«Bibliotime», anno XV, numero 1 (marzo 2012)

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Giulia Visintin

Letizia Pagliai, Repertorio dei corrispondenti di Giovan Pietro Vieusseux: dai carteggi in archivi e biblioteche di Firenze (1795-1863)



Letizia Pagliai. Repertorio dei corrispondenti di Giovan Pietro Vieusseux: dai carteggi in archivi e biblioteche di Firenze (1795-1863). Olschki, 2011.

Leggere attentamente le indicazioni

Una bibliografia, un catalogo, un regesto, un inventario, un prezziario, una prosopografia, un repertorio: sono strumenti benemeriti, capaci nei migliori casi di superare i decenni, i secoli addirittura. E il più delle volte comunque utili, anche quando parziali o dichiaratamente emendabili. Vista la loro augurabile longevità, non è inopportuno sottoporli dunque a qualche piccolo rodaggio che metta al riparo da fraintendimenti successivi, quando essi saranno appunto usati per lo scopo per il quale nacquero.

Nel caso di questo Repertorio, la complessità si potrebbe dire, tutto sommato, contenuta. Esso intende fornire una mappa che permetta di rintracciare carte manoscritte, dunque oggetti unici, presi uno per uno, conservati in archivi e biblioteche. Il più dunque sembra fatto: le biblioteche e archivi che ne sono custodi, in quanto tali, hanno già provvisto ciascuna di quelle carte di segni - il nome di un fondo o di una sezione della raccolta, più una sigla specifica fatta di lettere e numeri - che le rendono facilmente ricuperabili. Si trattava semplicemente di mettere in ordine queste tracce, per mettere in luce chi (e dove) abbia avuto scambi epistolari con Giovan Pietro Vieusseux.

Naturalmente, definire semplice il compito non è del tutto appropriato: Vieusseux, che nella – prima parte della propria vita fu un commerciante, anche nelle attività condotte in seguito, in vari ambiti della vita culturale toscana, dalla sua sede di Firenze mantenne una rete di relazioni della più varia intensità con persone e ditte, disperse in quasi tutti i paesi europei. Ed è pur vero che il Repertorio contiene più di 6500 nomi: in lavori come questo, già la mole dei dati pone da sola il problema della chiarezza e della coerenza. Uno strumento del genere - di carta o di bytes - si usa aprendolo alla pagina più vicina alla risposta che si sta cercando, e bisogna poter fare affidamento sul fatto che in qualunque punto dell'elenco i criteri seguiti saranno gli stessi, pena la consapevolezza di non poter avere una risposta certa, fosse pure l'assenza di risposta (anche sapere che Fanny Targioni Tozzetti non ebbe scambi epistolari con Vieusseux è una risposta certa, che infatti è possibile ricavare da questo strumento).

Se un repertorio lascia in chi lo consulta il dubbio di non aver cercato bene, non è degno di entrare nella nobile congrega degli ausili allo studio. I repertori bennati quei criteri li indicano con chiarezza nelle pagine introduttive, e si dà per inteso che - salvo inevitabili errori, refusi, malaugurate perdite di dati - essi vi siano osservati con costanza.

Sicuramente nasce bene il lavoro sulla corrispondenza di Vieusseux, pubblicato da una casa editrice che con bibliografie e cataloghi ha lunga esperienza: la più che secolare Olschki di Firenze e nella collana di Studi del Gabinetto scientifico letterario G.P. Vieusseux. Infatti, a ridosso dei testi introduttivi al volume, compare una breve e chiara Avvertenza, seguita da una lista con la spiegazione dei riferimenti che per tutte le altre successive 400 e più pagine saranno citati in forma di sigla.

L'Avvertenza è chiara, specialmente nella frase che merita di riportare qui: "Ciascuna voce è articolata in due parti che corrispondono alle lettere spedite e ricevute da G.P. Vieusseux (mittente e destinatario, stampati in neretto)".

Spedite, ricevute: mittente, destinatario: non sembra possibile confondersi. Se sotto la voce – per esempio – Dewit Gustavo si legge "Destinatario: Livorno, 1840", si capirà che nel 1840 da Livorno partì una missiva diretta a, e ricevuta da, Vieusseux. Andando però a cercare la stessa lettera nella seconda parte del repertorio, quella ordinata per luoghi, alla voce Livorno il nome di Dewit compare fra i destinatari, non fra i mittenti. Ma allora: chi scrisse quella lettera? A chi arrivò? E dove? A Firenze o a Livorno?

Delle due una: o il significato di mittente e destinatario si inverte, passando dalla lista dei corrispondenti a quella dei luoghi in cui essi risiedevano (ma questo non è detto in alcun luogo, sicché è lecito pensare che sia invariato), ovvero l'Avvertenza è formulata in maniera opposta al criterio effettivamente seguito.

Il mistero si scioglie leggendo per intero la voce relativa a Dewit, che ci segnala dove sia oggi quella lettera. Di essa infatti si conserva non l'originale, la missiva vera e propria, ma la copia che ne fu fatta alla partenza, in uno dei volumi del copialettere di Vieusseux, dove venivano scrupolosamente riprodotte tutte le comunicazioni spedite da lui o dai suoi collaboratori. Dunque essa fu scritta a Firenze, e spedita a Gustavo Dewit, a Livorno.

L'Avvertenza insomma, nella sua semplice enunciazione, trae in inganno. A ogni consultazione, sarà necessario tenere a mente che con mittente, o con destinatario, ci si riferisce alla persona o all'azienda che corrisponde alla voce specifica dell'elenco dei nomi, e non a Vieusseux.

Esattamente il contrario, purtroppo, di quanto detto nelle istruzioni per l'uso. Che non è, esattamente, quel che pare ragionevole aspettarsi da istruzioni per l'uso - di un frullatore, di una compressa contro il malditesta, e neppure di un repertorio di informazioni bibliografiche.

Giulia Visintin, Firenze, e-mail: g.visintin@iol.it





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