«Bibliotime», anno XV, numero 3 (novembre 2012)

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Simonetta Vezzoso

Diritto d'autore e ricerca scientifica: prove di dialogo per la crescita



Abstract

At the international level, there is a growing focus on exceptions and limitations in the public interest, and not only in the framework of a narrowly conceived Development Agenda. That the impact copyright policies have on growth aspects has now become more of a concern also to developed-albeit-in-recession States, is further demonstrated by the discussions held in the framework of the recent UK copyright review.

1. Introduzione

Il diritto d'autore è visto come un importante strumento di stimolo alla creatività, ma anche ossatura di svariate industrie, le quali a loro volta contribuiscono in modo più o meno significativo alla tenuta delle economie nazionali [1] Tradizionalmente le copyright industries venivano identificate lungo la catena dello sfruttamento economico delle opere tutelate dal diritto d'autore, si pensi alle industrie editoriale e cinematografica. A quelle negli ultimi anni si sono aggiunte iniziative imprenditoriali, soprattutto collegate ad Internet, emerse dall'area delle eccezioni e limitazioni alle esclusive riconosciute all'autore, come ad esempio i motori di ricerca.

Se quando si parla di proprietà intellettuale in rapporto all'innovazione ed alla creatività, il dibattito politico ed in parte anche scientifico tendono a concentrarsi sugli strumenti di rafforzamento delle esclusive economiche dei titolari dei diritti; la recente apertura ai temi della crescita [2] sembra denotare una maggiore attenzione nei confronti di aspetti che il diritto d'autore nella sua evoluzione non ha sicuramente trascurato, ma che ha caratterizzato diversamente, ad esempio come tutela dell'interesse pubblico [3], e che erano in parte sbiaditi a seguito della svolta restrittiva imposta alla fine del millennio scorso [4].

A livello internazionale, se una riflessione sul ruolo svolto dalle eccezioni e limitazioni al diritto d'autore è spesso relegata a discussioni focalizzate sulle esigenze di paesi considerati in via di sviluppo o meno sviluppati ("Development Agenda"), essa ora appare difficilmente eludibile anche per l'Europa, considerando il momento di grave difficoltà economica in cui si trova, e nella diffusa consapevolezza che le tradizionali leve finanziarie di stimolo alla crescita si sono drasticamente indebolite.

Le discussioni attualmente in corso presso l'Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale in merito ad un rafforzamento delle eccezioni e delle limitazioni (2), ed alcune delle proposte di revisione del diritto d'autore in Gran Bretagna (3), sono a testimonianza dell'accresciuta consapevolezza, a diversi livelli, della complessità delle questioni che il diritto d'autore solleva, ma anche della necessità di un dialogo aperto fra le diverse parti coinvolte al fine di identificare soluzioni soddisfacenti.

2. Eccezioni e limitazioni a livello internazionale: discussioni in seno all'OMPI

La dimensione internazionale del diritto d'autore risale alla Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie ed artistiche. Emanata nel 1886, il tema delle eccezioni e limitazioni ha trovato progressivamente spazio nelle seguenti sei modifiche apportate alla stessa, l'ultima delle quali è degli anni settanta del secolo scorso [5]. Tuttavia, mentre la Convenzione di Berna e successivi Trattati stabiliscono degli standard minimi di tutela del diritto d'autore a livello internazionale, ai legislatori nazionali viene demandata la definizione concreta dell'ambito di applicazione delle eccezioni e limitazioni, con risultati evidentemente molto diversi da nazione a nazione.

Nel corso dell'ottava sessione del Comitato Permanente sul diritto d'autore e diritti connessi (SCCR, acronimo dall'inglese) presso l'Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (OMPI), tenutasi a Ginevra nel novembre del 2002, si è dato un primo impulso ad una rinnovata discussione a livello internazionale sul tema delle eccezioni e limitazioni [6]].

Passati due anni, nel 2004, il governo del Cile formulò la richiesta ufficiale che il tema delle eccezioni e limitazioni fosse inserito all'ordine del giorno del SCCR [7], in particolare relativamente a biblioteche, disabili e insegnamento a distanza, proposta che incontrò il favore di svariati altri delegati, in particolare rappresentanti di paesi in via di sviluppo; ma è soprattutto a partire dalla sedicesima sessione, tenutasi nel marzo 2008, che il tema delle eccezioni e limitazioni si è progressivamente guadagnato degli spazi sempre più significativi nel programma di lavoro del SCCR.

Fra i tre ambiti di intervento individuati a suo tempo dal governo cileno, su quello delle disabilità ed in particolare delle disabilità visive, vi è stata una chiara accelerazione attraverso la presentazione di una bozza di trattato il tema di eccezioni e limitazioni da parte dell'Unione Mondiale Ciechi, poi introdotta come proposta al SCCR da Brazile, Ecuador e Paraguay nella diciannovesima sessione (dicembre 2009), ma l'incapacità da parte del SCCR di giungere a conclusioni condivise al termine della ventesima sessione è una chiara testimonianza delle accresciute tensioni in seno al Comitato.

Il programma di lavoro per il periodo 2011-2012, concordato durante la ventunesima sessione, stabiliva delle giornate aggiuntive alle normali sessioni del SCCR dedicate, rispettivamente, alle eccezioni e limitazioni a favore di persone con difficoltà di lettura di testi stampati e sofferenti altre disabilità pregiudicanti la lettura ("person with print disabilities and other reading disabilities"), alle eccezioni e limitazioni a favore di biblioteche ed archivi, alle eccezioni e limitazioni a favore di istituti d'insegnamento e di ricerca e di persone sofferenti altre disabilità, quest'ultima tenutasi nel luglio del 2012 (SCCR/24). Il passo conclusivo, per ognuno dei tre ambiti in tempi prevedibilmente diversi, dovrebbe consistere in raccomandazioni all'Assemblea Generale dell'OMPI.

Nel caso delle print disabilities, l'ambito delle eccezioni sulle quali i lavori sono attualmente allo stato più avanzato, data l'impossibilità di trovare un accordo in merito alla raccomandazione da rivolgere all'Assemblea Generale prevista per l'inizio di ottobre 2012, si sono programmati un incontro inter-sessione del SCCR da tenersi prima della venticinquesima riunione del SCCR convocata per la metà di novembre 2012, nonché una sessione straordinaria dell'Assemblea Generale nel dicembre 2012, che valuti il testo emergente da SCCR/25 e decida se convocare una conferenza diplomatica nel corso del 2013[8].

Nonostante la presente incertezza in merito all'esito complessivo dei lavori in tema di eccezioni e limitazioni, è da considerare di per sé molto rilevante che in sede di SCCR si tengano delle approfondite discussioni in argomento. Inoltre, sui risultati concreti che esse saranno in grado di produrre si misurerà la reale capacità evolutiva del diritto d'autore nel contesto internazionale multilaterale. Non è infatti un caso che il primo impulso formale a discutere il tema delle eccezioni e limitazioni in sede SCCR sia venuto proprio dal Cile, un paese sudamericano che dall'inizio degli anni duemila mostra buoni livelli di crescita economica in particolare grazie all'esportazione di rame verso la Cina, e che è ormai preso a modello da altri Stati della regione (ed oltre) in tema di riforme liberiste realizzate, di rapido progresso sociale ottenuto e di affidabilità politica dimostrata.

Risulta difficile immaginare che l'agenda politica a livello internazionale di questi ed altri paesi emergenti/emersi, anche con riguardo a temi legati alla proprietà intellettuale, continui ad essere dettata da paesi e regioni economicamente maturi[9]. In questo va senso va letta la proposta[10] formulata nel 2004 dall'Argentina e Brasile, cui si sono aggiunti Bolivia, Cuba, Repubblica Dominicana, Ecuador, Egitto, Iran, Kenya, Perù, Sierra Leone, Sud Africa, Tanzania e Venezuela, di stabilire un programma per lo sviluppo ("Development Agenda"), proposta approvata nel 2007 dall'Assemblea Generale dell'OMPI nella forma di quarantacinque raccomandazioni riguardanti la proprietà intellettuale e lo sviluppo[11].

I paesi con economie più mature, ben consapevoli delle accresciute difficoltà di ottenere delle forme di consenso in sede multilaterale, hanno da tempo perseguito strade alternative, quali la stipula di accordi commerciali bilaterali [12] e plurilaterali. La recente bocciatura da parte del Parlamento Europeo[13] dell'Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA) in materia di enforcement della proprietà intellettuale, negoziato all'interno di un esclusivo country club [14] di cui facevano parte, fra gli altri, l'Unione Europea, il Giappone e gli Stati Uniti, sembra comunque riconfermare l'importanza di sedi collaudate di negoziazione multilaterale, quali appunto l'Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale[15].

Va ricordato inoltre che fino al momento dell'entrata in vigore dell'accordo TRIPs[16], gli Stati firmatari della Convenzione di Berna erano liberi di introdurre nel proprio ordinamento delle eccezioni e limitazioni al diritto d'autore, tranne che con riguardo al diritto di riproduzione, assoggettato già dai tempi della Revisione di Stoccolma del 1967 al three-step test. Le eccezioni e limitazioni espressamente disciplinate dalla Convenzione di Berna, pur non essendo di regola obbligatorie [17], erano comunque espressione di un interesse generale, condiviso anche in sede internazionale, a garantire nell'interesse pubblico margini di accesso alle opere protette. Significativo a questo proposito un passaggio del discorso di chiusura tenuto da Numa Droz, Presidente della I Conferenza di Berna: "(T)he ever-growing need for mass education could never be met if there were no exceptions to the right of reproduction, which, at the same time, should not degenerate into abuses" [18].

D'altra parte, l'Accordo TRIPs stesso contiene degli importanti riferimenti al "benessere sociale ed economico" (art. 7) ed al pubblico interesse (art. 8, par.1). Anche il Trattato OMPI sul diritto d'autore del 1996 riconosce nel Preambolo la "necessità di di un equilibrio fra i diritti degli autori e un superiore pubblico interesse, in particolare in materia di istruzione, ricerca e accesso all'informazione, quale si desume dalla Convenzione di Berna".

Nonostante questi importanti riconoscimenti e incitazioni, è comunemente ammesso come negli ultimi due decenni i margini di salvaguardia del "superiore pubblico interesse" si siano drasticamente ridotti sul piano internazionale e, di conseguenza, nazionale. Alle discussioni in tema di eccezioni e limitazioni che hanno caratterizzato le ultime sessioni della SCCR fa dunque da sottofondo una riflessione, in corso ormai da qualche anno in svariate sedi [19], su come arginare, nell'interesse generale, la costante espansione delle prerogative dei titolari dei diritti.

In merito all'opportunità di varare uno o più strumenti internazionali che promuovano un nuovo equilibrio fra controllo e diffusione non molti, neppure fra gli i rappresentanti degli Stati tradizionalmente pro-controllo, sono in disaccordo in seno al SCCR. Indubbiamente, dopo più di cento anni di legislazione internazionale nel campo del diritto d'autore, l'ambito delle eccezioni e limitazioni è ancora un unregulated space [20]. La discussione si fa invece molto più accesa, e le opinioni divergenti, con riguardo al modo per iniziare a colmare quello spazio, ed in particolare alla natura dello strumento internazionale da privilegiare, che può consistere in strumenti di soft-law quali raccomandazioni congiunte, model law, linee guida, codici di condotta, oppure di hard-law, come i trattati.

Così, ad esempio, un nuovo strumento negoziato a livello internazionale che riconosca specifiche eccezioni e limitazioni, e dunque ne "certifichi" la compatibilità con il three-step test, può indubbiamente constituire un utile primo livello di intervento, e magari incoraggiare qualche Stato al riconoscimento di tali eccezioni e limitazioni nel proprio ordinamento [21]. D'altra parte, il livello di armonizzazione cui in tale modo si può realisticamente aspirare non potrà che rimanere molto basso, come dimostra con chiarezza l'esperienza europea della lista esaustiva di eccezioni e limitazioni contenuta nella Direttiva 2001/29 sull'armonizzazione di taluni aspetti del diritto d'autore e dei diritti connessi nella società dell'informazione [22], che conteneva, fra le ventuno esenzioni complessivamente menzionate, una sola eccezione obbligatoria [23].

Con riguardo all'Unione Europea, la mancata armonizzazione ingenera fra l'altro dei significativi costi di transazione, a parziale disincentivo di attività transfrontaliere all'interno del mercato unico [24]. Ovviamente, obiettivi più ambiziosi, quali ad esempio un trattato, od altro strumento internazionale inteso come vincolante dalle parti, contenente delle eccezioni e limitazioni obbligatorie per gli Stati rappresentati nell'OMPI appaiono meno facilmente raggiungibili. Le dinamiche ingeneratesi nel contesto della già menzionata Development Agenda hanno tuttavia portato ad una accresciuta partecipazione al SCCR di rappresentanti di utilizzatori di opere protette dal diritto d'autore e diritti connessi, prima scarsamente presenti in quel consesso, quali appunto associazione di bibliotecari ed organizzazioni a tutela di persone con particolari bisogni nel momento della fruizione di opere, in particolare di ciechi ed i disabili visivi [25]. Il recente esito positivo della Conferenza Diplomatica di Pechino, avente ad oggetto un Trattato sulla protezione delle performance audiovisive, non può poi che riaffermare la capacità di norm-setting dell'OMPI [26].

Il lavoro svolto nel corso delle ultime sessioni del SCCR ha portato ad una progressiva individuazione di tre diverse categorie di eccezioni e limitazioni cui dedicarsi: a favore di persone con print disabilities, a favore di biblioteche ed archivi, ed infine a favore di istituti d'insegnamento e di ricerca e di persone sofferenti altre disabilità. Se di prende come riferimento la già menzionata lista delle ventuno eccezioni e limitazioni contenuta nella Direttiva SocInfo [27], si capisce come il SCCR si stia attualmente occupando solo di una piccola parte di un ben più vasto ambito.

Va poi notato come vi siano evidenti spill-over e sovrapposizioni fra le diverse categorie, così l'importante ruolo tradizionalmente svolto dalle biblioteche per garantire l'accesso ad opere protette da parte di gruppi di utilizzatori con particolari esigenze quali i disabili visivi. Tuttavia, la creazione di cluster di eccezioni e limitazioni, in merito ai quali si stanno pragmaticamente manifestando livelli diversi di consenso da parte del SCCR, può rappresentare un'utile modalità al fine di procedere più speditamente con le negoziazioni.

Come precedentemente notato, i più significativi progressi finora ottenuti sono stati in tema di eccezioni per persone con print disabilities. Durante la sessione del SCCR tenutasi nel luglio 2012 si è continuato il lavoro sulle parte sostanziale di una bozza di strumento giuridico, ma non è giunta a maturazione la decisione in merito alla natura dello strumento giuridico da raccomandare all'adozione dell'Assemblea Generale. Lo stesso SCCR/24 contemplava per la prima volta all'ordine del giorno il tema delle eccezioni a favore della didattica e della ricerca, e le discussioni continueranno nelle prossime sessioni, con l'obiettivo di rivolgere delle raccomandazioni all'Assemblea Generale durante il SCCR/30, dunque prevedibilmente nel corso del 2014.

Vari studi OMPI precedentemente presentati al SCCR avevano preso in considerazione il tema delle eccezioni per la didattica, ma solo uno si era espressamente dedicato agli interessi della ricerca [28]. È chiaro peraltro che gli interessi dei ricercatori ad avere accesso ai risultati dell'attività di ricerca altrui, sui quali innestare il proprio specifico contributo, molto spesso coincidono con la missione stessa di biblioteche ed archivi, ed in questo senso le biblioteche posso essere considerate parte del processo di ricerca. D'altra parte, la ricerca può essere intesa come parte dell'attività di apprendimento personale, non finalizzata dunque al conseguimento di specifici risultati.

Tentare di circoscrivere gli interessi della ricerca – più o meno rigorosamente intesa – per distinguerli da altri in parte coincidenti (si pensi appunto alle biblioteche ed istituzioni dedicate all'insegnamento), può essere esercizio delicato ed in ultima analisi forse di dubbia utilità. Quest'ultima osservazione, evidentemente applicabile anche al tentativo di delimitare con una certa precisione altre categorie di eccezioni tutte finalizzate al medesimo obiettivo di promuovere l'accesso alla conoscenza, farebbe forse preferire un approccio "olistico" e flessibile al tema delle eccezioni e limitazioni. Tuttavia, la dura realtà delle negoziazioni internazionali ha delle dinamiche tutte particolari, e così il clustering e la previsione di qualche "corsia veloce", come nel caso delle eccezioni per le persone visually impaired, può rivelarsi alla fine più efficace.

3. Ricerca scientifica e diritto d'autore in Gran Bretagna: stimoli alla crescita e all'innovazione

Se le discussioni a livello internazionale in tema di eccezioni e limitazioni a favore della ricerca sono sicuramente significative, gli impulsi ad una opportuna revisione delle stesse che tenga conto in particolare delle evoluzioni tecnologiche intervenute negli ultimi anni non potranno che manifestarsi a livello di realtà nazionali o, tutt'al più, regionali. Nell'Unione Europea, mancando efficaci sforzi riformatori del diritto d'autore provenienti dalla Commissione, i singoli Stati si sentono pienamente investiti del compito di proporre delle soluzioni nazionali, anche in tema di eccezioni e limitazioni a favore della ricerca, nel rispetto dell'acquis comunitario. Particolarmente interessante a questo proposito è la discussione attualmente in corso Oltremanica in merito ad un'efficace revisione della legislazione nazionale in tema di diritto d'autore.

L'economia della Gran Bretagna, pesantemente toccata dalla crisi finanziaria globale a partire dal 2007, a cinque anni di distanza stenta ad uscire dal tunnel della recessione economica [29]. Il governo britannico ha varato numerosi pacchetti di misure miranti sia a contenere la spesa pubblica che a stimolare la crescita economica [30]. Con riguardo alla proprietà intellettuale, nel rapporto preparato su incarico del Primo Ministro David Cameron da un panel di esperti presieduto da Ian Hargreaves dell'Università di Cardiff ("Rapporto Hargreaves"), si sono avanzate delle stimolanti proposte al fine di rendere il sistema nel suo complesso maggiormente atto a perseguire l'obiettivo della crescita economica [31]], proposte attualmente in fase di implementazione[32].

Relativamente al diritto d'autore, il Rapporto Hargreaves suggerisce fra le altre cose l'ampliamento dell'ambito delle eccezioni e limitazioni. La considerazione principale alla base della proposta è che, mentre la tecnologia ha notevolmente ampliato le possibilità di comunicazione, apprendimento, ricerca ed accesso alle risorse, le regole attualmente in vigore impediscono il pieno sfruttamento del potenziale così creatosi. Il Rapporto Hargreaves identifica soprattutto nella ricerca e nell'istruzione degli ambiti cruciali di stimolo alla crescita, rispetto ai quali l'avvento dell'era digitale rende necessario un nuovo bilanciamento fra interessi confliggenti [33].

Fra le proposte avanzate si ritiene necessario estendere il campo delle eccezioni e limitazioni alle attività dei cosiddetti text, data e media mining, ossia "scavo" di testi, collezioni di informazioni ed altri media, consistenti nella riproduzione di materiale poi sottoposto all'analisi di programmi informatici finalizzati all'individuazione di schemi od associazioni altrimenti di regola non individuabili da parte dei ricercatori. In altre parole, si tratta del procedimento che permette di ottenere informazioni da materiale direttamente "letto" da una macchina. Nel settore della ricerca scientifica biomedicale e farmaceutica, ad esempio, le tecniche di text mining vengono impiegate per setacciare ampie collezioni di materiale alla ricerca di spunti dai quali fare emergere ipotesi da verificare attraverso ulteriore ricerca. Così, il text mining può servire a focalizzare l'attenzione dei ricercatori su uno specifico gene che precedentemente era stato menzionato solo brevemente da un insieme di articoli (problema di information overlook) [34].

L'impiego di questa specifica tecnologia richiede che il materiale venga selezionato e riprodotto, ed il formato di regola modificato, per permettere l'utilizzo degli specifici strumenti informatici di mining. Il Rapporto Hargreaves invita dunque il governo ad introdurre nel diritto d'autore nazionale un'eccezione espressamente dedicata a ricomprendere le attività di text e data mining a scopo non commerciale, nonché fare pressione affinché a livello comunitario anche attività di ricerca commerciali siano coperte da eccezione [35]. Inoltre, sia l'eccezione per text mining che le altre eccezioni al diritto d'autore dovrebbero essere rese inderogabili, dunque non "scavalcabili" da disposizioni contrattuali [36].

Nella risposta alla copyright review, il governo britannico manifesta il suo chiaro appoggio alla premessa, formulata con forza dal Rapporto Hargreaves, che si devono eliminare quelle disposizioni di diritto d'autore "unnecessary and disproportionate", al fine di incoraggiare l'innovazione, creare nuove opportunità di crescita economica, e promuovere la creatività nel suo complesso. Di conseguenza, il governo appoggia l'estensione del campo delle eccezioni quando ciò comporti un beneficio sociale e/o economico [37].

Infatti, argomenta il governo, la prima ragione per espandere l'ambito delle eccezioni al diritto d'autore è la creazione di nuove opportunità di crescita economica. Alcune restrizioni attribuiscono un beneficio economico limitato o addirittura inesistente ai titolari dei diritti, ma impediscono l'utilizzo di contenuto creativo in modi innovativi che creerebbero nuovi prodotti, opere, e servizi. Se la seconda ragione attiene in generale al necessario bilanciamento con l'interesse pubblico e sociale ad un ampio utilizzo delle opere, nel caso delle eccezioni a favore della didattica si tratterebbe anche di assicurare benefici economici indiretti nel medio/lungo periodo [38].

In concreto, il governo propone di introdurre una nuova eccezione che permetta l'attività di text e data mining per scopi di ricerca non commerciali. I beneficiari diretti dell'eccezione sarebbero i ricercatori scientifici, ma rendendo la ricerca più efficiente si realizzerebbero ulteriori benefici sociali ed economici, in quanto migliorerebbe la qualità della ricerca svolta [39]. Attraverso la previsione di un'eccezione si eliminerebbe in particolare il problema di "hold-up" scaturente dalla necessità di ottenere i permessi dai singoli editori.

Da un documento pubblicato dal governo britannico nel luglio 2012 si evince che ad alcune questioni trattate dalla Review è stata data priorità nello sforzo di tradurle in concrete soluzioni legislative, e fra queste non rientra il tema delle eccezioni [40], che dalle consultazioni era emerso come particolarmente controverso [41]. Non è peraltro una novità che ogni proposta per ampliare o anche solo per consolidare [42] il campo di applicazione delle eccezioni e limitazioni al diritto d'autore all'avvento di ogni nuova tecnologia si confronti con la netta opposizione dei titolari dei diritti, in questo caso soprattutto editori scientifici. La più volte enunciata volontà del governo britannico di modulare la propria politica alla luce di analisi e risultanze empiriche dovrebbe comunque obbligare tutte le parti ad esporre e motivare con chiarezza le argomentazioni a sostegno delle relative posizioni [43].

4. Conclusioni

A livello internazionale, si segnala una maggiore disponibilità a discutere degli interessi specifici della ricerca nell'ambito del sistema del diritto d'autore, così come testimoniato dai lavori attualmente in corso al SCCR dell'OMPI. Se la conquistata ribalta internazionale rappresenta sicuramente uno sviluppo da valutare positivamente, l'impulso ad emanare eccezioni e limitazioni a favore della ricerca che siano al passo con i cambiamenti tecnologici è destinato a rimanere nazionale o tutt'al più regionale. Così come già successo nelle varie fasi di revisione della Convenzione di Berna e in altre negoziazioni internazionali, le esperienze nazionali possono eventualmente rappresentare la base dalla quale fare emergere forme di consenso a livello internazionale.

Particolarmente significative in questo senso sono le discussioni in merito ad una riforma del diritto d'autore britannico in chiave pro-crescita. Il periodo di difficoltà economica in cui si trova buona parte dell'Occidente, ed in particolare l'Europa, ha reso urgente l'individuazione di strumenti di stimolo alla ripresa. Il rapporto Hargreaves, contenente delle concrete idee per una riforma del sistema della proprietà intellettuale nel suo complesso, ha individuato nell'estensione di alcune eccezioni e limitazioni, in particolare a favore dell'attività di ricerca, una delle varie chiavi pro-crescita. In quel contesto, si è proposta un'eccezione a favore delle attività di text e data mining finalizzate alla ricerca. Tuttavia, la mancata armonizzazione delle eccezioni e limitazioni al diritto d'autore, e la conseguente piena legittimazione data all'individuazione di soluzioni nazionali, sono evidentemente in netto contrasto con la promozione dell'obiettivo di maggiore integrazione economica e di crescita comune di cui l'Europa avrebbe urgente bisogno.

Simonetta Vezzoso, Università di Trento, e-mail: simonetta.vezzoso@unitn.it


Note

Siti consultati in data 03.08.2012

[1] Cfr. WIPO Studies on the Economic Contribution of the Copyright Industries, Ginevra, 2012, <http://www.wipo.int/export/sites/www/ip-development/en/creative_industry/pdf/economic_contribution_analysis_2012.pdf>.

[2] Così, annunciando l'apertura della consultazione pubblica in merito aa una possibile revisione del diritto d'autore nel novembre del 2010, David Cameron fece espressamente riferimento al ruolo delle eccezioni e limitazioni al diritto d'autore al fine di stimolare crescita ed innovazione; cfr. Press Notice, 10 Downing Street, 4th November 2010, <http://www.politicshome.com/documents/articles/PMspeech.pdf>. In merito ai risultati della consultazione che ne è seguita cfr. infra par. 3.

[3] Cfr. la Dichiarazione A Balanced Interpretation Of The "Three-Step Test" In Copyright Law, p. 2, ("The public interest is not well served if copyright law neglects the more general interests of individuals and groups in society when establishing incentives for rightholders"), <http://www.ip.mpg.de/files/pdf2/declaration_three_step_test_final_english1.pdf>.

[4] Cfr. B. Hugenholtz - R. Okediji, Conceiving an International Instrument on Limitations and exceptions to copyright (Final Report), marzo 2008, Università di Amsterdam ed Università del Minnesota, p. 7, ("The emergence of technological protection mechanisms (TPMs), often reinforced by one-sided contractual provisions, have enabled copyright owners to exercise an unprecedented level of control over both the access to and the utilization of creative works worldwide, occasioning what has been labeled by some as the "privatization" of copyright law").

[5] Atto di Parigi del 24 luglio 1971, ultima versione risultante dalla modifica del 28 luglio 1979.

[6] Cfr. WIPO Doc. SCCR/8/2, Short description of possible subjects for future review by the Standing Committee, <http://www.wipo.int/edocs/mdocs/copyright/en/sccr_8/sccr_8_2.pdf>, p. 6 s. Il primo dei numerosi studi commissionati dal SCCR in tema di eccezioni e limitazioni fu presentato durante la nona sessione del SCCR, v. S. Ricketson, WIPO Study on Limitations and Exceptions of Copyright and Related Rights in the Digital Environment, WIPO Doc. SCCR/9/7. Seguiranno, in sessioni successive, J. Sullivan, Study on copyright limitations and exceptions for the visually impaired, WIPO Doc. SCCR/15/7; K. Crews, Study on copyright limitations and exceptions for libraries and archives, WIPO Doc. SCCR/17/2; J. Monroy Rodriguez, Study on the Limitations and Exceptions to Copyright and Related Rights for the Purposes of Educational and Research Activities in Latin America and the Caribbean, WIPO Doc. SCCR/19/4; J. Fometeu, Study on Limitations and Exceptions for Copyright and Related Rights for Teaching in Africa, WIPO Doc. SCCR/19/5; V. Nabhan, Study on Limitations and Exceptions for Copyright for Educational Purposes in the Arab Countries, WIPO Doc. SCCR/19/6; D. Seng, Study on the copyright exceptions for the benefit of educational activities for Asia and Australia, WIPO Doc. SCCR/19/7; R. Xalabarder, Study on Copyright Limitations and Exceptions for Educational Activities in North America, Europe, Caucasus, Central Asia and Israel, WIPO Doc. SCCR/19/8.

[7] WIPO Doc. SCCR/12/3.

[8] Cfr. WIPO Doc. SCCR/24/REF/CONCLUSIONS.

[9] Sforzi in questo senso sono comunque tutt'altro che nuovi, come spiegato da S. Sell, Everything Old Is New Again: The Development Agenda Then and Now, "WIPO Journal", 2011, p. 17 ss.

[10] WIPO Doc. WO/GA/31/11, Proposal by Argentina and Brazil for the Establishment of a Development Agenda for WIPO, <http://www.wipo.int/edocs/mdocs/govbody/en/wo_ga_31/wo_ga_31_11.pdf>.

[11] Cfr. WIPO, The 45 Adopted Recommendations under the WIPO Development Agenda, <http://www.wipo.int/export/sites/www/ip-development/en/agenda/recommendations.pdf>. Contemporaneamente veniva formato un nuovo comitato dedicato ai temi dello sviluppo e della proprietà intellettuale (acronimo CDIP, dall'inglese).

[12] Per quanto attiene agli accordi commerciali bilaterali recentemente conclusi dall'Unione Europea e contenenti delle ampie (e in larga parte "sbilanciate") disposizioni in tema di proprietà intellettuale, v. J. Drexl, Intellectual Property and Implementation of Recent Bilateral Trade Agreements in the EU, Max Planck Institute for Intellectual Property & Competition Law Research Paper No. 12-09, 2012.

[13] Il 4 luglio 2012 il Parlamento Europeo in seduta plenaria ha respinto la conclusione dell'ACTA. Si tratta della prima volta in cui il Parlamento Europeo ha utilizzato il diritto di veto nei confronti della conclusione di accordi commerciali negoziati dall'Unione Europea, potere conferitogli dal Trattato di Lisbona, v. art. 218 Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea.

[14] P. Yu, ACTA and Its Complex Politics, "WIPO Journal", 2011, 1, p. 6, sottolinea dei seri deficit della negoziazioni ACTA rispetto ad altri country club agreements di maggior successo a livello internazionale, deficit consistenti in primo luogo nella premeditata esclusione in particolare del Brazile, della Cina e della Russia ("While the agreement was ambitiously designed to include high standards (…) the agreement does not include all the important players in the field of intellectual property enforcement (…) whose cooperation is badly needed to reduce cross-border piracy and counterfeiting"), ed in secondo luogo nella scarsa propensione ad "accogliere" nuovi membri.

[15] È comunque decisamente troppo presto per ritenere superata l'era del non-multilateralismo in tema di proprietà intellettuale, v. ad esempio i progressi ottenuti nelle negoziazione di un Trans-Pacific Partnership Agreement (TPPA) contenente importanti capitoli in tema di proprietà intellettuale, sui quali da ultimo Office of the US Trade Representative, Important Progress Made at TPP Talks in San Diego, comunicato stampa del 7 luglio 2012. La versione attualmente negoziata dovrebbe contenere anche disposizioni vincolanti in materia di eccezioni e limitazioni, il cui esatto contenuto è però ignoto alla pubblica opinione, data la segretezza che ha finora contraddistinto le diverse fasi della negoziazione; v. P. Jaszi - M. Carroll - S. Flynn, Public Statement on the U.S. Proposal for a Limitations and Exceptions Clause in the Trans-Pacific Partnership, 2 agosto 2012, <http://infojustice.org/wp-content/uploads/2012/08/PIJIP-Statement-08022012.pdf>.

[16] Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights del 15 aprile 1994, entrato in vigore il 1° gennaio 1995, cfr. GUCE L 336/213.

[17] L'unica eccezione obbligatoria è quella attinente al diritto di citazione, v. art. 10, par.1 della Convenzione di Berna ("Sono lecite le citazioni"; nei testi ufficiali della Convenzione: "(I)t shall be permissible" e "(S)ont licites les citations").

[18] Come ricordato da M. Ficsor, The Law of Copyright and the Internet: The 1996 WIPO Treaties, Their Interpretation and Implementation, Oxford, 2002, p. 258.

[19] V. ad esempio la Washington Declaration on Intellectual Property and the Public Interest, <http://infojustice.org/washington-declaration>. Stimoli in questo senso vengono raccolti ed amplificati anche da agenzie ONU specializzate nella tutela del trasferimento della conoscenza quali l'UNESCO, v. L. Guibault, The Nature and Scope of Limitations and Exceptions to Copyright and Neighbouring Rights with Regard to General Interest Missions for the Transmission of Knowledge: Prospects for Their Adaptation to the Digital Environment, "UNESCO e-Copyright Bulletin", ottobre-dicembre 2003, <http://portal.unesco.org/culture/en/files/17316/10874797751l_guibault_en.pdf/l_guibault_en.pdf>.

[20] D. Gervais, Making Copyright Whole: A Principled Approach to Copyright Exceptions and Limitations, University of Ottawa Law & Technology Journal, Vol. 5, Nos. 1&2, 2008, 3, p. 10 ss.  

[21] In questo senso la proposta formulata da B. Hugenholtz e R. L Okediji, Conceiving An International Instrument On Limitations And Exceptions To Copyright: Final Report (Marzo 2008), <http://www.ivir.nl/publications/hugenholtz/limitations_exceptions_copyright.pdf>.

[22] GUCE L 167/10, del 22.06.2001.

[23] Cfr. G. Westkamp, The Implementation of Directive 2001/29/EC in the Member States, 2007,

<http://www.ivir.nl/publications/guibault/InfoSoc_Study_2007.pdf>.

[24] Cfr. L. Guibault - G. Westkamp, T. Rieber-Mohn [et al.], Study on the Implementation and Effect in Member States' Laws of Directive 2001/29/EC on the Harmonisation of Certain Aspects of Copyright and Related Rights in the Information Society, Report to the European Commission, DG Internal Market, febbraio 2007, <http://www.ivir.nl/publications/guibault/Infosoc_report_2007.pdf>, p. 63.

[25] Sulla influente mobilitazione della società civile, comprendente la comunità accademica, su questioni di proprietà intellettuale e sviluppo, v. P. Yu, A Tale of Two Development Agendas, 35 Ohio N.U. L. Rev., 2009, 465, p. 552 s.

[26] Beijing Treaty on Audiovisual Performances is Concluded, comunicato stampa dell'OMPI, 26 giuno 2012, <http://www.wipo.int/pressroom/en/articles/2012/article_0013.html>.

[27] Supra n. .

[28] V. lo studio Monroy Rodriguez, supra n. .

[29] Secondo dati dell'Ufficio Nazionale di Statistica britannico, il prodotto interno lordo è passato da +1,2 nel 2007, al -2,2 del 2008, per poi riprendersi dalla metà del 2009, riabbassarsi dal 2011, e confermare il trend negativo (-0,7) nel secondo trimestre del 2012, v. "The Economist", Britain shrinks again, 25 luglio 2012.

[30] Cfr. in proposito The path to strong, sustainable and balanced growth, rapporto del governo britannico, pubblicato nel novembre 2010, <http://www.bis.gov.uk/assets/biscore/corporate/docs/p/10-1296-path-to-strong-sustainable-and-balanced-growth.pdf>.

[31] Cfr. I. Hargreaves, Digital Opportunity: A Review of Intellectual Property and Growth, Intellectual Property Office, maggio 2011, <http://www.ipo.gov.uk/ipreview-finalreport.pdf>.

[32] UK Parliament, Business, Innovation and Skills Committee, The Hargreaves Review of Intellectual Propert: Where next?, 2012, <http://www.publications.parliament.uk/pa/cm201213/cmselect/cmbis/367/367.pdf>. Una parallela, controversa riflessione è stata dedicata in particolare alle modalità attraverso le quali ampliare l'accesso alla letteratura scientifica, ed ha prodotto il rapporto del gruppo di lavoro guidato dall'accademica Janet Finch ("Rapporto del Finch Group"), v. Guardian.co.uk, Why panning for gold may be detrimental to open access research, <http://www.guardian.co.uk/higher-education-network/blog/2012/jul/23/finch-report-open-access-research>.

[33] Rapporto Hargreaves, supra n. , p. 41.

[34] Cfr. la posizione espressa da AstraZeneca nell'ambito della Review, ripresa dal Supporting Document T – Text Mining and Data Analytics in Call for Evidence Responses, <http://www.ipo.gov.uk/ipreview-doc-t.pdf>, p. 5.

[35] Rapporto Hargreaves, supra n. , p. 48.

[36] Ibid., p. 51.

[37] Cfr. UK Government, Consultation on Copyright, dicembre 2011, http://www.ipo.gov.uk/pro-policy/consult/consult-live/consult-2011-copyright.htm, p. 57.

[38] Ibid., p. 58.

[39] Ibid., p. 80.

[40] UK Government, Policy Statement on Modernising Copyright Licensing, 2 luglio 2012, <http://www.ipo.gov.uk/response-2011-copyright.pdf>, p. 3.

[41] Cfr. Consultation on Copyright – Summary of Responses June 2012, <http://www.ipo.gov.uk/copyright-summaryofresponses-pdf>, p. 13 ss.

[42] Con riguardo alla difficile difesa delle eccezioni didattiche nell'era digitale, mi permetto di rimandare i lettori e le lettrici al mio E-Learning e sistema delle eccezioni al diritto d'autore, Università degli Studi di Trento, Trento, 2009, <http://eprints.biblio.unitn.it/1761/1/Vezzoso_E-Learning_Eprints_final.pdf>.

[43] Cfr. in questo senso uno studio commissionato dal britannico Joint Information Systems Committee (JISC), che si è occupato di esplorare i costi, i benefici, gli ostacoli, ed i rischi associati al text mining, cfr. JISC, The Value and Benefits of Text Mining, 2012.




«Bibliotime», anno XV, numero 3 (novembre 2012)

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