, Open Archive Università di Verona dell'Università di Verona e PORTO del Politecnico di Torino, e anche in questi risultati sono presenti delle anomalie, come per esempio: Benvenuto su Aml@-DL e Università di Bologna AMS Miscellanea dell'Università d Bologna.

Da segnalare che in entrambi gli elenchi abbiamo IR che non presentano valori numerici (unknown number of records), come per esempio: Digital Repository della SISSA di Trieste, CamEprints dell'Università di Camerino, ROAR dell'Università del Molise, Benvenuto su Aml@-DL dell'Università di Bologna, C.A.B. – University of Messina e University of Messina: Documenti dell'Università di Messina.

Repository66 permette di individuare i repository per: platform, country, registered between o direttamente su una mappa. Se facciamo la ricerca per country otteniamo una indicazione di 69 IR italiani presenti nel portale e una mappa dell'Italia con la presenza di una serie di icone. Dalla mappa interattiva si possono selezionare le icone normali o dimensionate in base alla consistenza degli IR (vedi Figura 2 e Figura 3).

Figura 2. Repository66: icone di formato standard

Figura 3. Repository66: icone dimensionali

Il colore delle icone indica la tipologia di piattaforma utilizzata: blu per DSpace, verde EPrints, grigio per ETD-db e giallo per altre piattaforme. In Figura 3 abbiamo evidenziato alcuni dei repository con una consistenza maggiore di risorse depositate. Da segnalare che la mappa presenta alcune localizzazioni inesatte: per esempio EDT-db e Archivio Marini dell'Università di Pisa e Archivio E-Prints dell'Università di Firenze sono collocati in provincia di Udine. Utilizzando, inoltre, la segnalazione precedente, alcune localizzazioni sono visibili solo elevando il dettaglio della scala (Figura 4).

Figura 4. I repository: EDT-db, Archivio Marini e Archivio E-Prints (da sx a dx)

Il portale prevede la possibilità di segnalare inesattezze nelle localizzazioni. Non siamo riusciti a individuare le 69 localizzazioni nella loro totalità.

Nelle "Risorse indicizzate-Archivi" di PLEIADI troviamo una lista di 42 IR (33 universitari). Nella lista troviamo il repository SURplus UniPA dell'Università di Palermo, e se clicchiamo sul link siamo indirizzati a RCR-UNIPA Repertorio competenze e ricerche (Surplus OA module) senza poter accedere alle risorse.

Infine, alcune considerazioni finali sulle directory considerate. L'IR Open Archive di Siena (OASi) dell'Università di Siena è presente in: OpenDOAR, ROAR, e Repository66, ma essendo i dati di harvesting non aggiornati, non segnalano che il repository è in fase di migrazione in U-GOV, e che le risorse in esso depositate non sono al momento consultabili in rete. Nella directory di OpenDOAR ritroviamo 7 IR universitari non presenti in ROAR, ovvero: il DSpace dell'Università della Calabria, InsubriaSPACE dell'Università dell'Insubria, Messanae Studiorum dell'Università di Messina, ARMIDA@UniMi dell'Università di Milano, FedOA dell'Università di Napoli Federico II, Proceedings of Science della SISSA di Trieste e AperTO dell'Università di Torino. In ROAR troviamo invece 3 repository non presenti in OpenDOAR, ovvero: Archivio UdA-Eprints dell'Università "Gabriele d'Annunzio" di Chieti e Pescara, D-L Ricerca dell'Università IUAV di Venezia e DSA University Parthenope of Naples – Publications del Dipartimento di scienze Applicate dell'Università di Napoli "Parthenope".

4. Sulla qualità degli IR universitari

La qualità di un IR può essere determinata da molti fattori [16]. Grande attenzione viene dedicata, per esempio, ai metadati sia per gli aspetti di base (descrittivi e strutturali) sia per quanto riguarda le buone pratiche gestionali e di controllo. La qualità dei metadati è oggetto di dibattito nazionale ed internazionale e in Italia la CRUI ha recentemente promosso l'elaborazione di linee guida per la creazione e la gestione di metadati nei repository istituzionali [17].

Il Ranking Web of World repositories propone invece un diverso approccio alla qualità. La classifica, pubblicato dal 2008 con cadenza semestrale (gennaio e luglio) dal Cybermetrics Lab dello spagnolo Consejo Superior de Investigaciones Científicas (CSIC), presenta parametri web oriented per la misurazione la qualità come il numero delle pagine recuperate dai motori di ricerca, la visibilità, la presenza di file in vari formati (.pdf, .doc, ecc.) rintracciabili in alcuni motori di ricerca, la media del numero totale normalizzato di documenti calcolata con Google Scholar (Tabella 1) [18].

 

Tabella 1. Webometrics rank

Size = Numero di pagine recuperate dai motori: Google, Yahoo e Bing

Visibility= Il numero totale di link esterni ricevuti (inlinks) da un sito rilevati da da Yahoo Site Explorer

Rich files = File in formati come Adobe Acrobat (.pdf), MS Word (.doc), MS Powerpoint e PostScript (.ps) estratti da Google, Bing e Yahoo

Scholar = La media del numero totale normalizzato di documenti pubblicati tra il 2006 e il 2010, calcolata utilizzando il database di Google Scholar [19]

 

In base a questi criteri, tra i primi 100 repository europei (TOP Europe, gennaio 2012) risultano quattro IR di università italiane e un istituto di ricerca (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) [20]. In Tabella 2 possiamo trovare la rielaborazione dei dati sopra citati.

Repository

World rank

Europe rank

Position

Size

Visibility

Rich files

Scholar

Pisa_EDT-db

112

56

782

153

60

37

INGV_Earth-prints

138

66

530

114

315

214

Milano_AIR

150

71

60

371

421

25

Trento_EPrints

172

80

641

84

500

451

Padova_Thesis

188

87

361

286

260

110

Tabella 2. I repository Italiani presenti in Top Europe,

con indicazione del world rank, europe rank e della position

Si può notare che i repository delle università italiane si collocano tutti nella seconda metà della classifica dell'Europe rank, ma si possono ritenere ben posizionati rispetto al World rank che calcola la qualità di 1.518 repository in tutto il mondo.

Se incrociamo i dati fin qui esposti con quelli del Ranking of World Universities (20.372 università, di cui 5.227 europee), possiamo constatare che le 4 università analizzate hanno un buon Webometrics Rank [21] (Tabella 3).

University

Italian

rank

World rank

Europe

rank

Position

Size

Visibility

Rich files

Scholar

Pisa

2

89

17

99

341

19

55

Padova

3

121

29

23

560

86

45

Milano

6

195

62

321

737

214

29

Trento

14

469

198

539

1,065

137

406

Tabella 3 Le posizioni delle università italiane di Tabella 2

Un altro aspetto che determina la qualità interna di un IR è la sua consistenza, cioè il numero di prodotti in esso depositati, e in particolare il ruolo degli autori. La componente autoriale (docenti, ricercatori e altre figure) è determinante nella definizione del livello qualitativo di un IR universitario. In questa sede non ci occuperemo del valore scientifico della produzione depositata, la cui certificazione spetta agli atenei, ma proporremo una serie di indicazioni e di dati che speriamo possano contribuire a mettere meglio a fuoco il ruolo degli autori. Per questo abbiamo elaborato tre grafici [22].

Nel Grafico 1 sono stati messi in relazione la consistenza degli IR con il numero del personale di ruolo (professori e ricercatori) in servizio nell'ateneo di appartenenza [23].

Grafico 1. Relazione tra la consistenza degli IR (numero di risorse depositate)

e il numero del personale docente di ruolo (professori e ricercatori)

Da una prima lettura emergono indicazioni diversificate. Ad una lato, alcune università importanti per numero di personale docente di ruolo e per numero di studenti iscritti, per esempio Roma La Sapienza, risultano avere consistenze di IR basse, mentre piccole realtà come la SISSA di Trieste raggiungono risultati di gran lunga migliori. Dall'altro, se aggreghiamo il dato di consistenza degli IR di Milano Studi, Politecnico di Torino e Bologna notiamo che raccolgono il 54% delle risorse complessive dei repository italiani universitari. Da notare che i tre atenei con il più alto numero di docenti (Roma La Sapienza, Bologna, Napoli Federico II) raccolgono invece il 15,5% delle risorse depositate.

Abbiamo poi voluto testare la propensione degli autori al deposito negli IR in presenza di politiche istituzionali verso l'OA. Va fatto notare che tutti i 40 atenei presenti nel grafico hanno firmato la Dichiarazione di Berlino a favore dell'accesso aperto alla letteratura scientifica [24]. Un dato che può risultare non significativo in quanto l'adesione costituisce la prima condizione per operare in OA.

Quindi abbiamo provato a controllare l'adozione da parte delle stesse università di una delle possibili politiche mandatarie di deposito, per esempio le Linee Guida per il deposito delle tesi di dottorato negli archivi aperti della CRUI [25]. È stata scelta come riferimento la lista dei 36 "Atenei che applicano le linee guida sulle tesi di dottorato" elaborata nel repertorio del Wiki OA Italia [26], ed è stata comparata con l'elenco delle università presente nel nostro grafico. Il risultato è il seguente: nel grafico troviamo 33 (82,%) atenei presenti nella lista, mentre 7 (17,5%) risultano assenti (Chieti-Pescara, della Calabria, Macerata, Messina, Politecnico di Torino, Università IUAV di Venezia). Dalla lista dei 36 atenei elaborata dal Wiki OA Italia, non ne abbiamo presenti 3 nel nostro grafico: Università di Foggia, Università di Napoli "Parthenope" e l'Università del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro", che però nella descrizione presente nel repertorio riportano l'indicazione che il loro archivio è in fase di implementazione. Aggiungiamo poi che 23 atenei (57,5%) presenti nel nostro grafico hanno inserito una clausola sull'accesso aperto negli statuti degli atenei in base alla L. 240/11 [27].

Dal Grafico 1 possiamo reperire informazioni sulla distribuzione geografica degli IR. La Figura 5 rappresenta la disgregazione dei dati per unità territoriali (NUTS) [28].

Figura 5. Percentuali di consistenza degli IR a livello di aree geografiche a livello di NUTS 1 (Nord-Ovest in rosa, Nord-Est in azzurro, Centro in marrone, Sud in giallo e Isole in grigio) (immagine tratta da Wikipedia) [29]

Si può notare che l'84% delle risorse depositate negli IR accademici italiani è concentrato al Nord e in modo più consistente nel Nord-Est (49%), il Centro si trova distante con il 12%, mentre il Sud e le Isole presentano entrambe una percentuale molto bassa (2%).

Abbiamo poi provato a mettere a confronto la consistenza degli IR, esaminando i 10 atenei con il maggior numero di risorse depositate nei repository, con la dimensione degli atenei per numero di studenti. Il riscontro mostra come prevalgano i mega atenei (5) con oltre 40.000 iscritti (Bologna, Milano Studi, Padova, Pisa, Torino); seguono 3 grandi atenei (Milano-Bicocca, Roma Tor Vergata, Politecnico di Torino, da 20.000 a 40.000 iscritti); poi troviamo un ateneo (Bergamo) di medie dimensioni (da 10.000 a 20.000 iscritti) e un piccolo centro di ricerca (SISSA di Trieste, 248 iscritti) [30].

Può risultare utile infine mettere a confronto le università da noi elencate con le valutazioni che quest'ultime hanno ottenuto dalla classifica 2011/2012 delle Università Italiane elaborata da "La Repubblica" in collaborazione con il Censis [31]. Se consideriamo il dato dei mega atenei (Bologna, Padova, Torino, Pisa e Milano), essi occupano rispettivamente la I, II, III, VI e la IV posizione su 11. Rispetto al dato dei grandi atenei, Milano-Bicocca e Roma Tor Vergata occupano la VIII e X posizione su 16, e Bergamo la XIV posizione su 18 posizioni nella classifica per atenei di medie dimensioni. Il Politecnico di Torino si inserisce nella prima posizione della classifica dei 4 politecnici italiani, e troviamo la SISSA di Trieste, che è riconosciuta come centro di eccellenza della Comunità Europea.

Introduciamo ora i due successivi grafici premettendo che in essi non sono presenti gli IR di cui non siamo riusciti a determinare in modo certo il numero degli autori, come per gli IR delle università di Bologna (AMS Acta e AMS Tesi di Laurea), Ferrara, Firenze, Verona e Trento. Il Grafico 2 mostra la produttività degli autori, ovvero la relazione tra il numero di risorse depositate negli IR e il numero degli autori per ogni IR.

Grafico 2. Rapporto tra il numero degli autori

e il numero del personale docente di ruolo (professori e ricercatori).

 

Se analizziamo i dati notiamo come nelle prime 10 posizioni ci sono i 2 IR di Milano Studi (AIR e ARMIDA@UniMi), e gli IR di Bologna, Politecnico di Torino, Roma Tor Vergata, Milano-Bicocca, Pisa (EDT-db), Sissa (Proceeding of science), con Messina (Messanae Studiorum). Abbiamo confrontato le prime 10 posizioni di questo grafico, con le prime 10 posizioni del Grafico 1 rielaborando i dati per numero di consistenza e riscontriamo che mancano: Padova, perché i 2 IR sono presentati disaggregati (Padua@research e Padua@thesis), e Sassari. Un ulteriore dato che emerge è che nelle prime 10 posizioni abbiamo 2 IR di materiali didattici: AMS Campus di Bologna e ARMIDA@UniMi di Milano Studi. Abbiamo analizzato la variabile dimensione degli atenei, per verificare se influisce sul prodotto della produttività degli autori. Abbiamo constatato che 3 sono mega atenei: Bologna, Milano Studi e Pisa; 3 sono grandi atenei: Messina, Milano-Bicocca, Roma Tor Vergata; 1 è un medio ateneo: Bergamo; 1 è un politecnico: Politecnico di Torino; 1 è un centro di ricerca e formazione avanzata: SISSA di Trieste.

Se calcoliamo la produttività media degli autori degli IR universitari italiani otteniamo un valore pari a 2,8 risorse depositate per autore. Tale valore scende a 1,9 risorse depositate per autore, se dal totale escludiamo i 2 IR con produttività degli autori maggiore (AMS Campus di Bologna e PORTO del Politecnico di Torino). Infine, segnaliamo che la LUISS Guido Carli, pur avendo adottato con delibera del Senato Accademico una politica istituzionale mandataria dal 2010, per il deposito dei metadati bibliografici e delle copie elettroniche di tutti i prodotti scientifici dei docenti, e quindi non solo delle tesi di dottorato, presenta un valore pari a 0,6, che si colloca al di sotto di 2,2 punti (dato: 2,8), o di 1,3 punti (dato 1,9). Il dato della LUISS ci sembra in controtendenza rispetto al panorama internazionale [32].

Con il Grafico 3 abbiamo voluto mettere in relazione il numero degli autori di risorse presenti negli IR con il numero dei docenti di ruolo (professori e ricercatori). Dobbiamo precisare che, oltre all'assenza di IR che non permettono di rilevare in modo puntuale i dati sugli autori, negli atenei con più repository abbiamo utilizzato il dato delle risorse depositate sia negli IR che hanno come finalità il deposito dei prodotti della ricerca dell'ateneo sia in quelli dedicati alle tesi di dottorato, in quanto prodotti della ricerca a tutti gli effetti [33]. Da puntualizzare che nell'IR dell'Università di Bergamo viene dichiarata un doppia voce per gli autori: autori e autori Unibg [34].

Grafico 3. Produttività (numero di risorse depositate in un IR) per autore

Analizzando il grafico notiamo che nelle prime 10 posizioni il rapporto tra il numero degli autori presenti negli IR e il numero dei docenti degli atenei di appartenenza è più alto soprattutto in atenei di medie dimensioni (Sassari, Bergamo, Trieste, Macerata e Cà Foscari Venezia), e di piccole dimensioni (Tuscia e LUISS). Nelle prime 10 posizioni troviamo anche 1 mega-ateneo (Milano Studi), 1 grande ateneo (Chieti-Pescara), e 1 politecnico (Politecnico di Torino). Se calcoliamo il rapporto tra gli autori e i docenti di ruolo degli IR universitari italiani otteniamo un valore pari a 2,9. Tale valore scende a 2,5 se escludiamo dal novero totale il valore di Sassari.

5. Conclusioni

I dati e le analisi presentati in questo contributo hanno lo scopo di segnalare alcune difficoltà che si possono incontrare nella raccolta e nella sistematizzazione delle informazioni sugli IR universitari italiani e di far emergere alcuni aspetti della loro condizione mettendo in luce molte sfumature. Le osservazioni contenute nel paragrafo 3 non vogliono dimostrare l'inadeguatezza di strumenti come ROAR o OpenDOAR, ma porre in evidenza quanto sia complesso impostare un lavoro di analisi dei dati riguardanti gli IR universitari. Il prezioso contributo che le directory offrono a coloro che si interessano del mondo OA è fondamentale, ma questo giudizio non può giustificare la rinuncia a un'approfondita analisi del loro funzionamento.

Dall'esame da noi effettuato risulta evidente che un miglioramento della raccolta dei dati da parte di questi strumenti (per esempio un harvesting più frequente e una verifica dei dati anomali) si può ottenere attraverso una maggiore standardizzazione delle procedure di rilevamento delle informazioni e una migliore organizzazione e disposizione dei dati stessi da parte dei singoli IR, per esempio con un uso più condiviso di metadati e di tipologie di risorse depositate.

Nel paragrafo 4 abbiamo proposto alcuni spunti di lettura dei dati. In questo modo è stato possibile evidenziare luci e ombre. Per esempio, è stato riscontrato un elemento in apparenza ovvio, e cioè che gli IR sono più diffusi negli atenei di maggiori dimensioni (mega e grandi), ma non in tutti. Emerge infatti un dato interessante: le grandi università che possiedono un IR sono anche quelle che presentano buone posizioni nei ranking internazionali e nelle classifiche nazionali. La produttività per autore, ovvero la propensione al deposito di prodotti da parte dei docenti, risulterebbe invece ribaltare la convinzione precedente. In questo caso infatti sono le università di medie e piccole dimensioni a raccogliere i migliori risultati.

Per quanto riguarda le scelte a favore dell'OA con l'adozione di politiche istituzionali si può affermare che esse effettivamente favoriscono la propensione al deposito. Il dato poi sulla consistenza degli IR - in altre parole la quantità delle risorse depositate - non risulta essere particolarmente legata al numero del personale docente di ruolo del singolo ateneo, ma al fattore geografico, che mostra una prevalente propensione al deposito nei repository degli atenei dell'Italia settentrionale.

Annamaria Gotti, Dipartimento Scienze Storiche - Università degli Studi di Perugia, e-mail: gottiannamaria@virgilio.it


Note

[1] Driver, <http://www.driver-repository.eu/component/option,com_jdownloads/Itemid,58/task,view.download/cid,49/>; cfr. van der Graaf Maurits, van Eijndhoven Kwame, The European Repository Landscape : Inventory Study into the Present Type and Level of OAI-Compliant Digital Repository Activities in the EU, Amsterdam, Amsterdam Univesity Press, 2008.

[2] Mauro Guerrini, Gli archivi istituzionali. Open access, valutazione della ricerca e diritto d'autore, a cura di Andrea Capaccioni, Milano, Editrice Bibliografica, 2010, p.27-28, <http://eprints.rclis.org/handle/10760/15609#.T3bFPqs9U-0>.

[3] Si veda Mauro Guerrini, cit.

[4] Cfr.<http://wiki.openarchives.it/index.php/Archivi_istituzionali>.

[5] Cfr.<http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=2066#>.

[6] Il progetto è co-finanziato dal Fondo Sociale Europeo (FSE) nell'ambito del Programma Operativo Regionale (POR) Regione Umbria, FSE Obiettivo Competitività Regionale e Occupazione 2007-2013. Il soggetto ospitante è l'Università di Perugia, Facoltà Lettere e Filosofia, Dipartimento Scienze Storiche, e l'attività di ricerca è diretta da Andrea Capaccioni (tutor).

[7] OpenDOAR, <http://www.opendoar.org/>; <http://crc.nottingham.ac.uk/>.

[8] ROAR, <http://roar.eprints.org/>; <http://www.ecs.soton.ac.uk/>.

[9] JISC, <http://www.jisc.ac.uk/>.

[10] Repository66, <http://maps.repository66.org/>.

[11] PLEIADI: Portale per la Letteratura scientifica Elettronica Italiana su Archivi aperti e Depositi Istituzionali, <http://www.openarchives.it/pleiadi/>.

[12] Cfr. <http://www.openarchives.it/pleiadi/progetto-pleiadi/risorse-indicizzate>.

[13] Archivio digitale del CEUM, <http://archiviodigitale.unimc.it/>; Archivio Aperto Istituzionale UniMessina.it, <http://cab.unime.it/CDSware09//Archivio_Aperto_Istituzionale_UniMessina.it/>; DSpace at University for Foreigners Perugia, <http://elearning.unistrapg.it/dspace/>; cfr. <http://www.aepic.it/risorse.php>.

[14] DSpace – Università Ca' Foscari – Venezia, <http://dspace.unive.it/>. Un repository, assente nelle liste precedenti perché in fase sperimentale, è UP Archivio Aperto della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Perugia, <http://up.unipg.it>.

[15] Gli IR universitari italiani presi in considerazione sono quelli degli atenei presenti nel sito CINECA (dati MIUR), <http://cercauniversita.cineca.it/index.php?module=strutture&page=StructureSearchParams&advanced_serch=1>.

[16] Alcune indicazioni sull'argomento si possono trovare in: Institutional Repositories for Research Management and Assessment, <http://www.openoasis.org/index.php?option=com_content&view=article&id=165&Itemid=335>; Chuang, Chih-Feng, Chao-Jen Cheng, A Study of Institutional Repository Service Quality and Users' Loyalty to College Libraries in Taiwan: The Mediating & Moderating Effects," Journal of Convergence Information Technology", 8 (2010), p. 89-99, <http://www.aicit.org/jcit/ppl/10-JCIT1-605208.pdf>.

[17] CRUI, Commissione Biblioteche, Linee guida per la creazione e la gestione di metadati nei repository istituzionali, febbraio 2012, <http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=2066>.

[18] Cfr. <http://repositories.webometrics.info/>; <http://internetlab.cchs.csic.es/>; CSIC: Consejo Superior de Investigaciones Científicas, <http://www.csic.es/web/guest/home;jsessionid=84672F040CAFC5F2A00439BD11F42C7D>.

[19] Tabella 1 e note integrative (liberamente tradotte) da Methodology, <http://repositories.webometrics.info/methodology_rep.html>.

[20] Cfr. <http://repositories.webometrics.info/top100_continent.asp?cont=europe>

[21] Cfr. <http://www.webometrics.info/top12000.asp>.

[22] Le denominazioni delle università indicate nei grafici sono state confrontate con quelle presenti nel sito CINECA (dati MIUR), <http://cercauniversita.cineca.it/php5/docenti/cerca.php>.

[23] I dati relativi a più IR appartenenti allo stesso ateneo sono stati aggregati. I dati sui docenti sono tratti da Cercauniversità.it <http://cercauniversita.cineca.it/php5/docenti/cerca.php>.

[24] Open Access at the Max Planck Society: Berlin process, Signatories, <http://oa.mpg.de/lang/en-uk/berlin-prozess/signatoren/>. Il documento italiano a sostegno della Dichiarazione di Berlino sull'accesso aperto alla letteratura accademica è: Gli atenei italiani per l'OA: verso l'accesso aperto alla letteratura di ricerca, noto come Dichiarazione di Messina, <http://www.sssup.it/UploadDocs/7109_Dichiarazione_di_Messina.pdf>.

[25] CRUI, Commissione Biblioteche, Linee Guida per il deposito delle tesi di dottorato negli archivi aperti, novembre 2007< http://www.crui.it/homepage.aspx?ref=1149>.

[26] Wiki OA Italia: Applicazione delle linee guida, <http://wiki.openarchives.it/index.php/Applicazione_delle_linee_guida>.

[27] Cfr. CRUI, Legge 240/2010: Statuti degli Atenei, <http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=2016>.

[28] NUTS: Nomenclature of territorial units for statistics, <http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/nuts_nomenclature/introduction>.

[29] Cfr. <http://it.wikipedia.org/wiki/Gruppi_di_regioni_dell'Italia>.

[30] Il dato (aggiornato al 31/12/2009) degli studenti iscritti alla SISSA è tratto da Wikipedia, <http://it.wikipedia.org/wiki/Scuola_Internazionale_Superiore_di_Studi_Avanzati>.

[31] Fonti: Grande guida dell'università anno 2011-2012, Milano, Gruppo Editoriale L'Espresso, 2011, <www.guidauniversita.repubblica.it>.

[32] Un esempio è l'Università di Liegi con l'IR ORBi, <http://orbi.ulg.ac.be/>.

[33] Crui: Linee guida per il deposito delle tesi di dottorato negli archivi aperti, novembre 2007, <http://www.crui.it/homepage.aspx?ref=1149>.

[34] Al momento della raccolta i dati presentavano rispettivamente i seguenti valori: 3.192 (con rapporto 9,5, come indicato nel grafico) e 761 (con rapporto 2,3 rispetto al numero dei docenti di ruolo), Università di Bergamo: Aisberg, <http://aisberg.unibg.it/>.




«Bibliotime», anno XV, numero 1 (marzo 2012)

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